31 luglio 2014

Almaviva: Tripi, pronti a investire 40 mln in 4 anni

Per Almaviva e' tempo di decisioni importanti. Il gruppo che offre servizi Ict e soluzioni basate su cloud computing oltre che outsourcing di servizi crm ha definito un nuovo piano industriale e martedi' sera ha avviato un tavolo di confronto con il governo in particolare sul settore crm. Il gruppo, scrive MF, chiudera' l'esercizio a settembre con un fatturato in aumento rispetto ai 700 milioni dello scorso anno e con una marginalita' in netta crescita grazie alle performance del Brasile. "Siamo pronti anche a rilanciare gli investimenti", spiega l'amministratore delegato del gruppo Marco Tripi, "ma chiediamo un impegno affinche' vengano fatte rispettare le leggi gia' esistenti e che oggi i nostri concorrenti non rispettano". All'incontro di martedi' "abbiamo presentato e illustrato il nostro piano industriale che si basa su tre punti: internazionalizzazione, innovazione e Italia. Il business all'estero sta dando grandi soddisfazioni. In Brasile cresciamo da due anni a un tasso superiore al 50%. Quest'anno si e' chiuso con 200 milioni di ricavi e il prossimo esercizio contiamo di arrivare a 300. Il tutto con una marginalita' del 20%. Abbiamo anche aperto una sede in Colombia e stiamo lavorando per aprire in Sudafrica", spiega Tripi. "Sull'Italia abbiamo fatto un ragionamento molto chiaro al governo. Il contesto macroeconomico e' difficile. Solo negli ultimi tre mesi hanno chiuso diversi nostri concorrenti lasciando senza lavoro migliaia di persone. Abbiamo chiesto che vengano fatte rispettare le leggi in vigore, senza chiedere provvedimenti nuovi o aiuti", afferma l'ad. "Il nostro obiettivo di piano e' quello diventare tra le prime cinque aziende al mondo nel crm di un mercato che vale 60 miliardi di euro. Abbiamo bisogno che le leggi vengano rispettate", continua Tripi, aggiungendo che "tramite i contratti di sviluppo saremmo pronti a investire 30-40 milioni nei prossimi quattro anni nel Sud.

COMUNICATO SINDACALE: BRITISCH TELECOM E ACCENTURE

Roma 31 Luglio 2014
Dopo la rottura del tavolo all’UIR tra BT Italia e Accenture per la risoluzione anticipata del contatto di partnership per la gestione dei servizi al cliente, le due multinazionali si palleggiano le responsabilità sul futuro dei 262 lavoratori di Palermo.
Le due multinazionali, che fatturano nel nostro Paese centinaia di milioni di euro e che hanno rapporti commerciali con la Pubblica Amministrazione, non possono pensare di fare impresa nel nostro Paese con forme di “banditismo medievale”.
Le Segreterie Nazionali sostengono la lotta dei lavoratori di Accenture/BT nella loro azione di protesta a difesa dell’occupazione e scendono al loro fianco con tutte le iniziative sindacali, politiche, istituzionali e legali per portare alla ragione le due aziende, responsabili di una insopportabile violenza sociale nei confronti di centinaia di famiglie.
I lavoratori di Accenture/BT sono rimasti vittime di faide personali tra gruppi di potere “ dirigenti di entrambe le società” che si contendono retribuzioni milionarie pensando di portare ai vertici delle loro aziende lo scalpo dei lavoratori. Sappiano che questo squallido tentativo di arricchirsi - paventando risparmi inesistenti - passando per la risoluzione del contratto e il licenziamento dei lavoratori non passerà!!
L’atteggiamento responsabile del Sindacato Confederale è terminato, non consentiremo che nel mese di Agosto si consumino centinaia di licenziamenti nell’indifferenza generale; in questo mese terremo alta la soglia di attenzione con presidi presso le istituzioni, sarà organizzata una pesante campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per denunciare il comportamento delle due multinazionali, si chiederà l’intervento del Governo per evitare l’assegnazione di commesse ad entrambe le aziende e la predisposizione degli uffici legali per la vertenza legale.
Le Strutture territoriali e nazionali restano a disposizione dei lavoratori anche durante il periodo estivo e sono contattabili in qualsiasi momento per monitorare la situazione ed evitare blitz estivi che crediamo siano stati ampiamente e preventivamente programmati.
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

Eni: accordo per Gela e Porto Marghera

Dopo la rottura di ieri sera al ministero dello Sviluppo Economico, oggi i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno raggiunto un accordo con l'Eni e il Governo sulle prospettive dei siti industriali Eni di Gela e Porto Marghera.

“Tre i risultati che ci prefiggevamo - commenta Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil - : il rispetto degli accordi sottoscritti per i siti di Gela e Marghera; l'apertura della fabbrica con il coinvolgimento dell'indotto nelle manutenzioni; la ripresa del confronto, stavolta ad impianti aperti. Rimane inalterata tra noi e l'Eni – prosegue Miceli – la distanza sulle prospettive industriali dell'impianto di Gela, ma adesso è chiaro che il confronto dovrà necessariamente partire dall'intesa del 2013”.

“Noi a quell'accordo – conclude il leader sindacale - non rinunciamo, perché lega i processi di estrazione a quelli della raffinazione in un ciclo industriale virtuoso. Ora l'ultima parola, come sempre, spetta ai lavoratori”.

“E’ un cambio di rotta significativo, frutto della lotta di queste settimane dei lavoratori e del sindacato, che dà  speranza e prospettive a un intero territorio”: è il commento dei segretari generali della Cgil Sicilia, della Filctem regionale, della  Cgil di Caltanissetta e della Fiom Sicilia. In una nota congiunta Michele Pagliaro, Giuseppe D’Aquila, Ignazio  Giudice e Roberto Mastrosimone sottolineano la parte dell’intesa che considerano la più importante, che è stata al centro della lunghissima trattativa con Eni, al Mise: quasi 24 ore.

“Viene sottoscritta la validità dell’accordo del 2013 - rilevano -, e nelle more della definizione del negoziato territoriale sulle prospettive future del sito vengono avviate le manutenzioni per il ripristino dell’efficienza operativa della Linea 1. Questo- sottolineano- significa fare ripartire la raffineria, tornare al lavoro e , cosa significativa, vale anche per l’indotto, affinchè sia salvaguardato anche attraverso processi di riqualificazione”. Per i quattro sindacalisti “è una vittoria netta, con un passo indietro dell’Eni, e certamente lo dobbiamo all’impegno messo in campo dalle nostre strutture con i loro massimi vertici”.  “Questo- sottolineano però- non significa che la partita si chiude qui, perché a settembre si avvierà il confronto sulle prospettive strategiche del sito di Gela con il coinvolgimento delle strutture territoriali. Si disegnerà, insomma, il futuro del sito industriale. Dal canto nostro vigileremo - concludono - perché questa vertenza segni l’inizio di una  nuova politica industriale in Sicilia, dei grandi gruppi e dei governi nazionale e regionale”.


COMUNICATO STAMPA UNITA'

Nella sede de l’Unità in questo ore di sconcerto, la rassegnazione rischia di prendere il sopravvento.
L’Unità oltre alla sua storia è «testarda», ed ancora una volta proviamo con una proposta di essere protagonisti attivi del nostro futuro.
Nelle ultime 24 ore la solidarietà verso l’Unità ci ha resi orgogliosi di farne parte, pensiamo di chiedere agli azionisti ed al Pd di dimostrare di voler dare un futuro a questo quotidiano.
Noi proponiamo di lavorare gratuitamente, nonostante negli ultimi tre mesi il nostro lavoro non è stato retribuito, per tutto il periodo necessario ad una soluzione positiva della vertenza e chiediamo agli azionisti e al Pd di garantire l’uscita della testata fino al raggiungimento della soluzione.
Gli attestati di stima ci piacerebbe tradurli in un percorso vero che significhi avere sempre in edicola il nostro giornale.

