29 settembre 2015

Slc Cgil Catania: Assemblee dei lavoratori di Telecom su Accordo separato del 7 settembre 2015

Giorno cinque di ottobre la Slc Cgil Catania farà delle assemblee dove coinvolgerà tutti i lavoratori di Telecom Italia spiegando in maniera dettagliata le  motivazioni di quanto successo in tutti questi mesi. Si partirà dall'accordo del 27 marzo che prevedeva (tramite gli enormi ed onerosi sacrifici di tutti noi dipendenti del gruppo) l'azzeramento degli esuberi,  l'internalizzazione di molte attività e relative riconversioni professionali dal Caring a Open Access, proseguendo con le firme del 18 dicembre che venivano cassate da un referendum che bocciava quell'ipotesi di accordo e portava all'isteria un Azienda che con la complicità di altre sigle sindacali ha deciso a tutt'oggi di far pagare a caro prezzo e quindi di “educare” tutti quei  lavoratori che si erano opposti con il "no".
Si parlerà anche della finta societarizzazione, dell'incontro al Mise, dei falsi esuberi, di altri tre anni di solidarietà, delle procedure di mobilità e di come la Slc Nazionale vuole affrontare e cercare di risolvere queste e tante altre problematiche che verranno evidenziate e discusse in assemblea insieme ai lavoratori.
Raccomando a tutti voi di non mancare e di dare, oggi più che mai, il vostro contributo in un  periodo poco felice che tutti noi stiamo vivendo in Azienda e che gioco forza caratterizzerà il futuro di noi dipendenti e della Società stessa.

Salvo Moschetto
Slc Cgil Catania


Assemblea dei lavoratori
 Telecom Italia S.p.A. Catania 
La Segreteria Provinciale di  SLC-CGIL congiuntamente alla RSU, indicono l’assemblea dei lavoratori di Telecom  Italia S.p.A Catania, con ordine del giorno:

     Accordo separato del 7 settembre 2015
Le assemblee saranno così articolate:

  • 05/10/2015 dalle ore 10,30 alle ore 11,30   nella sala Riunioni ex sala mensa,  in Via Monsignor Domenico Orlando n.10 Catania
·    05/10/2015 dalle ore 15,00 alle ore 16,38  nella  sala mensa di via Ala  per tutto il personale AOL .
Data l’importanza degli argomenti  raccomandiamo la massima partecipazione e
puntualità.
I distaccati usufruiranno di 30 minuti di permesso in più per lo spostamento.
Il personale turnista, sfalsato etc., potrà partecipare ad una delle assemblee negli orari più consoni alla propria situazione.
Come stabilito con l’accordo del 27 Marzo 2013 è previsto che è possibile giungere in assemblea con le auto sociali

La presente vale anche come richiesta dei locali aziendali.   

Catania,  29 Settembre  2016              

        
                                     La Segreteria  Slc-Cgil e la Rsu

24 settembre 2015

Slc Cgil: Richiesta incontro urgente

Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali
Via Fornovo,8 00192 Roma


Alla c.a. Dott. Paolo ONELLI
Direttore Generale
della tutela delle condizioni
di lavoro e delle relazioni industriali
a/mezzo email


Oggetto: Richiesta incontro urgente
Lo scorso 7 settembre Telecom Italia ha firmato, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, un accordo quadro con Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Telecomunicazioni i cui contenuti certificano la presenza di 3000 esuberi. Lo stesso accordo, con una prima palese incongruenza, individua strumenti per gestire 3330 eccedenze attraverso il ricorso ai contratti di solidarietà, pari a 3000 risorse, e 330 licenziamenti con il criterio della non opposizione.
Come già denunciato nelle scorse settimane, il totale di queste eccedenze non è frutto di reale esubero di personale rispetto ai volumi di lavoro, quanto piuttosto di una volontà aziendale di ridurre il costo del lavoro procedendo ad appaltare all’esterno l’attività oggi svolta internamente. Peraltro gli strumenti che verrebbero messi in campo non consentirebbero nemmeno di cogliere tale obbiettivo.
Dando seguito a quanto stabilito nel citato accordo del 7 settembre u.s., che prevedeva l’apertura di una procedura di mobilità per 330 risorse da chiudersi entro 7 giorni dalla data di apertura, Telecom Italia ha attivato una procedura ex art.24 della Legge n. 223/91 per 330 unità complessive dichiarando generiche eccedenze di personale in tutti gli ambiti organizzativi aziendali.
Di fronte alla assoluta genericità di questa procedura la scrivente Segreteria nazionale inviava alla Direzione Aziendale una richiesta di incontro nella quale si richiedevano, ad integrazione della menzionata procedura, informazioni documentali dettagliate sulla riduzione effettiva dei volumi di attività; informazioni sulla precisa dislocazione sia geografica che funzionale delle 330 eccedenze; indicazione sullo stato concernente le scoperture relative al personale disabile ai sensi della Legge 68/99, dal momento che, a quanto risulta, Telecom Italia sarebbe, allo stato attuale, scoperta di circa 1000 unità per quanto concerne il collocamento obbligatorio e volendo, quindi, fugare qualsiasi dubbio circa la strumentalità della procedura di mobilità ai fini di eludere precisi obblighi di legge.
L’esame congiunto previsto dalla procedura ha avuto luogo lo scorso 21 settembre. Durante l’incontro l’azienda ha continuato a non fornire informazioni le richieste, ammettendo, durante una seduta plenaria con oltre 300 persone, che le 330 unità non sono state definite sulla base di eccedenze di personale ma al numero delle persone che potrebbero essere interessate ad accedere alle liste di mobilità per poter raggiungere ildiritto alla pensione alla fine del periodo di indennità, maggiorato di un quorum per ogni eventualità.
La scrivente Segreteria Nazionale ha ripetutamente chiesto di spostare il confronto in sede di Ministero del Lavoro per verificare gli strumenti che si intendevano applicare – le penalizzazioni sulle pensioni anticipate potrebbero avere conseguenze pesanti per i lavoratori che venissero indotti ad accettare – e una disamina puntuale sugli esuberi denunciati per evitare che la procedura avesse come unico effetto quello di bloccare gli avviamenti obbligatori.
L’azienda, invece, con il consenso di alcuni sindacati ha adottato procedure di voto “creative” – 62 RSU che hanno consentito di avere la maggioranza hanno firmato l’accordo attraverso delega – e chiuso la procedura, impedendo a questa organizzazione di svolgere il proprio diritto – dovere di informativa e controllo su strumenti che sono finanziati da risorse pubbliche.
E’ evidente che contro tale atto SLC CGIL sta predisponendo ricorsi legali che ripristinino i diritti garantiti dalla Legge.
La scrivente Segreteria ritiene, per tutti i motivi sopra richiamati, doveroso informare l’Ufficio che Ella dirige ritenendo indispensabile una Vostra convocazione al fine di poter intraprendere un reale e trasparente confronto sulla effettiva situazione occupazionale di Telecom Italia – anche rispetto alla situazione degli avviamenti obbligatori, e garantire un utilizzo degli strumenti di ammortizzazione sociale rispettoso delle leggi.
Distinti saluti.
p. SLC-CGIL Nazionale
Riccardo Saccone

