In Telecom Italia si respira un clima sempre più teso, nonostante ci siano tutti gli elementi per guardare con più ottimismo al futuro. L’azienda è uscita dalla fase di crisi, non è più nel giogo di Telefonica, è tornata agli utili e ai dividendi, ha un progetto di crescita sostenibile grazie alla fibra, ha denaro a bassissimo tasso d’interesse, ed ha un quadro sul lavoro di ampia scelta. Ma nonostante questo l’azienda insiste sullo spezzatino (societarizzazione) e sulla chiusura delle sedi, che non ha ragioni, se non quelle di far pagare ai lavoratori l’esito del referendum. Piuttosto che guardare alle proprie responsabilità Telecom, continua a SCARICARE SUI SINGOLI LAVORATORI LA DISASTROSA (DIS)ORGANIZZAZIONE AZIENDALE. Questo era l’obiettivo dell’ipotesi di accordo sul Caring e dell’attuale subdolo tentativo che sta attuando in Open Access. Abbiamo già denunciato situazioni di palese controllo della produttività individuale, costruito evidentemente e illegittimamente attraverso i sistemi informatici, abbiamo segnali di un aumento delle pressioni individuali sugli addebiti U009 e addirittura qualche zelante dirigente si è inventato un indice di produttività individuale (IPOA) come se i tecnici fossero liberi professionisti. Nel Caring, fallito il blitz sul controllo produttivo, lo scontro su societarizzazione e chiusure sedi è ancora aperto, le condizioni di lavoro peggiorano sempre di più: zero off-line per concludere le pratiche, zero pause, zero secondi tra una chiamata e l’altra, zero formazione, zero back office e trasparenza sui flussi di chiamate. Nel frattempo l’azienda presenta da sola il piano industriale e le assunzioni, sostenendo che applicherà la solidarietà espansiva. Con chi la concorderà ? con quali tutele per i lavoratori ? chi pagherà ? Tanti, troppi segnali in Telecom e nei Call Center che c’interrogano su quale ruolo deve esercitare un sindacato realmente rappresentativo. Sottostare ai continui ricatti ? Quale sarà la prossima deriva? lavorare per pochi spiccioli e a condizioni inaccettabili ? Purtroppo le divisioni sindacali si moltiplicano e le aziende ringraziano, ma si ricordino che, pace sociale e sacrifici per i soli lavoratori, senza obiettivi condivisi, prima o poi, non stanno insieme.
Comunicato 30 marzo 2015
Da un po’ di tempo sul nostro territorio si susseguono comunicati, assemblee, incontri, sul tema del Caring.
Non è nostro costume commentare o delegittimare le iniziative delle altre OO.SS. confederali, ma purtroppo, dobbiamo rilevare che a distanza di 2 mesi dal referendum, si fatica a prendere atto dell’esito del voto che, per noi resta il punto da cui ripartire se si vuole veramente contrastare la societarizzazione annunciata dall’AD di Telecom Italia.
Per far ciò sarebbe bene cessassero tutte le azioni che hanno come scopo di spiegare ai lavoratori che non hanno capito l'accordo o che sono stati influenzati dalle RSU dissidenti della Slc-CGIL. Rappresentare i lavoratori non può tradursi nello spiegargli che hanno sbagliato ad esprimere il loro voto.
Noi perseguiamo lo scopo, conseguente al voto, di riaprire la trattativa con Telecom. Noi vogliamo tornare a discutere i termini dell'accordo, vogliamo trattare sulla base dell'esito del referendum e scongiurare la societarizzazione che, vorremmo ricordarlo, finché non sarà deliberata dal CDA e poi messa in campo operativamente può essere evitata.
Questo va fatto, questa deve essere la strada maestra per tutti. È necessario avviare il percorso trovando soluzioni alternative in grado di conciliare i diversi interessi in campo dei lavoratori e dell'azienda.
Per far ciò è necessario innanzi tutto sgombrare il campo da tutto il resto. Non aiuta la denigrazione perpetrata da chi il referendum l'ha perso, e non aiuta che l'azienda parli di solidarietà espansiva lasciandosi “scappare” date e percentuali. Senza un accordo col sindacato Telecom non può procedere a nessuna solidarietà. Noi consideriamo impraticabile questo strumento in assenza di congrua integrazione salariale. Non si può, tra l'altro, neanche immaginare una applicazione della solidarietà espansiva prima di aver trovato una soluzione che eviti la societarizzazione del Caring.
Fare sindacato non è scaricare la responsabilità sui lavoratori praticando l'immobilismo.
Dobbiamo e vogliamo insieme agli altri soggetti in campo farci carico delle istanze che il Referendum ci ha consegnato.
Noi siamo pronti. È più che mai necessario aprire un tavolo che, partendo dal piano industriale, discuta del futuro di Telecom e scongiuri la societarizzazione, per altro in esso non prevista.
A gran voce chiediamo alle altre OO.SS. di smetterla di perder tempo, usciamo da questa fase di immobilismo, se davvero non si vuole la societarizzazione procediamo unitariamente, facciamolo nel rispetto dei lavoratori e del loro voto.
La RSU ed il Coordinamento Regionale Sicilia