I Poligrafici de l’Unità

29 luglio 2014

LAVORATORI DI ACCENTURE SCRIVONO A SINDACO ORLANDO E LO INVITANO A PRESIDIO


I lavoratori di Accenture, oggetto di procedura di licenziamento collettivo dopo la cessazione della commessa British Telecom, hanno scritto ieri una lettera al sindaco di Palermo Leoluca Orlando chiedendogli un intervento per difendere il loro posto di lavoro.

Nella lettera i 262 lavoratori di Accenture che da ottobre rimarranno senza lavoro ricordano che il “lavoro che svolgiamo con dedizione e professionalità da anni, in un’azienda che ci ha visto crescere, ma solo anagraficamente. Siamo tra quelli, pochi, che hanno avuto l’opportunità di rimanere nella loro terra, grazie ad un lavoro vero, con diritti e tutele e che oggi, diventati madri e padri e con un mutuo da pagare, consapevoli dell’impossibilità di trovare una occupazione alternativa, non possono nemmeno immaginare di fuggire altrove.”

“Il 22 luglio scorso – prosegue la lettera - abbiamo appreso con stupore e incredulità che Accenture ha deciso di aprire una procedura di licenziamento collettivo per i 262 dipendenti di Palermo, a seguito della disdetta presentata dal cliente British Telecom. La nostra rabbia deriva dal fatto che dal 2005 ad oggi abbiamo assistito alla perdita delle commesse in essere, alla delocalizzazione delle attività acquisite, e allo spostamento su altre sedi del gruppo dei progetti avviati sulla sede di Palermo. A nulla sono serviti i sacrifici economici richiesti ai dipendenti e funzionali al recupero di competitività del centro.”

Si chiedono i lavoratori di Accenture: “E’ possibile che una multinazionale con i bilanci in attivo e fatturato in crescita sia “costretta” a ricorrere al Licenziamento Collettivo impiegando pertanto l’utilizzo di ulteriori Ammortizzatori Sociali scaricando sul committente e sull’intera collettività il proprio fallimento gestionale? Una società che collabora il settore pubblico e che “conta oltre 293 mila professionisti in oltre 120 paesi nel mondo” (cit. da www.accenture.com), non riesca a ricollocare 262 dipendenti?”

“Palermo non può essere, ancora una volta, terra di conquista per imprenditori senza scrupoli che dopo un po’ fuggono lasciandosi dietro macerie e disoccupazione.” Oggi sono state proclamate 8 ore di sciopero. A questo punto i lavoratori rivolgono un ulteriore appello al sindaco di Palermo chiedendogli di partecipare al presidio che si terrà davanti la sede dell’azienda.

“Il nostro licenziamento si sta compiendo nel silenzio, mentre abbiamo bisogno che le istituzioni “urlino” insieme a noi affinché non si spenga un’altra parte sana della nostra Palermo – conclude la lettera.



Unità: Cestaro (Slc Cgil), chiusura Unità altro colpo alla democrazia

Dichiarazione di Massimo Cestaro Segretario generale Slc Cgil
Purtroppo sembra, a oggi, ineludibile la chiusura de L’Unità. Appare perfino impossibile che una testata storica protagonista di battaglie per la democrazia, la cultura, la libertà d’informazione non possa trovare una soluzione che consenta di continuare la pubblicazione.
Tanti errori si sono accumulati nel passato e questo rischia di essere solo l’ultimo episodio in ordine di tempo, dopo la chiusura di altre testate giornalistiche e la riduzione sempre più massiccia di emittenti radio televisive locali; chiusure dovute alla miopia dei governi che si sono succeduti in questo ultimo decennio che non hanno accompagnato con le dovute azioni di sostegno l’innovazione tecnologica di tutto il settore dell’editoria, che hanno ridotto progressivamente i contributi pubblici e che non hanno mai affrontato il tema del mercato pubblicitario non introducendo norme che consentissero una più equilibrata ripartizione tra sistema radio televisivo nazionale, emittenza locale, carta stampata. Sono queste le vere questioni per sostenere il pluralismo dell’informazione.

Confidiamo che vi possano essere ancora le possibilità perché non si consumi l’ennesimo danno alla democrazia del paese. Per quanto ci riguarda faremo tutto il possibile perché ciò non avvenga. Naturalmente è prioritario che ci siano le volontà che consentano gli investimenti necessari alla ripresa delle pubblicazioni.

28 luglio 2014

Buon compleanno Checco Virlinzi


Oggi vogliamo ricordare una bella persona, Francesco Virlinzi.
«La passione per la musica è stata senza dubbio il filo conduttore di tutta la sua vita», disse a Step1 qualche anno fa la madre, Nica Midulla. Da piccolo si addormentava con i Beatles e non con le ninne nanne come tutti i bambini. Poi, a ventisei anni, fondò la band Sansone e i filistei di cui era il chitarrista. Spendeva tutti i suoi soldi in dischi e concerti. Amava fotografare le rockstar che seguiva durante i live; tra queste, Bruce Springsteen, Tracy Chapman, gli U2, Elvis Costello, i Rolling Stones e i R.E.M, con cui instaurò uno splendido rapporto e che riuscì a far suonare a Catania nel 1995. Le sue foto sono diventate un libro, il R.E.M. book, e una mostra, Live ’80.
Negli anni novanta ha fondato la Cyclope records, etichetta discografica indipendente che ha lanciato musicisti come Carmen Consoli, i Flor, Mario Venuti, Brando e Moltheni. Con la sua etichetta Checco riuscì a raccogliere il fermento musicale della città etna facendola diventare quella che Rolling Stones e Bill Board definirono la Seattle d’Italia.
Con la Cyclope records fece di una passione una professione; creò un’etichetta a Catania, ma guardava alle tendenze musicali mondiali. Credeva che la crescita della sua etichetta dovesse passare per la contaminazione tra diverse influenze musicali. «Ha organizzato a Catania concerti bellissimi di artisti che non conoscevano nemmeno l’esistenza della nostra città. Ha inserito Catania nei circuiti musicali e radiofonici; la musica della Cyclope la passarono pure alcune radio di New York. A Brando e ai Flor de Mal fece incidere il primo disco ad Austin, negli Stati Uniti. Gli piaceva e lo riteneva fondamentale, creare queste collaborazioni tra artisti di realtà diverse».
Quattordici anni fa, però, il sito della Cyclope records fu oscurato per una settimana in segno di lutto per la prematura scomparsa di Francesco che aveva solamente 41 anni  il 28 novembre del 2000 morì a New York dopo una lunga malattia. Poco dopo l’etichetta ha cessato di esistere.
Roberto Sammito