22 settembre 2015

Comunicato: 21 settembre 2015: Telecom prova di forza con botto per avere una maggioranza di RSU che non ha

COMUNICATO AI LAVORATORI TELECOM ITALIA
450 RSU convocate dall’azienda per firmare l’accordo sulla mobilità volontaria, primo passo dell’intesa separata sottoscritta il 7 settembre; solo attraverso invenzioni assolutamente al di fuori di ogni regola, il voto sull’accordo è stato espresso da 62 lavoratori tramite delega senza neanche conoscerne i contenuti, con cui ottiene una maggioranza di consensi risicatissima, fermandosi a 231 aderenti, 5 in più di quelle necessarie da quanto stabilito dall’accordo interconfederale del 10 gennaio 2015.
Questa la triste sintesi della giornata di ieri, una brutta pagina delle relazioni sindacali di Telecom che per ottenere i propri desiderata ha deciso di non rispettare nessuna regola e calpestare ogni principio democratico, gestendo in maniera totalmente priva di trasparenza la procedura di firma dell’accordo.
La riunione è stata aperta dall’illustrazione, da parte aziendale, delle motivazioni che hanno portato Telecom ad aprire le procedure di mobilità. L’azienda ha confermato i contenuti dell’accordo separato del 7 settembre, ribadendo gli ottimi contenuti previsti dall’intesa.
SLC CGIL in sede di replica ha dapprima evidenziato l’anomalia, non concordata tra le parti e mai praticata in nessun incontro sindacale dell’intero panorama nazionale, della modalità di espressione del voto tramite delega.
In pratica alcune RSU delegavano la firma di un accordo senza conoscerne i contenuti, in un fantasioso principio di “delega della delega”, nascondendosi dietro una previsione del Codice Civile che disciplina il voto nelle assemblee degli azionisti e in quelle dei condomini.
Gestione delle deleghe avvenuta con totale assenza di trasparenza, perché nessuno ha potuto verificarne l’autenticità e che aumentavano in corso di giornata, partendo da 56 (dato dichiarato dall’azienda alle ore 16.00 che non consentiva di raggiungere la maggioranza) per diventare 62 a fine giornata.
Nel merito, SLC CGIL ha ricordato le incongruenze dall’accordo separato del 7 settembre, che certifica inopinatamente la presenza di ulteriori 3000 esuberi nel gruppo Telecom, violando gli impegni assunti con la sottoscrizione dell’accordo del 27 marzo 2013. Accordo che prevedeva il completo riassorbimento degli esuberi in cambio di pesanti sacrifici che i lavoratori hannodovuto accettare, senza nessuna verifica sugli esuberi denunciati e senza nessuna prospettiva certa di riallocazione in azienda.
In questo modo, Telecom potrà rivendicare in ogni momento l’eccedenza di personale e non avendo impegni per una ricollocazione del personale potrà decidere di attivare, alla fine dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, i licenziamenti.
In quest’ambito, SLC ha ripetuto la totale disponibilità ad avviare un confronto con l’azienda per aggredire i veri problemi che imprigionano l’azienda, chiedendo di avviare un confronto con il coordinamento che parta dal modello organizzativo per poi verificare la presenza o meno degli esuberi denunciati e decidere quali strumenti utilizzare e che prospettive introdurre a favore dei lavoratori.
In particolare, la CGIL ha ricordato come le uscite anticipate rischino di impattare con le penalizzazioni, che partiranno dal 1 gennaio 2018 e di cui il Governo sta annunciando modifiche già dal prossimo anno, a chi deciderà di andare in pensione prima. Inoltre, ha ricordato la pesante decurtazione, introdotta dalla riforma degli ammortizzatori sociali, alle integrazioni per la solidarietà. SLC ha chiesto, come previsto dalla procedura di legge, di aggiornare l’incontro per avviare un confronto serio e costruttivo in grado di consentire all’azienda una maggiore aggressività nella competizione sul mercato e una verifica, in sede di Ministero del Lavoro, sull’utilizzabilità degli strumenti individuati.
La replica aziendale è stata, viziata da un’accecante rabbia nei confronti di chi osava contraddire il volere aziendale, sconfortante.
L’azienda ha confermato che le procedure non sono state costruite sulla base di esuberi reali ma individuando aree e settori in cui ci potrebbe essere del personale interessato dalla mobilità volontaria, aumentato di un quoziente per accontentare eventuali lavoratori che decidessero di lasciare anticipatamente il servizio.
In questo modo si stravolge completamente il principio della legge che interviene riconoscendo soldi pubblici ai lavoratori licenziati per esuberi reali per i quali prevede un confronto, che può durare sino a 75 giorni con una fase da realizzarsi in sede ministeriale, che verifichi l’impossibilità d’interventi alternativi ai licenziamenti.
Nulla di più e nessuna risposta alle richieste di documenti avanzate dalla CGIL è stata fornita; soprattutto sulla situazione provinciale degli avviamenti obbligatori che pensiamo essere il vero obiettivo della procedura: impedire alle Direzioni Provinciali del Lavoro di richiedere all’azienda l’assunzione di personale disabile per contribuire, come tutte le aziende italiane, ad alleviare le sofferenze di personale diversamente abile.
Il resto della giornata è trascorso in mille imbarazzi di un’azienda che non poteva fornire i numeri delle RSU che “firmavano” l’accordo con dichiarazioni che modificavano le presenze di minuto in minuto fino a, nostra supposizione, inventare il numero delle deleghe presenti portandole a 62.
CGIL per verificare le deleghe, pur confermando che il voto attraverso la delega è incettabile e illegittimo dal punto di vista democratico (è come se un parlamentare o un consigliere comunale votassero per delega), ha dovuto chiedere l’intervento della polizia presente all’incontro.
La verifica ha subito fatto emergere molte incongruenze, come assenti che delegavano se stessi firmando, nonostante non fossero presenti.
E’ evidente che questa brutta pagina delle relazioni industriali di Telecom si trasferirà dai tavoli negoziali ai Tribunali perché SLC ritiene illegittima tutta la procedura e chiederà un pronunciamento della Magistratura per ottenere il rispetto delle regole.
Analogamente coinvolgerà Ministero del Lavoro e Inps per non far riconoscere i contenuti dell’accordo e bloccarne l’esecutività.
In azienda sarà necessario riconquistare il tavolo negoziale. Sarà necessario aprire una stagione di forte conflittualità per far comprendere alla dirigenza di Telecom che senza il consenso dei lavoratori e quello della CGIL in azienda non sarà possibile procedere e che ogni accordo dovrà vedere il coinvolgimento e la convinzione della rappresentanza della CGIL.
Il vero obiettivo è e resta quello di tornare ai principi che hanno reso possibile l’accordo del 27 marzo, di cui una parte significativa non è stata rispettato dall’azienda (vedi le riconversioni professionali dal Caring a Open Access) che oggi è rivenduto come specchietto per le allodole.
Sarà necessario costringere l’azienda a ritirare la dichiarazione di esubero in tutte le aree su cui è intervenuto l’accordo del 27 marzo perché l’intesa prevedeva in esplicito un impegno aziendale, in cambio degli enormi sacrifici fatti dai lavoratori, a internalizzare le attività per saturare la forza lavoro presente.
Prioritaria diventerà la lotta nei confronti di un ritorno al passato, gestito attraverso appalti facili che impoveriscono le capacità dell’azienda di competere sul mercato mettendo a rischio il futuro di migliaia di dipendenti.
SLC CGIL, tutte le sue strutture e le RSU elette nelle proprie liste vogliono aprire un confronto serio per risolvere i problemi che attanagliano Telecom, portandola a essere oggetto di sanzioni, multe e spreco di denaro per favorire appalti di cui tutti ignorano la necessità.
SLC CGIL ha scommesso sul 27 marzo 2013, ritiene che solo quella strada possa portare Telecom fuori dalle difficoltà odierne e perseguirà tutte le strade necessarie per riportare i vertici aziendali su questa posizione.
E ora la parola passi ai lavoratori: tramite il pronunciamento in assemblea e tramite il voto per esprimere la propria rappresentanza.

