06 febbraio 2011

Susanna Camusso: "Dobbiamo lottare contro l'idea che siamo tutti corpi da poter comprare"

Si sofferma sull'uso politico delle parole che è stato fatto nelle ultime settimane in Italia: «È insopportabile l'uso delle parole che si sta facendo - ha detto la Camusso - per parlare di un signore 74enne, si parla delle ragazzine diciottenni». Secondo la Camusso è stata sottovalutata la questione dei ricatti al premier. «È più facile parlare di velinismo - ha aggiunto - che non della ricattabilità del presidente. Bisogna avere il coraggio di ammettere che questo Paese con la sessualità ha un grande problema». La Camusso si è poi schierata a difesa della dignità femminile e ha aggiunto: «Mi piacerebbe un Paese in cui le donne siano viste come persone che pensano e non utilizzate come merce di scambio». La Camusso, ha poi indicato, a non lasciar cadere gli inviti e le idee che sono partite dal palco di Milano, e ha aggiunto: «Dobbiamo tessere un filo che da qui vada fino alle piazze del 13 febbraio, fino alle piazze dei lavoratori che chiederanno tutti insieme al presidente di dimettersi. Perchè c'è una Italia diversa che ha bisogno di ritrovare un linguaggio comprensibile e che crede nel suo futuro».

«Quando diciamo Berlusconi si dimetta per avere un Paese più giusto abbiamo in mente non solo la giustizia intesa come corretto funzionamento della magistratura ma come giustizia sociale, ciò che fa di ognuno di noi un cittadino». Camusso ha sottolineato come da oltre due anni «il tratto costante è stato quello di dividere: dividere i lavoratori, gli uomini dalle donne, gli italiani dagli stranieri, gli studenti da chi regola l'istruzione. Siamo stati costretti a guardare al povero come a un perdente, alla disoccupazione come a un numero». Secondo il leader della Cgil occorre ritrovare «parole antiche» come «diritti, responsabilità, doveri, rispetto». Bisogna riscoprirsi come «persone e non corpi divisi dalle menti, persone e non oggetti in vendita. Dobbiamo parlarci tra di noi perchè c'è uno straordinario bisogno di unità. C'è un Paese - ha aggiunto Camusso - che forse non è migliore ma vuole essere più giusto». «Questa - ha concluso Camusso spiegando il senso della sua presenza all'iniziativa - è una platea di lavoratori e forse bisognerebbe tirare il filo che il lavoratore è un cittadino e vorrebbe che il lavoro fosse riconosciuto e fosse un diritto».