La madre: «Lo tengo in vita con la musica»
Chi la conosce bene descrive Nica Midulla con tre parole: una mamma rock. Per Catania, poi, è la mamma di chi in città il rock ce l’ha portato: Francesco Virlinzi, storico produttore di Carmen Consoli e dei Flor de mal, di Mario Venuti e di Brando. Checco, l’amico di Bruce Springsteen e Michael Stipe, l’uomo che è riuscito a portare i Rem in concerto allo stadio Cibali, il dj che riempiva la pista della discoteca mettendo il boss al posto della disco-music. Domani sarebbe stato il suo compleanno, avrebbe compiuto 55 anni. Invece, se n’è andato a New York, il 28 novembre del 2000. Da quattordici anni, Nica Midulla gli rende omaggio con un tributo. Invita musicisti e vecchi amici di Francesco, persone che lo conoscevano e vogliono ricordarlo. Quest’anno, nel corso di una serata privata, rigorosamente chiusa al pubblico e alla quale si partecipa solo su invito, ci saranno Erica Mou e Mauro Ermanno Giovanardi. «Il primo tributo l’abbiamo fatto alla villa Bellini – ricorda – Fu una serata magica: c’erano le stelle cadenti e l’Etna in eruzione. La stessa sera, in concerto a Taormina c’era Bob Dylan. Ma noi a Catania avevamo duemila persone». Nica racconta la storia del suo impegno da una casa che è diventata un monumento al figlio: l’ingresso è tappezzato delle (belle) foto che lui faceva, le pareti sono piene di scatti della sua vita, della sua passione, dei suoi concerti. Nello studio in cui lei lavora – «Menomale che ho imparato il computer», ride, forte dei suoi settant’anni passati – c’è una polaroid di sua figlia Simona, Bruce Springsteen e Francesco, tutt’e tre abbracciati e sorridenti.
«Mamma, raccontalo cos’hai fatto nell’85», sorride Simona Virlinzi, due anni più piccola del fratello, alta, riccia e atletica. «Dillo come hai lasciato tuo marito per andare per due settimane in giro per l’America». Nica ricambia il sorriso: «Sono i ricordi più belli della mia vita, quelli di quei giorni negli Stati Uniti – dice – Bruce Springsteen aveva conosciuto Francesco alcuni anni prima, e ci aveva invitati a seguire il suo tour; mio figlio si faceva voler bene in fretta, non parlava granché l’inglese ma si buttava, aveva una grande cultura musicale ed era carismatico, gli artisti rimanevano incantati da questo giovane siciliano che sapeva così tanto e aveva così tanta voglia di fare e di ascoltare». The boss era stato la prima passione musicale del giovane Virlinzi: «Il primo concerto grosso di Francesco fu proprio il suo: era il 1981, cinque ragazzi e una ragazza, io, prendevano il treno Catania-Zurigo per andare a sentire dal vivo il disco The River», racconta la sorella. «Ho sempre lasciato i miei figli liberi di fare e di sperimentare, e ai concerti ci andavamo assieme – precisa Nica – Li avevo avuti da giovane, quando loro avevano 20 anni io ne avevo 40, non è che li seguivo perché volessi controllarli, li seguivo perché volevo divertirmi». E loro ne erano contenti. Probabilmente perché quella passione per la musica veniva tutta dalla mamma.
«Quando era piccolo, la ninnananna di Francesco era il primo 33 giri dei Beatles. Ma lui la musica ce l’aveva nel dna: non ha mai voluto una macchinina, voleva solo dischi». Aveva studiato pianoforte e suonava la chitarra, «era intonato, ma voce non ne aveva e lo sapeva», eppure per qualche anno, dall’86 all’89, era stato l’anima della band Sansone e i filistei. Poi ha iniziato a fare il produttore. «C’erano tanti studi di registrazione, ma io non ricordo altre etichette», afferma Nica Midulla. «Francesco ce l’ha messa tutta per portare a Catania la cultura musicale, anche in ambienti diversi». C’era, per esempio, la discoteca Charlie Brown, vicino casa loro, all’epoca in via Martino Cilestri: «Francesco aveva 14 anni quando mi chiese per la prima volta di poter scendere, il pomeriggio, per andare a sentire che pezzi passavano. Scoprii dopo che i pezzi li passava lui, e lo ha fatto per vent’anni». All’inizio prendeva i dischi che aveva a casa, li metteva in grandi buste e li portava direttamente in pista: «Faceva delle sacche grandi così e si divertiva, gli piaceva far divertire la gente e preferiva i pomeriggi giovani». Poi questa mamma rock sospira: «Finito lui è finita la musica a Catania ed è finito tutto».
Erano altri tempi, c’era un altro interesse per l’arte: «Ricordo pomeriggi a casa nostra che cominciavano alle tre e finivano alle otto, a parlare fitti fitti di musica. Oggi i giovani le fanno queste cose? Oggi c’è questa passione, questa voglia di ricerca, questo bisogno di ascoltare un disco dopo l’altro? Non si può vivere solo di quello che c’era venti o trent’anni fa, no?». Ma si può ricordare quello che c’era, per andare avanti: «Faccio mille cose, mi riempio la vita d’impegni e di musica, tutto per non pensare che ho perso un figlio». Nica Midulla si è inventata vari mestieri: organizza concerti ed eventi. E mostre, come quella del 2006: «Si chiamava Live 80 e raccoglieva un’ottantina di fotografie che Francesco aveva scattato ai concerti ai quali è andato nel 1980, appunto».
L’idea dei concerti tributo è nata pochi mesi dopo la morte di Francesco Virlinzi: «Per il suo compleanno, lui organizzava delle grandi feste aperte a tutti. Mentre luglio si avvicinava, mi si faceva il cuore piccolo piccolo a pensare che quell’anno non sarebbe successo niente». Dal primo anno alla villa Bellini sono passati quattordici anni: ci sono stati Malika Ayane e Arisa, ma anche Pacifico, Carmen Consoli, Mario Venuti, Jovanotti, Kaballà, Marina Rei e molti altri. Tra questi, Niccolò Fabi: «Fu lui a suggerire, qualche anno fa, di cominciare a fare il concerto in casa, la location di adesso: è più impegnativo, ma anche più personale», sostiene Nica Midulla, elencando le cose da fare per l’evento di domani. «Ci sono persone che dopo la morte di un figlio si chiudono completamente, non vogliono parlarne, non vogliono nemmeno sentirne il nome – conclude la donna – Ognuno ha il suo modo di elaborare il dolore e io ho scelto il mio: raccontandolo e occupandomi di musica tengo in vita Francesco, non solo per me ma anche per tutti gli altri».

Di Luisa Santangelo

26 luglio 2014

Sindacati: Incontrato il Direttore Generale Luigi Gubitosi

Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal hanno incontrato il Direttore Generale Luigi Gubitosi, sui temi della riorganizzazione “dell’informazione” e delle testate del Tg1, Tg2, Tg3, Tgr, Rai News e Rai Sport.
La proposta di rivedere un modello considerato eccessivamente dispersivo, provando ad accorpare in due testate i TG e riorganizzando le edizioni dei telegiornali, non vede una contrarietà ideologica del sindacato. Non stupisce un’idea di razionalizzazione del sistema, in linea con gli standard europei, che possa produrre una riduzione dei costi complessiva. La forte preoccupazione nasce dal contesto politico, aziendale e dalla parzialità del progetto.
In assenza della garanzia a monte circa la reale indipendenza della Rai dall’influenza del Governo, non può sfuggire infatti il rischio di avere un’informazione “appiattita”, con il rischio di tradire quel principio di pluralismo che è alla base del servizio pubblico. La BBC, continuamente citata ad esempio, fa esattamente questo: rappresenta la Nazione, tutta, maggioranza e minoranze.
Per questo motivo il tema della Governance deve essere prioritario rispetto a qualsiasi ragionamento riguardante l’assetto che l’azienda avrà nel futuro.
Sempre a proposito della necessità di avere una visione d’insieme, va ricordato che unitamente alla sottrazione dei 150 milioni dal canone del 2014, la Rai ha subito l’acuirsi della crisi economica, cosa che ha pesato negli ultimi anni sui conti aziendali (-500 milioni di € della pubblicità).
Alla luce di tutto questo, il 7 luglio lo stesso Dg ha affermato di non essere in grado di definire un Piano Industriale.
Per tutte queste ragioni il sindacato, nell’incontro di ieri, si è detto molto preoccupato per la mancanza di una visione complessiva, per gli effetti di carattere occupazionale che una riorganizzazione parziale del modello produttivo potrebbe comportare, per la determinazione con cui la Rai ha scelto di cedere una quota rilevante della proprietà di Rai Way (società proprietaria della rete).
Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal sulla questione della cessione di Rai Way, asset strategico, hanno già aperto le procedure di sciopero e hanno chiesto un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico per provare a fermare l’operazione.
Infine, vorremmo sapere quale sarà il futuro della produzione di fiction, di documentari, di programmi culturali e di intrattenimento. Sino ad oggi la Rai ha acquistato all’esterno format onerosi e discutibili dal punto di vista della qualità: vorremmo sapere se la Rai di domani rimetterà al centro la produzione interna, dei diversi generi, come fa la BBC.
La sensazione è che l’azienda prosegua, per trasmettere dinamicità, con progetti superati dal contesto stesso e senza un idea vera di riforma. Non capiamo come possa rivedere concretamente l’informazione, che copre soltanto un quarto della sua attività, senza avere pronto un Piano Industriale che ridisegni l’intera attività e senza sapere quale sarà l’entità del canone nel 2015.


BskyB si prende Sky Italia per 3 miliardi


Accordo fatto tra BSkyB e la 21st Century Fox di Rupert Murdoch per trasferire nelle mani del gruppo britannico il 100% di Sky Italia e il 57,4% di Sky Deutschland che è in portafoglio a Fox. Sky Italia è stata valutata 2,45 miliardi di sterline, circa 3 miliardi di euro. L’operazione porterà alla nascita del primo gigante europeo della Pay Tv, che – mettendo insieme i numeri delle realtà interessate -conterà su 20 milioni di clienti, e un bacino potenziale di 97 milioni di abitazioni, di cui 66 milioni non sono ancora servite da pay tv. L’operazione comporterà una crescita dei ricavi di BSkyB da 7,6 miliardi di sterline a 11,2 miliardi di sterline (in euro da 9,6 a 14,1 miliardi).

Nel dettaglio, per rilevare il Sky Italia BSkyB pagherà complessivamente a Fox 2,45 miliardi di sterline, passandole anche la propria quota del 21% in National Geographic Channel, valutata 382 milioni di sterline (482 milioni di euro).

Inoltre BskyB pagherà in contanti 2,9 miliardi di sterline (3,6 miliardi di euro) per rilevare la quota in Sky Deutschland, valutando così ogni azioni della società 6,75 euro. Successivamente BSkyB lancerà anche un'offerta incondizionata sulle quote restanti della società. Nel caso di un'integrale adesione all'Opa, l'intero riassetto può comportare per BSkyB un esborso totale in contanti fino a 7 miliardi di sterline, pari a 8,84 miliardi di euro.

“Questa operazione porterà alla creazione di un'impresa multinazionale di pay TV di livello mondiale che serve 20 milioni di clienti, con più prospettive di crescita e benefici immediati”, ha detto Jeremy Darroch, ceo di BSkyB. “Le tre società Sky sono leader nei rispettivi mercati nazionali e saranno ancora più forti insieme”, ha aggiunto, mentre BSky afferma di attendersi dall’operazione, entro il secondo anno dal riassetto, sinergie per 200 milioni di sterline (252 milioni di euro) l'anno, con i benefici più importanti individuati dalla società nel Regno Unito e in Italia. Sinergie e risparmi che saranno di sicuro possibile nell’acquisizione dei diritti tv sui programmi, ma anche nella produzione di eventi live, nei sistemi It di back office, nelle commesse, e nello sviluppo dei programmi e dei set top box.

Rupert Murdoch ha il pieno controllo della 21st Century Fox, che tramite Fox ha il pacchetto di controllo del 39% di BSkyB.  Sono delle ultime settimane le indiscrezioni sul fatto che il riassetto nelle pay tv europee sarebbe la una carta da giocare per il magnate australiano nell’ottica di rilanciare sull’offerta da 80 miliardi di euro che aveva presentato per l’acquisizione di Time Warner, e che era stata rifiutata.

Sia BSkyB sia Sky Italia hanno reso noti, proprio nel documento di presentazione di “Sky Europe”, i risultati del bilancio di esercizio concluso a fine giugno. Il gruppo britannico ha segnato ricavi per 7.611 milioni di sterline, con una crescita del 6,5%, un margine operativo lordo di 1.667 milioni (-1,5%) e un utile operativo di 1.260 milioni (-5,3%). Invariato a 60 pence l'utile per azione 'adjusted', con un 7% di crescita nel dividendo, fissato a 32 pence per azione.


Quanto a Sky Italia, il gruppo guidato da Andrea Zappia chiude in rosso il secondo anno consecutivo, limitando il passivo a 8 milioni rispetto ai 38 dell’anno precedente. In tenuta il numero degli abbonati, 4,7 milioni  (l’anno precedente erano diminuiti di 150mila unità). Ma per la prima volta scendono i ricavi (-2,2%) a 2,846 miliardi. Migliora la marginalità: l'ebitda adjusted sale da 285 a 312 milioni.

Documento conclusivo del coordinamento settore area servizi del 24-25 luglio

Il coordinamento di settore dell’area servizi, riunitosi nelle giornate del 24/25 Luglio c.a., ha analizzato le linee guida del Piano Industriale presentate il giorno 22 Luglio c.a. dall’AD di  Poste Italiane alle Organizzazioni Sindacali.
Esprime apprezzamento unanime per la presentazione prospettica del Gruppo Poste come realtà unica con una missione di sviluppo unitaria e l’individuazione del Gruppo come asset strategico per il Paese.
Ritiene condivisibile l’indicazione delle linee di business presentate dall’Amministratore Delegato, che sono indicate come praticabili partendo dalla valorizzazione del capitale umano.
Nel dettaglio, la volontà dichiarata dall’AD di reinvestire nello sviluppo del segmento logistico, al fine di recuperare importanti quote di mercato in particolare nel trasporto dei pacchi, segna una positiva inversione di tendenza che la SLC-CGIL ha più volte indicato come l’unica strada percorribile per il mantenimento e l’implementazione del core business aziendale.
Peraltro l’integrazione dei servizi a rete rappresenta, se implementata, il valore aggiunto del Gruppo, che si candida naturalmente ad essere operatore globale nei confronti del cliente business, retail e della Pubblica Amministrazione. A fronte della flessione di volumi del segmento postale tradizionale Poste Italiane può  infatti, per la sua stessa natura svolgere le funzioni di grande operatore logistico nazionale.
Il Comitato di settore della SLC-CGIL valuta con preoccupazione lo scadimento della qualità prodotta e percepita nel settore Servizi Postali e ritiene siano determinanti ed improrogabili investimenti ed interventi organizzativi che, salvaguardando i diritti dei lavoratori, producano un recupero di efficienza e qualità .
In tal senso ritiene altrettanto improrogabile la definizione dei rapporti tra SDA e POSTE ITALIANE e considera necessaria l’inclusione della controllata nel perimetro contrattuale del Gruppo.
Il Comitato di settore ribadisce la necessità di un quadro regolatorio chiaro che impedisca l’esercizio della concorrenza nel segmento postale scaricata sul costo del lavoro e sui differenti oneri relativi alla definizione e allo svolgimento del servizio universale.
Per quanto riguarda l’Area dei Servizi Finanziari il Comitato di Settore della SLC-CGIL condivide la necessità espressa dall’A.D. di una semplificazione di prodotto e di processo, ma ritiene parimenti irrinunciabile la definizione dell’organico minimo, necessario allo svolgimento delle attività oggi in capo agli operatori della divisione.
Inoltre sottolinea la necessità di investimenti finalizzati alla dotazione di mezzi strumentali idonei alla missione aziendale, alla valorizzazione professionale meritocratica del personale ed alla sicurezza, elementi tutti concorrenti alla produzione di efficienza, efficacia e qualità.
La SLC-CGIL, come dimostrato dalle numerose vertenze territoriali in atto, imputa l’attuale perdita di efficienza nella proposizione dei servizi alla clientela anche ad una pessima gestione manageriale degli accordi sottoscritti dalle parti, auspicando una ridefinizione costruttiva delle relazioni industriali, specie a livello territoriale, che consenta di intervenire tempestivamente laddove le criticità sono visibili e certificate dall’azienda stessa.
In merito alle rinnovazioni contrattuali il Comitato di Settore della SLC-CGIL ribadisce la necessità di un approdo al CCNL di settore, come elemento concorrente e necessario alla definizione del quadro regolatorio anche con riferimento alle tutele dell’insieme dell’occupazione del settore. In tal senso sollecita l’avvio del confronto ed una presa di posizione certa da parte di Confindustria, disponibile ad un percorso transitorio che traghetti il settore verso la definizione di regole contrattuali settoriali in tempi definiti e certi.
Si dichiara inoltre favorevole a che la Segreteria si confronti con Poste per il rinnovo del P.D.R., con la certezza però dell’erogazione dell’ anticipo nel mese di Settembre.
Il Coordinamento di settore ritiene che il processo di privatizzazione del Gruppo debba realizzarsi senza accelerazioni, consentendo anche il recupero di capitali per i necessari investimenti all’interno del Gruppo stesso e con la definizione di regole che impediscano la realizzazione di conflitti di interessi tra azienda e nuovi investitori.
Nella consapevolezza che le linee guida del piano industriale avranno una declinazione operativa nei prossimi mesi, il Coordinamento di settore SLC-CGIL si riserva di esprimere un giudizio compiuto quando il piano organizzativo complessivo sarà consegnato alla contrattazione con le Organizzazioni Sindacali.
È del tutto evidente che la declinazione del piano per SLC- CGIL dovrà comunque garantire la tutela dei Lavoratori, il ricambio generazionale, la valorizzazione meritocratica delle competenze, piani formativi adeguati e coerenti, investimenti strutturali, ed indicazione precisa dei diversi livelli di responsabilità aziendale.
Roma, 25 Luglio 2014
Approvato con due astenuti

