31 luglio 2013

Palermo: al lavoro per 2 euro l'ora nel call center

www.rassegna.it
Guadagnavano tra i 2 e i 3 euro per ogni ora di lavoro, trascorsa davanti ad un computer, con cuffie collegate ad una postazione telefonica. La loro azienda, un call center di Palermo, che opera nel settore delle vendite di depuratori d'acqua, li aveva inquadrati con un finto contratto a progetto, basato sulla vendita di un quantitativo minimo di prodotti che ciascun operatore telefonico avrebbe dovuto garantire all'azienda ogni bimestre.

In queste condizioni operavano 37 lavoratori, 22 dei quali sono stati individuati nel call center dalle Fiamme Gialle che poi sono risalite agli altri 15 che non erano più in azienda, ma che vi avevano lavorato in nero nel 2012. Il titolare del call center - che aveva iniziato l'attività il 3 maggio 2012 - utilizzava un escamotage per pagare i dipendenti: a ciascuno, dopo “l'assunzione”, veniva data o veniva richiesto di procurarsi una carta prepagata - del tipo post pay - sulla quale poi, mensilmente, venivano fatti confluire i salari “in nero”.

Gli accertamenti – comunica la Gdf - “hanno permesso di ricostruire l'erogazione di somme verso i lavoratori per un ammontare superiore agli 80mila euro in soli sei mesi. A fronte di questo, i lavoratori non hanno mai ricevuto una lettera di assunzione, né sottoscritto un contratto di lavoro o firmato quietanze di pagamento”.

Il sistema - sostengono gli inquirenti - ha consentito all'imprenditore sia di aggirare i contratti nazionali di settore risparmiando, in soli termini di contrattualizzazione nazionale minima, oltre 40mila euro, sia di ottenere illeciti risparmi in termini di contribuzione assistenziale e previdenziale. Per le 2.400 giornate lavorative ricostruite dai finanzieri per tutti i lavoratori individuati nell'arco di un semestre, il titolare del call center avrebbe dovuto versare contributi pari a 20mila euro.

Le Fiamme Gialle stanno esaminando nei dettagli la contabilità dell'azienda, per contestare le sanzioni amministrative previste che vanno da un minimo di 72.725 ad un massimo di 644.330, e per la ricostruzione dei ricavi sottratti al fisco, dai quali sono state tratte le provviste per pagare in nero di dipendenti.

Cresce ancora la disoccupazione tra i giovani


Si ferma a giugno la corsa del tasso di disoccupazione generale in Italia, ma continua a crescere invece la disoccupazione giovanile.

Secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione a giugno si ferma al 12,1%, con un piccolo passo indietro su maggio, in calo di 0,1 punti percentuali, anche se resta in aumento su base annua, con un rialzo di 1,2 punti. Con giugno la disoccupazione varca comunque la soglia del 12% per la terza volta consecutiva.

Continua il suo aumento invece il tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) che a giugno sale al 39,1%, in crescita di 0,8 punti percentuali su maggio e di 4,6 punti su base annua. Tra gli under 25 ci sono 642 mila ragazzi alla ricerca di un lavoro, pari al 10,7% della popolazione in questa fascia d'età.

Aumenta anche il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, +0,3% rispetto al mese precedente (+39 mila unità) e +0,4% rispetto a dodici mesi prima (+51 mila). Il tasso di inattività si attesta così al 36,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,2 punti su base annua.

Negativo il dato sugli occupati: a giugno diminuiscono dello 0,1% rispetto a maggio, con 21mila persone in meno al
lavoro, e dell'1,8% su base annua, con 414mila occupati in meno. Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, risulta, guadando alle serie trimestrali, un minimo dal terzo trimestre del 2000.

Onorevole Raia: ‘NO’ a norme UE che bloccano finanziamenti pubblici alle Autorità portuali


La commissione UE dell’Ars vota una risoluzione che sarà inviata al Comitato delle Regioni

“La Sicilia dice ‘no’ alle nuove norme sui servizi portuali proposte da Bruxelles, che bloccano di fatto i finanziamenti pubblici alle Autorità portuali e rischiano di soffocare le attività dei porti siciliani”. E’ la posizione della commissione sull’attività dell’Unione Europea dell’Ars in merito alla proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un nuovo quadro normativo per l’accesso al mercato dei servizi portuali ed alla regolamentazione finanziaria dei porti.

“In base alle indicazioni della Comunità Europea – dice Concetta Raia, vicepresidente vicario della commissione UE all’Ars - le Autorità portuali vengono considerate alla stregua di altre attività di impresa: questo porterebbe allo stop dei finanziamenti pubblici. Ma in Italia i porti funzionano in maniera del tutto differente rispetto a molti altri Paesi comunitari, ed è superfluo sottolineare che in Sicilia le attività portuali hanno un ruolo particolarmente rilevante nel panorama sociale ed economico. Insomma, se passasse la linea voluta dall’Europa, si strozzerebbe qualunque possibilità di sviluppo dei porti siciliani”.

“Oltretutto – aggiunge Raia - le proposte dell’Unione Europea rischiano di ottenere l’effetto opposto rispetto a quello prefissato: più che snellire, si appesantiranno gli aspetti burocratici che regolano le attività delle Autorità portuali. Si tratta di norme ‘eccessive e non necessarie’, calibrate forse su realtà portuali di altri Paesi europei, ma che non tengono conto delle necessità specifiche dei porti siciliani. Sulla stessa posizione si è già espresso il Senato della Repubblica, attraverso una risoluzione della commissione Lavori pubblici”.

Secondo la commissione UE all’Ars, il regolamento proposto da Bruxelles “non consente di graduare a sufficienza l’intervento normativo in modo da tenere in giusta considerazione le notevoli differenze esistenti a livello operativo e strutturale tra i vari sistemi portuali dell’Unione europea: si rischia, infatti, di introdurre effetti distorsivi e controproducenti sul funzionamento delle economie e delle infrastrutture dei territori coinvolti”.

In Sicilia sono considerati porti principali della rete Ten-T Core quelli di Palermo, Catania, Termini Imerese ed Augusta; mentre Messina, Siracusa, Trapani e Milazzo sono nella rete Ten-T “Comprehensive”, cioè porti secondari.

Le osservazioni della Commissione dell’Ars verranno trasmesse al Comitato delle Regioni, organo consultivo della Commissione europea, attraverso la Rete di monitoraggio sul rispetto del principio di sussidiarietà negli atti europei, Rete di cui l’Assemblea Regionale è partner.
da www.concettaraia.com

