IL VASO È COLMO, TELECOM DECIDA CHE RAPPORTO VUOLE CON I PROPRI DIPENDENTI
Nella serata di lunedì 8 giugno, i responsabili del personale di Telecom hanno incontrato le Segreterie Nazionali di SLC, Fistel e Uilcom per comunicazioni inerenti lo stato delle relazioni industriali dell’azienda e l’implementazione del piano d’impresa per il triennio 2015 – 2018.
In premessa, l’azienda ha comunicato di considerare superata la vertenza inerente il “caring” perché non più interessata a sottoscrivere intese su tale ambito operativo, anche alla luce delle probabili modifiche di legge sulla materia regolata dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori “controllo a distanza”.
Con tale puntualizzazione, Telecom ha annunciato che, vista la probabile assenza di strumenti legislativi che consentano il ricorso alla “solidarietà espansiva”, il piano d’impresa presentato dall’azienda subisce un duro contraccolpo che ne altera sensibilmente i conti, facendo aumentare in maniera significativa i costi.
Per questi motivi Telecom ha deciso di confermare il processo di societarizzazione del caring, annunciando che sarà necessario intervenire con una miglior focalizzazione sui perimetri aziendali complessivi per realizzare il risparmio di costi necessario a garantire la tenuta del piano industriale.
Prima dell’operazione di cessione del ramo aziendale, confermata per ottobre p.v, l’azienda sposterebbe circa 350 risorse dal caring verso open access, mentre le altre chiusure delle sedi saranno realizzate successivamente alla cessione del ramo.
In questo modo, mentre Telecom si appresta a realizzare il più importante piano d’investimenti degli ultimi decenni, la partita aperta nei confronti del Governo sui modi con cui il Paese pensa di incentivare lo sviluppo delle reti di nuova generazione la rende ingiustificatamente isolata rispetto alle scelte politiche, con i vertici aziendali che decidono, per l’ennesima volta, di scaricare tutte le contraddizioni sul proprio personale.
Se è vero che scelte ostili da parte del Governo potrebbero davvero pregiudicare il futuro di Telecom, l’esigenza di trovare una soluzione equilibrata e condivisa dal proprio personale dovrebbe rappresentare la vera priorità aziendale per salvaguardare una delle poche grandi aziende ancora presenti in Italia e rilanciare i temi dello sviluppo e della crescita.
Contrariamente a quanto realizzato con le intese del 27 marzo 2013, in cui le parti hanno condiviso percorsi per il rilancio aziendale, la società persevera nell’utilizzare il ricatto per piegare i dipendenti ad accettare condizioni sempre più pesanti e inaccettabili.
In questo modo, la minaccia della societarizzazione diventa lo strumento buono in ogni occasione per ricattare i lavoratori e le loro rappresentanze, dopo che per mesi l’azienda ha inviato i propri dirigenti a comunicare ai dipendenti, alla comunità finanziaria e alla stampa che Telecom avrebbe cambiato passo con l’obbiettivo di assumere 4000 nuovi giovani per rilanciare e motivare tutto il personale aziendale.
Inoltre, pur non essendo stato conseguito il Premio di Risultato per due anni consecutivi, su cui l’azienda aveva fornito nel mese di settembre ampie rassicurazioni, si continua a distribuire premi unilaterali sulla base di risultati non trasparenti e spesso legati ai rapporti personali.
In questo stesso periodo nonostante i lavoratori abbiano accettato importanti incrementi di produttività per contribuire al rilancio complessivo, vedi il caso di open access, si continua ad assistere a disorganizzazioni che sono colmate solo dal lavoro dei tecnici, spesso obbligati a passare la gran parte del loro tempo in spostamenti in macchina.
E’ evidente che tale stato di relazioni industriali, paralizzato dalla bocciatura dell’ipotesi di accordo sottoscritta il 18 dicembre, non può e non deve proseguire.
La gravità delle affermazioni fatte da Telecom ha portato SLC a proporre a Fistel e Uilcom una mobilitazione unitaria a difesa di tutti i lavoratori, proposta rifiutata a causa della diversa chiave di lettura sul risultato del referendum con cui è stata respinta l’ipotesi di accordo.
È inaccettabile aprire una nuova fase di confronto dettata dallo strumento del ricatto e della minaccia, mutuando modelli relazionali che nel settore delle TLC non hanno mai avuto fortuna.
Per questi motivi, la Segreteria Nazionale, unitamente ai propri componenti del coordinamento delle RSU, ha deciso di proclamare una prima giornata di
sciopero
di tutto il personale dell’azienda Telecom Italia per il giorno
30 giugno 2015
per l’intero turno di lavoro
salvaguardando i presidi previsti dalla legge 146/90 e successive modificazioni
La giornata di lotta, che sarà accompagnata da presidi regionali da realizzarsi presso le città capoluogo, è proclamata per aprire un confronto con l’azienda con i seguenti obiettivi:
Conferma degli attuali perimetri aziendali e di gruppo con la previsione di non avviare processi di societarizzazione di attività oggi ricomprese all’interno dell’azienda;
Riorganizzazione del caring attraverso investimenti in hardware, software e procedure per consentire un incremento della produttività di sistema e lo sviluppo di una nuova customer experience in grado di consentire anche il ritorno in Italia delle lavorazioni oggi gestite all’estero;
Riorganizzazione di Open Access per affrontare l’incremento dello sviluppo delle reti di nuova generazione e intervenire sulle attuali disorganizzazioni che producono inefficienze intollerabili;
Riconoscimento delle professionalità acquisite attraverso il principio che a parità di attività svolta debba corrispondere una parità di inquadramento;
Definizione del Premio di Risultato che garantisca, rispetto ai migliori risultati conseguiti dall’azienda, un ritorno economico certo per i lavoratori sostituendo le politiche di incentivazione individuali oggi presenti che non generano incrementi di produttività ma determinano storture e inefficienze facilmente riscontrabili;
Riorganizzazione delle Aree di Vendita, prevedendo anche la rimodulazione delle offerte soprattutto in funzione della vendita di nuovi contenuti, vero ambito di sfida dei prossimi anni per invertire la continua caduta dei ricavi domestici (5 miliardi di euro in meno dal 2011 a oggi);
Sviluppo e prospettive del Tilab;
Definizione di una strategia chiara sulle azioni da adottare nelle aree di staff per assicurarne il futuro;
Dopo anni di sacrifici e rinunce, in Telecom è ora di cambiare verso.
Il futuro dipenderà anche da te, non lasciare che le decisioni le prendano al tuo posto, partecipa allo sciopero e alle iniziative della SLC CGIL.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL