12 novembre 2009

Concetta Raia: “Interventi contro la violenza sulle donne“ - Disegno di legge n° 484 Presentato all'ARS. ( www.concettaraia.com )

Onorevoli colleghi,

In Sicilia solo due donne su cento che hanno subito violenze fisiche o sessuali dal proprio partner denunciano il reato. Una percentuale drammatica, che cresce solo di poco quando a commettere la violenza è un uomo che non è legato sentimentalmente alla donna: in questo caso è il 3,4 per cento delle vittime a rivolgersi alle forze dell’ordine. Considerate comunque entrambe le situazioni, l’Isola si guadagna il triste primato della regione italiana con la più alta quota di donne vittime di violenze che, invece di denunciare il proprio carnefice, preferiscono tacere, chiudersi nel silenzio. Per paura, certo, ma soprattutto perché non considerano un reato la violenza subita, anche nei casi in cui hanno avuto la sensazione di essere in pericolo di vita.

I dati disponibili riferiti al 2006 disegnano un quadro preoccupante della condizione femminile in Sicilia.

Sono 520 mila le donne dell’Isola che sono state vittime di violenza nel corso della loro vita, il 23,3 per cento del totale delle residenti. La violenza è di carattere prevalentemente sessuale. Il dato più agghiacciante è che tre donne su cento dichiarano di aver subito almeno una volta uno stupro o un tentato stupro. In generale, sono le mura familiari a far da scenario alle violenze e 51 volte su 100 è il partner o l’ex partner a commettere il reato. Un altro dato rilevante è che solo una bassa percentuale denuncia il proprio aguzzino; la maggior parte delle donne vittime di violenze preferiscono non rivolgersi alle forze dell’ordine.

Sono dati che vengono fuori da una rielaborazione effettuata da Arcidonna sui dati che l’Istat ha pubblicato nella recente indagine “La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia”.

Sono dati molto allarmanti e la politica e le istituzioni devono al più presto trovare risposte adeguate per contrastare il fenomeno. Al primo posto deve essere messa la prevenzione, perché è innegabile che “la violenza é strettamente legata ad un problema culturale che non è più solo riconducibile a quelle residue forme di patriarcato presenti nella società siciliana, ma alla crescente diffusione di atteggiamenti e comportamenti misogini anche tra le fasce della popolazione più agiate e istruite”. Occorre dare vita ad azioni di informazione e formazione rivolte alle scuole e alle famiglie, consci che più che la strada, sono le mura domestiche a far da scenario al maggior numero di violenze.

Il presente disegno di legge intendere colmare una carenza legislativa con una iniziativa rivolta ad affrontare efficacemente la situazione sempre più allarmante. Con l’articolo 1 si definisce il concetto di violenza e si assicura alle vittime della violenza ed ai loro figli minori un sostegno per consentire loro di recuperare la propria autonoma individualità e di riconquistare la propria libertà nel pieno rispetto della riservatezza e dell’anonimato. Vengono individuate le funzioni e le iniziative necessarie (art. 2) ed un Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere (art. 3). La Regione promuove la diffusione delle iniziative mediante specifiche campagne informative (art. 5). Con gli articoli 6 e 7 vengono individuati ed organizzati centri antiviolenza operanti nel territorio regionale garantendo la promozione di nuovi nuclei per la lotta, la prevenzione e l’assistenza delle donne vittime di violenze. Successivamente sono definite le case di accoglienza di cui all’articolo 9 della l.r. 31 luglio 2003, n. 10 in cui deve essere offerta ospitalità temporanea alle donne, sole e con figli minori, vittime di violenza. Negli articoli 9 e 10 si prevedono interventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza nonché iniziative e moduli formativi finalizzati alla formazione di operatori che intervengono sul fenomeno della violenza sulle donne. Infine si prevede la concessione di contributi per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza garantendone la diffusa e articolata presenza sul territorio regionale, puntando sulle iniziative di prevenzione, di informazione, di rilevanza regionale anche a carattere sperimentale e sulle attività di monitoraggio degli episodi di violenza attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai centri antiviolenza e dagli altri soggetti pubblici e privati.

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