Vodafone Italia Crescono dati e rete fissa

Vodafone ha chiuso il primo trimestre dell'esercizio 2014/2015 con ricavi in calo del 4,4% a 10,2 miliardi di sterline e ricavi da servizi pari a 9,4 miliardi
(-4,4%). Il gruppo sottolinea comunque il miglioramento delle performance commerciali in Italia, Germania e Regno Unito.
Nel nostro paese, in particolare, si arresta l'emorragia dei ricavi rispetto al trimestre precedente. I ricavi da servizi di Vodafone Italia si sono attestati a 1,3 miliardi di euro (- 14,6% al netto dell'impatto della riduzione delle tariffe di terminazione mobile, -16,1% includendo l'impatto delle terminazioni)
I ricavi da servizi sono sostanzialmente in linea rispetto al trimestre precedente chiuso al 31 marzo 2014. 
Significativa inoltre la crescita del numero di smartphone e tablet su rete Vodafone, che hanno raggiunto quota 11,9 milioni, in aumento del 32% rispetto allo stesso trimestre 2013.
Crescono, contestualmente, l'utilizzo dei dati da parte dei clienti (+50,8%) e i volumi di traffico voce (+12.4%)
Da segnalare, sempre per ciò che concerne l'attività di Vodafone Italia, l'aumento dei ricavi da rete fissa,  che si attestano a 216 milioni di euro, con un aumento dell' 1,5% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. I clienti dei servizi di rete fissa hanno raggiunto quota 2,41 milioni, di cui 1,81 milioni di clienti ADSL .
In una nota, la società segnala poi i progressi compiuti nel trimestre dal piano Spring, con i servizi 4G e in fibra disponibili, rispettivamente, in 443 comuni e 53 città.
Il Ceo Vittorio Colao ha sottolineato che l'anno fiscale è iniziato in linea con le attese della società: "Grazie alle nostre strategie commerciali e agli investimenti, le perfomance stanno cominciando a stabilizzarsi su base trimestrale in diversi dei nostri mercati europei, con l'appetito dei clienti per i servizi 4G chiaramente in crescita".
Colao ha quindi indicato come particolarmente significativi la crescita della domanda per i dati in India e il rapido decollo del programma di investimenti Spring da 19 miliardi, con un capex quasi raddoppiato su base annua e una copertura 4G cresciuta di 20 punti percentuali al 52% negli ultimi nove mesi. Il traffico dati a livello mondiale è cresciuto del 73% e il numero di clienti 4G è arrivato a 6,7 milioni.
"Siamo sempre meglio posizionati per offrire ai nostri clienti - privati e aziende - servizi fissi e mobili ad alta velocità", ha concluso Colao.
Sui risultati del gruppo, che ha comunque confermato l'outlook per l' esercizio finanziario 2015, hanno pesato i cambi nella regolamentazione del settore (in particolare in Sud Africa) e la debolezza della domanda in alcune aree europee come la Spagna.

Alessandra Talarico

Vodafone: una telefonata allunga la vita ma peggiora i rapporti in azienda!


In questi giorni Vodafone sta presentando il progetto “Code of Conduct”, un codice di comportamento in azienda.
Fra le tante cose che ci lasciano perplessi, quella che respingiamo maggiormente è l’istituzione di un numero telefonico al quale i lavoratori possono, anche in forma anonima, segnalare eventuali comportamenti difformi ai “precetti aziendali” da parte di loro colleghi.
Francamente riteniamo tutto questo molto pericoloso perché introduce, neanche troppo velatamente, il “germe” della delazione che non giova certo alla costruzione di un buon clima fra i lavoratori.
Questa di Vodafone è solo l’ultima fra le iniziative aziendali che continuano ad affiancare al Contratto Nazionale di lavoro vari Codici etici, di comportamento, di condotta, numeri verdi e altre iniziative che invece di “semplificare” i rapporti in azienda finiscono per renderli sempre più difficili ed improntati alla diffidenza (con buona pace dei tanti soldi investiti parallelamente per corsi di “team building”!).
E’ opportuno che l’Azienda sospenda ogni iniziativa e apra con le OO.SS. un confronto, a partire dal prossimo 16 settembre, se non vuole rovinare equilibri che si sono costruiti in contesti non sempre facili nelle relazioni industriali.
Roma, 25-07-2014
LE SEGRETERIE NAZIONALI

SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

BT Comunicato Unitario 15 luglio 2015

COMUNICATO
BRITISH TELECOM
Il comportamento inqualificabile di British Telecom nella vicenda Accenture, è l’altra faccia della stessa medaglia della dirigenza aziendale. Lo stile è sempre lo stesso, prepotente, arrogante, intransigente e poco o per nulla incline al dialogo con il Sindacato, le RSU ed i lavoratori.
Già all’indomani della stipula presso il ministero del lavoro, del contratto di solidarietà di tipo difensivo, che scongiurò i licenziamenti unilaterali, grazie a numerose ore di sciopero e manifestazioni in tutti i territori, British Telecom ha continuato con un atteggiamento mai dialogante su temi quali reperibilità, timbrature, modifiche percentuali di solidarietà, applicazione unilaterale di orari/flessibilità per i lavoratori di provenienza I.NET disconoscendo di fatto il contratto di armonizzazione I.NET-BT del 2008.
Rispetto al secondo livello di contrattazione ed in particolare al PDR, la dirigenza aziendale ha sempre definito ogni richiesta sindacale anacronistica e fuori dal contesto che vive l’azienda. La “ finta” e pretestuosa convocazione di Assolombarda a nome di BT, del 27 Giugno u.s. sulla verifica dell’accordo del 10 marzo e l’analisi dell’ex art.44 del CCNL, respinta al mittente dalle OO.SS., mascherava altri intendimenti, infatti è passato un mese e, alla richiesta del sindacato di formulare una convocazione corretta condividendo i tempi, non è arrivata più risposta ne da Assolombarda ne tanto meno da British Telecom. Tutto questo si aggiunge ad un modello relazionale scorretto da parte di BT che differentemente dal resto del settore, preferisce utilizzare comportamenti non costruttivi preferendo adottare “prove di forza” invece che ricercare un dialogo con il Sindacato.
Questa quindi è la situazione attuale ed il clima che si sta vivendo sia in Azienda che come relazioni industriali, per cui, il mese di settembre, si preannuncia caldo e decisivo per quanto riguarda secondo livello e premio, visto anche l’avvicinarsi della
fase in cui ci sarà il rinnovo del CCNL di settore durante la quale si sospendono nelle aziende di TLC le trattative di secondo livello.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