Il rifiuto a svolgere mansioni superiori non legittima il licenziamento


La Cassazione, con sentenza nr. 17713 dello scorso 19 luglio, ha dichiarato l’illegittimità del licenziamento intimato al lavoratore che si rifiuta di svolgere mansioni superiori, qualora queste ultime esulano dalla sua qualifica e, comportano notevoli responsabilità anche di carattere penale.
Il caso ha riguardato un lavoratore di una società che si occupa di vendita e commercio di alimentari e bevande che, si rifiutava di svolgere il servizio di “permanenza di direzione” (quindi di passare dalla qualifica di quadro a quello di direttore), soprattutto per l’elevata responsabilità anche penale che ne comportava. Il datore di lavoro, intimava quindi il licenziamento per insubordinazione.
Gli Ermellini cassano la sentenza di secondo grado e rinviano per una nuova decisione che dovrà prendere in considerazione il principio sotto esposto. Infatti, precisa la Suprema Corte, il Tribunale di secondo grado, pur muovendo dall’esatta premessa per cui, in applicazione del principio di autotutela del contratto a prestazioni corrispettive ex art. 1460 c.c., è legittimo il rifiuto del lavoratore di essere adibito a mansioni che non gli spettano, sempre che tale rifiuto sia sorretto da buona fede e proporzionato all’illegittimo comportamento del datore, non ha poi applicato i corollari che ne derivano sempre sulla base della giurisprudenza della Cassazione.
Per la Cassazione “Il rifiuto, da parte del lavoratore subordinato, di essere addetto allo svolgimento di mansioni non spettanti può essere legittimo e quindi non giustificare il licenziamento in base al principio di autotutela nel contratto a prestazioni corrispettive enunciato dall’articolo 1460 cod. civ., sempre che il rifiuto sia proporzionato all’illegittimo comportamento del datore di lavoro e conforme a buona fede (Cass. 12 febbraio 2008, n. 3304)”.
“Ne consegue che deve considerarsi legittimo il rifiuto opposto da un dipendente di una società che si occupa del commercio e della vendita di alimenti e bevande, e che è articolata sul territorio in più punti vendita, di svolgere il ‘servizio di permanenza di direzione’ di uno di questi punti vendita – servizio che comporta l’assunzione del ruolo di responsabile del punto vendita stesso, nei suoi riflessi anche penalistici – se non è dimostrato che si tratta di un compito rientrante nella qualifica di competenza del lavoratore e che questi ha conoscenze adeguate per il relativo svolgimento”.

Mobbing: la Cassazione riconosce anche lo “straining”

Qualora nel luogo di lavoro si verifichino situazioni relazionali o organizzative non corrette si parla di disfunzioni nei rapporti di lavoro.
Tra tali disfunzioni troviamo il cd. “mobbing”, ovvero ciò che viene comunemente definito come il terrore psicologico sul luogo di lavoro, consistente in comunicazione ostile e contraria ai principi etici, perpetrata in modo sistematico da una o più persone principalmente contro un singolo individuo che viene per questo spinto in una posizione di impotenza e impossibilità di difesa e qui relegato da reiterate attività ostili. Queste azioni, che danno spesso luogo a seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali per la vittima, rientrano nella definizione di mobbing, qualora siano caratterizzate da un’alta frequenza (almeno una volta alla settimana) e da una durata significativa (almeno sei mesi).
Una forma più attenuata di mobbing è il cd. “Straining” ovvero una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in cui la vittima subisce almeno una azione che ha come conseguenza un effetto negativo nell’ambiente lavorativo, azione che oltre ad essere stressante, è caratterizzata anche da una durata costante. Affinché si possa parlare di straining è dunque sufficiente una singola azione stressante cui seguano effetti negativi duraturi nel tempo (come nel caso di gravissimo demansionamento o di svuotamento di mansioni). La vittima è in persistente inferiorità rispetto alla persona che attua lo straining (strainer).
La Corte di Cassazione sez. penale con la sentenza n. 28603 del 03 luglio 2013 interviene sul tema del mobbing qualificando i comportamenti ed episodi di emarginazione come straining ossia mobbing attenuato.
Questa significativa ed interessante pronuncia della Cassazione, che ha riconosciuto ad un dipendente di banca, “messo all’angolo” fino a essere relegato a lavorare in uno «sgabuzzino, spoglio e sporco», con «mansioni dequalificanti» e «meramente esecutive e ripetitive»: comportamenti complessivamente ritenuti idonei a dequalificarne la professionalità, comportandone il passaggio da mansioni contrassegnate da una marcata autonomia decisionale a ruoli caratterizzati, per contro, da “bassa e/o nessuna autonomia”, e dunque tali da marginalizzarne, in definitiva, l’attività lavorativa, con un reale svuotamento delle mansioni da lui espletate.
I giudici di legittimità precisano che nelle grandi aziende è difficile parlare di mobbing: infatti, tale fattispecie è costruita a livello giurisprudenziale (infatti non vi è riscontro nel diritto positivo del fenomeno del mobbing) tramite il rinvio all’articolo 572 del codice penale, norma che incrimina il reato di maltrattamenti in famiglia. Ma ciò non toglie che, escluso il delitto di maltrattamenti, non possano configurarsi comunque altri reati.
Gli Ermellini hanno in maniera innovativa qualificato tali comportamenti non come “mobbing”, bensì come “straining”, ossia una sorta di mobbing attenuato.


Minaccia il capo per mobbing, niente licenziamento

Non solo non può essere licenziato il dipendente che aggredisce il superiore minacciandolo con una sbarra metallica, dopo aver subìto sistematiche e continue vessazioni tali da ledere la capacità di autocontrollo, ma dev’essere anche risarcito per il danno morale. A stabilirlo è stata la sezione lavoro della Corte di Cassazione con la sentenza 18093/13 pubblicata il 25 luglio scorso che, come rileva Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ha preso in esame il fatto, non raro sui luoghi di lavoro, del capo che mobbizza il sottoposto mentre l’aggressione del dipendente avviene dopo una sistematica condotta di bossing che l’azienda conosce e non impedisce.
Nel caso in questione preso in esame dalla Suprema Corte che ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Torino nella quale erano state decisive le testimonianze dei colleghi del licenziato acquisite in sede penale sulle continue vessazioni alle quali l’incolpato risulta sottoposto dal suo responsabile, tant’è che era stato ritenuto correttamente sproporzionato il provvedimento espulsivo adottato nei confronti del dipendente “incensurato”, che si ispira al principio di buona fede nell’esecuzione del contratto di lavoro. Per di più, quindi, oltre alla reintegra, sul posto va anche dato atto del riconoscimento del danno morale per le violenze subite dal lavoratore per cui l’azienda è responsabile ai sensi dell’art. 2087 del codice civile anche se la sentenza d’appello è stata cassata con rinvio alla stessa corte di merito in diversa composizione per quantificare l’aliunde perceptum del lavoratore che va detratto dal risarcimento.
Se viene accolto come unico motivo di ricorso dell’azienda la questione di quanto percepito dal lavoratore nelle more del giudizio, infatti, per il resto i giudici di legittimità hanno confermato integralmente la sentenza d’appello che aveva ordinato la reintegra e il risarcimento al dipendente per il licenziamento illegittimo oltre che la rifusione del danno morale liquidato in via equitativa. Dev’essere specificato che a causa del mobbing verso il sottoposto, il superiore era stato già condannato in sede penale in entrambi i gradi di giudizio per il reato di maltrattamenti di cui all’articolo 570 del codice penale. È evidente, quindi, il quadro probatorio che era emerso in sede penale a seguito delle testimonianze degli altri dipendenti con il malcapitato licenziato descritto come un elemento preparato e gioviale, tecnicamente preparato ed esperto nel suo lavoro. E il capo, forse proprio per tali ragioni, l’aveva preso di mira con continue mortificazioni professionali e umane, oltre offese gratuite.
In poche parole il ”boss” aveva reso la vita impossibile al sottoposto che un giorno aveva reagito (per disperazione) brandendo una sbarra. Il licenziamento, quindi, si era rivelato alla stregua di un provvedimento eccessivo e sproporzionato se si fosse tenuto in debito conto i torti subiti dall’incolpato “non potendosi ritenere la reazione avuta… costituisse elemento di per sè idoneo e sufficiente ad inficiare irrimediabilmente il rapporto fiduciario da tempo esistente. Ciò nell’ottica della correttezza e della buona fede alla luce delle quali andava letta ed interpretata la dinamica di un rapporto contrattuale quale quello in esame”.
Non vi sono dubbi,  quindi, neanche per la Suprema Corte che nel caso di specie si possa configurare il mobbing nella condotta del datore di fronte a una persistente persecuzione e emarginazione del dipendente: il prestatore d’opera si ritrova leso nella sua sfera personale e lavorativa. Il tutto in violazione dell’articolo 2087 Cc che impone al datore di garantire la sicurezza sul lavoro. E nessun dubbio che sia lo stesso datore a dover rispondere anche in termini di risarcimento per il bossing posto in essere dal suo dipendente con incarico di responsabilità: a nulla vale il tardivo intervento di pacificazione da parte dell’azienda. Nella fattispecie, non può far finta di niente dato che il lavoratore denuncia il mobbing del capo anche nelle giustificazioni presentate nell’ambito del procedimento disciplinare.

