28 aprile 2016

Accesso abusivo alla posta elettronica del lavoratore: è reato se protetta da password

La casella di posta elettronica è uno spazio di memoria di un sistema informatico destinato a contenere messaggi, immagini, files e altri dati. Di conseguenza l’accesso a questo spazio concreta un accesso al sistema informatico di cui la casella è porzione. Se tale porzione di memoria è protetta da una password ogni intrusione concreta l’elemento materiale del reato di accesso abusivo a sistema informatico. Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 13057/2016, confermando la condanna emessa nei confronti di un responsabile del servizio “entrato” nella casella di posta elettronica, protetta da password, di un dipendente.
La casella di posta elettronica aziendale fa parte di un sistema informatico e ad essa si applicano le tutele previste per il cd. "domicilio informatico". Pertanto, gli accessi non autorizzati integrano il reato di accesso abusivo a sistema informatico di cui all’articolo art. 615-ter c.p..
Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 13057/2016 confermando la condanna emessa dalla Corte di Appello nei confronti di un responsabile del servizio (nel caso un responsabile dell’ufficio di Polizia Provinciale) che era “entrato” nella casella di posta elettronica –protetta da password - di un dipendente, prendendo visione di alcuni documenti e scaricandone altri.

Il ricorrente ha difeso il proprio operato affermando l’inesistenza di un “sistema” vero e proprio coincidente con la posta elettronica, rappresentando questa una “entità” estranea alla lettera dell’articolo 615-ter del Codice Penale. Ne consegue che la casella di posta elettronica non rappresenterebbe, secondo il ricorrente il “domicilio informatico” tutelato dalla legge essedo essa solo un contenitore.