Violenze, per lo più "domestiche". Oltre cento vittime nel solo 2012. Per quello che è stato definito "femminicidio": una parola il cui uso ha sollevato polemiche, certo, ma che ha richiamato l'attenzione su una delle piaghe dell'Italia contemporanea. Una ferita che scavalca steccati sociali e barriere socio-economiche. Le analisi dei dati dell'Osservatorio 2012 del Telefono Rosa, sono chiare: tra le vittime di abusi e maltrattamenti "sono rappresentate tutte le donne del Paese, al di là di ogni status di appartenenza sociale". Parte da qui "Contro il femminicidio: mettici la faccia", la mobilitazione lanciata da Rete degli Studenti e Unione degli Universitari. E su Twitter, l'hashtag da usare è #cimettolafaccia.
"La campagna nasce dalla fortissima necessità di riflettere su un tema così difficile e spinoso e troppo spesso in ombra", dice a Repubblica.it Daniele Lanni, portavoce della Rete degli Studenti. Che aggiunge: "Violenza" è una parola che purtroppo è sempre di attualità. Violenza, quella sulle donne, che ha come estrema manifestazione il femminicidio". La prima richiesta: "Vogliamo che le cose vengano chiamate con il loro nome, non sono "raptus" nè tanto meno "gesti di follia": si chiama femminicidio". E i "tanti fatti di cronaca", hanno "spinto gli studenti a interrogarsi, a chiedersi cosa stesse succedendo con la volontà di affrontare la questione".
La mobilitazione nasce in rete. Con una pagina Facebook. "Siamo partiti dal web con gli studenti, ed è con loro che noi intendiamo proseguire questo percorso arrivando nelle scuole, portando la discussione tra i banchi e tra compagni insieme ad esperti, persone informate sul campo, che diffondano la consapevolezza necessaria per sconfiggere l'indifferenza", continua Daniele Lanni. "Ed è dalle scuole e con le scuole, che vogliamo coinvolgere la società civile intera perché non vi è cultura, crescita e libertà senza consapevolezza".
Tra le varie iniziative, una tutta "digitale". Gli studenti, infatti, invitano i cittadini a postare sui social network una foto accompagnata dallo slogan "Stop femminicidio #iocimettolafaccia". Le adesioni, e le foto, sono già migliaia. E non mancano volti noti della cultura e dello spettacolo. Tra gli altri: don Andrea Gallo, don Luigi Ciotti, Gherardo Colombo, Stefano Fassina, Laura Puppato, e l'inviato di Repubblica, Attilio Bolzoni. Ancora: Mao Valpiana, Giuliano Giuliani, Marina Terragni, il cantante de Il Teatro Degli Orrori Pierpaolo Capovilla, Flavio Lotti, Luca Bassanese e Claudio Bisio.
Infine, ancora dati. Per gli studenti, "l'attuale situazione politica ed economica dell'Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza in questo Paese". Anche perché la violenza sulle donne "rimane costante. Secondo l'Istat infatti una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni è stata colpita, nell'arco della propria vita, dall'aggressività di un uomo, e nel 63% dei casi alla violenza hanno assistito i figli". E le "donne più colpite sono quelle comprese nella fascia 16-24 anni".
di CARMINE SAVIANO