La Segreteria Nazionale di SLC‐CGIL

15 settembre 2015

Uno studio inglese ci proietta nel futuro e ci svela quali lavori non esisteranno più

Nel 2035, esattamente 20 anni da ora, nessun vostro amico sarà operatore di call-center, tassista, amministratore contabile o impiegato alla banca. Questo per il semplice fatto che saranno lavori estinti. A sostituire gli esseri umani in questo campo saranno, infatti, dei robot. L' intelligenza artificiale (AI), che è la tecnologia che ci fa parlare con Siri, tra 20 anni permetterà di annientare molti dei lavori che oggi impiegano - e sostengono - migliaia di persone. Se il tuo lavoro è ripetitivo, se maneggi oggetti piccoli in spazi ridotti, è molto probabile che un tuo collega del futuro sarà fatto di circuiti informatici. I professori M. Osborne e C. Frey della Oxford University's Martin School hanno esaminato 702 tra le occupazioni più frequenti, le hanno ordinate in base al rischio di automazione in 20 anni ed hanno pubblicato un articolo che la BBC ha riproposto questa settimana in forma di classifica.

Tecnocervello
Diciamo subito che al 99 % sarà una voce sintetizzata a svegliarvi dalla pennichella per offrivi l'ultimissima offerta telefonica, al 97% un elaboratore sostituirà i dirigenti finanziari delle aziende mentre i farmacisti rischiano di mutare in sorveglianti di macchine al 94%. A rischio anche contadini, ispettori di sorveglianza, bibliotecari e addirittura guardie del corpo. I lavori che richiedono una interazione standard con il pubblico, procedimenti facilmente replicabili, precisione millimetrica o prontezza di riflessi in cui l'uomo è, per natura, fallibile, figurano ovviamente tra i più alti in classifica.Di certo, il processo di automatizzazione è un processo inarrestabile. Si può comprare 24/24 uno snack senza avere contatto con nessuno (il barista rischia al 76%); la pulizia delle strade, le sigarette e la benzina sono garantite dai cervelli elettronici già da decenni. Il futuro in preparazione è ancora più entusiasmante (o terribile, che dir si voglia). la macchina di Google con il suo cervello elettronico e i suoi sensori ti porta (vivo) a destinazione senza conducente ovunque tu voglia, rendendo non solo inutile ma anche più rischioso affidarsi ai tassisti.

Superuomo
Per cosa allora l'uomo rimane - e rimarrà- praticamente insostituibile? Sicuramente nel momento in cui è chiamato ad esprimere nella propria professione sensibilità e interazione tra uomini che i chip non potranno mai replicare. Infermieri, ostetrici, logopedisti, psicologi tutti sotto l'1% e i medici al 2%, o quando dovrà ingegnarsi per interpretare la volontà di chi ha di fronte: architetti, direttori vendite, pubblicitari, comunicatori meno del 5%, in fondo alla classifica. Non si dicano, però, salvi coloro che lavorano con la creatività. Cuochi, pittori, decoratori, scultori, scrittori, giardinieri devono anch'essi temere la concorrenza. Non ci credete? Una azienda americana, la  American Insights, ha fatto raccontare la partita di basket North Carolina - Louisville da Wordsmith, un suo figlio robotico. Il risultato è un po' macchinoso, ma scommetto che nessuno di noi si sarebbe accorto della differenza.

Rifiuta di lavorare in un giorno festivo: la Cassazione le dà ragione


l datore di lavoro non può costringere un dipendente a lavorare in una giornata festiva infrasettimanale ed è illegittima la sanzione disciplinare che punisce il suo rifiuto. Lo ha stabilito la Cassazione accogliendo il ricorso di un'addetta alle vendite della Loro Piana di Romagnano Sesia, multata nel 2004 per non essersi presentata al lavoro il giorno dell'Epifania. La Corte, confermando peraltro i pronunciamenti del tribunale di Vercelli e della Corte d'appello di Torino, ha stabilito che il lavoratore può prestare servizio durante le festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze religiose o civili soltanto se c'è accordo con il datore di lavoro, e non può essere obbligato. La Loro Piana, invece, aveva chiesto ai dipendenti la disponibilità a lavorare nel punto vendita nelle giornate di Santo Stefano, 8 dicembre, 25 aprile e 1° maggio: nel caso contestato l'azienda aveva unilateralmente trasformato la festività in giornata lavorativa. Nella sua sentenza, emessa lo scorso agosto, la Cassazione sottolinea che solo per il personale dipendente di istituzioni sanitarie pubbliche o private sussiste l’obbligo della prestazione lavorativa durante le festività per esigenze di servizio e su richiesta datoriale. I giudici, in conclusione, hanno anche condannato l'azienda al pagamento delle spese processuali.
«L’importanza di questa sentenza - commenta la responsabile dell'Ufficio vertenze della Cgil di Vercelli, Barbara Grazioli, che ha assistito la lavoratrice - risiede nel principio secondo il quale il lavoro festivo infrasettimanale non può essere imposto dall'azienda senza il consenso del lavoratore e nel riconoscere che il riposo per le festività, così come il riposo domenicale, non hanno una semplice funzione di ristoro bensì di un’importante fruizione di tempo libero qualificato. I tempi di conciliazione tra casa, lavoro e famiglia, che caratterizzano e scandiscono la quotidianità soprattutto delle donne lavoratrici, hanno un valore assoluto che necessariamente deve essere sottratto da quella logica di ‘consumo’ che permea la nostra attuale società».