Licenziamento collettivo e comunicazione

La Cassazione civile sez. lavoro del 25 luglio 2013, n. 18094 ha ritenuto che in tema di procedura di mobilità e di licenziamento collettivo, per valutare compiutamente la presenza dei caratteri di certezza e trasparenza, cui deve rispondere la comunicazione prevista dall'art. 4 della L. 223/1991 - ai fini di garantire al singolo lavoratore la conoscibilità e la razionalità delle scelte operate dal datore di lavoro - bisogna tener conto anche dell'ambito applicativo dei criteri di scelta di riduzione del personale, e più precisamente delle modalità attraverso le quali deve attuarsi la riorganizzazione aziendale e la specifica area della struttura imprenditoriale interessata - sulla base degli accordi sindacali - da detta ristrutturazione nonché delle categorie dei dipendenti che - sempre a seguito di preventivi accordi tra le parti sociali - risultino destinatarie della messa in mobilità o della riduzione di personale.


Le ferie non godute dal lavoratore vanno sempre retribuite. Lo ha stabilito la Cassazione

Anche se il contratto collettivo nazionale di lavoro prevede il contrario, le ferie non godute per qualsiasi ragione dal lavoratore vanno sempre retribuite. A stabilirlo è stata la Sezione lavoro della Corte di Cassazione, con sentenza n. 18168 del 26 luglio 2013 (Pres. Roselli, Rel. Marotta).

La decisione degli Ermellini di piazza Cavour pone fine a una annosa diatriba tra dipendenti e datori di lavoro della pubblica amministrazione che, fino a oggi, aveva visto sempre soccombere i primi, a meno che la mancata fruizione non fosse dipesa da “esigenze di servizio”, previamente riconosciute dal datore di lavoro.

Tesi, questa, suffragata da una precisa disposizione contrattuale che, nel caso degli enti di ricerca, è contenuta nel comma 9 dell’art. 6 del ccnl 1998-2001.

Norma che, d’ora in poi, non potrà più impedire la monetizzazione delle ferie non godute fino alla loro scadenza.

Per la Cassazione, infatti, “va richiamato il principio secondo cui, in relazione al carattere irrinunciabile del diritto alle ferie, garantito anche dall’art. 36 Cost. e dall’art. 7 della direttiva 2003/88/CE, ove in concreto le ferie non siano state effettivamente fruite, anche senza la responsabilità del datore di lavoro, spetta al lavoratore l’indennità sostitutiva che ha, per un verso, carattere risarcitorio, in quanto idonea a compensare il danno costituito dalla perdita di un bene (il riposo con recupero delle energie psicofisiche, la possibilità di meglio dedicarsi a relazioni familiari e sociali, l’opportunità di svolgere attività ricreative e simili) al cui soddisfacimento l’istituto delle ferie è destinato e, per altro verso, costituisce erogazione di indubbia natura retributiva, perché non solo è connessa al sinallagma caratterizzante il rapporto di lavoro, quale rapporto a prestazioni corrispettive, ma più specificatamente rappresenta il corrispettivo dell’attività lavorativa resa in un periodo che, pur essendo di per sé retribuito, avrebbe invece dovuto essere non lavorato perché destinato al godimento delle ferie annuali, restando indifferente l’eventuale responsabilità del datore di lavoro per il mancato godimento delle stesse”.

La Cassazione conclude affermando che “dovendo, quindi, farsi applicazione del principio secondo cui dal mancato godimento delle ferie – una volta divenuto impossibile per il datore di lavoro, anche senza colpa, adempiere l’obbligo di consentire la fruizione – deriva il diritto del lavoratore al pagamento dell’indennità sostitutiva, le clausole del ccnl, che pur prevedono che le ferie non sono monetizzabili, vanno interpretate – in considerazione dell’irrinunciabilità del diritto alle ferie, ed in applicazione del principio di conservazione del contratto – nel senso che, in caso di mancata fruizione delle ferie per causa non imputabile al lavoratore, non è escluso il diritto di quest’ultimo all’indennità sostitutiva”.

29 luglio 2013

SOSTEGNO AL REDDITO PER I LAVORATORI A PROGETTO

Con l’approssimarsi della pausa estiva si avvicina il termine di scadenza per molti contratti di Collaborazione a Progetto.
Ai Lavoratori a Progetto ricordiamo che, qualora il contratto non fosse rinnovato, per effetto della normativa disciplinata dalla Legge 92/12 (v. art. 2, commi 51-56) potrebbero maturare il requisito utile all’Indennità di Disoccupazione Una Tantum.
Detto requisito matura quando, oltre allo stato di disoccupazione, si verificano tutti i seguenti cinque parametri:
1)     Aver lavorato per un solo committente nell’anno precedente (anche con più contratti successivi);
2)     Aver dichiarato per il 2012 (denuncia 2013) non più di 20.000 € e non meno di 5.000 €;
3)     Avere un periodo continuativo di disoccupazione di almeno 2 mesi nel 2012;
4)     Vantare almeno 3 mensilità di contribuzione nella gestione separata nel 2012;
5)     Avere almeno 1 mensilità di contribuzione nella gestione separata nel 2013 (aliquota 27,72%).
L’importo dell’Indennità sarà pari al 7% del reddito minimo soggetto a tassazione per il 2013 (15.357 €) moltiplicato per il numero inferiore tra i mesi con contributi versati o senza contributi versati nel 2012 e comunque per un fino a un tetto massimo di 4 mensilità.
Schema esemplificativo dell’importo massimo:
15.357:100x7=1.074,99
1.074,99x4=4.299,96
L’importo spettante sarà liquidato dall’Inps entro 120 giorni dalla presentazione della domanda in una soluzione unica se inferiore a 1.000 € altrimenti sarà mensilizzata, cioè 4 rate da 1000 € e la quinta da 299,96.
Le domande vanno presentate entro il 31 dicembre 2013 a condizione di poter riscontrare l’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro che il lavoratore deve obbligatoriamente comunicare entro 5 giorni dalla risoluzione.
Le Strutture territoriali del Slc-Cgil e dell’Inca Cgil saranno a disposizione per informare, orientare ed assistere i Lavoratori a Progetto.

