Sono Alexander Beraki di Nuove Generazioni CGIL, ma non parlerò dei problemi dei “nuovi italiani” o seconde generazioni che dir si voglia o dei giovani immigrati in Italia, il compagno Abdessamad ha già fatto un ritratto abbastanza completo del rapporto tra figli di immigrati e mondo del lavoro; oggi vi parlo di un male che attanaglia il nostro paese, un problema sottovalutato da forze politiche e alcune rappresentanze del mondo sindacale, una di quelle che a mio avviso è causa di conflitto sociale, parlo delle DELOCALIZZAZIONI.
A seguito della circolare n. 17 del ministro Damiano, del 14 giugno 2006 si è avviato un processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Migliaia di giovani, soprattutto meridionali, hanno finalmente potuto contare su un lavoro a stabile e a tempo indeterminato.
A quelle condizioni sono stati fissati contratti di appalto tra le committenti, che operano grazie a licenze/concessioni pubbliche (telecom, Sky, Alitalia, Vodafone, Wind) e le aziende che operano per loro conto, i cosiddetti outsourcer e nel determinare il valore della commessa si teneva conto del costo del lavoro alle condizioni date.
Oggi il costo del lavoro è salito per il venire meno dei benefici e viceversa i contratti stipulati tra le committenti e gli outsourcer continuano ad essere fissati al massimo ribasso. Il valore delle commesse scende ed il costo del lavoro sale in attività human intensive (ad alta intensità di manodopera)
Chi ne paga le conseguenze è quindi il lavoratore dipendente.
Non esiste una legge in questo settore di attività che, a tutela del lavoratore e quindi a salvaguardia del costo del lavoro, fissa le regole attraverso le quali possono essere aggiudicate le commesse. In questo settore di attività gira una infinita quantità di denaro liquido in assenza di regole ed in un settore di attività finanziato anche attraverso contibuti pubblici (488 del 92 e 407 del 90)
Le committenti, che operano dietro licenze pubbliche o concessioni, pur di trarre il massimo profitto e spingendo sempre più verso un massimo ribasso delle commesse, in cui non si tiene conto del costo del lavoro, stanno nei fatti inducendo le aziende utilizzatrici a polverizzare le proprie attività e a delocalizzare all’estero.
La prima ad aver avviato tale iniziativa è stata Alitalia che ha nei fatti trasferito il 50% dei propri customer service in Albania e da li in poi si è determinato un effetto domino. Sky ha da poco trasferito quasi tutte le proprie attività di customer in Albania avviando il medesimo processo e Vodafone a quanto pare si accinge a delocalizzare in Romania ed ha già inviato i propri formatori ed i propri manager all’estero per l’attivazione di queste attività
Non si tiene conto, inoltre, che quando questi servizi vengono gestiti dall’estero le banche dati , compreso numero di carta di credito o di conto corrente, di migliaia di italiani vengono gestiti senza nessuna vera garanzia in quanto operano imprese il cui personale non è vincolato alla disciplina di cui alla legge 196/2003.
Noi ci siamo fatti sostenitori di due iniziative pubbliche, la prima invitando tutti gli utenti a diffidare Sky dall’utilizzo dei dati personali all’estero , raccogliendo migliaia di adesioni e la seconda attivando un gruppo fb che emblematicamente è stato chiamato : Sky de localizza, io diffido e che domani potrebbe chiamarsi Vodafone de localizza io diffido e cosi via.
Le multinazionali tengono sotto scacco migliaia di giovani lavoratori, disposti a cedere sul piano della dignità per mantenere il proprio posto di lavoro.è quello contro cui si è dovuta scontrare la mia segreteria tempo fa, quando abbiamo condotto una dura battaglia contro Vodafone e il suo Mass recording , ovvero la registrazione di massa delle chiamate, l'azienda asseriva che fosse l'unico modo per verificare la qualità degli operatori e vi assicuro, non è una citazione da “1984” di Orwell.
L'azienda minacciava il sindacato di sottostare al proprio diktat, altrimenti avrebbe trasferito grandi volumi di lavoro all'estero.Ovviamente non abbiamo accettato il ricatto e abbiamo portato avanti una dura lotta, dal quale abbiamo ottenuto discreti risultati, visto che per noi la dignità del lavoratore è prima di tutto quella dell'essere umano.
L'emorragia di occupazione giovanile verso l'estero causa un bruttissimo fenomeno di tensione e conflitto sociale.oggi si è parlato tanto di conflitto verticale/generazionale, ci volevano indottrinare e portarci allo scontro con i nostri padri, troppo attaccati alle loro poltrone perchè i figli possano affacciarsi seriamente al mondo del lavoro, inutile sarebbe che io mi soffermassi su quest'aspetto, visto che oggi i rappresentanti delle varie associazioni, in maniera più che competente hanno demolito questa assurda tesi, io vorrei farvi pensare ad un tipo di conflitto orizzontale, che colpisce italiani e “Nuovi italiani”, siamo ancora all'archetipo del giovane straniero o giovane di seconda generazione che rende spietatamente serrata la competizione lavorativa e non permette al giovane italiano di trovare una propria collocazione nel mondo del lavoro.
Ne abbiamo avuto la misura con la campagna “l'Italia sono anch'io”quanto i giochi di alcune forze politiche a mantenere determinate chimere vive e alimentati dagli sproloqui di alcuni volti noti come Grillo o Rutelli, quest'ultimo addirittura descrivendo scenari mitologici in cui, orde di donne africane sarebbero venute a partorire in Italia una volta saputo dello Ius soli (vada il caro Rutelli a leggersi le proposte di legge della campagna prima di rilasciare dichiarazioni alla stampa), abbiano ancora di più generato conflitto sociale in un momento delicato come questo per il nostro paese.
Concludo invitando le forze politiche a non sottovalutare il fenomeno delle delocalizzazioni, un fenomeno che periodicamente lascia senza un occupazione migliaia di giovani in Italia, non tutti comprendono le vere ragioni di questo disastro e la ricerca del bersaglio a cui addossare tutte le cause del disagio è quanto di più semplice possa avvenire, fermiamo le delocalizzazioni e arginiamo il conflitto sociale tra ITALIANI e ITALIANI.
Grazie
Alexander Hilal Beraki