Pause dal videoterminale, le mansioni alternative


Il datore di lavoro può sostituire le pause dal videoterminale, obbligatorie per i dipendenti che trascorrono continuativamente tempo davanti al PC, con mansioni differenti che non prevedano l’uso del computer: lo ha stabilito una sentenza di Cassazione, la numero 2679 dell’11 febbraio 2015, riferita al caso di una dipendente di Telecom Italia. Il punto è il rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro, che prescrivono una pausa di un quarto d’ora ogni 120 minuti (due ore) passati davanti al PC.

Sostituire le pause al PC

L’azienda non aveva riconosciuto queste pause, perché di fatto la dipendente oltre alle mansioni che prevedevano la permanenza davanti al videoterminale, aveva anche compiti di back-office, di tipo amministrativo, che non richiedevano l’utilizzo del PC. La sentenza di primo grado aveva dato ragione alla lavoratrice, stabilendo un indennizzo di circa 4mila euro, così l’azienda ha presentato ricorso. Va segnalato che la vicenda si riferisce alla fine degli anni ’90 e, dunque, la legge di riferimento per quanto riguarda i lavori davanti al videoterminale è l’articolo 54 del Dlgs 626/1994 (oggi sostituito dall’articolo 175 del Dlgs, decreto legislativo, 81/2008). Ebbene, la “vecchia” 626, prevedeva che il lavoratore che svolgeva la sua attività al PC per almeno quattro ore consecutive avesse diritto a un’interruzione «mediante pause ovvero cambiamento di attività». Modalità da stabilire dalla contrattazione collettiva o aziendale. In mancanza di accordi contrattuali, la norma prescriveva una pausa di 15 minuti ogni 120 trascorsi al videoterminale (come prevede anche la nuova legge). Comunque sia, il punto fondamentale è l’esplicito riferimento alla possibilità di sostituire le pause con diverse mansioni, che rappresentassero un cambiamento di attività.


La Corte, si legge nella sentenza:
«Ha accertato che nella fattispecie non sussisteva la continuità dell’applicazione al videoterminale e che, peraltro, lo svolgimento, seppur in maniera minore, dell’attività amministrativa nella stessa giornata comportava un cambiamento di attività, idonea a integrare la prevista interruzione».
Risultato: la Corte di Cassazione ha dato ragione all’azienda. Il precedente è importante, perché sancisce appunto che una diversa mansione, che non preveda l’uso del PC, possa essere considerata alla stregua delle pause.

Normativa

Si tratta di un punto sul quale la vecchia e la nuova normativa sono relativamente simili, nel senso che anche il copra citato articolo 175 della legge 81/2008 prevede per il lavoratore il diritto «ad una interruzione della sua attività mediante pause ovvero cambiamento di attività». Le modalità delle interruzioni devono essere stabilite dai contratti di lavoro e in caso contrario vale la pausa di 15 minuti ogni due ore davanti al PC. Sottolineiamo che nei tempi di interruzione non sono compresi quelli di attesa della risposta da parte del sistema elettronico (considerati, a tutti gli effetti, tempo di lavoro) e che la pausa è considerata parte integrante dell’orario di lavoro e, come tale, non è riassorbibile all’interno di accordi che prevedono la riduzione dell’orario complessivo di lavoro.

14 settembre 2015

Crisi Teatro Stabile, Rota (Cgil) e Foti ( Slc Cgil) chiedono "un' assemblea straordinaria dei soci del Teatro alla presenza delle parti sociali"


La crisi del Teatro Stabile ha radici lontane nel tempo e non può essere addebitata solo alla disfunzioni gestionali. E mentre il gioco allo sfascio continua, i lavoratori dell'Ente non vengano pagati da mesi. Per questo la Cgil e la Slc Cgil di Catania, chiedono un' assemblea straordinaria dei soci del Teatro alla presenza delle parti sociali. La pensano così i segretari generali delle due sigle sindacali, Giacomo Rota e Davide Foti, che in una nota sottolineano: "Sosteniamo da tempo che nei confronti del Teatro Stabile di Catania e dei suoi lavoratori siano in corso continui attacchi pilotati da una parte della politica. La grave situazione economica e finanziaria in cui versa l'Ente non può essere attribuita solamente ad eventuali disfunzioni organizzative e gestionali; sarebbe meglio dire che le disavventure finanziarie del prestigioso Teatro di Prosa della nostra città, abbiano avuto inizio nel 2012, allorquando alcuni politicanti pensarono che la "conquista" del Teatro sarebbe stata funzionale ad eventuali operazioni di scambio. Tutto questo lo abbiamo denunciato nelle sedi istituzionali.

Oggi, purtroppo, bisogna denunciare che il gioco allo sfascio continua e ciò anche a danno degli operatori e dei lavoratori del Teatro; questi ultimi non ricevono le retribuzioni da aprile 2015 e alcuni artisti non vengono pagati dal gennaio 2015, e ciò accade nonostante da parte dell'ente si sia provveduto all'approvazione di tutte le delibere necessarie (bilancio consuntivo 2014 e persino il bilancio preventivo 2015). La deliberazione di tali atti avrebbe dovuto permettere lo sblocco di tutte le risorse assegnate dalle istituzioni pubbliche competenti . Tali risorse sono necessarie alla regolarizzazione dei pagamenti ed al pieno sviluppo dei programmi (Regione circa 800 mila euro e FUS nazionale più di 1 milione di euro e la provincia circa 500 mila euro). I motivi per cui queste risorse stentano ad arrivare sono di carattere tecnico/burocratico, in quanto ci viene detto che sarebbe necessario innanzitutto poter entrare in possesso del DURC (documento unico di regolarità contributiva").

