19 novembre 2015

TELECOM: OPEN ACCESS: STORIA O LEGGENDA .......


Giovedì 12 novembre si è tenuta la riunione del Coordinamento Nazionale RSU con i vertici di Open Access, sulla base di quanto stabilito nell’incontro con l’Amministratore Delegato, a seguito della riorganizzazione della struttura votata dal consiglio di amministrazione.
L’incontro si è svolto nelle stesse ore in cui Enel ha comunicato ai mercati la decisione di costituire una società di scopo per la realizzazione della “banda ultra larga”, confermando la volontà di procedere, d’intesa con quanto già dichiarato dal Governo, alla realizzazione delle reti di nuova generazione.
In questo modo, il futuro di Telecom appare ancora più incerto e confuso.
Le liti ai vertici, l’incapacità di diventare soggetto affidabile per la realizzazione degli obbiettivi fissati dall’Agenda Digitale, l’ondivago negoziato con Metroweb prima chiuso e poi riaperto senza chiarirne prospettive e scopi, sono fattori che rischiano di mettere fuori gioco la principale impresa di TLC italiana con la discesa in campo di un soggetto pubblico, Enel, chiamato a realizzare la rete di nuova generazione.
L’enorme confusione sui riassetti societari, l’assenza di un’interlocuzione certa sulla volontà rappresentata dall’ingresso dei due nuovi soci francesi, un vertice aziendale più impegnato a pensare al proprio futuro che a quello aziendale, stanno determinando le condizioni perché Telecom Italia, ultima azienda di telecomunicazioni italiana, possa diventare preda di progetti d’oltralpe che poco hanno a che vedere con gli interessi generali del Paese.
L’ingegner Paggi, senza commentare gli scenari strategici che attraversano Telecom, ha ricordato le motivazioni che hanno portato alla decisione assunta dal Cda, contenzioso con gli Olo e sanzioni erogate dai soggetti regolatori, ribadendo le linee già illustrate dall’Amministratore.
Anche in questo caso, le domande avanzate dalle RSU e dalla nostra Organizzazione sono rimaste prive di risposta.
In particolare, il futuro delle attività diverse da delivery e assurance, le ricadute sul personale determinate dalla possibilità degli Olo di richiedere che l’intervento sia realizzato da una società esterna, il rapporto tra MOI e MOS e il rinnovo dell’appalto di rete in scadenza al 31 dicembre 2015,
sono restati snodi su cui, il responsabile di Open Access, ha dimostrato l’assenza di un piano industriale definito e certo, rimandando a future discussioni per elementi di maggior merito.
Nel specifico Paggi ha sostenuto:
 Che nel caso in cui gli Olo decidessero di affidare le loro attività a soggetti terzi, Telecom
ritiene di poter compensare le attività in meno attraverso il recupero di quelle legate a retail oggi gestite in appalto. Nessun cenno a possibili scompensi territoriali o alle conseguenze di un modello che vedrebbe gli Olo avvalersi solamente di aziende in appalto e Telecom tutta gestita internamente, con evidenti ricadute, nel medio periodo, su costi e produttività misurandosi tra di loro due modelli completamente diversi, basti pensare alle minori tutele e garanzie oggi riservate alle imprese di appalto.
 Sul futuro delle attività diverse da quelle regolamentate (delivery e assurance) e del rischio che tutto il personale venga indirizzato a realizzare tali attività. Processo che le RSU denunciano come già iniziato nel territorio attraverso la cessione all’esterno delle attività legate alla fibra. Qui il responsabile aziendale si è limitato a dire che non gli risulta.
 Sul rapporto MOS / MOI con una rivisitazione delle aree di competenza esclusiva con lo sviluppo di un modello che potrebbe vedere un incremento delle attività oggi gestite all’esterno. L’azienda pur ammettendo l’importanza del nuovo appalto non è stata in grado di fornire dettagli sul nuovo modello.
In quest’ambito, è stato confermato che le attività di appuntamento per il delivery sono state esternalizzate (Telecom non è riuscita a organizzare il servizio nonostante la “presunta” dichiarazione di esuberi effettuata).
