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Guadagnavano tra i 2 e i 3 euro per ogni ora di lavoro, trascorsa davanti ad un computer, con cuffie collegate ad una postazione telefonica. La loro azienda, un call center di Palermo, che opera nel settore delle vendite di depuratori d'acqua, li aveva inquadrati con un finto contratto a progetto, basato sulla vendita di un quantitativo minimo di prodotti che ciascun operatore telefonico avrebbe dovuto garantire all'azienda ogni bimestre.
In queste condizioni operavano 37 lavoratori, 22 dei quali sono stati individuati nel call center dalle Fiamme Gialle che poi sono risalite agli altri 15 che non erano più in azienda, ma che vi avevano lavorato in nero nel 2012. Il titolare del call center - che aveva iniziato l'attività il 3 maggio 2012 - utilizzava un escamotage per pagare i dipendenti: a ciascuno, dopo “l'assunzione”, veniva data o veniva richiesto di procurarsi una carta prepagata - del tipo post pay - sulla quale poi, mensilmente, venivano fatti confluire i salari “in nero”.
Gli accertamenti – comunica la Gdf - “hanno permesso di ricostruire l'erogazione di somme verso i lavoratori per un ammontare superiore agli 80mila euro in soli sei mesi. A fronte di questo, i lavoratori non hanno mai ricevuto una lettera di assunzione, né sottoscritto un contratto di lavoro o firmato quietanze di pagamento”.
Il sistema - sostengono gli inquirenti - ha consentito all'imprenditore sia di aggirare i contratti nazionali di settore risparmiando, in soli termini di contrattualizzazione nazionale minima, oltre 40mila euro, sia di ottenere illeciti risparmi in termini di contribuzione assistenziale e previdenziale. Per le 2.400 giornate lavorative ricostruite dai finanzieri per tutti i lavoratori individuati nell'arco di un semestre, il titolare del call center avrebbe dovuto versare contributi pari a 20mila euro.
Le Fiamme Gialle stanno esaminando nei dettagli la contabilità dell'azienda, per contestare le sanzioni amministrative previste che vanno da un minimo di 72.725 ad un massimo di 644.330, e per la ricostruzione dei ricavi sottratti al fisco, dai quali sono state tratte le provviste per pagare in nero di dipendenti.