SEGRETERIA NAZIONALE SLC-CGIL

Festa del Tesserato SLC CGIl Catania

Festa del tesseramento in Slc Cgil Catania
Cari Compagni,
Come anticipato giorno 1 Agosto 2013 alle ore 19.30 presso la Camera del Lavoro CGIL si svolferà la 1ma Festa del Tesserato SLC CGIL Catania. Sarà un momento di condivisione e solidarietà che dovrà permetterci di "rilassarci" dopo anni di grande lavoro.
 Gli inviti dovranno essere consegnati agli iscritti ed anche ai nostri simpatizzanti. Vi invito a rivolgervi alle RSU e RSA per la consegna.
Ciao
Davide Foti 

25 luglio 2013

Telecom Comunicato Unitario incontro 23-luglio-2013

Il giorno 23 luglio u.s. si è tenuta la riunione fra Telecom Italia, le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL E UILCOM-UIL ed il Coordinamento Nazionale delle RSU.
Durante la prima parte dell’incontro si è svolto l’esame congiunto sulla nuova turnistica della Directory Assistance (1254, ADE, Centralino) a seguito della firma, avvenuta lo scorso 17 luglio, del Contratto di Solidarietà per le regioni del sud. Dal 1 settembre quindi le unità produttive situate nelle regioni del sud avranno una percentuale di solidarietà pari al 60%, mentre nelle regioni del centro nord i lavoratori usciranno dall’ammortizzatore sociale e torneranno a lavorare a pieno regime.
Il confronto sindacale ha portato alla definizione di un rotativo che ha abbassato l’iniziale richiesta aziendale per la pausa mensa da 60 a 30 minuti. Più in generale si è riusciti a diminuire l’incidenza dei turni serali e festivi provando a coniugare l’esigenza del presidio dei servizi con la sostenibilità dei rotativi, partendo da un dato incontrovertibile che vede una progressiva diminuzione dei volumi dovuta, essenzialmente, al superamento, soprattutto lato 1254, del servizio nelle forme conosciute sino ad oggi (sempre più importante è la quota di questo mercato che si sposta verso nuove piattaforme tecnologiche). A riguardo le OO.SS. hanno posto con forza il tema di procedere con determinazione sulla strada delle riprofessionalizzazioni intrapresa con gli accordi del 27 marzo, allorquando la trattativa ha ribaltato l’impostazione aziendale che considerava irricollocabili i lavoratori della D.A. ed ha, invece, aperto la strada delle riqualificazioni. Su questo tema è da registrare con molta positività che delle 60 ricollocazioni verso altri ambiti di Caring previste per il 2013, l’azienda ne abbia messe in campo circa 130. Ora è importante che tutti, quindi anche i colleghi interessati, accolgano con positività l’unica vera sfida strategica per questo settore, quella delle riqualificazioni.
Nei prossimi giorni i lavoratori saranno chiamati ad esprimere il loro giudizio sulle nuove matrici in modo da poter sciogliere definitivamente la riserva e permettere, dal primo di settembre, la partenza della nuova turnistica concordata.
Sempre in ambito Caring, la delegazione sindacale ha incalzato l’azienda relativamente ai programmi di riconversione professionale che, oggi, vedono coinvolti solo i lavoratori che operano nelle funzioni commerciali Consumer e Business di Domestic e ancora esclusi quelli del Caring, non già perché la maggior parte dei lavoratori ivi addetti hanno una % di solidarietà più bassa rispetto ai settori di approdo, ma perché la divisione risulta essere esclusa in quanto tale.
Riguardo la log-in in postazione, l’azienda conferma che si sta ulteriormente affinando l’operatività del sistema al fine di renderlo sempre più veloce ed eliminare ogni residuo tempo “morto”. Dal canto loro le OO.SS. hanno richiesto un ulteriore sforzo circa la sostituzione delle postazioni di lavoro da fisse a virtuali, così come previsto dagli accordi del 27 marzo.
Su sollecitazione sindacale, l’azienda conferma per tutti i settori in cui è stata introdotta la loggatura in postazione l’estensione dell’istituto della pausa pranzo mobile, per un intervallo di massimo 10’ rispetto a quanto previsto dalle rispettive matrici orarie.
Sempre da parte sindacale si è richiamata Telecom al rispetto di quanto sottoscritto in merito alla collocazione delle giornate di solidarietà in prossimità alle giornate di LL e/o RI, con particolare attenzione al 187 di Frosinone.
Infine, quanto ai negozi sociali, registrata la sospensione della solidarietà di alcuni di essi, la parte sindacale ha richiamato l’attenzione dell’azienda circa lo storico sottodimensionamento del personale ivi addetto: sollecitando uno spostamento di addetti da settori a più alta % di solidarietà. Nell’immediato si è registrato l’accoglimento della richiesta di sostituzione delle assenze di lunga durata. Sul mondo delle vendite in generale si svolgerà, ai primi di settembre, un Coordinamento delle RSU.
Nella seconda parte della giornata si è discusso di questioni inerenti la nuova organizzazione del lavoro in ambito open access e sulla banca ore.
Come già stigmatizzato con il comunicato unitario del 23 luglio u.s., le OO.SS. hanno respinto l’interpretazione che stava circolando in ambiti aziendali circa le procedure da seguire in materia di ultima “WR” e prestazioni straordinarie. In particolare si è ribadito come la procedura veicolata attraverso il “vademecum” in circolazione rappresentasse una forzatura delle norme e del contratto ed aprisse la strada ad una eccessiva ed inammissibile flessibilizzazione dell’orario di lavoro. Alla fine della giornata l’azienda ha deciso di correggere il vademecum togliendo il paragrafo su straordinario e ultima lavorazione, dichiarando così che la gestione della materia continuerà ad essere regolata come avvenuto sino ad oggi. Sul tema delle nuove modalità di lavoro in ambito Open Access continuerà il confronto, sia in sede “tecnica” che di Coordinamento Nazionale delle RSU, sulla verifica delle modalità operative in tema di franchigie (coincidenza con permessi retribuiti e scioperi), gestione delle pause e, più in generale, sulla gestione di tutta la nuova organizzazione.
Per quanto riguarda la questione della Banca Ore, le parti hanno chiarito, con la stipula di un verbale interpretativo, che vi confluiranno le ore eccedenti il normale orario di lavoro, quindi anche le ore di supplementare. Su questo tema è stato fortemente rafforzato da parte delle OO.SS. come sia importante che l’azienda vigili con attenzione che le linee non diano interpretazioni unilaterali del ricorso allo straordinario, evitando che torni ad essere uno strumento di gestione unilaterale e discriminatorio del rapporto di lavoro. Entro tre mesi dalla partenza dell’istituto della banca ore (previsto per il 1 agosto) le parti faranno una verifica puntuale del sistema complessivo, del ricorso allo straordinario ed alle “ore guida”.
Sul tema della Geolocalizzazione le OO.SS. hanno ribadito come la sperimentazione in atto debba essere attentamente monitorata sia in sede di Commissione Controllo a Distanza che sui territori dove si è partiti. Sulle lettere informative sulla Privacy, che l’azienda ha ribadito essere “transitorie” perché legate alla sola fase di sperimentazione e che verranno modificate quando si arriverà ad una disciplina condivisa e definitiva. E’ opportuno specificare come queste lettere non debbano in alcun modo essere controfirmate per accettazione, trattandosi di un obbligo aziendale all’informazione dei dipendenti e non di un atto che debba essere accettato per iscritto dal dipendente. Anche su questo tema nelle prossime settimane proseguirà il confronto in Commissione Controllo a Distanza al fine di raggiungere delle posizioni condivise sulla materia complessiva.
Più in generale il sindacato ha rinnovato all’azienda l’invito ad una gestione condivisa di tutta questa fase, sia in Coordinamento Nazionale che in incontri sui territori, evitando il ripetersi di fughe in avanti che non fanno altro che portare solo ulteriore confusione e malumori.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTel-CISL e UILCOM-UIL

  • Telecom Verbale Accordo Banca Ore Open Access:

