31 maggio 2016

Almaviva: Cestaro, soluzione positiva


Si è conclusa questa mattina presso il Ministero dello Sviluppo Economico la trattativa sulla vertenza Almaviva.
A pochissimi giorni dalla scadenza della procedura che avrebbe comportato il licenziamento di 3000 persone nei siti di Roma, Napoli e Palermo, le Organizzazioni Sindacali hanno siglato con l’azienda e il MiSE un accordo importante, che diventerà efficace dopo lo scioglimento della riserva in seguito alle assemblee con le lavoratrici e i lavoratori.
Nel merito, l’accordo prevede la revoca dei licenziamenti e un periodo di 18 mesi di ammortizzatori sociali, necessario a dare respiro all’azienda e ai lavoratori in attesa che le operazioni di consolidamento del mercato dei customer care.
Da tempo infatti è aperto un tavolo tecnico sui call center al MiSE, che ha come obiettivi, tra gli altri, l’applicazione l’art 24 bis per il diritto di scelta del cittadino sul luogo di risposta delle telefonate e un ragionamento complessivo sugli ammortizzatori sociali per il settore.
“Il periodo di 18 mesi è suddiviso nei primi 6 mesi di Contratto di Solidarietà per i siti di Roma, Napoli e Palermo, con percentuali massime che ricalcano quelle dell’accordo attualmente in essere.” spiega Massimo Cestaro, Segretario Generale di SLC CGIL. “I successivi 12 mesi invece saranno coperti da Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, anch’essa insistente sugli stessi siti ma con una percentuale che calerà trimestralmente.”
“Si tratta quindi di una soluzione positiva sia perché fa ritirare all’azienda i 3000 licenziamenti dichiarati e ormai imminenti” prosegue il sindacalista “sia perché definisce un percorso con il quale si restringe il perimetro degli esuberi su cui è tarato l’ammortizzatore sociale nel corso della stessa CIGS.”.

“Un ringraziamento particolare va rivolto alle lavoratrici e ai lavoratori e le RSU di Almaviva, senza la mobilitazione e la determinazione dei quali questa vertenza non avrebbe avuto lo stesso risalto e, probabilmente, lo stesso risultato.” conclude Cestaro.

Vertenza Almaviva, salvi 3.000 posti di lavoro

www.repubblica.it
Dopo 17 ore e una notte di trattative, accordo fatto sulla vertenza Almaviva. La svolta è arrivata all'alba nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi del call center: davanti alla viceministra Teresa Bellanova, azienda e sindacati hanno raggiunto un'intesa che prevede un nuovo contratto di solidarietà di sei mesi a partire da domani e scongiura i licenziamenti.
D'altra parte, all'invio delle lettere di licenziamento mancavano cinque giorni: oggi, infatti, scadevano i contratti di solidarietà in vigore da quattro anni, e il 5 giugno l'azienda avrebbe potuto iniziare ad allontanare dalle sue sedi un totale di 2.988 lavoratori: 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli. Ancora ieri pomeriggio i lavoratori hanno manifestato davanti al ministero dello Sviluppo economico, dove ieri pomeriggio era iniziata la trattativa - l'ultima - fra azienda, sindacati, rappresentanti degli enti locali e governo.
Fra gli altri elementi, secondo fonti del governo, l'accordo prevede un tavolo permanente sui call center, con la convocazione mensile delle parti sociali per monitorare l'applicazione del programma. Le Regioni, dal canto loro, si sono impegnate a finanziare specifici programmi di formazione e riqualificazione dei lavoratori, mentre l'azienda dovrà "ridurre gradualmente il ricorso alle misure del sostegno al reddito attraverso l'incremento dei volumi di lavoro". Sul piatto anche l'impegno dell'azienda a non abbandonare la sede palermitana di via Marcellini.




