Venerdì primo aprile si è svolto il primo incontro con Almaviva Contact sulla procedura per circa 3000 licenziamenti aperti dall’Azienda sulle sedi di Roma, Napoli e Palermo.
L’azienda ha ribadito come questa decisione sia motivata dall’ulteriore peggioramento delle condizioni di mercato. Mancato rispetto della norma sulle delocalizzazione, continuo ricorso al massimo ribasso hanno portato, sempre secondo l’Amministratore Delegato di Almaviva, ad una condizione di non sostenibilità mettendo a rischio la tenuta di tutta l’azienda. L’ulteriore diminuzione di volumi, ed il conseguente aumento dell’esubero di forza lavoro, e la marginalità dei tre siti al di sotto della soglia del 21 % ha portato l’azienda a scegliere di addensare le eccedenze sulle tre sedi.
La gravità delle condizioni in cui versa il settore dei Call Center in Italia è un elemento che non sfugge alle Organizzazioni Sindacali. E’ ormai davanti agli occhi di tutti come l’assenza di regole, soprattutto nell’attribuzione delle commesse, sia ormai arrivata ad una condizione non più gestibile. L’assenza di ammortizzatori sociali stabili, la persistente incapacità delle istituzioni a far rispettare la norma sulle delocalizzazioni, la tendenza dei committenti, a partire da quelli pubblici, a dare commesse a costi drammaticamente al di sotto del costo del lavoro previsto dal CCNL Telecomunicazioni, sono elementi ormai non più eludibili. I sacrifici richiesti ai lavoratori in questi anni non sono più ulteriormente replicabili in assenza di azioni risolutive che mettano finalmente in sicurezza il settore. L’approvazione della clausola sociale, comunque una notizia importantissima per il comparto, deve necessariamente essere sorretta da ulteriori provvedimenti a cominciare dal rispetto del Dlgs 24 bis sulle delocalizzazioni, e da certe per l’aggiudicazione delle gare di appalto sia pubbliche che tra soggetti privati nel rispetto del costo del lavoro contrattuale.
Le questioni di mercato però non giustificano, a nostro avviso, la decisione di immettere un tale elemento di drammatizzazione. 3000 esuberi sono un atto capace di rompere il “patto sociale” che ha animato il nostro settore in questi anni. Nessun settore, e meno che meno il nostro, è nelle condizioni di reggere un evento simile. Occorre fare di tutto perché le lavoratrici ed i lavoratori di Almaviva non finiscano per divenire “ostaggi” di una condizione della quale loro, di sicuro, non hanno alcuna responsabilità ma, semmai, ne stanno pagando il conto da diverso tempo sia in termini di diminuzione di salario che di precarizzazione complessiva delle condizioni di lavoro.
E’ per questo motivo che tutte le OO.SS. hanno convenuto che questa crisi non possa e non debba essere affrontata se non dentro un percorso istituzionale. La crisi Almaviva è, anzitutto, crisi di settore e come tale deve essere affrontato. E’ di tutta evidenza che molte sarebbero le cose da affrontare con l’azienda a partire dall’organizzazione del lavoro e l’allocazione delle commesse. Ma prima di affrontare questi temi, non secondari, è semplicemente indispensabile che si apra un confronto risolutivo col Governo sui correttivi delle storture che hanno portato un comparto di circa 80000 persone allo stato attuale.
Le Segreterie Nazionali, d’accordo con le strutture territoriali e le RSU hanno deciso di procedere alla richiesta di apertura di un tavolo di crisi specifico per Almaviva presso il Ministero dello Sviluppo Economico e, parallelamente, di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio per lo stato di crisi del settore.
Per sollecitare questo percorso e scongiurare licenziamenti massivi su Almaviva le OO.SS. hanno deciso di intensificare le iniziative vertenziali sia sulle tre sedi impattate che su tutto il perimetro aziendale. Deve essere ben chiaro a tutti che 3000 esuberi su tre sedi non sono un problema “locale”. Le storture normative e di mercato non mettono fuori gioco solo le tre sedi impattate ma l’intera azienda e licenziare 3000 persone non porterà Almaviva a competere su un mercato più giusto con regole più chiare.
Per questo motivo il giorno 13 aprile è indetto uno sciopero per l’intero turno di lavoro di tutte le sedi aziendali.
Nelle prossime ore si decideranno le iniziative da intraprendere in occasione dello sciopero per dare massima visibilità alle ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva.
Roma,4 Aprile 2016
Le Segreterie Nazionali
SLC/CGIL – FISTel/CISL – UILCOM/UIL