Congedo parentale su base oraria

La Direzione generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha risposto ad un interpello avanzato da CGIL, CISL e UIL in merito alla possibilità che la contrattazione collettiva di settore di secondo livello intervenga nel disciplinare le modalità di fruizione del congedo parentale su base oraria ai sensi dell’art. 1, comma 339, della L. n. 228/2012.
Come sapete infatti la L. n. 228/2012 ha introdotto la possibilità di disciplinare “le modalità di fruizione del congedo parentale di cui al comma 1 [dell’art. 32, D.Lgs. 151/2001] su base oraria, nonché i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa”.
Non era chiaro ad oggi se questa fosse prerogativa esclusivamente affidata alla contrattazione di primo livello. L’interpello chiarisce il dubbio, stabilendo che, stante l’assenza di un esplicito riferimento al livello “nazionale” della contrattazione, non vi sono motivi ostativi ad una interpretazione in virtù della quale i contratti collettivi abilitati a disciplinare “le modalità di fruizione del congedo parentale…” possano essere anche i contratti collettivi di secondo livello.
Si tratta di una novità importante, che permetterà di intervenire, attraverso la contrattazione di secondo livello, nei casi in cui i recenti rinnovi contrattuali, avvenuti a ridosso dell’emanazione della suddetta Legge,  non hanno regolamentato la materia.
Rimane comunque l’impegno della nostra categoria a disciplinare le modalità di fruizione del congedo parentale su base oraria nel corso dei prossimi rinnovi dei CCNL.
p. la Segreteria Nazionale SLC CGIL
Barbara Apuzzo



17 luglio 2013

Tim Brasil, spezzatino in vista?

di Mila Fiordalisi
Un clamoroso accordo fra Telefonica e America Moviles, il gruppo di Carlos Slim per spartirsi le attività di Telecom Italia in Brasile”: questa l’ipotesi che secondo quanto scrive Il Sole 24Ore potrebbe prefigurarsi in casa Telecom Italia. Il quotidiano economico fa riferimento a “indicazioni attendibili raccolte in ambienti finanziari londinesi”, secondo cui l’asse Telefonica-Slim potrebbe fare leva sul rafforzamento delle attività brasiliane di entrambi. Telecom Italia ne otterrebbe una riduzione consistente del debito, ma a quel punto avrebbe come fonte di ricavi solo il mercato domestico al momento in sofferenza. Secondo stime degli analisti se Telecom vendesse Tim Brazil a valori doppi rispetto a quelli di mercato - circa 8 miliardi - il debito/Ebitda di gruppo scenderebbe da 2,4 a circa 2,1 volte".

L’alternativa, ipotesi più credibile, sarebbe l’alleanza con un partner industriale: se è vero che l’alleanza con i cinesi di 3 è tramontata non è da escludersi l’entrata in scena di un altro a altri soggetti disposti a investire nel gruppo puntando proprio sulla posizione di forza in America Latina. Telecom vorrebbe però mantenere il “controllo”: la quota del nuovo azionista non dovrebbe essere troppo rilevante né dovrebbe essere messo a rischio il potere sulla governance, condizioni che consentirebbero l’entrata in scena di un partner extracomunitario senza generare incompatibilità con la norma che tutela gli asset strategici nazionali (in questo caso la rete).

Intanto Ubs ha confermato sul titolo la raccomandazione a sell e il target price a 0,45 euro. Gli esperti si aspettano per il secondo trimestre che "la debolezza del mercato domestico riduca il lieve miglioramento della crescita organica in Brasile". La casa d'affari prevede infatti "ricavi pari a 6,7 mld euro, in calo del 9% anno su anni, con una diminuzione dell'11% nel mercato domestico e del 4% nel mercato brasiliano. L'Ebitda, senza considerare le partite straordinarie, dovrebbe calare del 10% anno su anno; il mercato domestico dovrebbe vedere un ribasso dell'11% e quello brasiliano del 5%. L'Ebitda è previsto in contrazione del 12% anno su anno, l'utile netto del 40% e l'indebitamento netto in lieve calo a 29,4 miliardi di euro". Relativamente al mercato domestico, gli analisti spiegano che la debolezza è dovuta al contesto macroeconomico, alla forte concorrenza, e all'effetto della normativa.

Tronchetti Provera condannato a 1 anno e 8 mesi

Il tribunale di Milano ha condannato il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera a 1 anno e 8 mesi nell'ambito del processo per ricettazione sui presunti dossier illegali raccolti dalla security di Telecom Italia quando era a capo dell'azienda. La pena è sospesa. Tronchetti è stato condannato anche a pagamento di una provisionale da 900mila euro a Telecom Italia e al risarcimento dei danni alle parti civili.  La procura aveva chiesto una condanna a due anni e il pagamento di una multa da 5.000 euro.

Il processo era iniziato nel febbraio scorso, dopo la disposizione da parte della procura di Milano della citazione diretta in giudizio per ricettazione, in riferimento a presunti dati rubati nel 2004 dal computer di un agente dell'agenzia investigativa Kroll dai "pirati informatici" della security di Telecom, all'epoca guidata da Giuliano Tavaroli. In opposizione alle sentenze di primo grado è possibile presentare ricorso.

Il processo che vede imputato Tronchetti Provera è in relazione a un cd di dati, considerato frutto dell'hackeraggio all'agenzia di investigazione internazionale Kroll. I dati contenuti nel cd, stando alla ricostruzione dell'accusa, furono prelevati all'epoca della battaglia per il controllo di Brasil Telecom, con un'operazione di hackeraggio realizzata nel 2004 in Brasile. I file e i dati, "sarebbero stati illegalmente intercettati e poi sottratti alla Kroll" e Tronchetti Provera sarebbe stato informato della natura di tali dati da Giuliano Tavaroli, che all'epoca dei fatti era il capo della security di Telecom Italia.

Per il manager, il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha chiesto una condanna a due anni e il pagamento di una multa di 5mila euro. Sono parti civili nel processo Telecom Italia, Carla Cico (ex numero uno di Brasil Telecom), l'imprenditore Daniel Dantas e il Banco Opportunity. Telecom Italia ha chiesto al tribunale di Milano di riconoscerle un danno di immagine, quantificato in 6 milioni di euro come danno patrimoniale, mentre si sono rimessi alla decisione del giudice per quanto riguarda la componente non patrimoniale del danno. I legali del gruppo di tlc hanno chiesto, inoltre, al tribunale di riconoscerle una provvisionale immediatamente esecutiva almeno del valore del danno patrimoniale richiesto. Il legale di Carla Cico ha chiesto un risarcimento di 1,8 milioni di euro. La difesa di Marco Tronchetti Provera, rappresentata dall'avvocato Roberto Rampioni, ha chiesto, invece, per il manager "l'assoluzione, in via principale perché il fatto reato non sussiste, in via subordinata perche' il fatto non costituisce reato".

"Prendiamo atto della sentenza odierna", ha commentato Roberto Rampioni, difensore di Tronchetti Provera, "di cui non resta che aspettare il deposito della motivazione per verificare quali siano state le ragioni che hanno giustificato un'affermazione di responsabilità che riteniamo inspiegabile e che, non riconoscendo la fragilità di un impianto accusatorio vacillante, getta purtroppo un'ombra senza fondamento sulle persone e sulle aziende coinvolte". "La vicenda processuale è stata promossa sulle aspirazioni di quanti hanno preteso a tutti i costi un coinvolgimento di Tronchetti Provera" ha aggiunto il legale in una nota. "Dobbiamo ritenere che il giudice, di fronte ad un quadro probatorio inaffidabile e in assenza di nuovi elementi di prova, si sia adeguato all'impostazione del pm".