26 maggio 2016

Telecom Italia, a Cattaneo bonus anche con uscita anticipata


Tre proxy adviser sono contrari alla retribuzione del nuovo amministratore delegato di Telecom Italia Flavio Cattaneo, perchè legata a risultati di breve periodo e garantiti anche in caso di uscita anticipata con il rinnovo del consiglio e potrebbero mettere a rischio il via libera dell'assemblea.
Cattaneo è stato scelto come successore di Marco Patuano dimessosi in anticipo il 21 marzo per divergenze con il gruppo media francese Vivendi, principale azionista dell'ex monopolista telefonico con il 24,6%.
Le contestazioni di Glass Lewis, Iss e Frontis contro i salari dei dirigenti di Telecom Italia seguono quelle di altri fondi e investitori in Europa.
Il mese scorso gli azionisti di BP hanno votato contro la remunerazione 2015 da 20 milioni di dollari dell'AD Bob Dudley in segno di protesta contro la perdita record messa a segno dal gruppo. Battaglia è prevista anche per l'ok alle remunerazioni dell'AD di Anglo American, Mark Cutifani, e dell'AD di Julius Baer, Boris Collardiè.
Secondo la relazione del comitato di corporate governance di Telecom Italia il salario annuo di Cattaneo è pari a 1,4 milioni, in linea con quello di Patuano.
Esiste una componente variabile di breve termine, pari al 50% del salario se i target dell'anno sono raggiunti a livello minimo, che sale fino al 150% se raggiunti al livello massimo.
Cattaneo ha anche diritto a uno special award che può arrivare a 40 milioni.
Glass Lewis, Iss e Frontis definiscono "eccessivo" lo special award e contestano il fatto che i bonus siano garantiti anche nel caso di uscita anticipata.
"La performance dovrebbe essere misurata su tutto il periodo per garantire che i dirigenti siano incentivati a realizzare una crescita di lungo periodo non balzi temporanei della performance", si legge nel report di Glass Lewis.
All'assemblea del 25 maggio, i tre proxy suggeriscono di dare voto contrario sulla relazione di remunerazione e sul piano "special award".
I numeri non garantiscono a Vivendi il via libera sui punti contrastati anche se all'ultima assemblea di dicembre 2015 il gruppo francese ha dimostrato di avere alcuni fondi dalla sua parte. Vivendi è riuscita infatti a nominare i suoi uomini in cda nonostante il parere contrario dei proxy adviser.
I grandi fondi in quella occasione peraltro non si erano presentati in assemblea o si erano presentati con piccole partecipazioni consentendo a Vivendi di nominare i suoi rappresentanti in consiglio.


Poste Italiane: Cestaro (Slc Cgil), Il Governo ancora a caccia di quattrini sulle spalle di Poste

Dichiarazione di Massimo Cestaro
Segretario generale Slc Cgil
Poste Italiane: Cestaro (Slc Cgil), Il Governo ancora a caccia di quattrini sulle spalle di Poste
Si avvia un'altra fase di privatizzazione di Poste Italiane. Il Governo "sposta" il 35% delle azioni di Poste a Cassa Depositi e Prestiti e prevede una collocazione sul mercato del restante 30%. Le ragioni sono sempre le stesse: vendere i "gioielli di famiglia" per fare cassa senza alcuna idea di futuro, senza linee chiare di politica industriale e lasciando in eredità soltanto debiti. Il danno per le casse dello Stato, in tema di mancati dividendi, sono già preventivabili.
Nel contempo non vi è traccia delle azioni previste dal piano industriale legate allo sviluppo, il che prefigura foschi scenari: operazioni esclusivamente finanziarie, necessarie a soddisfare le troppe promesse del Presidente Renzi; impoverimento della più grande azienda italiana di reti e servizi; nessuna prospettiva di sviluppo della logistica; nessuna prospettiva di innovazione dei servizi offerti.
Occorre ricordare che i soggetti che fruiscono dei servizi di Poste sono più di 30 milioni, larghissima parte dei quali sono cittadini e molti pensionati. Questo enorme bacino di clienti ed utenti è l'unico vero capitale del Gruppo Poste Italiane, insieme ai suoi 140,000 dipendenti; è a questo "capitale" che azienda e Governo devono rispondere.
La logica del "prendi i soldi e scappa" è la medesima che ha ucciso la STET, che era fino a pochi anni fa il quinto gestore di telefonia al mondo. Quel che è rimasto di quel grande gruppo industriale è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe obbligo del Governo prendere atto degli errori che sono stati fatti negli anni passati, errori che hanno depauperato il paese, ed adoperarsi per non ripeterli.
Roma, 26 Maggio 2016


Art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 – coincidenza delle ferie programmate con permessi per assistenza al congiunto disabile.

