(esame dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/6/CE che modifica la direttiva 97/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari (atto n. 313) )
Prima ancora che prendesse il via la discussione sulla liberalizzazione del mercato dei servizi postali, la nostra organizzazione era già convinta del fatto che l'apertura del mercato e l'arrivo di operatori concorrenti, oltre che garantire un miglior servizio ai cittadini, offrisse l'opportunità di creare nuove occasioni di lavoro, inoltre, sostenevamo con forza l’idea che la liberalizzazione servisse soprattutto a Poste Italiane, per consentirle di sviluppare sempre più la propria capacità di offrire prodotti di qualità e soprattutto per entrare definitivamente in una logica di competitività che non è solo ormai nazionale, ma internazionale. Ed è evidente che se non ci si misura fino in fondo sul mercato interno non ci si abitua a competere sui mercati internazionali.
L'auspicio per una veloce applicazione della Direttiva europea, andava però di pari passo con la preoccupazione, che si è nel tempo purtroppo confermata, che la liberalizzazione di questo settore, in Italia, avrebbe arrancato a causa delle vecchie resistenze, che da sempre alimentano nel nostro paese il carattere corporativo del sistema economico.