Sara, Lucia, Francesca, Veronica, Teresa, Noemi. E tante altre. Giovani e meno giovani, laureate o meno, dirigenti d’azienda e semplici commesse. Le donne lo sanno: nel destino di molte di loro c’è la violenza. Quella fisica, dalle sole minacce agli strattoni, fino all’essere picchiata o soffocata, ustionata o minacciata con le armi. Quella sessuale, dallo stupro alla molestia o a rapporti sessuali “consenzienti” ma in realtà non desiderati. Quella psicologica, dall’essere denigrata al controllo dei comportamenti, fino all’intimidazione o peggio. L’Istat ha dato loro voce, pubblicando recentemente il rapporto “La violenza contro le donne”. Le donne lo sanno. E lo raccontano.
STORIE DI VIOLENZA QUOTIDIANA – Sono racconti già sentiti, ma fanno sempre venire i brividi. Dietro le cifre secche delle statistiche dell’Istat ci sono infatti donne in carne ed ossa. Giovani e meno giovani, istruite o no, sposate e single. Le donne lo sanno: poco meno di una su 3 di loro ha subito una qualche forma di violenza: sono 6 milioni e 743 mila. Quasi 4 milioni hanno subito violenza fisica (il 18,8% delle donne italiane, il 16% se si esclude la sola minaccia), circa 5 milioni (il 23,7%) hanno subito una violenza di tipo sessuale. Lo stupro e il tentato stupro ha riguardato il 4,8% della popolazione femminile, oltre un milione di donne. Il dato è probabilmente sottostimato: nel sud e nei centri minori (che presentano incidenze più molto più basse di centro nord e aree urbane) sembra esserci una minor propensione e disponibilità delle donne a riconoscere e a parlare della violenza subita. La violenza fisica sulle donne è fatta di strattonamenti o spinte (56,7% del totale), ma anche di serie minacce di violenza (52,0%). Per molte si è arrivati agli schiaffi, calci o pugni (36,1% del totale delle violenze fisiche, quasi un milione e mezzo di donne coinvolte), o al lancio di oggetti (24,6%), fino a quelle che sono state minacciate o colpite con armi (8%) o addirittura alle ustioni o tentativi di strangolamento (5,3 %).
I PARTNER SONO I PEGGIORI – Incrociando i dati tra le diverse forme di violenza fisica e l’autore, si nota che il partner è il principale responsabile di queste violenze. Quello che vive in casa, il compagno o padre dei propri figli. Il 14,3% delle donne che hanno o hanno avuto un partner, 2 milioni 938 mila fra i 16 e i 70 anni d’età, hanno subito nel corso della relazione o dopo la sua fine almeno una violenza fisica o sessuale dal marito, dal convivente o dal fidanzato (questi ultimi sono più “violenti”). Spesso si tratta di storie calate all’interno di vite violente, mariti o fidanzati maneschi, attaccabrighe o con guai giudiziari. Ma non mancano purtroppo i casi di donne che sono l’unico oggetto di violenza da parte di quegli uomini. Le donne lo sanno: il partner non solo è il principale responsabile, ma è quello che mette in atto le violenze più gravi. E molto spesso l’autore di strattonamenti e spinte (per il 63,4% delle vittime), di schiaffi, pugni o calci (il 47,8% rispetto al 15,4% per uomini non partner), di tentativi di strangolamento o di ustione (6,6% contro il 2,6%). Se invece passiamo alla violenza sessuale, la frequenza degli stupri e dei tentati stupri è rilevante rispetto alle altre forme di violenza (sono il 26,6% e il 21,1%, il che caratterizza la violenza sessuale domestica come complessivamente più grave rispetto a quella subita da uomini non partner. E si tratta non di episodi singoli, ma di episodi che si ripetono: ad esempio per la violenza sessuale, la percentuale di vittime che l’ha subita più di una volta raggiunge il 78,7% tra quelle “con il partner”.