La CGIL ha avanzato istanza di interpello al fine di conoscere il parere di questa Direzione generale in merito alla corretta interpretazione dell’art. 33, comma 3, L. n. 104/1992, concernente il diritto a fruire dei tre giorni di permesso mensile retribuito per assistere il familiare con disabilità.
In particolare si chiede se, ai sensi della disposizione citata, il datore di lavoro possa negare l’utilizzo dei suddetti permessi nel periodo di ferie programmate anche nel caso di chiusura di stabilimento (c.d. fermo produttivo), nel rispetto delle disposizioni contrattuali in materia.
Al riguardo, acquisito il parere della Direzione generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro e delle Relazioni Industriali e dell’Ufficio legislativo, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, occorre muovere dalla ratio della L. n. 104/1992, recante disposizioni per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità, nello specifico dall’art. 33, comma 3, che disciplina il diritto del lavoratore al permesso retribuito di tre giorni al mese per assistere una persona in situazione di handicap grave.
La norma in argomento riconosce tali permessi ai familiari che assistono persone con handicap nonché agli stessi lavoratori con disabilità, proprio al fine di tutelare i diritti fondamentali del soggetto diversamente abile, garantendogli dunque una adeguata assistenza morale e materiale.
Per quanto concerne, invece, l’istituto delle ferie, diritto costituzionalmente garantito (art. 36, ult. comma, Cost.), la ratio risiede nella possibilità concessa al lavoratore di recuperare le energie psico-fisiche impiegate nello svolgimento dell’attività lavorativa corrispondendo altresì ad esigenze, anche di carattere ricreativo, personali e familiari.
In proposito, si fa presente come il datore di lavoro, ai sensi dell’art. 2109 c.c., possa stabilire il periodo di godimento delle ferie annuali nel rispetto della durata fissata dalla legge e dalla contrattazione collettiva. In particolare il datore di lavoro, in ragione delle esigenze produttive,potrà prevedere sia una programmazione della fruizione delle ferie dei lavoratori in forza, sia la chiusura dello stabilimento durante un periodo predeterminato in ragione della sospensione totale o parziale dell’attività produttiva.
Tenuto conto delle diverse finalità cui sono preordinati i due istituti, qualora la necessità di assistenza al disabile si verifichi durante il periodo di ferie programmate o del fermo produttivo, la fruizione del relativo permesso sospende tuttavia il godimento delle ferie.
Ciò comporterà, in virtù del principio di effettività delle ferie ed in analogia all’ipotesi di sopravvenuta malattia del lavoratore, la necessità di collocare le ferie non godute in un diverso periodo, previo accordo con il datore di lavoro (cfr. per l’ipotesi della malattia Corte UE 21 giugno 2012, C-78/11).
Ciò premesso, in risposta al quesito avanzato, si ritiene che debba trovare applicazione il principio della prevalenza delle improcrastinabili esigenze di assistenza e di tutela del diritto del disabile sulle esigenze aziendali e che pertanto il datore di lavoro non possa negare la fruizione dei permessi di cui all’art. 33, L. n. 104/1992 durante il periodo di ferie già programmate, ferma restando la possibilità di verificare l’effettiva indifferibilità della assistenza (v. anche art. 33, comma 7 bis, L. n. 104/1992).
Va infine richiamato quanto già precisato da questo Ministero nella risposta ad interpello n. 31/2010 nella parte in cui si ritiene possibile “da parte del datore di lavoro, richiedere una programmazione dei permessi, verosimilmente a cadenza settimanale o mensile, laddove il lavoratore che assiste il disabile sia in grado di individuare preventivamente le giornate di assenza,
purché tale programmazione non comprometta il diritto del disabile ad una effettiva assistenza e segua criteri quanto più possibile condivisi con i lavoratori o con le loro rappresentanze”.
IL DIRETTORE GENERALE
 Danilo Papa

25 maggio 2016

COMUNICATO AI LAVORATORI ALMAVIVA CONTACT

Licenziamenti: nuova fumata grigia nell’incontro con Governo
Si è concluso nella serata di ieri l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza Almaviva, un appuntamento molto atteso dopo la bocciatura da parte delle lavoratrici e dei lavoratori della proposta aziendale che ricalcava i punti tracciati dal Ministero stesso.
Il Ministero ha proposto di affrontare i prossimi mesi con un mix di ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act che, complessivamente, potrebbero coprire fino a 36 mesi continuativi: 6 mesi di contratto di solidarietà in deroga (tipo B), 12 mesi di cassa integrazione finanziata attingendo al fondo speciale per i call center (di 11 milioni di euro), 12 mesi di contratto di solidarietà con il fondo residuale (FIS), 6 mesi di cassa integrazione con il fondo residuale (FIS).
Le OO. SS. hanno replicato che questo percorso non è attuabile perché ogni tipo di ammortizzatore necessita di una diversa organizzazione del lavoro, organizzazione che difficilmente può essere modificata così spesso senza creare ulteriori danni all’azienda e ai lavoratori.
Inoltre il mix di ammortizzatori non opererebbe in continuità automatica, ma sarebbe necessaria l’apertura di una procedura di mobilità da parte dell’azienda alla fine di ogni periodo di ammortizzatore precedente.
Infine, ogni ammortizzatore sociale prospettato prevede una diversa ricaduta salariale, con l’evidente conseguenza di dare ancor meno certezze alle lavoratrici e ai lavoratori di Almaviva.
La disponibilità del Governo ad affrontare in tempi rapidi la questione delle delocalizzazioni di attività di call center all’estero, come normato dall’art. 24 bis Decreto Sviluppo 2012, e il problema delle gare al massimo ribasso per l’assegnazione degli appalti, rimandando ancora una volta la discussione su questi temi al tavolo generale di settore appare effimera e non coerente con la gravità della situazione in cui versa il settore.
Come ormai noto, le OO. SS. chiedono che il Governo si faccia carico di tre temi, fondamentali per affrontare gli esuberi dichiarati da Almaviva così come la crisi complessiva del settore:

-- Applicazione dell’art. 24 bis del Decreto Sviluppo 2012. Le OO.SS. hanno chiesto nuovamente l’avvio immediato delle ispezioni e le sanzioni per la committenza che, avendo de localizzato attività in Paesi collocati fuori dalla Comunità Europea, non
fornisca l’informazione preventiva sulla località di risposta e/o non dia al cittadino il diritto di scegliere se ottenere la risposta da un operatore in Italia o in altro Paese.