Continua la nota a firma Rota e Foti. "A tal punto sarebbe possibile procedere ad una rapida compensazione tra risorse regionali da erogare e regolarizzazione della posizione contributiva e previdenziale, ciò permetterebbe all'ente di ottenere il DURC e quindi sbloccare l'erogazione del Fus, Fondo unico spettacoli, da parte del ministero. Noi pensiamo che questo gioco al massacro debba finire. I lavoratori, l'ente e la Città meritano lo stesso rispetto di cui gode l'Ente in ambito nazionale. La CGIL a tal punto chiede che venga fatta definitivamente chiarezza e che si convochi una assemblea straordinaria dei soci del Teatro alla presenza delle parti sociali nel corso della quale possano emergere con chiarezza le posizioni e le responsabilità".




COMUNICATO: ENNESIMO EPISODIO DI MORTI SUL LAVORO


La SLC CGIL SICILIA esprime sentito cordoglio e commossa solidarietà alle famiglie dei due giovani operai deceduti mentre stavano svolgendo il proprio lavoro nello stabilimento petrolchimico di Priolo.
Non si può morire di lavoro. Nessuno mai dovrebbe morire così. La sicurezza nei posti di lavoro, ancora oggi, non può essere considerata un costo ma la condizione preliminare e indispensabile di qualsiasi attività.
Il Coordinatore Regionale SLC CGIL SICILIA

Davide Foti

08 settembre 2015

Telecom Italia: Accordo separato del 7 settembre 2015: il pasticcio è servito

Nella serata di ieri è stato sottoscritto tra Telecom Italia e Cisl, Uil e Ugl – il Ministero non ha firmato – un verbale di accordo “quadro” che dovrebbe definire le linee politico – sindacali della prossima attività di Telecom Italia.
L’accordo definisce 3330 esuberi: 330 in più rispetto a quelli dichiarati formalmente da Telecom in sede ministeriale all’inizio di questa vicenda. In questo modo Telecom disattende gli impegni assunti con la sottoscrizione degli accordi del marzo 2013 con i quali, a fronte di un intervento che ha consentito una riduzione del costo del personale e un recupero di produttività, si era impegnata ad azzerare gli esuberi denunciati allora attraverso l’internalizzazione di attività gestite all’esterno ed una conseguente riqualificazione del personale che prevedeva lo spostamento di centinaia di persone verso Open Access. Impegno questo disatteso e riproposto con grande enfasi per la seconda volta all’interno dell’accordo separato.
Il seguito è storia recente. La trattativa sulla modifica organizzativa del caring con l’ipotesi di accordo del 18 dicembre, respinta dai lavoratori con il voto del referendum. Parte da quel momento una tenace voglia punitiva esercitata dai vertici aziendali nei confronti dei lavoratori, cercando di coinvolgere in questo le organizzazioni sindacali. In quest’ottica la decisione di drammatizzare la vertenza annunciando la societarizzazione del caring (in realtà non esiste un solo atto ufficiale dell’azienda per perseguire quella decisione) quale strumento per piegare le organizzazioni sindacali ed i lavoratori ad un accordo inaccettabile.
Così nascono gli esuberi, esuberi che tutti ammettono non esserci, che contraddicono gli accordi del 27 marzo 2013, dei quali non si dichiarano le motivazioni e gli interventi necessari a riassorbirli; una miope politica che si limita a “succhiare” ancora tre anni di solidarietà senza pensare alle prospettive future e al danno per i dipendenti che, è opportuno ricordarlo, sulla solidarietà avranno un’integrazione economica molto inferiore a quella degli anni precedenti, avendo la riforma fissato tetti di integrazione salariale che variano dal 50 al 20% di integrazione.
L’accordo “quadro” è tutto qui: la certificazione da parte del sindacato di un numero di esuberi superiore a quelli inizialmente dichiarati dall’azienda e una serie di buoni propositi che come al solito non troveranno applicazione.
