19 gennaio 2018

Tim:Accordo Programma per il rinnovo del CCNL Telecomunicazioni

Si è conclusa la consultazione delle lavoratrici e lavoratori sull’ipotesi di Accordo di Programma per il rinnovo del CCNL Telecomunicazioni sottoscritta il 23 novembre 2017. La consultazione ha registrato esito positivo con 36507 votanti, 1035 astenuti, 25621 favorevoli e 9851 contrari con una percentuale di favorevoli pari al 72,23% a fronte del 27,77 % di contrari. In considerazione di quanto sopra le Segreterie Nazionali SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL hanno provveduto a comunicare ad ASSTEL il positivo scioglimento della riserva sull’ipotesi di accordo che pertanto assume piena efficacia. Le Segreterie Nazionali SLC CGIL - FISTEL CISL - UILCOM UIL esprimono soddisfazione per l’esito della consultazione che vede confermata la centralità del CCNL e si impegnano fin da subito per l’avvio del percorso che permetta di definire ed inviare la piattaforma per il rinnovo del prossimo CCNL, così come fissato dall’Accordo di programma.
Roma, 18 gennaio 2018

Tim e solidarietà espansiva


Un capitolo a parte riguarda la solidarieta' espansiva, strumento che Telecom Italia sarebbe tra i primi a proporre ai dipendenti per assumere circa 2000 persone. Si tratta di 20 minuti al giorno per tutto il personale. La solidarieta', si precisa nelle slide, dovrebbe iniziare a marzo, mentre le assunzioni sono previste da luglio prossimo. Secondo calcoli dei sindacati, i 20 minuti al giorno corrispondono a un monte di ore risparmiate di quasi quattro milioni in un anno. Considerato un costo lordo per ora lavorata di 60 euro, si arriva a risparmio di circa 240 milioni l'anno. Inoltre la solidarieta' espansiva, hanno aggiunto i sindacati, non prevederebbe un termine e si tradurrebbe dunque in un taglio fisso del costo del lavoro.

Contratti di solidarietà espansivi (www.cliclavoro.gov.it)

I contratti collettivi aziendali, stipulati ai sensi dell’articolo 51 del decreto legislativo n. 81 del 2015, possono prevedere un incremento di occupazione tramite una riduzione stabile dell'orario di lavoro e della retribuzione dei dipendenti già in forza presso l’azienda.
I contratti di solidarietà espansivi, infatti, a differenza di quelli difensivi, nati per fronteggiare alle crisi aziendali ed evitare conseguentemente la riduzione del personale, hanno come finalità di agevolare nuove assunzioni nel caso di aziende in espansione.
In questi casi ai datori di lavoro è concesso, per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato un contributo a carico dell’INPS per ogni mensilità di retribuzione, pari per i primi dodici mesi, al 15 per cento della retribuzione lorda prevista dal contratto collettivo applicabile. Per ciascuno dei due anni successivi il contributo è ridotto, rispettivamente, al 10 e al 5 per cento.
L'art. 41 del Decreto Legislativo n.148/2015 riconosce poi una specifica agevolazione per i datori di lavoro che assumano lavoratori tra i 15 e i 29 anni, durante i primi tre anni del contratto e comunque non oltre il compimento del ventinovesimo anno di età del lavoratore. In questi casi la quota di contribuzione a carico del datore di lavoro è dovuta in misura corrispondente a quella prevista per gli apprendisti.
Per usufruire di questi benefici, il datore di lavoro non deve:
Aver ridotto il personale o effettuato sospensioni in regime di CIGS nei dodici mesi precedenti all’assunzione
Ridurre nell’unità produttiva la percentuale della manodopera femminile rispetto a quella maschile - o di quest'ultima se inferiore -  a meno che ciò sia espressamente previsto dal contratto collettivo aziendale per compensare una disparità di genere.
Inoltre è previsto un ulteriore vantaggio normativo, oltre a quello contributivo: i lavoro assunti a tempo indeterminato sono esclusi dal computo dei limiti numerici previsti da leggi e contratti collettivi ai soli fini dell'applicazione di norme e istituti che prevedano l'accesso ad agevolazioni di carattere finanziario e creditizio.
Possono essere coinvolti in tali processi di turnover generazionale i lavoratori che abbiano un’età inferiore a quella prevista per la pensione di vecchiaia di non più di ventiquattro mesi e abbiano maturato i requisiti minimi di contribuzione per la pensione di vecchiaia.
Ai lavoratori che accettino di trasformare il proprio orario di lavoro da full-time a part-time (non superiore al 50% dell’orario precedentemente svolto) spetta un trattamento di pensione cumulabile con la retribuzione nel limite massimo della somma corrispondente al trattamento retributivo perso al momento della trasformazione. La cumulabilità durerà fino al momento della completa quiescenza, ferma restando negli altri casi la disciplina vigente in materia di cumulo di pensioni e reddito da lavoro.
I contratti di solidarietà espansivi devono essere depositati presso l'ITL territorialmente competente che accerterà l’effettiva corrispondenza tra la riduzione concordata dell'orario di lavoro e le assunzioni effettuate prima di concedere l’agevolazione contributiva.
Il D. Lgs. 185 del 24 settembre 2016 ha introdotto la possibilità di trasformazione dei contratti di solidarietà difensivi in contratti di solidarietà espansivi per incrementare le assunzioni, favorire l’inserimento di nuove competenze e il ricambio generazionale. Tale trasformazione, che deve avvenire rispettando i presupposti dei contratti di solidarietà espansivi, può riguardare solo i contratti di solidarietà difensivi in corso da almeno 12 mesi e quelli stipulati prima del 1° gennaio 2016, a condizione che la riduzione dell’orario di lavoro non sia superiore a quella precedentemente concordata. I lavoratori riceveranno un’integrazione salariale pari al 50% di quella prevista prima della trasformazione del contratto con obbligo a carico del datore di lavoro di integrare tale trattamento fino alla misura dell’integrazione salariale originariamente prevista, tenendo presente che tale integrazione non è imponibile ai fini previdenziali.