-- Contrasto alle gare al massimo ribasso. È necessario un riequilibrio dei rapporti di forza sul mercato, un consolidamento del settore che permetta la concentrazione di aziende che competano sugli investimenti in innovazione, sulla qualità dei servizi offerti e sulle economie di scala.

-- Ammortizzatori sociali adeguati a produrre effetti tangibili sulle condizioni di mercato garantendo un sistema di tutela certo e visibile che sia di reale supporto al supermento della condizione di crisi dell’azienda.

Le OO. SS. hanno ribadito la necessità di utilizzare per la vertenza Almaviva uno strumento che dia un tempo sufficientemente lungo da permettere un rafforzamento del settore dei call center e un riequilibrio dei rapporti di forza sul mercato.
Forti del voto delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno rigettato la proposta di accordo precedente, le Segreterie Nazionali hanno chiesto al Governo di modificare il D.lgs. 148/2015 inserendo le attività di call center tra quelle di cui all’art. 20 comma 2, affinché il settore dei call center abbia accesso agli ammortizzatori ordinari previsti per l’industria, che raggiungono un massimo di 36 mesi continuativi.
È evidente infatti che, diversamente da quanto chiesto dal Vice Ministro Bellanova, la vertenza Almaviva non potrà concludersi con un accordo che utilizzi gli ammortizzatori sociali esistenti, in quanto inadeguati ed inefficaci a risolvere il problema delle lavoratrici e dei lavoratori di questa azienda.
È indispensabile che in questo momento delicatissimo tutte le parti in causa tolgano dal tavolo qualsiasi pregiudiziale ideologica al fine di salvaguardare 3000 posti di lavoro.
Le Segreterie Nazionali confermano l’urgenza di proseguire la trattativa con Almaviva e il Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro confermando la disponibilità a riprendere il confronto in qualsiasi momento.
Confermano inoltre la proclamazione dello sciopero dell’intera azienda e la manifestazione nazionale che si terrà venerdì 27 maggio a Roma, a partire dalle ore 10 in piazza SS. Apostoli.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL




ALMAVIVA CONTACT: NON C’È PIÙ TEMPO

La trattativa per scongiurare i 3000 licenziamenti è ad un punto delicatissimo. Le proposte governative non consentono di raggiungere un accordo che dia ai lavoratori garanzie su un reale percorso di risanamento che non preveda espulsioni dal mondo del lavoro e dia regole chiare per l’azienda e per il settore tutto.
Ora è il momento in cui si mettano da parte le ideologie e si rifletta sul merito delle questioni. Ma questo deve avvenire in tempi rapidissimi perché non c’è più tempo per risolvere la crisi Almaviva. Fra pochi giorni potrebbero partire le lettere di licenziamento ed allora l’intera vicenda potrebbe subire un’accelerazione dagli esiti del tutto imprevedibili.
Il Sindacato ha messo sul tavolo una proposta credibile che potrebbe fornire ai lavoratori quella visibilità sul sistema di tutele e quelle garanzie sulla reale volontà di mettere ordine nel settore.
La mobilitazione deve continuare con forza e determinazione!
Venerdì 27 maggio alle ore 10, in occasione dello sciopero per l’intero turno di tutte le sedi di Almaviva Contact, è indetta una manifestazione nazionale a Roma in piazza SS. Apostoli.