Anche la societarizzazione del caring (che abbiamo ragione di credere non fosse nei progetti reali dell’azienda) viene fintamente ritirata perché il testo dell’accordo consente all’azienda di riproporla successivamente; infatti , come recita il testo, il superamento è collocato… “in questa cornice di riferimento”. Siamo perciò autorizzati a ritenere che il ricatto della societarizzazione possa essere riproposto non appena l’azienda, sulla base di proprie valutazioni, riterrà cambiata la “cornice di riferimento”. Insomma…fra quadri e cornici una bella galleria degli orrori!
Ora inizia la parte difficile. L’accordo “quadro” non ha nessun effetto automatico: agli effetti pratici e giuridici non ha alcun valore. L’azienda dovrà aprire le procedure di legge per attivare la mobilità volontaria (la legge stabilisce i tempi della procedura che nessun accordo può limitare a danno di altri) e successivamente iniziare il confronto sulla solidarietà difensiva.
Per raggiungere l’accordo sarà necessaria la maggioranza del coordinamento nazionale delle RSU. Scontato che non ci sarà in TIIT dove la CGIL da sola rappresenta oltre la metà della rappresentanza. Nel coordinamento Telecom abbiamo ragione di ritenere che, oltre alla posizione dei delegati della SLC-CGIL, vi saranno sicuramente tantissimi altri componenti non disponibili a consegnare ai propri colleghi nei posti di lavoro un ulteriore pacco di esuberi scollegato da qualsiasi prospettiva di sviluppo.
La cosa inspiegabile rispetto allo scenario che l’azienda ha voluto determinare sono, però, le prospettive che si creeranno.
Il 27 marzo 2013 i lavoratori hanno accettato una scommessa importante: hanno ridotto la loro retribuzione, hanno accettato di lavorare di più in cambio della garanzia sull’internalizzazione delle attività che avrebbe garantito l’occupazione. Tale fase ha consentito ingenti risparmi all’azienda e effettuando implementazioni di quell’accordo si sarebbe potuto migliorare ancora.
In questo modo azienda e dipendenti avrebbero potuto dare il loro meglio per consentire all’azienda di vincere la competizione sul mercato. Sino a pochi mesi fa questo era anche il pensiero dei vertici aziendali, accompagnato da una necessità condivisa di procedere all’assunzione di giovani che avrebbero fornito nuove competenze e nuova vitalità all’azienda. Proprio in tema di ricambio generazionale e professionale, sarebbe opportuno che i dirigenti aziendali leggessero con attenzione le norme sugli ammortizzatori sociali recentemente approvate: lo capiscono tutti- e quindi presumibilmente anche loro- che l’accordo appena firmato impedirà tali processi.
Invece ci troveremo ad affrontare partite difficili – le decisioni di AGCom sui ricorsi degli OLO rischiano di impattare pesantemente sull’occupazione di Open Access – in un clima pessimo che renderà complicato l’individuazione di qualsiasi soluzione comune.
A chi giova tutto questo e di chi sia la responsabilità è un interrogativo che tutti dovremmo porci.
Infine, per rendere praticabile questo percorso, nelle settimane precedenti TUTTI i sindacati, con l’esclusione di SLC CGIL, hanno sottoscritto un verbale di accordo per prorogare la vita delle RSU e rinviare il voto dei lavoratori.
L’obbiettivo è chiaro: non consentire ai lavoratori di giudicare l’operato delle organizzazioni sindacali ed esprimere un voto conseguente.
L’accordo interconfederale che disciplina la materia non consente proroghe alla vita delle RSU e prevede che le elezioni possano essere aperte congiuntamente o disgiuntamente dalle organizzazioni sindacali.
SLC CGIL ritiene che il voto dei lavoratori non possa essere scippato, soprattutto per consentire la firma di accordi che scaricano sui lavoratori le incapacità del gruppo dirigente aziendale di rilanciare l’azienda in un quadro di sviluppo. Per questo SLC-CGIL avvierà quanto prima le procedure per l’elezione delle RSU
Nel frattempo è opportuno convocare le assemblee presso tutti i posti di lavoro e far pronunciare le lavoratrici e i lavoratori di Telecom sui contenuti dell’accordo “quadro” in modo da rafforzare la posizione di SLC CGIL ai tavoli negoziali.
Roma, 8 settembre 2015

