di SARA BENNEWITZ
I licenziamenti non sono la soluzione ai problemi delle grandi aziende italiane. Perché dopo anni di tagli e risparmi, il costo del lavoro incide poco rispetto ai ricavi anche se questi continuano a crollare. Nel caso di Telecom Italia il male peggiore è il debito ed essendo un azienda di servizi, i suoi lavoratori o costano poco o danno al gruppo un grande valore aggiunto. Nel primo semestre, il fatturato a domestico del colosso telefonico è crollato del 10,4% e i costi del personale sono stati tagliati del 7%, ma rappresentano solo il 18% dei ricavi generati a livello nazionale, tanto che il gruppo mantiene un rapporto tra mol e fatturato del 48,5%. In Brasile, invece, i ricavi e le assunzioni crescono, ma il costo del lavoro rappresenta solo il 5% dei ricavi e la redditività carioca è la metà di quella italiana: il 25,4%. Anche l’Argentina cresce, ma il lavoro rappresenta il 14,8% del fatturato e la redditività sui ricavi è del 28,4%. Morale: se anche i dipendenti tricolori costano di più e il Paese non cresce, i soldi veri la Telecom li realizza sempre con le bollette degli italiani, dato che la metà di quello che incassa si trasforma in margine lordo.