COMUNICATO VODAFONE 25 MAGGIO 2016

In data 23 Maggio si è svolto, presso la sede di Assolombarda il previsto incontro tra la Vodafone e Segreterie Nazionali, Territoriali di SLC/FISTEL/UILCOM alla presenza del nuovo Coordinamento Nazionale RSU.
Si sono da subito affrontati i temi previsti dall’ordine del giorno quali, il Premio di Risultato e il nuovo progetto organizzativo delle Customer Operation.
L’Azienda, nella sua esposizione prevede investimenti importanti con l’obiettivo di continuare a migliorare la qualità offerta alla clientela in un ottica di maggiore cura nel rapporto con il singolo cliente.
Conferma inoltre il recente annuncio per nuove assunzioni.
Quanto al nuovo P.d.R l’ azienda si rende disponibile ad intraprendere un confronto serrato che porti ad un nuovo accordo.
La Delegazione Sindacale ha esplicitato la propria disponibilità per un confronto di merito.
Necessita ulteriore approfondimento sul nuovo progetto soprattutto riguardo al rapporto “end to end” con il singolo cliente, occorre inoltre affrontare contemporaneamente tematiche che aiutino a migliorare la condizione lavorativa, ad iniziare dalla turnistica più flessibile per il lavoratore/lavoratrice, e rendere definitivo l’utilizzo volontario del P.Time verticale, visto il buon esito della sperimentazione, nonché sui turni full time con orario spezzato, che ormai non risultano essere più attuali.
Come OOSS abbiamo chiesto di lavorare in parallelo sui due temi, per accelerare i tempi, ma constatata la ferma intenzione dell’azienda di confrontarsi prima sul tavolo Call Center e poi su quello del PDR , abbiamo deciso di spingere e calendarizzare fin da subito quattro giornate di lavori a partire dal prossimo 31 Maggio – 01 Giugno e successivamente nei giorni 9 e 10 giugno 2016.
Relativamente al PdR anno fiscale 2015/2016 la cui erogazione sarà prevista con le competenze del prossimo Giugno 2016, l’Azienda conferma che sta chiudendo la fase di consuntivazione e che quanto prima sarà resa nota alla Commissione omonima il dato economico e quindi ai lavoratori di Vodafone
Roma, 25 Maggio 2016
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

Chiarimenti gestione servizi sportelli Filiale 1 Catania

Poste Italiane S.p.A.
Dott. P. Marchese –  M P
Dott. Antonino Foti – AT Sicilia
Dott. M. G. Buccafusco – RUR Sicilia
Dott. R. Mizzi Dir. Filiale 1 Catania
Segreteria Regionale SLC
Segreteria Nazionale SLC

Oggetto; chiarimenti gestione servizi sportelli Filiale 1 Catania
La scrivente O.S. si domanda con quale criterio il responsabile Servizi Sportelli della Filiale 1-Catania abbia impostato la gestione del proprio servizio, dove probabilmente in un sistema piramidale da egli costruito le fondamenta sembrano particolarmente fondate sulla sabbia e quindi senza particolare solidità.
Per i DUP e d eventuali sostituti e/o collaboratori riuscire a trovare un soggetto referente per le varie problematiche giornaliere diventa sempre più improbabile e nella speranza che quando riescono a trovarlo lo stesso sia di buonumore o altrimenti son guai.
Sembra che lo stesso referente stia più che altro a “ coccolare “ quegli Uffici con elimina code e/o con soggetti DUP particolarmente amici, od a sgrovigliarsi tra misteriosi calcoli kpi o statistiche scientifiche Einstaniane mirate a raggiungere chissà quali obbiettivi virtuali ma pur sempre remunerativi.
Ora o ci sfugge il senso di questo particolare Servizio , supporto a tutto tondo agli uffici Postali oppure tiriamo avanti fin che si può.
Ora Noi crediamo che il servizio suddetto abbia il compito di agevolare il più possibile le carenze degli Uffici, segnalare eventuali carenze strutturali per agevolare la immissione di eventuali CDT ma soprattutto ( possibilmente col sorriso ) essere reperibili e disponibili alla giusta soluzione del servizio a cui è preposto.
Si rimane in attesa di chiarimenti possibilmente esaustivi da parte delle S.V.
Tanto si doveva per opportuna conoscenza
Il Coordinatore Provinciale Settore Poste
Orazio Civello

NOTA A MARGINE:
Nella foto il Coordinatore Provinciale Settore Poste  Orazio civello                       







23 maggio 2016

Susanna Camusso, Sud in declino. Così perde la speranza

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Dal 27 al 29 maggio la Cgil organizza a Lecce la terza rassegna «Giornate del lavoro». Ne parliamo con il segretario generale Susanna Camusso.

Perché a Lecce questa edizione? «Dopo le prime edizioni organizzate in centro Italia ci è sembrato giusto scegliere una realtà meridionale, dove i problemi del lavoro sono spesso più acuti. Abbiamo pensato di dedicare questa edizione ai diritti e abbiamo organizzato un percorso tematico che abbraccia Lecce città, cornice ideale per incastonare anche simbolicamente il tema del lavoro e del Mezzogiorno».

L’8 aprile avete iniziato a raccogliere le firme per la proposta di legge sui diritti dei lavoratori e su tre quesiti referendari, tra cui vi è quello per l’abolizione del lavoro occasionale rappresentato dai voucher. Con la carta universale dei diritti, praticamente riscrivendo lo Statuto dei lavoratori di Gino Giugni, volete forse correggere l’idea di un sindacato «conservatore»? «Siamo molto poco impegnati a inseguire critiche spesso gratuite e propagandistiche. La nostra intenzione è ridare organicità a una legislazione sul lavoro che, rispetto a 40 anni fa, non include più, fino in fondo, tutto il lavoro. Progressivamente gli interventi legislativi hanno cancellato le persone inventando formule che considerano il lavoro solo come costo e ne diminuiscono i diritti. Noi, al contrario, vogliamo ridare universalità ai diritti, per far sì che pur in nuovo contesto siano comunque esigibili da tutti i lavoratori, a prescindere dalla forma contrattuale che hanno. Per noi sono importanti le persone che hanno diritti universali insopprimibili nel lavoro».