Telecom Italia, nel piano fino a 7.500 esuberi


Settimane caldissime per Telecom Italia, alle prese innanzitutto con il piano industriale da mettere a punto entro la presentazione prevista a marzo, mentre nei prossimi giorni saranno riavviate le procedure per la joint venture con Canal Plus, come stabilito nel Cda  per venire incontro ai rilievi mossi dalla Consob e dalle minoranze.
Ieri intanto si è aperto l'atteso tavolo dell'azienda con i sindacati sul piano cosiddetto di turnover generazionale, un tassello importante dello stesso piano industriale al 2020.
Sul fronte occupazionale, secondo le prime indiscrezioni, le richieste di Telecom ricalcano in parte le ipotesi circolate negli ultimi giorni. Da una parte i potenziali esuberi sono meno dei 10mila ipotizzati nello scenario più "estremo", ma si tratta comunque di una discreta cura dimagrante per il colosso italiano delle tlc oggi targato Vivendi.
In particolare, secondo la proposta che Telecom ha messo sul tavolo delle trattative, l'azienda indica 4mila prepensionamenti ex articolo 4 della legge Fornero, elevabili a 5mila, da attuare entro la fine del 2018. A questi si aggiungono fino a un massimo di 2.500 esodi incentivati entro il 2020. Il totale quindi si attesta fra 6.500 e 7.500 unità. Inoltre sono previste 2mila assunzioni, che andrebbero però finanziate con 20 minuti al giorno di solidarietà espansiva per tutto il personale. In mancanza di un accordo entro la data di presentazione del piano (6 marzo) Telecom potrebbe procedere con "soluzione autonome", si pensa cassa integrazione.
La riunione odierna ha visto la partecipazione di una folta delegazione sindacale, considerando che il solo coordinamento delle rappresentanze aziendali nazionali conta 71 persone. La controparte aziendale è Agostino Nuzzolo, manager che ricopre ad interim la responsabilità delle risorse umane dopo l'uscita di Francesco Micheli.
Da parte loro, SLC-CGIL, FIStel-Cisl e Uilcom, a fronte del piano esposto da Telecom, hanno dichiarato "la propria disponibilità al confronto di merito fermo restando la necessità di approfondimenti e risposte adeguate su tutte le tematiche, ivi incluso la strategicità della tenuta del perimetro aziendale a partire dalla rete" e "livelli idonei degli investimenti atti a sostenere credibilmente il piano strategico 2018-2020".
Al momento non è confermata l'ipotesi di un costo del piano quantificato per l'azienda in 700 milioni.
Intanto si sono fatti vivi anche i piccoli azionisti dell'Asati, esprimendo soddisfazione in un comunicato per le decisioni prese dal Cda. L'associazione esprime apprezzamento per il lavoro "straordinario" svolto dal collegio sindacale, della Consob e dei consiglieri indipendenti di Telecom Italia nall'affaire della joint venture che la compagnia intende realizzare con Canal Plus. "Apprendiamo positivamente che l'offerta convergente di contenuti video è ritenuta dal CdA uno degli elementi principali del piano strategico 2018-2020 e che il Comitato per il controllo e i rischi sarà chiamato a esprimersi sulla joint venture tra Tim e Canal+ attraverso un parere vincolante su interesse, convenienza e congruità delle condizioni dell'iniziativa. Tale accordo, anche se espone Tim a un impegno economico non trascurabile, è da intendersi positivo visto che accresce l'offerta di servizi per i clienti, sollecitando anche il mercato della connettivita". Asati conclude invitando tutto il "governo" di Telecom ad assumere "decisioni di interesse per tutti gli azionisti, compresi quelli di minoranza e compresi i moltissimi dipendenti azionisti che costituiscono certamente il miglior esempio di appartenenza".