Infiltrazioni mafiose in Blu Call, istituzioni immobili nonostante le denunce del sindacato
Abbiamo appreso in queste ore, con un misto di rabbia e rammarico, la notizia del sequestro per infiltrazioni mafiose della Blu Call, in seguito rinominata Future Srl, società di call center con sedi in Calabria e Lombardia. Rabbia perché solo grazie all’azione della magistratura forse si riuscirà a strappare centinaia di posti di lavoro dalla morsa di una imprenditoria criminale. Rammarico perché quella di Blu Call è, purtroppo, una delle tante “storie già scritte” tipiche di questo Paese che finge di non vedere quello che succede salvo stupirsi quando gli episodi vengono portati alla luce da eventi eclatanti
E’ dal 2009 che Slc Cgil ha denunciato quanto avveniva in Blu Call, a tutti i livelli di rappresentanza: i dipendenti non erano pagati da mesi e, ricattati, erano di fatto costretti a lavorare gratuitamente. Irregolarità contrattuali e palesi violazioni del Contratto Nazionale di Lavoro hanno caratterizzato questa vicenda.
Negli ultimi anni numerose sono state le azioni messe in campo a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori di Blu Call: decreti ingiuntivi, istanze di fallimento, segnalazioni ai servizi ispettivi, nette prese di posizione pubbliche.
Anche i committenti di questa azienda, sensibilizzati dalle denunce del sindacato, hanno preferito incassare i bassi prezzi praticati da tale spregiudicato sistema fingendo di non vedere l’illegalità diffusa che veniva utilizzata. E tutto senza rischiare nulla.
E’ di fondamentale importanza che il sequestro ed il commissariamento diano effettivamente una possibilità di sopravvivenza ai complessi aziendali di call center. Ancora oggi migliaia di lavoratrici e lavoratori di Omnia Network e Phonemedia, altre due grandi realtà del settore finite sotto la morsa di proprietà inadeguate e spregiudicate che le hanno portate al fallimento, testimoniano come i commissari giudiziali, in quei casi, non siano riusciti a riportare le commesse nei rispettivi perimetri aziendali, lasciando i lavoratori al loro destino di disoccupazione.
Slc Cgil è sin da ora a completa disposizione della futura gestione commissariale per evitare che anche questa vicenda veda doppiamente beffati i lavoratori: prima non pagati dalla proprietà e poi “abbandonati” dai committenti. Contemporaneamente ci assumeremo la responsabilità di continuare a tutelare quei lavoratori costituendoci parte civile nei processi che si svolgeranno.
Guardiamo con speranza alle parole del Pubblico Ministero di Milano Dottoressa Ilda Boccassini che ha fatto riferimento alla necessità di tutelare i lavoratori attraverso un gestione dello Stato dell’azienda sequestrata.
Condividiamo inoltre il pensiero del ministro Cancellieri sulla necessità di tenere alta la guardia, ma ciò si sostanzia in un costante e continuo lavoro e non con annunci ad effetto che seguono l’esplodere degli eventi. Chiuso questo call center ne troveranno un altro che continuerà ad applicare bassi prezzi a scapito delle regole.
Tenere alta l’attenzione, conclude il sindacalista, significa prevenire e lavorare affinché tali episodi non si ripetano. Per questo rilanciamo la necessità di ripristinare il “tavolo” Nazionale sui Call Center presso i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per stabilire le regole minime assieme a committenti e operatori del settore in grado di prevenire le infiltrazioni mafiose perché in grado di intervenire sulle situazioni anomale presenti sul mercato.
Ad oggi registriamo il silenzio dei Ministri Fornero e Passera cui chiediamo ancora una volta di convocare un tavolo di confronto sul settore in cui si concentra il massimo della precarietà e il massimo della illegalità e che sfrutta i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Roma, 27 Novembre 2012