01 aprile 2015

Call center, i sindacati a Renzi: "Cambiare subito le regole del settore"

di Federica Meta
Un intervento legislativo efficace per evitare la perdita di posti di lavoro. È l’appello che lanciano i sindacati all’indomani della presentazione dell’indagine conoscitiva sui call center presentata dalla commissione Lavoro della Camera.

“Il combinato disposto dell’assenza delle clausole sociali, presenti in tutti gli altri Paesi Europei, e degli incentivi per la nuova occupazione stanno producendo una sistematica sostituzione dell’occupazione esistente con cambi di appalto sui servizi in essere che hanno generato già migliaia di esuberi – sottolinea Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil - Aver deciso di incentivare le assunzioni ha avuto come conseguenza, nello specifico del settore, che le aziende che si presentano ex novo alle gare, con personale che costa oltre il 30% in meno rispetto a chi già gestisce il servizio, vincono gli appalti escludendo il personale che garantisce il servizio stesso. Le Gare del comune di Roma e Milano, Fastweb, Poste Italiane, Enel hanno già prodotto migliaia di esuberi”.

Per Azzola in assenza di un intervento legislativo in questa direzione “nei prossimi mesi assisteremo alla sostituzione di tutto il personale che opera nei call center  generando drammi sociali in tutta la penisola”.

“Il Governo non può restare insensibile a questa situazione e l’annuncio fatto dal ministro Poletti nell’audizione al Senato alcuni giorni or sono e l’impegno del sottosegretario Teresa Bellanova a inserire clausole sociali nel settore deve tradursi nel più breve tempo possibile in una norma di legge – continua i sindacalisti - Un intervento che, da solo, sarebbe in grado di modificare il modello industriale su cui oggi è fondato il mondo dei Call Center, garantendo un migliore livello di qualità del servizio ai clienti, una ripresa degli investimenti sulle nuove tecnologie la garanzia della continuità occupazionale del personale occupato”.

“Decidere di non intervenire condannerebbe i lavoratori ad un futuro già scritto e il Paese ad avere servizi di scarsissima qualità – conclude Azzola - Insieme al rispetto della legge sulle delocalizzazioni, che assegna al clienti la facoltà di scelta sulla localizzazione dell’operatore che interviene sui propri dati, tali interventi collocherebbero finalmente l’Italia al pari degli altri Paesi europei”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Uilcom. “Se il Governo vuole fattivamente dimostrare, come invece ufficialmente dichiara, di avere veramente a cuore i Call Center e gli 80mila lavoratori e lavoratrici che vi operano – spiega il segretario nazionale, Fabio Gozzo - non c’è più tempo da perdere ed è necessario un provvedimento di legge immediato che metta in atto contemporaneamente , oltre alla già attuata riduzione dell’Irap, alcune azioni sistemiche già emerse al tavolo aperto al Mise da oltre un anno , che lo studio presentato puntualmente ha evidenziato”.


“Considerata la peculiarità del comparto che opera esclusivamente su commesse di terzi, si tratta di indirizzare gli incentivi del job act anche, e soprattutto, verso il mantenimento dell’occupazione, piuttosto che sulla creazione di nuova; di configurare per i cambi di appalto “clausole sociali” – sottolinea Gozzo - di indirizzare le gare pubbliche , e quelle di aziende controllate dallo stato o che operano su concessione, verso il criterio “dell’offerta economicamente più vantaggiosa” invece del “massimo ribasso”; per contrastare le delocalizzazioni, di rendere effettivo da subito quanto previsto dall’art. 24bis del D.L. 83/2012 finora rimasto clamorosamente inapplicato”.