Commentando la sentenza Asati precisa "che già a dicembre 2010 in occasione dell'approvazione da parte del CdA Telecom Italia del cosidetto Rapporto Deloitte-Progetto Greenfield, fece un esposto al Collegio Sindacale di Telecom Italia, allo stesso CdA e per conoscenza anche alla Consob e alla Procura di Milano su alcuni temi ed in particolare: a) se nel Rapporto Deloitte era compreso nell'elencazione dei dossier illegali lo spionaggio alla Kroll ed i relativi costi sopportati dall'azienda; b) se il Rapporto Deloitte avesse fatto definitiva chiarezza sulla nota messainscena relativa allo "scandalo microspia" ed alle sue negative conseguenze sull'assetto della struttura organizzativa aziendale. Su quest'ultimo tema - scrive l'associazione - saranno verificate prossimamente dallo stesso Tribunale di Milano le posizioni di Enrico Bondi (all'epoca dei fatti - agosto 2001- AD Telecom Italia) e di Roberto Maglione (nell'agosto 2001 responsabile del personale Telecom Italia) sulle cui presunte false testimonianze si esprimerà  il 10 ottobre 2013".  In sintesi, conclude la nota di Asati, "anche grazie ad Asati e soprattutto alla Procura di Milano, si sta riscrivendo la storia dell'intera vicenda dei dossier illegali e stanno emergendo tutte le situazioni negative di un passato che non si puo' cancellare, perche' fonte potenziale dei notevolissimi danni provocati alla Societa' e conseguentemente a tutti i suoi Azionisti".

Rai: Apuzzo (Slc Cgil), bene “operazione trasparenza” di Gubitosi su aziende esterne ma risposta parziale

Venerdì scorso, su indicazione del DG Luigi Gubitosi, la RAI  ha reso pubblici i dati sulle aziende esterne con cui ha relazioni commerciali. “Operazione trasparenza”, così è stato definito dalla stampa l’atto con cui sono stati resi noti gli elenchi delle aziende che intraprendono rapporti di fornitura di vario tipo con la TV di Stato, tra le quali oggi sono note persino quelle sospese perché in assenza di requisiti formali per avere rapporti con la RAI.” dichiara Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil.
“Si tratta a nostro avviso di un fatto positivo, che contribuisce al rilancio dell’immagine di un’azienda che per 70 anni ha visto crescere sospetti e dicerie sulle scelte operate, sulle quali l’ombra delle raccomandazioni da parte di “padrini”, politici e non, copriva tutto.”
“Ma quella della ricerca della trasparenza – prosegue la sindacalista - per quanto sia un’iniziativa lodevole, è solo una risposta parziale ad un problema che deve essere affrontato nella sua complessità. I contratti di appalto in RAI sono tanti, diversi tra loro e possono essere stipulati nelle più diverse circostanze. A questo punto, dunque, occorre capire ad esempio se le gare di appalto sottrarranno dal criterio del massimo ribasso le spese per la prevenzione della salute e sicurezza e quelle relative al corretto trattamento contrattuale dei lavoratori.”

“Come SLC abbiamo più volte manifestato l’esigenza di affrontare la materia a tutto tondo, e crediamo che il momento per farlo sia arrivato e sia quello giusto – conclude Apuzzo. La trasparenza ci piace sempre. In questo caso rappresenta la precondizione necessaria per garantire la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nelle imprese di appalto. Da lì vorremmo ripartire con un confronto che sappia dare risposte efficaci e convincenti.”

Vodafone: Comunicato incontro 15 luglio 2013

Lunedì 15 Luglio presso Unindustria si sono incontrate Azienda, Coordinamento Nazionale RSU ed OO.SS. Nazionali. Vodafone ha comunicato il numero di uscite volontarie ad oggi che sono pari a 662 sul territorio nazionale di cui 641 in Vodafone NV e 21 in Vodafone Gestioni. Dei 38 slot di uscita ancora disponibili 27 sono sulla sede di Napoli.
Inoltre l’azienda ha dichiarato di aver ricevuto richieste di part-time a 4 e 6 ore nel perimetro in esubero pari a 10 fte, più 19 richieste fuori perimetro con conseguente accoglimento di contratto di lavoro a tempo parziale in linea con quanto previsto dall’art. 18 del vigente CCNL TLC.
L’azienda nel dichiararsi soddisfatta dei risultati raggiunti ha confermato di non voler dar seguito all’utilizzo dell’Istituto della solidarietà e quindi procederà con lo spostamento delle persone su nuove mansioni senza demansionamento e come da accordo senza trasferimento di sede dilavoro.
Come Sindacato esprimiamo soddisfazione per l’importante risultato ottenuto, soprattutto perché questo permetterà di non dare seguito all’applicazione dell’ammortizzatore sociale quale la Solidarietà e all’utilizzo dei Demansionamenti, quali strumenti da utilizzare per gestire le riconversioni professionali all’interno di Vodafone.
Tutto questo grazie anche ad un “ritrovato” modello di Relazioni industriali che ha permesso di arrivare ad un accordo sotto molti punti complesso ed articolato.
Le OO.SS. hanno invitato l’azienda a riflettere sul fatto che le domande di uscite volontarie sono state di gran lunga superiori rispetto alle richieste aziendali e a tal fine hanno proposto nel mese di Settembre di istituire un tavolo di confronto per un rilancio vero dell’azienda fondata su una platea di lavoratori che credano veramente nel futuro di questa azienda. Come Sindacato siamo certi che la vera sfida inizi ora con l’azienda che ha il dovere di dare risposte concrete ailavoratori in tema di investimenti,
sviluppo e futuro; lavoratori che hanno dimostrato un grande senso di responsabilità.
Soprattutto anche alla luce delle tante richieste pervenute dal call center a cui non è stato possibile dar seguito e che hanno creato malumore nei lavoratori e a cui abbiamo il dovere di dare risposte magari ragionando su percorsi di uscita che soddisfino la richiesta e nel contempo un percorso di assunzioni che permettano di portare nuova linfa in Vodafone e che siano di buon auspicio in tempi delicati in cui versa il mondo delle TLC che vede solo decrementi di occupazione.
Sempre nel call center l’azienda ha comunicato che le richieste di part-time con turno fisso sono state 325 a livello Nazionale e molte sono le richieste per turno di mattina. A tal fine le parti si incontreranno già a partire dai prossimi giorni di Luglio per definire criteri di assegnazioni e percentuali di turni mattutini accettabili dall’azienda che naturalmente andranno calati nelle varie sedi a secondo delle richieste. In tale ambito sarà possibile anche valutare, a secondo delle richieste, dove avviare la sperimentazionedi lavoro a tempo parziale “verticale” a 24 ore settimanali.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

12 luglio 2013

Telecom: Esami Congiunti matrici turno “119”,“191” e “Credito Business”.