SCONOSCIUTI, PARENTI, AMICI – Di minor dimensione quantitativa, la violenza che proviene da non partner è anche “qualitativamente” diversa. Essa intanto si caratterizza di più sul versante “sessuale” che su quello “fisico”. Le donne lo sanno: gli “sconosciuti”, ovvero gli aggressori casuali sono responsabili però soprattutto di molestie sessuali più che di stupri o tentativi di stupro. I “conoscenti” (cioè persone che si conoscono ma diverse da amici, parenti e colleghi) sono invece più spesso autori di stupro e tentato stupro. Anche parenti, amici e colleghi di lavoro sono autori di violenza fisica o sessuale. Mentre i primi (più frequentemente con età compresa tra i 45 e i 54 anni) risultano più frequentemente responsabili di violenza fisica, i colleghi sono prevalentemente autori di violenza sessuale. Gli amici (per lo più di giovani sotto i 25 anni) sono autori di violenza fisica o sessuale in misura pressoché analoga. Le violenze subite da un uomo che non è il partner si concentrano in particolare sulle donne tra i 25 e i 44 anni, più frequentemente nubili, separate o divorziate o vivono sole. Dai dati sembrano più frequentemente vittime di violenza le donne istruite, con almeno un diploma superiore, le studentesse, le occupate o che sono state tali e cercano una nuova occupazione e, tra le occupate, le donne con qualifiche professionali elevate (dirigenti, imprenditrici, comunque con ruoli direttivi). Le differenze di rischio potrebbero però anche essere legate ad una diversa capacità di focalizzare e riconoscere la violenza.
CARAMELLE DA UN CONOSCIUTO – Un dato che merita un’attenzione particolare è quello della violenza sessuale subita prima dei 16 anni. Riguarda il 6,6% delle donne, un dato davvero impressionate. Un quarto delle vittime ha segnalato come autore della violenza un conoscente (anche di vista), un altro quarto un parente, il 9,7% un amico di famiglia, il 5,3% un amico della donna. Solo il 24,8% delle vittime ha segnalato come autore delle violenze uno sconosciuto. Le donne lo sanno: tra i parenti emergono gli zii (7%), seguiti dal padre, dal fratello/fratellastro, dal nonno e dal patrigno mentre nel 12,2% dei casi si tratta di altri parenti non specificati. Il 3,8% delle ragazze ha inoltre subito violenza sessuale da vicini di casa, il 3,7% da compagni di scuola, l’1,7% da insegnanti o bidelli e l’1,6% da un religioso. I casi di violenza sessuale segnalati come molto gravi sono in maggioranza relativi alle persone più vicine alla vittime, come il padre, il fratello, l’amico di famiglia, il nonno, gli zii, un religioso. Il 53% delle vittime ha dichiarato di non aver mai parlato con nessuno dell’accaduto. Quando siamo preoccupati per l’incolumità delle nostre ragazze, più che ai clandestini dovremmo guardare attorno a noi.
LA VIOLENZA PSICOLOGICA – Tre milioni 477 mila donne – il 21,1% delle donne che attualmente hanno un partner – nel corso della relazione hanno subito spesso, qualche forma di violenza psicologica. La cifra arriva a 7 milioni 134 mila (il 43,2%) se si considerano anche le donne che hanno subito meno di frequente (qualche volta) questi comportamenti. Le donne lo sanno: si tratta di cose quasi “invisibili” all’esterno: limitare i rapporti della donna con la famiglia o con gli amici, impedirle di lavorare o studiare (46,7% del totale, 1 milione seicento mila donne). I comportamenti di controllo (il partner le impone come vestirsi o pettinarsi, la segue e controlla i suoi spostamenti, si arrabbia se parla con un altro uomo) riguardano un consistente 40,7% delle vittime. Non mancano le violenze economiche (30,7% delle vittime) e le “umiliazioni” (23,8%). Infine, le forme più gravi di violenza psicologica rappresentate da vere e proprie intimidazioni e ricatti (tra cui le minacce di far del male alla donna o ai suoi figli) riguardano una quota decisamente inferiore (il 7,8% ma sempre piuttosto consistente (circa 272 mila donne).
LE DONNE LO SANNO – Sara, Lucia, Francesca, Veronica, Teresa, Noemi e le altre. Quelle poco più che adolescenti, quelle già adulte, quelle più vicine alla menopausa. Donne che hanno fatto faticosamente carriera o che hanno lasciato i sogni da parte e pensato solo alla famiglia, contribuendo con un lavoro poco “importante”. Donne che s’incontrano e si raccontano, a volte abbassando lo sguardo. Le donne lo sanno: nel destino di molte di loro c’è la violenza. Ogni tanto ci scappa pure di morire, e pazienza. Guardando alle storie di questa straordinaria metà del cielo, e all’indifferenza bipartisan che spesso le accompagna, indifferenza che si specchia nello scarso rilievo dato alle conclusioni di questo rapporto dell’Istat, ricordiamo che dietro queste aride cifre, c’è dolore, umiliazione, visi e storie di migliaia di donne. Le donne lo sanno. E parlano, ed è un pezzo d’Italia che pochi conoscono. Perché è più comodo non vedere.
di Carlo Cipiciani
Disegno di Legge:
3 novembre 2009
Disegno di legge n. 485 (primo firmatario On. Concetta Raia)