23 luglio 2014

COMUNICATO UNITARIO: ROTTURA DEL TAVOLO BRITISH TELECOM\ACCENTURE

SI APRONO SCENARI DRAMMATICI PER I 260 LAVORATORI DEL CALL CENTER DI PALERMO
Si è chiuso con un nulla di fatto il tavolo sindacale che stava cercando di dare una continuità occupazionale ai 260 lavoratori del call center Accenture di Palermo al quale British Telecom ha deciso di togliere la commessa con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza.
Nell’incontro odierno è stato sancito definitivamente il recesso da parte di British Telecom della commessa al 30 ottobre. Di fronte alla irrevocabilità delle decisioni della dirigenza di BT, i responsabili di Accenture hanno annunciato l’imminente apertura delle procedure di licenziamento collettivo per l’intero personale della sede palermitana a causa del prossimo venir meno della commessa e, conseguentemente, delle attività. Non è assolutamente chiaro cosa BT voglia fare della commessa e, soprattutto, nessuna risposta è stata data alle due richieste principali delle OO.SS: la sicurezza che la commessa resti su Palermo e la garanzia della salvaguardia dell’attuale perimetro occupazionale attraverso il passaggio dei lavoratori al nuovo fornitore (nonostante la disponibilità di Accenture a rivedere costi, modello di servizio e, in ultima analisi, a facilitare ed incentivare il passaggio dei lavoratori al nuovo fornitore).
Insomma un drammatico salto del buio al quale 260 cittadine e cittadini di questo Paese vengono costrette da British Telecom.
Questa vicenda rischia di trasformarsi nella vertenza simbolo della battaglia che il sindacato sta facendo a tutela dei lavoratori dei call center: prima British Telecom esternalizza i 260 lavoratori del proprio call center ad Accenture (circa 9 anni fa); attraverso i vari rinnovi di commessa, e le conseguenti revisioni in basso dei prezzi, costringe i lavoratori ad accettare pesanti riduzione di reddito e poi, non paga di quanto fatto sino ad oggi, toglie definitivamente la commessa ad Accenture e, di fatto, mette per strada 260 suoi ex dipendenti. Tutto questo mentre ancora troppe sono le titubanze della politica ad intervenire affinché questi scempi non abbiano più a ripetersi! Qui la competitività delle imprese non centra nulla, siamo semplicemente dinanzi a meri processi espulsivi con un chiaro aggiramento dell’Articolo 18!
Il comportamento di British Telecom è francamente inqualificabile nel merito e nel metodo. Per parte nostra non lasceremo nulla di intentato perché questa ennesima ingiustizia non si compia. Già nelle prossime ore organizzeremo con le lavoratrici ed i lavoratori di Palermo le opportune risposte sindacali e valuteremo nel contempo tutte le opzioni di carattere legale affinché British Telecom risponda in tutte le sedi delle proprie scelte. Nella prossima imminente convocazione del Tavolo di crisi sui call center al Ministero dello Sviluppo Economico, porteremo all’attenzione del Vice Ministro De Vincenti questo caso che sta diventando l’emblema dell’urgenza di adeguare la disciplina italiana sugli appalti a quanto avviene in Europa.

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL

Call center in crisi: BT chiude collaborazione con Accenture, 262 dipendenti a rischio

 La crisi dei call center non accenna a rallentare. E' di ieri la notizia della fine della collaborazione fra British Telecom (BT) con il contact center di Accenture,  "che a questo punto si vedrà costretta ad aprire le procedure di licenziamento per i suoi 262 dipendenti di Palermo - dice Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom - con queste dichiarazioni non solo pone una chiusura nel confronto con i sindacati, ma mette a repentaglio la sorte di 262 lavoratori siciliani, che da quel momento avranno ben poche possibilità di ricollocazione. Procederemo nell'immediato per la convocazione di un tavolo presso il ministero oltre che per iniziative ad hoc per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla 'vertenza Palermo'".

L' Azienda di TLC Britannica ha formalmente   dichiarato che ad ottobre termina la partnership con Accenture sulla gestione dei servizi al   Cliente e Accenture sarà costretta a licenziare i lavoratori del sito di Palermo. Le procedure di   licenziamento si avvieranno entro il 15 Agosto.  Si ritiene inaccettabile l'atteggiamento di BT Italia, azienda che ha sempre trovato   soluzioni negoziali con il Sindacato e oggi rifiuta qualunque confronto permettendo il   licenziamento dei lavoratori di Palermo che sono stati oggetto di cessione di ramo d'azienda ad   Accenture. L'obiettivo di BT è la riduzione dei costi, magari attraverso la delocalizzazione delle   attività, e la cessione delle stesse a qualche outsourcer che impiegherà lavoratori neo assunti e   a basso costo. La risposta del Sindacato sarà durisissima".

Sulla stessa linea Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, che sottolinea come "nel resto d'Europa la crisi dei call center sia del tutto marginale - si legge in una nota - Le delocalizzazioni assumono invece rilevanza in Italia, proprio perché la normativa introdotta dalla direttiva europea (mai recepita in Italia) impedisce scorciatoie come quelle utilizzate dai committenti italiani".

"British Telecom (fornitore dei servizi di telefonia anche per il Ministero del Lavoro) ufficializza di spostare la commessa ad altro sito, che non viene nemmeno dichiarato, lasciando i 280 lavoratori, ex dipendenti di British Telecom, a casa dal 1° ottobre. Una crisi che si aggiunge a quella di Infocontact, 1800 lavoratori senza retribuzione da mesi; il Tribunale informa che il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe nominare i commissari straordinari il prossimo 24 luglio", attacca Azzola.
"Così le follie generate da un vuoto normativo presente solo nel nostro Paese (gli altri Paesi Europei hanno correttamente recepito i contenuti di una direttiva europea di tutela dei diritti dei lavoratori del 2001) - aggiunge il sindacalista - generano ulteriore disoccupazione con costi enormi a carico delle casse dello stato mentre la committenza (Enel, Wind, Con Te Assicurazioni, Poste Mobile, Vodafone, Telecom, Eni e, appunto, il Ministero del Lavoro) continuano fare utili a scapito dei lavoratori".

La nota di di British Telecom
"In merito all'incontro odierno(di ieri ndr)  relativo al Contact Center di Accenture - fanno sapere ad AgenParl da BT Italia, uno dei clienti della struttura di Palermo - come BT persegua da sempre la priorità di offrire il miglior servizio ai propri clienti. Si precisa che BT ha ceduto la proprietà e la gestione del contact centre ad Accenture nel 2005. In linea con la sua strategia BT continua ad intraprendere una sostanziale revisione tecnologica e organizzativa finalizzata ad un modello di gestione più efficace del servizio fornito al cliente ed in linea con gli standard più evoluti del mercato".

Paolo Anastasio

TV: Slc Cgil, Mediaset garantisca impegni a tutela lavoratori ceduti a DNG

“Mediaset lascia licenziare i suoi ex lavoratori senza neanche presentarsi al tavolo sindacale – così denuncia Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil. Nel corso degli ultimi quattro anni Mediaset ha ridotto il suo personale senza aprire procedure di licenziamento collettivo. E’ bastato infatti l’incentivazione all’esodo per farne uscire una buona parte, mentre altri sono passati, tramite cessioni di ramo d’azienda, in veri e propri “contenitori” come Pragma e DNG. Aziende, queste ultime, che nel corso di pochi anni stanno mettendo in atto ridimensionamenti e licenziamenti, rispetto ai quali Mediaset, chiamata in causa dalle organizzazioni sindacali non si è neanche presentata all’incontro fissato.”
“Gli accordi di armonizzazione sottoscritti con i sindacati al momento della cessione di ramo – prosegue la sindacalista – prevedevano infatti la presenza di Mediaset in qualità di garante sul futuro industriale ed occupazionale delle esternalizzate. Invece oggi, chiamata in causa a seguito dei cinque licenziamenti operati da DNG, l’emittente, addossando la responsabilità alla proprietà cessionaria (DNG), si defila dai tavoli di confronto, lasciando i lavoratori coinvolti in balia delle decisioni dell’azienda che ha deciso di licenziare. La forma però non può cambiare la sostanza, dal momento che tra le società esterne e Mediaset ci sono contratti commerciali milionari che avrebbero dovuto dare garanzie, per almeno cinque anni sia a lavoratori che alle aziende.”
“A questo punto dunque – conclude Apuzzo – vorremmo capire se le operazioni di riduzione/espulsione del personale dipendano da scelte infelici e incomprensibili, rispetto alle quali richiamiamo comunque Mediaset alle sue responsabilità, o peggio ancora non si tratti della scelta precisa di portare fuori dal perimetro Mediaset parte del personale per poi far si che a disfarsene sia qualcun altro. Non presentandosi all’incontro, Mediaset ha perso un’occasione importante per mostrare la sua estraneità e la sua non condivisione rispetto a quanto sta accadendo. Ci auguriamo di sbagliarci e di dover semplicemente contrastare, con tutti gli strumenti a disposizione del sindacato, l’illegittimità di cinque licenziamenti che violano palesemente le intese sottoscritte.”