A seguito degli esami congiunti sottoscritti lo scorso 27 giugno per le matrici turno del “119”, “191” e “Credito Business” si sono svolte assemblee su tutti i luoghi di lavoro interessati.
I risultati della consultazione sono i seguenti:
- 119: 463 voti favorevoli, 271 contrari e 138 astenuti.
- 191: 198 voti favorevoli, 336 contrari e 87 astenuti.
- Credito Business: 105 voti favorevoli, 57 contrari e 11 astenuti.
Alla luce di questi risultati le scriventi Segreterie Nazionali sciolgono positivamente la riserva sulle matrici del “119” e del “Credito Business”.
Diversamente non ritengono di poter sciogliere positivamente la riserva sulle matrici del “191”.
Cordiali Saluti
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTELCISL e UILCOM-UIL

Telecom Commissioni Open Access 11- luglio - 2013

Il giorno 11 luglio si è svolto l’ultimo incontro di approfondimento tecnico sull’attuazione pratica di quanto stabilito con gli accordi del 27 marzo in tema di nuova modalità della prestazione lavorativa, banca ore e geolocalizzazione in ambito “open access”.
Inizio attività lavorativa: l’orario di lavoro inizia alle ore 8.30 presso il cliente, pertanto il tecnico deve iniziare lo spostamento durante il tempo di franchigia a proprio carico (30 minuti se parte dal proprio domicilio, 15 se parcheggia l’automezzo di servizio presso una centrale aziendale). Eventuali inconvenienti che dovessero incorrere durante il tragitto (impedimenti stradali, guasti meccanici) verranno immediatamente comunicati all’analist ed al cliente in attesa, alle 8.30 il tecnico marcherà comunque l’inizio dell’attività lavorativa.
Fine dell’attività lavorativa: l’orario di lavoro terminerà presso il sito dell’ultima attività lavorativa. In coincidenza con la fine del proprio turno di lavoro il tecnico rientra utilizzando i tempi di franchigia (30 minuti se porta l’automezzo sociale presso il proprio domicilio, 15 se ha scelto un locale aziendale). Qualora lo spostamento dovesse eccedere i tempi di franchigia, la differenza verrà retribuita come “ore guida”. In caso di ultimazione dell’ultima lavorazione a ridosso della fine del turno tale da non consentire di raggiungere la sede di un ulteriore intervento, il tecnico contatterà l’analist per concordare il rientro verso il proprio domicilio anticipatamente rispetto alla fine del turno, utilizzando quindi parte del proprio orario di lavoro per il rientro.
I lavoratori “NOF” verranno considerati “singolisti” a tutti gli effetti. Quando svolgeranno attività in squadra come prima attività (8.30) raggiungeranno la centrale dove è parcheggiato il furgone con l’automezzo assegnato loro e secondo le modalità sopra descritte; in quel momento ha inizio la loro giornata lavorativa retribuita. Stessa modalità per l’ultima attività qualora questa coincida con un’attività in squadra.
Entro sei mesi verrà effettuata una verifica complessiva del sistema di franchige, con particolare riferimento alla congruità e della sostenibilità col sistema di franchige dei percorsi  delle attività di apertura e chiusura e della dislocazione dei tecnici sul territorio.
Banca ore: l’azienda conferma che in banca ore andranno tutte le ore prestate oltre il normale orario di lavoro (lavoro supplementare e straordinario). A riguardo sottoporrà al coordinamento Nazionale la stipula di un verbale di interpretazione. La partenza è stata posticipata di qualche giorno rispetto al 15 luglio proprio al fine di verificare la volontà di firmare il verbale di interpretazione.
Riguardo le casistiche per cui verrà comunque pagato lo straordinario effettuato (attività svolte in reperibilità, per calamità naturali e per gravi disservizi riguardanti collettività di utenti) l’azienda ha provveduto a chiarire che nella casistica delle “calamità” rientreranno tutti quei fenomeni oggetto di specifiche comunicazioni da parte di organi istituzionali (Prefettura, autorità locali e nazionali). Per quanto riguarda la fattispecie della “collettività” rientreranno i seguenti casi:
-    Guasti con disservizio su apparati tx e commutazione di fisso e mobile;
-    Guasti con disservizio su rete dati;
-    Guasti cavo con potenzialità superiore a 200 coppie;
-    Guasti con disservizio su clientela “pregiata”con grave pregiudizio dell’immagine aziendale (Istituzioni pubbliche, cariche dello Stato);
-    Guasti che impattano ospedali, forze dell’ordine, clienti “top”ad alto impatto wholsale;
-    Eventi eccezionali (elezioni, Telethon ecc…);
-    Interventi richiesti da autorità Giudiziaria;
-    Guasti su radiomobile (BTS) di qualsiasi tipologia.
Custodia attrezzi di lavoro: l’azienda ha chiaramente specificato che per materiale rimuovibile si intende solo ed esclusivamente il cellulare ed il computer in dotazione al tecnico.
Nel solo caso in cui l’automezzo venga parcheggiato in locali aziendali ritenuti non del tutto sicuri l’azienda si impegna a predisporre in tempi celeri dei locali muniti di armadietti dove riporre il computer. Nel frattempo verrà richiesto al tecnico di portare con sé il solo computer.
Geolocalizzazione: il 15 luglio partirà una sperimentazione su quattro aree per un totale di 450 autoveicoli: AUO Basilicata (Matera, Potenza, Salerno); AUO Roma centro 2; AUO Lombardia (Bergamo, Cremona, Milano-Cassina de Pecchi,Melzo); AUO Veneto Nord 2 (Belluno, Treviso e Vicenza).
Durante la fase di sperimentazione non sono previste registrazioni di dati. Terminata la sperimentazione l’azienda ha dichiarata di voler implementare lo strumento per coordinarlo con il WFM (prevedendo in questo caso una conservazione dei dati pari a quanto avviene oggi con il WFM) e per la gestione e sicurezza del parco auto (in questo caso prevedendo un periodo di conservazione dei dati utili per un massimo di tre mesi).
Sulla geolocalizzazione dobbiamo registrare un totale disaccordo rispetto alla interpretazione estensiva data dall’azienda. Anche in sede di Commissione Nazionale Controllo a Distanza sono emerse forti perplessità sulla congruità dei tempi di conservazione e sulle finalità proposte dall’azienda. Riteniamo che il periodo di sperimentazione debba servire per provare il sistema secondo lo spirito di quanto sottoscritto lo scorso 27 marzo fornendo ai lavoratori un quadro completo ed esaustivo del funzionamento dello strumento e lavorando alla costruzione di un clima sereno (a riguardo si è stabilito che, unitamente alla Commissione Controllo a Distanza che continuerà a seguire tutta la fase di sperimentazione, verranno istituite delle commissioni paritetiche sui quattro territori coinvolti che verifichino lo sviluppo operativo della fase di implementazione del sistema). Lo strumento della geolocalizzazione è stato pattuito per consentire una migliore distribuzione delle attività, più confacente al recupero e miglioramento della produttività, garantire la sicurezza dell’attività lavorativa nel suo svolgimento e la tutela dei beni aziendali. Ogni altra interpretazione esula completamente dalle motivazioni sopra descritte. Su questo tema invitiamo l’azienda a mettere da parte qualsiasi forzatura, assicurando sin da ora che contrasteremo in tutte le sedi eventuali futuri abusi.
Ora è indispensabile che l’azienda vigili che sui singoli territori non vengano date interpretazioni “fantasiose” ed arbitrarie di quanto stabilito il 27 marzo. Il recupero di efficienza e produttività non passa attraverso l’instaurazione di un clima di sfiducia e pressione. Gli strumenti sui quali si è trovato un accordo sono pienamente sufficienti per garantire la reinternalizzazione delle attività (il vero obiettivo strategico di tutta la manovra). Ora è indispensabile che tutte le componenti aziendali diano la stessa lettura, evitando che, ancora una volta, su alcuni territori ed in alcune aree specifiche aziendali si ricreino situazioni di disparità di trattamento, ovvero erronee ed arbitrarie applicazioni di quanto stabilito a livello centrale. Per parte nostra non permetteremo che ciò avvenga e contrasteremo in ogni modo stravolgimenti o omissioni di quanto stabilito il 27 marzo.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

09 luglio 2013

Patuano: "Chiuso il capitolo H3G, nessuna trattativa con altre società"

di Federica Meta
Trattative concluse e poco altro da aggiungere sul matrimonio tra Telecom Italia e 3 Italia. L'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, a margine di un convegno a Milano sulla crisi economica italiana, è stato categorico sul tema. "Il consiglio ha deciso che l'operazione è chiusa e dunque non c'è altro da aggiungere", ha detto riferendosi al cda del 4 luglio che ha decretato la fine del negoziato tra le due compagnie. Sulla possibilità che nel frattempo Telecom Italia intraprenda altre trattative con soci diversi da 3 Italia, Patuano ha liquidato il tema dicendo che "l'argomento non è stato affrontato dal consiglio". Infine nessuna anticipazione sui conti del semestre, che saranno liquidati nel corso del cda in calendario il primo agosto.