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

07 settembre 2015

Telecom Italia: Accordo separato


Telecom: Azzola (Slc Cgil), accordo separato inutile e nocivo per il futuro dell’azienda
“Solo in Italia un’azienda può riempire i giornali dichiarando la necessità di dover assumere 4000 giovani prima, per poi sottoscrivere un accordo su 3330 esuberi. E solo nel nostro Paese si può realizzare un accordo in sede Ministeriale certificando esuberi che nella realtà non esistono e di cui nessuno conosce collocazione e ambito di attività.” Così Michele Azzola, segretario nazionale di Slc Cgil, commenta l’accordo sottoscritto dal Ministero, Cisl e Uil.
”Null’altro se non arroganza può portare a dichiarare di voler gestire gli esuberi con i contratti di solidarietà quando il recente decreto di riforma degli ammortizzatori sociali non chiarisce se per un’azienda che ne ha già usufruito per quattro anni consecutivi vi sia ancora disponibilità di utilizzo, nè valutare gli impatti della riforma che incidono pesantemente sulla retribuzione dei lavoratori.”
“Non è la trama di un film surreale ma sono i contenuti dell’accordo quadro sottoscritto oggi al Ministero dello Sviluppo Economico. Talmente surreale che lo stesso Ministero non ha sottoscritto l’intesa, firmata solo dalle parti, limitandosi a redigere un verbale d’incontro, forse per evitare di dover certificare esuberi per i quali non è stata affrontata la discussione prevista dalla legislazione vigente impedendo ogni approfondimento sulle motivazioni e sugli interventi necessari a ridimensionarli.”
“Si accantona, infine, definitivamente il progetto di assunzioni attraverso lo strumento della solidarietà espansiva, messo a disposizione dei recenti decreti voluti dal Governo, che prevede che vi si possa ricorrere solo a condizione che non siano stati utilizzati strumenti di ammortizzatori difensivi nei 12 mesi precedenti.”
“Il tutto su un accordo “quadro” privo di ogni efficacia – sottolinea Azzola - e che rimanda a successivi accordi da definire in azienda con la presenza delle RSU, per le quali i firmatari hanno nei giorni scorsi deciso arbitrariamente e in maniera difforme da quanto previsto dagli accordi interconfederali, di prorogarne la validità cercando di impedire il legittimo voto dei lavoratori per evitare un giudizio sul comportamento del sindacato in azienda.”
“Telecom, principale operatore di TLC coinvolto dalle riorganizzazioni mondiali del settore e alla presa con una difficile situazione di mercato, decide così di sottoscrivere un accordo privo di ogni efficacia, poiché l’accordo “quadro” definisce solamente un impegno politico da concretizzarsi con successivi accordi sottoscritti con le RSU, escludendo il principale interlocutore presente in azienda: Slc Cgil, che da sola ha ricevuto quasi il 40% dei consensi dei lavoratori.”
“A cosa servirà questa inutile prova di forza? – chiede Azzola - Solo a inasprire il confronto in azienda, condizione gravissima per un operatore di servizi che per uscire dalla grave crisi di mercato dovrebbe in primis fare una scommessa con l’insieme dei suoi dipendenti. Invece, si rinuncia a seguire gli accordi del 27 marzo 2013, che hanno consentito ingenti risparmi all’azienda attraverso efficienze e internalizzazioni di attività, per affrontare un’avventura i cui risultati saranno tutti da conquistare e che produrrà una ulteriore scollatura tra vertici aziendali e i dipendenti.”
“La giustificazione sindacale per la firma di tale intesa sta nell’evitare una societarizzazione del servizio caring che non è mai stata nelle reali volontà aziendali come si può tranquillamente comprendere da tutti gli atti ufficiali della società.”

