15 dicembre 2009

Situazione Call Center outsourcer: Parlano il Segretario Generale SLC/CGIL ed il Segretario responsabile Area TLC

Care/i compagne/i,

nei giorni scorsi la segreteria nazionale della Slc/cgil ha cercato di rendere evidente,attraverso una nota la situazione di mercato dei call center in outsourcing nel nostro paese, evidenziando anche il nuovo fenomeno delle delocalizzazioni.

Si tratta di una prima documentazione utile per completare una riflessione sul mondo dei call center e sui temi che stanno alla base dei segni preoccupanti di crisi ormai quotidiani. Nei prossimi mesi si profila, proprio nel mondo dei call center, un quadro pesante che rischia di essere devastante, soprattutto nel Mezzogiorno, perché ormai si incrociano tre questioni importanti: il calo della domanda telefonica, la stretta sui costi e, nel corso del 2010, l’esaurimento degli incentivi sull’occupazione che graveranno per il 27% sul costo del lavoro nel mezzogiorno e per l’11% al Nord, solo in riferimento alle stabilizzazioni previste dalla“ circolare Damiano”. Com’è noto, nel Mezzogiorno, sono stati erogati bonus che hanno pesato per 7/8000 euro per chi era escluso dai benefici previsti dalla legge 407/90.Il tutto accompagnato dal ritorno alle peggiori pratiche delle gare di appalto al massimo ribasso e dal comportamento irresponsabile dei grandi committenti, che sistematicamente rifiutano di affrontare il tema vero nel settore: l’inserimento di

clausole sociali a livello di filiera. L’incrocio e la contestualità di queste tre questioni, se non adeguatamente monitorate e governate, produrranno un cambiamento profondo ed un drastico taglio nel numero dei call center e dell’occupazione.

La tendenza dei grandi gruppi telefonici è quella, per fare fronte alla crisi, di delocalizzare chiedendo agli outsourcer di produrre all’estero oppure di scaricare su società minori commesse e lavoratori da gestire al di fuori da regole e diritti acquisiti in questi anni.

In ogni caso la nostra preoccupazione è che il mondo dei call center possa rischiare un brutto passo all’indietro, alle condizioni precedenti alla circolare Damiano, che previde la stabilizzazione di 20000 lavoratori, aggravate, sul piano del modello, dalle delocalizzazioni ed al ricorso a vere e proprie ragnatele societarie tali da fare svolgere ai call center tradizionali la funzione di stazioni subappaltanti. Decine e decine di società a basso costo in grado di alimentare un secondo mercato del lavoro non garantito. In questo senso ed in questa congiuntura sarebbe necessario un confronto con gli operatori telefonici in sede politica, che stiamo sollecitando, perché si possa mettere ordine attraverso un sistema di clausole sociali che impedisca il subappalto non autorizzato che ormai si sta imponendo “di fatto”. Se non riusciremo a governare i processi di societarizzazione, infatti, rischiamo di assistere supinamente sia ai processi di delocalizzazione all’estero che al subappalto, nel mercato domestico, delle commesse.

Sarebbe il fallimento dell’idea che abbiamo perseguito in questi anni, di una organizzazione su base sempre più solida del call center, in grado di offrire servizi sempre più sofisticati ed integrata con gli operatori di tlc, collocati lungo una scala di

valore sempre più ampia. In questi anni abbiamo favorito questa crescita combattendo il dumping e la concorrenza sleale, favorendo la crescita professionale di migliaia di lavoratrici e lavoratori, operando per favorire crescita e stabilità.

La crisi economica generale e la congiuntura di settore, dunque, rischiano di produrre disoccupazione di massa che nel mezzogiorno può trasformarsi in una vera e propria “bomba sociale” capace di mettere in ginocchio centri e città importanti, intere aree territoriali. Abbiamo denunciato più volte il rischio dello scoppio di una bolla territoriale pesante. Ma questo riguarda anche aree a forte intensità di presenza di call center in outsourcing nel resto del paese.

E’ necessario che il Governo Nazionale si occupi subito di questo tema e lo faccia inaugurando un confronto con imprese di call center, gruppi di tlc e sindacato poiché ormai si tratta di un tema di forte valenza politica. E’ ovvio che bisognerà trovare modi e forme perché il governo continui a sostenere la crescita di questo settore evitando di staccare la spina.

Chiediamo che possa avvenire al più presto e sosterremo con tutte le iniziative del caso la nostra richiesta di confronto per evitare che nei prossimi mesi succeda il peggio.


Emilio Miceli

Segretario Generale SLC/CGIL


Alessandro Genovesi

Segretario responsabile Area TLC