Quindi il vostro giudizio negativo sul Jobs act del Governo Renzi non è mutato? «Se qualcosa di positivo avviene nel mercato del lavoro lo si deve, come confermano gli ultimi dati Inps forniti dall’Inps, all’enorme massa di incentivi erogati. Lo dimostrano i dati: nel primo trimestre 2016 le assunzioni a tempo indeterminato sono s tate il 77% in men o rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre il ricorso ai voucher è cresciuto del 45%. Mi pare che il famoso messaggio del governo “ora arriviamo noi, sparirà il precariato e tutto cambierà in meglio” si sia dimostrato una clamorosa bufala, peggiorativa anche delle condizioni degli outsider».

In questo quadro il Mezzogiorno come è messo? «Basta guardare ai tassi di disoccupazione giovanile, al calo delle iscrizioni all’università, al tasso di scolarizzazione. Al Sud si rischia di perdere la speranza, anche perché le politiche d’industrializzazione faticano ad imporsi e i fondi europei non vengono finalizzati a progetti di sviluppo e inclusione sociale».

Tuttavia una settimana fa la camera di commercio di Bari e Bat offriva dati incoraggianti sul saldo della natalità-mortalità delle imprese: si deve ancora parlare di Sud a macchia di leopardo? «Come tutto il Paese. Anche tra Sondrio e Varese, per fare un esempio, le dina miche economiche son o differenti. Tuttavia i singoli dati non possono nascondere i tratti comuni all’area meridionale di cui dicevamo, a cominciare da quelli sull’occupazione giovanile. Lì dove si registra maggiore vivacità ciò dipende quasi sempre dalle politiche delle singole Regioni e dalla presenza di imprese che investono».

Al Sud è basso anche il tasso del lavoro femminile: perché? «Una delle ragioni è certamente l’insufficiente creazione di lavoro. Poi incidono anche il part time obbligatorio spesso imposto alle lavoratrici, i molti pregiudizi che ancora accompagnano l’occupazione femminile e le politiche economiche sbagliate: invece di costruire asili e considerarli investimenti, si elargisce un bonus be bé. È anche una questione culturale: non si è ancora compreso che il lavoro femminile è di per sé generatore di sviluppo».

Due questioni di grande impatto per l’economia meridionale: Ilva e Fiat. Per la prima, men tre si attende di capire chi l’acquisirà, la Ue ha messo sotto accusa l’Italia, per inadempienza nella difesa ambientale. Quanto alla seconda i dati di Melfi e Pomigliano d’Arco inducono ad un certo ottimismo sul futuro dei due siti industriali. Che ne pensa? «Ribadiamo ciò che abbiamo detto: bisogna risanare l’Ilva che deve continuare a produrre. Quanto al bando per la cessione dell’azienda, ripetiamo che è carente, non parla di difesa dell’occupazione e dell’integrità del gruppo. Penso che su un settore strategico come l’acciaio debba esserci la disponibilità all’intervento “pubblico”, facendo anche una battaglia dentro una Ue poco attenta a politiche di sviluppo».

Quanto alla Fiat si può dire che la ricetta Marchionne funzioni? «Grazie allo sbarco in Usa e ai finanziamenti lì ricevuti la Fiat è stata in grado di dedicarsi alla produzione industriale e alla creazione di lavoro e speriamo che continui perché siamo ancora lontani dalla piena occupazione di tutti i suoi lavoratori. In ogni caso non è quello che ha determinato la rottura operata dal management nelle relazioni sindacali e l’uscita da Confindustria. Per non parlare dell’abbandono dell’Italia operato da Fca».


La Cgil cosa suggerisce per far ripartire il Mezzogiorno? «Da tempo abbiamo avanzato proposte alle Regioni e al governo con un documento firmato anche da Cisl, Uil e Confindustria. A nostro avviso servono politiche sociali adeguate perché asili, scuole, servizi sono generatori di lavoro. C’è poi il te ma della qualità delle produzioni, in particolare nel settore dell’agroindustria, quello della trasformazione in industria del turismo e della valorizzazione territoriale e culturale. Pensiamo sia necessaria una visione di lungo periodo che sappia indirizzare gli investimenti e l’azione degli attori economici».