Call center: Azzola (Slc Cgil) continua lo stillicidio di imprese e lavoratori per l’assenza di regole del settore

“Infocontact, 1800 lavoratori senza retribuzione da mesi; il Tribunale informa che il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe nominare i commissari straordinari il prossimo 24 luglio. British Telecom (fornitore dei servizi di telefonia anche per il Ministero del Lavoro) ufficializza di spostare la commessa ad altro sito, che non viene nemmeno dichiarato, lasciando i 280 lavoratori, ex dipendenti di British Telecom, a casa dal 1° ottobre.”

“Così le follie generate da un vuoto normativo presente solo nel nostro Paese (gli altri Paesi Europei hanno correttamente recepito i contenuti di una direttiva europea di tutela dei diritti dei lavoratori del 2001) generano ulteriore disoccupazione con costi enormi a carico delle casse dello stato mentre la committenza (Enel, Wind, Con Te Assicurazioni, Poste Mobile, Vodafone, Telecom, Eni e, appunto, il Ministero del Lavoro) continuano fare utili a scapito dei lavoratori – dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.

“E’ un sistema insostenibile. Da un lato la qualità che viene offerta ai cittadini / clienti è sempre più bassa a causa del continuo spostarsi delle commesse che non consente una professionalità adeguata dei lavoratori, con lamentele causate dai disservizi in crescita e cittadini che si rivolgono ai call center sempre con maggiore disagio. Dall’altro un dramma sociale che aumenta di giorno in giorno nella totale assenza di un intervento della politica e del Governo che si limitano a rilasciare attesati di solidarietà.”

“Non siamo in presenza di rivendicazioni atte a difendere caste, corporazioni o privilegi ma di giovani lavoratori che perdono la loro occupazione a causa di un vuoto normativo – prosegue il sindacalista. Infatti, le richieste non di risorse pubbliche aggiuntive, ma di recepire una normativa europea che tutela i lavoratori e impedisce i fenomeni in corso nel nostro Paese.”

“Nel resto d’Europa la crisi dei call center è del tutto marginale. Le delocalizzazioni assumono invece rilevanza in Italia, proprio perché la normativa introdotta dalla direttiva europea impedisce scorciatoie come quelle utilizzate dai committenti italiani.”

“Tanta attenzione riservata alla vicenda Alitalia mentre si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro nell’unico settore che è stato in grado di garantire assunzioni ai giovani nell’ultimo decennio.

“Innovazione e cambiamento non sono autocertificabili con le dichiarazioni stampa del Presidente del Consiglio – ricorda Azzola - ma si possono misurare dal grado di perfetta continuità che l’esecutivo dimostra nella gestione del settore. Queste lavoratrici e questi lavoratori chiedono un cambiamento, chiedono di avere le stesse tutele dei loro colleghi presenti negli altri Paesi Europei, chiedono di poter dare un servizio migliore ai cittadini e ai clienti italiani. Non vogliono essere considerati come disturbatori o lavoratori incapaci di risolvere i problemi che vengono loro posti.”


“Il presidente del Consiglio – conclude il sindacalista - ha il dovere di dire perché ostacola questo cambiamento, perché non vuole migliorare la qualità dei servizi a cittadini e clienti, perché rifiuta di dare una speranza ai giovani lavoratori del settore e infine perché si è allineato a chi, in questi anni, ha sfruttato il vuoto normativo per incamerare ingenti guadagni.”

18 luglio 2014

Call Center: Dichiarazione Stampa di Michele Azzola


Il Governo riconvocherà il Tavolo Nazionale sui Call Center
A seguito del presidio indetto questa mattina dai sindacati di categoria presso il Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare la riconvocazione del Tavolo sui Call center, una delegazione è stata ricevuta da rappresentanti del Ministero.
Al rappresentante del Ministero abbiamo ribadito l’urgenza di proseguire il confronto sulla situazione del settore e sui correttivi indispensabili per arrivare ad una sua reale “industrializzazione”. In particolare abbiamo ribadito la nostra posizione sull’urgenza di adeguare la normativa italiana in tema di cambio di appalto a quanto fatto nel resto d’Europa e abbiamo, inoltre, suggerito di lavorare di concerto con l’Autorità Garante per le Comunicazioni perché si arrivi ad una specifica delibera AGCOM che normi una volta per tutte gli standard qualitativi ed operativi dei servizi di assistenza alla clientela così che si possa arrivare ad una definizione di servizio valida per tutti i call center che operano per il mercato italiano e che possa costituire un ulteriore argine ai fenomeni di delocalizzazione e ulteriore precarizzazione del settore.
Il rappresentante del Ministero ha ribadito l’attenzione del Governo al tema preannunciando, per l’ultima settimana di luglio, la nuova convocazione del Tavolo. Accogliamo con favore la nuova convocazione ma ci aspettiamo un incontro che inizi a dare delle risposte tangibili ai temi posti dal sindacato, perché è ormai chiaro a tutti che la gravità delle tante crisi che stanno vivendo oggi svariate aziende del settore obbliga tutti ad essere pratici e risoluti.
In assenza di decisioni tangibili da parte del Governo a settembre organizzeremo a Roma una nuova grande manifestazione nazionale di tutte le lavoratrici e lavoratori dei call center.

Roma, 18 Luglio 2014

16 luglio 2014

Prestito vitalizio ipotecario: ipoteca sulla casa in cambio di liquidità


In Italia si inizia a parlare di prestito vitalizio ipotecario, particolare tipologia di finanziamento a lungo termine, sul modello di altre realtà europee dove questo strumento funziona bene; alla Camera si sta discutendo una proposta di legge per andare ad apportare modifiche sostanziali all’attuale disciplina legislativa in materia di prestito vitalizio ipotecario.
Ad oggi la questione è regolamentata dal decreto legge n.203 del2005, all’ articolo 11- quaterdecies comma 12, che stabilisce come “il prestito vitalizio ipotecario ha per oggetto la concessione da parte di aziende ed istituti di credito nonche' da parte di intermediari finanziari di finanziamenti a medio e lungo termine con capitalizzazione annuale di interessi e spese, e rimborso integrale in unica soluzione alla scadenza, assistiti da ipoteca di primo grado su immobili residenziali, riservati a persone fisiche con età superiore ai 65 anni compiuti.”
Le nuove norme che si stanno vagliando, ed è bene precisare che sarà comunque un iter lungo e di non facile risoluzione, andrebbero a semplificare la legge attuale rendendo più agevole lo sviluppo di questo tipo di mercato. Che ad oggi è stato rallentato da diversi punti critici e che invece può rappresentare un importante strumento per il credito alle famiglie.
Punto di partenza della legge ora in esame è la constatazione di come nel nostro paese vi sono diverse condizioni favorevoli per lo sviluppo del prestito vitalizio ipotecario; su tutte il progressivo invecchiamento della popolazione, fattore tristemente noto, e la consistente disponibilità di proprietà immobiliare da parte degli italiani. Che storicamente hanno sempre visto il possedimento di una casa di proprietà come obiettivo di una vita.
Il prestito vitalizio ipotecario nasce in Gran Bretagna nel 1999 per poi diffondersi in tutto il mondo anglosassone: nel Regno Unito è stato in grado di attivare, dopo la grande crisi del 2008, uno stock di 5 miliardi di sterline di credito bancario per le famiglie.

Caratteristiche del prestito vitalizio ipotecario
Il prestito vitalizio ipotecario è, come detto, una forma di finanziamento a lungo termine senza rate che permette alle persone con oltre 65 anni di età di ottenere, se proprietari di immobili, denaro liquido in cambio di un’ipoteca su una parte della casa di proprietà.
In questa particolare forma di prestito, le spese e il pagamento degli interessi vengono capitalizzati, ovvero vanno ad incrementare l’importo del prestito, e sono dovuti a scadenza. A meno di rimborso volontario, il rimborso sarà a carico degli eredi del contraente. Il finanziamento in cambio dell’ipoteca di una parte dell’immobile viene erogato in un’unica soluzione e il fruitore può spenderlo liberamente senza che questo comporti di dover lasciare l’abitazione.
Tale prestito può essere erogato esclusivamente da banche e finanziarie regolarmente iscritte nei rispettivi registri pubblici. La persona che riceve il prestito si vincola a non vendere l’immobile; alla morte del proprietario gli eredi possono decidere se:
ripagare il debito nei confronti della banca liberando così l'immobile dall'ipoteca

    * vendere l'immobile ipotecato
  * lasciare alla banca il compito di vendere l'immobile per rimborsare il proprio credito
   * Per quanto riguarda l’importo del finanziamento erogato, questo si attesta tra il 15% e il 50% del valore dell’immobile; valore che viene determinato da una perizia su indicazione del soggetto finanziatore.