“Slc Cgil non potrà che reagire a questa provocazione nell’unico modo che ritiene accettabile – conclude il sindacalista: avviare un confronto con i lavoratori, consentire loro di scegliere la propria rappresentanza aziendale attraverso il voto previsto dagli accordi interconfederali, aprendo una vertenzialità su ogni singola tematica, per garantire i diritti e le tutele del personale ed evitare che una gestione non sempre brillante, vedasi le multe milionarie erogate dal soggetto regolatore che da sole valgono svariate volte quanto si risparmia con la solidarietà, sia pagata solo dai lavoratori.”

Pensioni: tanto rumore per nulla

Dunque è tutto rimandato all’anno prossimo: svaniscono le speranze di milioni di lavoratori dipendenti e autonomi che aspettavano nuove forme di pensioni anticipate per non dover attendere il raggiungimento dell’età anagrafica necessaria per la pensione di vecchiaia, cioè 66 anni e rotti (soglia fra l’altro in aumento nei prossimi anni!).
Né Renzi e né Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, hanno toccato l’argomento pensioni nell’incontro a Cernobbio. La Legge Fornero, insomma, non si tocca.
Le ultime notizie arrivano da Repubblica: nella Legge di Stabilità 2016, in arrivo in questi ultimi mesi del 2015, non ci sarà spazio per le pensioni. Il governo Renzi mette da parte le modifiche alla riforma Fornero, auspicate persino dall’ex ministro Elsa Fornero, semplicemente perché non ci sono le coperture.

Da Palazzo Chigi ammettono che per una riforma pensioni sarebbe necessario un negoziato con la Commissione di Bruxelles, ma la scelta del governo Renzi è quella di giocarsi la mediazione “sui parametri legati agli investimenti, non per la spesa pensionistica“.

03 settembre 2015

Davide Foti è stato eletto coordinatore generale SLC CGIL Sicilia

Davide Foti, 41 anni, è stato eletto coordinatore generale SLC CGIL Sicilia, la categoria della CGIL che si occupa di telecomunicazioni, poste, emittenza, teatri e spettacolo, Industrie poligrafiche e della carta, cinema.
Davide Foti , seppur giovanissimo, ha iniziato il suo percorso sindacale dal 2003 quando è stato eletto Rsu regionale Telecom e poi Rsu nazionale Telecom dal 2009.
Nel 2007 è stato , nel frattempo, eletto componente della segreteria provinciale SLC CGIL occupandosi dell’intero comparto delle telecomunicazioni e dal luglio 2011 segretario generale della Slc Cgil di Catania, carica che continuerà a ricoprire.
Nel corso della sua militanza e nel periodo in cui ha condotto la organizzazione sindacale che continua a dirigere, è stato impegnato in vertenze sindacali di notevole complessità quale quella dei call center e delle telecomunicazioni in genere, dei teatri e dell'emittenza privata e d il numero degli iscritti ad Slc Cgil Catania nel periodo in cui ha diretto la categoria sindacale si è più che triplicato.
"Credo molto nel lavoro di gruppo e nel suo valore sociale. Fare il sindacalista è mettere a disposizione della collettività passione, impegno ed esperienza e questo insieme di valori non deve venire mai meno. Cercheremo di mettercela tutta per aprirci alla interlocuzione con le parti sociali e politiche affinché nei nostri giovani non venga mai meno la speranza per un lavoro dignitoso e stabile guardando sempre alle nuove frontiere, ai nuovi investimenti ed alle nuove opportunità che ci vengono offerte da un mercato che altrove punta molto sulla ricerca e sulla innovazione.