Slc Cgil Catania: Solidarietà ai lavoratori del Teatro Stabile di Catania


Le compagne e i compagni del comitato direttivo Slc CGIL di Catania, riunito in data 23-05-2016, esprimono la solidarietà ai lavoratori del Teatro Stabile di Catania.
Il termine cultura deriva dal latino colere che letteralmente vuol dire coltivare.
La cultura, la scuola, l'arte, hanno per tutto il genere umano un compito eccezionale, fondamentale che è quello di coltivare, far crescere, sviluppare. Ciò per ogni uomo vuole dire crescere e riscattarsi. Anche in una terra difficile come la Sicilia è indispensabile il "sapere".
Nell'esprimere dunque solidarietà ai lavoratori dello Stabile, crediamo che anche la nostra città, la nostra terra, hanno bisogno di ribellarsi ad una politica sorda, muta, che in un agire vuoto depaupera ancora di più e con violenza i nostri giovani, i nostri uomini, le nostre donne.
La lotta dunque va condotta da tutti contro chi ci condanna, ancora una volta, ad un futuro meno ricco e meno nobile.

Catania: 23/5/2016

19 maggio 2016

Il Garante multa Tim per 360 mila euro

di ALDO FONTANAROSA
Davide va contro Golia, e la spunta. Il signor Rossi (il nome è di fantasia) protesta contro la Tim e contribuisce ad infliggerle una sanzione da 360 mila euro. Questo cliente ha vissuto l’esperienza che anche noi abbiamo vissuto tante volte. Dopo aver chiamato il servizio clienti (il 119, nel caso di Tim), ha provato a parlare con una persona in carne ed ossa (senza riuscirci), ha provato a fare un reclamo via telefono come era suo diritto (senza riuscirci), ha provato a denunciare il furto della sua sim (senza riuscirci). Il Garante per le Comunicazioni (AgCom) – che ha raccolto la denuncia del signor Rossi – ha messo sotto esame il 119 (un classico risponditore automatico) ed alla fine si è deciso per questa sanzione, certo non trascurabile nell’importo.
Il Garante ha accertato che il cliente può arrivare ad una persona fisica solo se è interessato ad un’offerta commerciale. Questo privilegio non è certo riservato a chi ha semplicemente un problema. Il call center della Tim poi non permette di reclamare al telefono. Chi chiama è indotto semmai a spedire una e-mail, un fax, anche una raccomandata, se proprio vuole protestare. Infine non è semplice orientarsi nel labirinto delle risposte automatiche e denunciare il furto o anche lo smarrimento della sim.
La Tim – che si riserva di ricorrere al Tar contro la multa – si è difesa con forza davanti al Garante. A suo parere, il call center automatico permette di bloccare una sim rubata oppure persa semplicemente digitando il numero di telefono. Anche il reclamo telefonico è possibile quando il cliente lamenta che una clausola del contratto non è
stata rispettata. La società, in altre parole, si sarebbe sempre conformata alla delibera 79 del 2009, che precisa i diritti dei clienti e i doveri delle società.
Ma il Garante non ha dato credito alle argomentazioni della Tim, decidendosi per la multa.

Almaviva: sciopero unitario indetto per il prossimo 24 maggio

Come stabilito nel percorso per la gestione della vertenza, in occasione della convocazione dell’incontro di procedura presso il MiSE, le Segreterie Nazionali indicono una giornata di sciopero intero turno su tutte le sedi aziendali il prossimo 24 maggio 2016.
Durante l’incontro si svolgerà a Roma, presso la sede del MiSE in via Molise 2, un presidio dalle ore 13.
Nel contempo in tutte le altre sedi si dà mandato alle strutture territoriali di organizzare manifestazioni sotto le prefetture in concomitanza del presidio di Roma.






08 maggio 2016

Visiant Next"Finalmente si vede chiaro"