Rischi del prestito vitalizio ipotecario
I principali rischi dell’operazione sono legati soprattutto ai vincoli cui si è sottoposto dopo l’erogazione del prestito: il proprietario non può infatti vendere o affittare l’immobile né sottoporlo a modifiche sostanziali. Deve inoltre mantenerlo in uno stato di conservazione buono. Il debito che gli eredi si troverebbero a pagare è piuttosto corposo dato il meccanismo degli interessi sugli interessi, il famigerato anatocismo.
Ad oggi l’operazione del prestito vitalizio ipotecario viene vista come un’alternativa alla nuda proprietà, che è una tipologia particolare di compravendita di un immobile che consente al venditore di mantenere l’usufrutto dello stesso fino alla sua morte, pur incamerando da subito la liquidità.
In passato avevamo visto i pro e i contro della nuda proprietà; la prima differenza che salta all’occhio è che, nel caso di cessione della nuda proprietà, gli eredi vengono privati di qualsiasi diritto futuro sulla proprietà stessa.

Cosa cambierebbe con la nuova legge
La proposta di legge andrebbe a modificare, come detto, l’attuale normativa in materia di prestito vitalizio ipotecario. Si parla soprattutto di:

    * dare la possibilità di concordare una modalità di rimborso graduale degli interessi
   * introdurre agevolazioni fiscali previste per le operazioni di credito a medio e lungo termine
  * modificare le regole sull’ipoteca dell’immobile a garanzia dell’ente che eroga il finanziamento
  * esplicitare gli eventi che possono portare a un rimborso integrale del debito in una soluzione unica
 * dare la possibilità agli eredi di scegliere, secondo modalità sopra elencate


“Malarazza”: omaggio al Modugno “siciliano” con Mario Incudine, Kaballà, Tony Canto


 Il 22 luglio, alle ore 21, a Palazzo Platamone, nella Corte Mariella Lo Giudice
CATANIA - Un omaggio alla Sicilia di Domenico Modugno: questo vuole essere “Malarazza”, lo spettacolo che prende il titolo da uno dei capolavori dell’autore di “Nel blu dipinto di blu”. Il concerto vede in campo tre cantautori isolani del calibro di Mario Incudine, Kaballà, Tony Canto. L’appuntamento è per il 22 luglio alle ore 21, en plein air, a Palazzo Platamone nella Corte intitolata a Mariella Lo Giudice. Realizzato in collaborazione dal Comune e dal Teatro Stabile di Catania, l’evento si inserisce nel programma dell’Estate catanese.
Si parte dunque dalla leggenda del Modugno “siciliano”, il cantattore che fingendosi appunto siciliano si calò con tale immedesimazione nella realtà dell’Isola da diventarlo veramente. Lo conferma questo viaggio inedito e affascinante attraverso tutto il suo variegato repertorio in dialetto siciliano: una reinterpretazione dei brani più rappresentativi e popolari (da “Malarazza” a “U pisci spada”, da “Amara terra mia” a “La donna riccia”), ma anche di quelli più di ricerca e meno noti.
Sul palco per la prima volta insieme tre musicisti diversi per storia artistica e caratteristiche vocali, ma uniti in questo originale progetto dall’amore per l’Isola e dalla comune forza interpretativa. Nell’esibizione dal vivo saranno accompagnati da Antonio Vasta (fisarmonica, organetto e zampogna a paru), Antonio Putzu (fiati), Pino Ricosta (basso), Manfredi Tumminello (chitarra acustica), Salvo Compagno (percussioni).
La terna dei protagonisti che daranno vita allo spettacolo non ha certo bisogno di presentazioni. Cantante, attore, ricercatore, musicista e autore di colonne sonore, Mario Incudine è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana. Lo ha fatto con il suo primo lavoro discografico “Terra”, con “Abballalaluna”, “Anime Migranti”, “Beddu Garibaldi” e nel giugno 2012 con il cd “Italia Talìa”, distribuito da Universal Music con la produzione artistica di Kaballà e Mario Saroglia. Mario Incudine e “Italia Talìa” sono stati fra i finalisti della Targa Tenco 2012 – “Album in dialetto” (cantautori) insieme a Enzo Avitabile, i Lautari, Lou Dalfin, e Raiz & Radicanto. L’album si è classificato al secondo posto, subito dopo Enzo Avitabile. Il disco, preludio del tour estivo con più di 40 date all’attivo, è stato recensito da importanti quotidiani come “La Repubblica” con intervista di Giuseppe Videtti, o “Il Foglio”con un articolo di Pietrangelo Buttafuoco che ha così definito le creazioni di Mario: “È musica senza geografia in cui la parola è pietra lucente”. Il lavoro è stato ancora recensito da Marco Mangiarotti su Il Giorno - Il Resto del Carlino - La Nazione, e ad Incudine è stato dedicato uno speciale su Mizar del tg2. Nel 2013 Mario ha aperto 5 concerti del tour “Apriti Sesamo Live” di Franco Battiato.
Il compositore siciliano Pippo Rinaldi, in arte Kaballà, partecipa nel 1991 al Festival Tenco e l’anno seguente è ospite al Premio Recanati. Ha scritto su musica di Nino Rota il testo in siciliano della serenata “Brucia la terra” cantata da Al Pacino per il film “Il padrino III” di Francis Ford Coppola. Lo stile e il percorso intrapreso alla ricerca di contaminazioni di stili musicali, ispirazioni letterarie e dialetto siciliano sono presenti nei primi 2 album, nel terzo “Lettere dal fondo del mare” (Polydor 1996), invece abbandona quasi del tutto il dialetto siciliano evidenziando la sua grande passione per la canzone italiana d’autore e per le atmosfere del rock elettroacustico americano. Kaballà collabora con Eros Ramazzotti, nello stesso anno si consolida il sodalizio artistico con l’amico Mario Venuti, Alessandra Amoroso, Brando, Alex Britti, Carmen Consoli, Patrizia Laquidara, Mietta, Nicky Nicolai, Noemi, Raf, Ron, Antonella Ruggiero.
Nato a Messina, chitarrista, cantautore e produttore, Tony Canto si diploma al CPM con Franco Mussida (PFM) e intraprende una brillante carriera caratterizzata da scelte artistiche ben precise. Collabora con Mario Venuti suonando e partecipando agli arrangiamenti dei suoi ultimi 5 dischi. Incide e suona anche con Patrizia Laquidara, Joe Barberi, Mannarino, Mario Incudine, Syria, Pilar e tanti altri. Il suo imprinting è marcatamente brasiliano sebbene la sicilianità da subito venga fuori e si misceli con la matrice tropicalista. Ha curato la produzione artistica e gli arrangiamenti di entrambi gli album di Alessandro Mannarino e ha collaborato con Paolo Buonvino per la colonna sonora del film “La Matassa” di Ficarra e Picone, “Manuale d’Amore” di Giovanni Veronesi e “La Vita come viene” di Stefano Incerti.
Come cantautore, ha pubblicato tre album: “Il Visionario” del 2007, “La Strada” del 2009 e “Italiano Federale” che esce nel 2011 per l’Universal  e vede Tony protagonista di un’importante promozione sia live che televisiva, ricordiamo in particolare la partecipazione al programma di Rai Tre “Parla con Me” di Serena Dandini. Tony Canto è protagonista con Fausto Mesolella (Avion Travel) e Alessandro Chimenti del Tour “Corde: concerto solo per chitarre” di Alessandro Mannarino.
L’evento è organizzato dal Teatro Stabile di Catania in collaborazione con il Comune per l'Estate catanese