Care\i compagne\i,
oggi vorrei essenzialmente parlare della nostra crisi, di quella crisi che investe il nostro settore. Noi siamo attualmente in una fase dove il disagio giovanile italiano ci fa capire cosa davvero non funziona nel nostro Paese. Bisogna quindi cercare di dare una risposta a questa generazione che a differenza di quelle precedenti (dove pur prendendo coscienza prima o poi sapevano che un lavoro l'avrebbero trovato) non hanno a tutt'oggi sentore e speranza di vedere cambiata la loro realtà lavorativa.
Il dramma che stiamo vivendo è quello che abbiamo dei giovani di età superiore ai trenta, part-time o a quattro ore, che devono essere scolarizzati, formati ed indirizzati verso una tipologia lavorativa sempre più esigente e professionale che alla fine porta ad uno stipendio medio di circa 700 euro. Quindi si ha un rapporto tra lavoro e retribuzione che a 23/25 anni poteva soddisfare in parte l'esigenza personale del lavoratore, ma che andando avanti in età diventa decisamente insufficiente per poter arrivare a parlare di sicurezza economica e programmazione di un degno futuro.
Il vero problema che bisogna evidenziare è una cultura sbagliata che, ancora oggi, ci dice che in fondo il lavoro di call center è un' attività di passaggio, attività che i giovani, invece, non hanno nessuna voglia di lasciare anzi desiderano che sia riconosciuta e posizionata di diritto come lavoro stabile e sufficientemente retribuito.
La nostra responsabilità è quella di dover sensibilizzare la parte politica in quanto le problematiche non possono essere risolte solamente con gli strumenti sindacali. Il Governo non può essere assente e deve fare obbligatoriamente la sua fondamentale ed unica parte.
Parlando di incentivi statali tutti noi sappiamo che più ne vengono erogati e più ne abbiamo di bisogno, poichè una volta interrotti si va inevitabilmente in forte crisi. Il mezzogiorno d'Italia ha vissuto tantissimi anni con una misura strutturale che sotto un certo punto di vista ha consentito di tenere un quadro industriale non privo di tantissime difficoltà parallele ma che dei benefici aveva portato. Mi riferisco alla vecchia fiscalizzazione degli oneri sociali dove le imprese risparmiavano il 30% che veniva preso in carico dallo Stato. Tolta questa misura, nessuno ha mai provato ad immaginare un'altra soluzione che potesse aiutare un'impresa ad investire oppure un giovane a poter avere una qualsiasi garanzia di diritti ed occupazione.
La 407 è una dote a carico di ogni singolo lavoratore subordinato. Pertanto se un' azienda decide di avere questa dote sa perfettamente che legata ad essa ci sarà una sua unità produttiva. Non penso di sbagliare, cari compagni, che in una fase di crisi come questa se vogliamo evitare di distruggere il tessuto civile della nostra società bisognerà riuscire a far prolungare la nostra 407 nel tempo (3/4 anni) in modo da poter superare il lungo periodo di crisi per trovare dopo nuove e definitive soluzioni.
Sul nodo riguardante gli operatori telefonici e la delocalizzazione dei servizi, non possiamo permettere a nessuno che lavoro pregiato possa essere mandato all'estero. Ci sono attività che per tipologia devono fornire privacy e garanzia a tutti i cittadini italiani che comunicando dati sensibili come codici fiscali, coordinate bancarie, carte di credito o quant'altro devono essere tutelati ed avere la certezza che le loro informazioni rimangano realmente, qui, nel nostro Paese.
Su questa partita il sindacato non farà sconti a nessuno. In Italia non può venir meno il rapporto di fiducia tra cittadino ed azienda. Un rapporto che l'organizzazione sindacale coadiuvata dagli organi competenti sulla privacy deve assolutamente garantire e rendere più trasparente possibile.
Un'altro elemento con cui dobbiamo provare a difenderci è quello di far valere una sorta di clausola sociale a garanzia di ogni singolo lavoratore. Avere la certezza che alcune commesse non si spostino dal territorio di competenza è uno dei fattori essenziali da proporre quando si andrà a discutere il contratto nazionale delle telecomunicazioni. Ottenere questo significa impegnare l'azienda appaltante ad avere, si, le sue libertà ma ad immaginare che sul nostro territorio deve soddisfare le proprie esigenze. A me sembrerebbe già tanto ottenere garanzie di questo tipo, molto utili a determinare elementi di protezione sociale-territoriale di questa nostra gente.
NOTA DI REDAZIONE:
Si precisa che l'intervento del Segretario Generale Emilio Miceli (circa 60 minuti), è stato molto più articolato, ricco di notizie, ragionamenti e dovizia di particolari di quanto non si evince dalla breve sintesi fatta sul blog. Sarà mia cura, nei prossimi giorni, postare le altre dichiarazioni fatte dal Nazionale e che hanno interessato contratti, servizi postali ed emittenza.