Di: Alessandro D'Amato
DANNI PER MILIONI DI EURO – Da quanto e’ trapelato, l’inchiesta nasce da un rapporto della società di consulenza Deloitte, commissionato dalla stessa società di telecomunicazione e acquisito dai pm milanesi prima di Natale, che aveva esaminato i temi relativi ai procedimenti giudiziari degli ultimi anni, e cioè quella sui dossier illegali, sulle sim false e sul caso di Telecom Sparkle, costato da solo centinaia di milioni di euro in accantonamenti a Telecom. E proprio il capitolo sulle carte prepagate fittizie avrebbe portato all’operazione di oggi della Guardia di finanza, che si sarebbe recata anche negli uffici della stessa Deloitte, per raccogliere la documentazione pertinente alla loro gestione almeno nel periodo 2005-2007. Il rapporto della stessa società di consulenza ha conteggiato tra i 20/30 e i 60/70 milioni di euro i danni subiti per la carenza di controllo nel loro commercio.
IL RAPPORTO DELOITTE – Scrive poi oggi Repubblica che il paragrafo 5.4 del rapporto Deloitte, studio commissionato dal consiglio di amministrazione di Telecom Italia guidato da Franco Bernabè per far luce sulla gestione precedente, si occupa proprio della “consapevolezza del fenomeno” della la falsificazione delle sim card, grazie alle quali la società di telefonia ha potuto consolidare per anni una quota di mercato nei cellulari superiore a quella reale.
L’ipotesi è che Tim abbia intestato irregolarmente milioni di sim e, secondo la procura di Milano che indaga sulla vicenda, le abbia mantenute in vita con ricariche minime per restare leader in Italia della telefonia mobile. Il periodo preso in considerazione dal Rapporto Deloitte va dal 2005 al 2007 e per capire chi era a conoscenza del fenomeno i consulenti hanno passato in rassegna gli Audit interni (giugno 2005, settembre 2006 e luglio 2008) e le dichiarazioni rese alla procura di Vicenza da chi si occupava del business delle sim card. Gli audit hanno constatato che il sistema di controllo era «carente», se non «critico», mentre le dichiarazioni dei manager sembrano inchiodare alle loro responsabilità gli amministratori delegati che si sono succeduti in quegli anni, in particolare Riccardo Ruggiero. È lui il trait d’union nella gestione: nel 2005, il presidente era Marco Tronchetti Provera, che esce però a settembre 2006. Al suo posto arriva prima Guido Rossi (settembre 2006 — aprile 2007), poi Pasquale Pistorio. La gestione operativa, invece, è sempre nelle mani di Ruggiero, fino a dicembre 2007, data delle sue dimissioni.
IL FATTORE LUCIANI – A parlare di Ruggiero è anche Napoletone, alias Luca Luciani, responsabile “Sales” dal 2005 al 2008, nel verbale del 13 maggio 2009: «(Sapevano delle sim) certamente oltre a me e alla struttura da me dipendente anche i miei superiori, inclusi gli amministratori delegati succedutisi nel tempo. (…) Ruggiero diventa l’uomo forte dell’azienda. Impone una politica commerciale spinta ed esercita pressioni finalizzate all’incremento progressivo delle quantità commerciali di vendita. Solo a partire dalla seconda metà del 2007, l’attenzione aziendale vira dal volume al valore». Per Luciani, si prende atto del problema nel secondo semestre 2007, quando «si decise di imporre una maggiore pressione sui dealer sul rispetto della procedura». Più netto, Lucio Golinelli, dirigente responsabile dell’area Sales Consumer nel verbale del 26 febbraio 2009: il fenomeno «era noto in azienda fin dal 2000, si tratta di una conoscenza che definirei storica. (…) Rispondeva alla politica di tutte le società di telefonia mobile. Vi era l’interesse ad avere il maggior numero di clienti che generassero un minimo di traffico, da cui una forte spinta su volumi acquisitivi ingenti». Così anche Gabriele Della Vedova, responsabile “Sales support e process” nell’interrogatorio del 10 febbraio 2009: «La struttura centrale era perfettamente a conoscenza di fittizie intestazioni di schede a nomi di fantasia, come Pippo, Pluto, Paperino, per struttura centrale intendo l’azienda stessa, a partire dal Top management ».
- www.giornalettismo.com -