Il meglio della discussione si è toccato con l’attività di ASA, in cui l’azienda ha evidenziato la necessità di implementare le coperture dei turni al sabato per migliorare la qualità e la tempestività degli interventi: peccato che all’ingegner Paggi sia sfuggito che Telecom ha appena firmato un accordo che aumenta la solidarietà di quel settore all’8,85%. Immaginabile lo sconcerto sui visi della controparte quando le RSU glielo hanno rammentato che ha determinato una fantasiosa motivazione fornita da People Value.
Oppure quando il responsabile ha ricordato l’impegno a realizzare il nuovo WFM e le RSU hanno denunciato che tale implementazione invece che essere sviluppata da TIIT sarà acquisita da un fornitore esterno (pare che l’azienda prescelta sia click software, scelta di cui tutti ignorano motivazioni e meriti) procedendo a customizzare il prodotto. Azione che già si è sperimentata nel recente passato con conseguenze pesantissime per la funzionalità aziendale.
Questa è l’ennesima riprova che aver voluto sottoscrivere un accordo che certifica esuberi inesistenti prima di aver definito l’organizzazione del lavoro crea danni che determinano ulteriori cessioni verso l’esterno di attività, vedi delivery, con rischi pesantissimi per il futuro occupazionale del personale coinvolto.
Infine, tutte le RSU presenti hanno evidenziato come esistano sul territorio spinte incomprensibili (o meglio sono spinte comprensibilissime in ottica di interessi personali) a gestire e chiudere le wr con codici diversi da quelli reali.
E’ il caso delle wr in ritardo chiuse con causali diverse da quelle reali per non intaccare gli SLA oppure le implementazioni dei cabinet che vengono date come chiusure positive anche se nella realtà manca l’energia elettrica e quindi i cabinet non funzionano
Questi comportamenti determinano una struttura di dati che non descrive la reale situazione di Open Access ma crea una realtà virtuale in cui sulla carta tutto funziona perfettamente mentre sul campo e nell’operato quotidiano si registrano tutte le disfunzioni. Questo non potrà che determinare ulteriori contenziosi e un progressivo decadimento dell’attività realizzata da Telecom.
Dopo un primo tentativo di dichiarare false tali affermazioni, messo di fronte ai fatti il responsabile aziendale si è limitato a definire come comportamenti di “mele marce” le segnalazioni pervenute.
Peccato che nella realtà abbiano una diffusione enorme.
L’incontro ha evidenziato, per l’ennesima volta, come l’azienda sembri essere priva di una guida univoca, con i vari settori che hanno preso il sopravvento e determinano scelte spesso in contraddizione tra di loro e, nell’insieme, pericolose per il futuro di Telecom.
Contro questo stato di cose sono già state avviate molte vertenze a livello territoriale con l’apertura delle procedure di raffreddamento per arrivare alla proclamazione di forme di lotta.
Nei prossimi giorni, alla luce di quelle che saranno le conseguenze della riorganizzazione di Open Access e del rinnovo dell’appalto di rete, se tale atto confermerà che siamo alla presenza di un ulteriore processo di aumento delle attività gestite in appalto sarà inevitabile arrivare alla proclamazione di una vertenza di carattere nazionale.
E’ evidente che la politica aziendale ha subito una totale inversione di rotta.
Il 2013 è stato caratterizzato dagli accordi che si ponevano l’obbiettivo di migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azienda e procedere a internalizzare le attività per saturare le prestazione del personale e rilanciare l’azienda nel mercato.
Oggi la volontà aziendale è incentrata su un contenimento dei costi (l’accordo separato sulla solidarietà ha questa unica caratteristica) la ripresa indiscriminata della gestione degli appalti e l’assenza di politiche atte a migliorare la qualità dei processi aziendali.
A questo sfascio i lavoratori e le loro rappresentanze si opporranno con determinazione e con tutti gli strumenti necessari.
Telecom è e deve restare un’azienda strategica per il Paese e continuare a garantire le decine di migliaia di lavoratori che quotidianamente operano per suo conto
Tutta la CGIL sarà impegnata per garantire queste condizioni.
La Segreteria Nazionale di SLC‐CGIL