Il 4 luglio il Cda di Telecom Italia ha detto no al matrimonio con Hutchison Whampoa. "In base alla relazione del management sulla conclusione del confronto con la controparte - spiega una nota -  il Cda ha preso atto che, allo stato, non ci sono gli elementi necessari per avviare un negoziato.

Nel breve periodo si torna a guardare i fondamentali, ma l'appeal speculativo non svanisce del tutto.  E' quanto pensano gli analisti che seguono il titolo Telecom Italia dopo che ieri il Cda ha reso noto che, allo stato, non ci sono gli elementi necessari per avviare un negoziato con H3G. Equita Sim torna ad una visione neutrale sul titolo Telecom Italia dopo la fine delle negoziazioni con H3G. Secondo gli analisti l'upside da consolidamento rimane, ma perde di attualità. Dopo diversi Cda dedicati alla possibile aggregazione con 3, il management di Telecom, si legge nella nota degli esperti, ha deciso che non ci sono gli elementi necessari per iniziare una negoziazione. "L'annuncio dello studio dello spin off della rete ed il prospettato scioglimento di Telco (secondo le indicazioni di alcuni soci) erano parse premesse che favorissero la corporale action e la ristrutturazione dell'azionariato". Il tema consolidamento, per gli analisti, resta possibile/probabile, ma dopo la decisione di ieri perde di immediata attualità a favore dei fondamentali che, da Equita Sim, stimano piuttosto deboli nel breve. "Torniamo ad una visione neutrale" motivata, da un lato, da prezzi del titolo prossimi ai minimi storici, multipli contenuti e possibile evoluzione della struttura dell'azionariato. Sul fronte negativo pesa, invece, la discesa dell'Ebitda di gruppo (atteso -6,5% per fine anno) e la velocità di deleverage contenuta.

Equita Sim dopo il downgrade del titolo Telecom Italia a hold - in seguito allo stop delle trattative con H3G - ha anche azzerato il peso dell'azione nel suo portafoglio raccomandato. Target price invariato a 0,7 euro per azione

A detta di Banca Akros un deal con H3G per Telecom Italia avrebbe avuto senso sia dal punto di vista industriale che strategico visto il conseguente allentamento della pressione competitiva e le sinergie potenziali sul fronte dei costi. L'impatto finanziario, invece, era ovviamente legato alle valutazioni dei due asset. Gli esperti evidenziano che probabilmente la fattibilità dell'operazione potrebbe essere stata pesantemente condizionata dall'atteggiamento degli azionisti, con Telefonica che eventualmente era riluttante e cedere il controllo operativo dell'azienda, e dalle implicazioni politiche. Inoltre, il processo di spin-off della rete era interconnesso a questo deal quindi, precisano da Banca Akros, la sua urgenza ora viene meno. Le implicazioni per Telecom, quindi, sono negative ma moderate dal fatto che la percezione della fattibilità di un'operazione con H3G era diminuita nelle ultime settimane. Tra i positivi scenari alternativi per un allentamento delle pressione competitiva, gli analisti citano un ipotetico deal Wind-H3G. Rating accumulate e Tp di 0,77 euro per azione confermati.

In assenza di supporto speculativo, precisano gli analisti, gli investitori torneranno sui fondamentali che, secondo gli stessi esperti dovrebbero registrare un deterioramento a causa della competizione nel business Mobile, del calo dei consumi privati in Italia e del deprezzamento delle valute in Brasile e Argentina. Rating sell e tp di 0,45 euro per le azioni ordinarie confermati.

 Secondo gli esperti di Ubs la notizia dello stop con H3G era largamente attesa, ma potrebbe contribuire, in ogni caso, ad un'ulteriore debolezza dell'azione nelle prossime settimane. Inoltre, con l'avvicinarsi della trimestrale, Ubs vede ulteriore downside sul titolo.

Kepler Cheuvreux conferma il rating buy su Telecom, con target price pari a 0,85 euro, in quanto continua a ritenere che lo spin-off della rete possa liberare valore. Inoltre, il profilo di rischio rendimento dell'azione resta attraente visto il multiplo Ev/Ebitda 2013 pari a 4. Gli esperti dopo lo stop alle trattative con H3G evidenziano, comunque che "prima o dopo il mercato dovrebbe consolidarsi" e definiscono un'eventuale fusione tra Wind e 3 Italia come il deal più razionale ribadendo, comunque, che ora il focus di Telecom Italia è sullo spin-off della rete.

TRUFFA ONLINE CON IL FINTO LOGO CARREFOUR


Dilaga in Lombardia una truffa online con una finta promozione. I malcapitati ricevono una mail con tanto di logo del Carrefour e le immagini della tessera raccolta punti. Nell'oggetto della mail l'invito a registrare i propri dati personali per avere 500 euro di buono spesa.   

Così si clicca, si inseriscono i dati, compreso il numero della carta di credito. Ed è a questo punto che qualcosa non torna. All'assistenza clienti gli operatori avvertono di cancellare la mail: «Ci stiamo adoperando». Il problema è che la mail sembra vera, c'è un richiamo a un decreto ministeriale, il logo è quello giusto, e anche la grafica è quella usata dall'azienda che ha punti vendita in tutto il mondo. «Con il decreto legge 8 aprile 2013 numero 35 in cui il Consiglio dei ministeri anticipa i pagamenti alle P.A e aiuti per le famiglie, Carrefour spa ti consente di acquistare la carta prepagata SpesAmica del valore di 500 euro al prezzo di 100 euro, 80% rimborsato dal ministero dello sviluppo economico». Segue link. Che porta a una pagina in cui è stata ripresa la grafica della sezione promozioni del sito di Carrefour. In effetti compare il logo «Regalati la spesa» ma per lanciare l'iniziativa per cui 100 punti valgono 1 euro di sconto.

«Ho ricevuto la mail, - racconta un residente a Pavia - ho cliccato e ho visto che mi chiedevano il numero della carta di credito - spiega chi ha ricevuto la mail - ma ho chiesto nel supermercato dove vado di solito e mi hanno detto di non fare niente. E mi hanno mostrato un articolo di giornale dell'Eco di Bergamo che parla proprio di questa truffa».

Parte la denuncia. «Siamo vittime di una truffa. Stiamo presentando denuncia alle autorità per chiedere l'oscuramento della pagina internet - spiega Giorgio Cattaneo, responsabile ufficio stampa e comunicazione di Carrefour - siamo danneggiati, è una truffa doppiamente lesiva perché usa i nostri codici di comuncazione e i