15 dicembre 2016

GRUPPO TIM: SCIOPERO - ADESIONE OLTRE IL 70%


Grandissima adesione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM allo sciopero nazionale del 13 dicembre indetto da SLC CGIL - FISTEL CISL - UILCOM UIL.
Un’adesione allo sciopero di oltre il 70%, con punte diffuse del 90% in alcuni settori e sedi, con una vasta e significativa partecipazione alle numerose manifestazioni regionali che si sono tenute.
Mai a memoria d’uomo si ricorda prima in SIP, poi in Telecom Italia adesso in TIM una presenza così massiccia nelle decine di piazze delle città e regioni d’Italia invase dalle lavoratrici e lavoratori del gruppo TIM che hanno protestato e dimostrato il loro fortissimo dissenso contro una gestione dell’azienda completamente da rivedere.
Una giornata caratterizzata nel complesso da una forte unità di intenti tra i lavoratori, l’orgoglio di appartenere ad una azienda centrale per lo sviluppo del Paese ma, in questi anni, troppo spesso penalizzata di volta in volta da proprietà tese solo a massimizzare i ritorni finanziari a scapito dello sviluppo industriale dell’azienda e dalla colpevole assenza di precise ed adeguate scelte di politica industriale del settore da parte dei vari Governi succedutisi.
Dalle piazze si è alzato un fortissimo NO ad una politica aziendale che vede i lavoratori solo come un costo da comprimere e non i primari attori dai quali può partire una importante svolta per dare una positiva discontinuità con il passato.
Il messaggio che esce dalle piazze e dalle sedi “vuote” è chiaro: Vogliamo lavorare meglio e bene, la maggiore produttività non è una finalità che spaventa se esiste una solida, chiara e coerente logica produttiva ed organizzativa che veda la internalizzazione delle attività, a partire da quelle ad alto valore aggiunto, e redistribuisca la ricchezza a TUTTI e non ai soliti noti.
Telecom cessi la politica degli atti unilaterali che oltre a non risolvere i problemi dell’azienda generano un forte senso di rabbia e disaffezione tra i lavoratori, l’esatto contrario di ciò che servirebbe ancor più alla luce dei possibili pesanti risvolti conseguenti alle imminenti decisioni regolatorie dell’AGCOM cui, giova ricordare, hanno contribuito scelte manageriale non avvedute.
Con questo chiaro ed inequivocabile “messaggio” di protesta che plasticamente ha attraversato il nostro Paese dal NORD al SUD i lavoratori hanno indicato la strada, auspicando che l’azienda lo raccolga!
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


Protesta ex lavoratori Qè

Transcom gestisce dal 2010 la commessa per conto di Inps-Inail ed Equitalia.
La commessa attualmente prorogata a Transcom, verrà aggiudicata definitivamente solo a fine procedura.

L'approvazione della clausola sociale, prevista nel Nuovo codice degli Appalti, impegna le aziende che subentrano nei nuovi appalti ad assorbire lo stesso personale già in servizio.
Il comma 10 ex art 35 della legge di Bilancio, già approvata, mira invece a limitare la possibilità di delocalizzazione dei servizi di call center e a scongiurare la logica del massimo ribasso del costo del lavoro, per chi partecipa ad una gara.

Il 23 novembre l'Inps ha comunicato di voler dare maggiori chance alle aziende che favoriscono il ribasso del costo del lavoro, rispetto alla qualità del servizio offerto.
A fronte di una simile condizione verrebbero favorite le aziende più spregiudicate, a svantaggio della professionalità e del servizio di qualità.

Il combinato disposto di clausola sociale e art 35 della legge di Bilancio tende a scongiurare questa ipotesi.

Occorre pertanto convincere l'Inps a riscrivere il bando CHE NOI RITENIAMO ILLEGALE prima della pubblicazione, adeguando i criteri per il bando alle norme vigenti al fine di salvare tutti i lavoratori in appalto e subappalto, chiunque sia il vincitore della gara.

Il call center Qé di Paternò (CT), tra i primi call center in Italia a gestire la commessa Inps, vanta un'esperienza decennale.
I lavoratori hanno un grado di professionalità e competenze pari a quello di molti funzionari dell'istituto.
La CLAUSOLA SOCIALE permetterebbe pertanto il mantenimento degli standard qualitativi del servizio pubblico, un’attività che richiede una notevole preparazione ed esperienza professionale, per la quale lo stesso Inps ha speso ingenti risorse economiche in formazione continua e certificata degli addetti.

A causa della triste vicenda che ha interessato il call center QÉ, i lavoratori adibiti  nella commessa Inps, sospesa dal 15 settembre per via del DURC irregolare e licenziati per chiusura attività dal 28 novembre, rischiano di essere tagliati fuori dal perimetro occupazionale.
Ciò non "DEVE" essere assolutamente permesso perché questi lavoratori hanno gli "stessi identici diritti" di tutti coloro che in questi anni hanno svolto con diligenza e professionalità il servizio INPS.

"Domani manifesteremo dinanzi la sede INPS di Paternò dalle ore 10:30 alle ore 12:30 per sollecitare le istituzioni ed il mondo politico"


#ILLAVORONONSITOCCA