COMUNICATO: SLC - CGIL
Durante l'incontro tenutosi Venerdì in Assolambarda, alla presenza delle oo. Ss., Visiant Next e Fastweb, richiesto dalle organizzazioni sindacali preoccupate dalla riduzione dei flussi negli ultimi mesi, ci siamo inaspettatamente trovati di fronte alla conferma dei presentimenti avuti negli ultimi anni.
Alla presenza del cliente e di Assolambarda L'AZIENDA ha candidamente e senza timore annunciato di trasferire i pochi flussi inviati da Fw, attraverso Next, verso aziende del gruppo ove gli è più semplice effettuare margini di guadagno.
Vira dunque verso l'Albania parte delle attività destinate a Next ma sulle quali, facendole lavorare in Italia, non trarrebbe alcun profitto.
Tutto ciò viene comunicato chiaramente e senza indugio alla presenza della stessa Fastweb, accondiscendente nel suo silenzio.
Fastweb che assiste al destino dei suoi ex lavoratori, ceduti poco più di tre anni fa, e dei quali già oggi si disegna chiaramente il prossimo, imminente, futuro.
Grande è la responsabilità del nostro unico cliente che pur dichiarando di continuare a garantire i volumi, si trova impreparato davanti alla osservazione che il lavoro destinato a Next venga invece svolto presso altri outsourcers esterni al gruppo Visiant.
Facile per Fastweb dichiarare che la garanzia dei volumi è nell'anno solare...meno di certo lo è per la stessa prendere consapevolezza della propria responsabilità e del proprio ruolo nella vita dei lavoratori di Next, per evitare il concretizzarsi di quello che da sempre è stato il nostro timore: trovarci intrappolati in una scatola cinese.
Il sunto dell'incontro si definisce in soli pochi, amari, punti:
1. Con Next nessun profitto, spostiamo il possibile ove c'è il margine di guadagno. Guardo al lavoro e non ai lavoratori.
2. I lavoratori Next costano troppo e non sono sostenibili da una azienda che col contagocce prova a mantenersi distribuendo all'interno del gruppo i flussi garantiti dall'accordo di cessione.
3. Pensare ad una fusione con Contact alle nostre condizioni attuali è impossibile. Bisognerebbe adesso mettere mano alla riorganizzazione del lavoro in Next per poter procedere ad un accorpamento, forse, poi.
4. Ebitda non raggiunto. Pdr pagato solo nella parte della presenza, fortunatamente siamo riusciti a tutelarne il 50% nell'ultimo accordo.
Disdicevole, dice la nuova dirigenza, associare un premio alla presenza, facendo intendere quale possa essere l'intento per gli eventuali futuri accordi.
Unitariamente le Rsu e le segreterie nazionali credono che quanto sia stato appreso sia gravissimo.
Nelle assemblee della prossima settimana individueremo con i lavoratori la via da seguire.
È di certo il momento di agire e non indugiare.
Compagni, colleghi, al lavoro… e alla lotta!
RSU - SLC - CGIL 

06 maggio 2016

Almaviva: Slc Cgil, lavoratori bocciano la mediazione governativa. Azzola: basta incertezze e assenza di norme

5815 lavoratori sono stati consultati sulla mediazione del Governo inerente la vertenza Almaviva. 526 si, 5000 no 17 voti non validi, 22 schede bianche e 250 lavoratori che hanno dichiarato la loro volontà di astenersi.”
“Con questi risultati inequivocabili – dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil - i lavoratori hanno rifiutato il percorso proposto dal Governo di accedere ad ulteriori sei mesi di contratto di solidarietà per “comprare” tempo in attesa che si possa individuare una soluzione ai problemi del settore.”
“La “bocciatura” della proposta del Governo, accettata dall’azienda, è stata più marcata proprio nelle sedi impattate dai licenziamenti, Roma, Napoli e Palermo, con punte che hanno superato il 90% di no.”
“In un momento complesso per il settore e per tutto il Paese – prosegue il sindacalista - il fatto che migliaia di donne e uomini abbiano il coraggio e la dignità di rifiutare un accordo che prevedeva il ritiro dei licenziamenti ma senza dare alcuna prospettiva sul futuro che traguardasse i sei mesi di contratto di solidarietà, è una notizia sulla quale tutti dovremmo interrogarci, riflettere ed agire di conseguenza per dare risposte all’altezza di un tale atto.”
“E’ evidente che chiedere ulteriori sacrifici a lavoratrici e lavoratori che da anni stanno pagando prezzi altissimi per l’assenza di regole o per interventi sbagliati senza offrire loro nessuna garanzia sul fatto che si voglia veramente intervenire sulle distorsioni che hanno determinato questa condizione, è risultato inaccettabile per la stragrande maggioranza delle persone coinvolte – afferma Azzola.
“Lavoratrici e lavoratori che hanno espresso questo voto pur consapevoli che il risultato che si è determinato riapre il contatore della procedura, che fra 30 giorni porterà al licenziamento di 3000 persone sui siti di Palermo, Napoli e Roma.”
“In un momento nel quale in molti si stanno interrogando sul significato di questa bocciatura noi riteniamo che la risposta sia molto più semplice e lineare di quanto si possa pensare – incalza Azzola. Dopo anni di sacrifici, di incertezze, i lavoratori di Almaviva non sono più disposti a comprare quote di tempo sempre più brevi e a prezzi sempre più alti senza avere la certezza che chi deve provvedere non si decida una volta per tutte a lavorare per la costruzione di un quadro di norme certe e della garanzia che tutti debbano rispettare le leggi dello Stato per riportare la competizione nel settore dei call center in un alveo di civiltà e di rispetto.”
“La sfida che questo voto ci restituisce è nota: occorre che il Governo dia risposte serie in termini di strumenti stabili di gestione delle crisi (ammortizzatori sociali che non dipendano dal reperimento annuale di forndi, spesso neanche sufficienti a coprire l’intero fabbisogno), un impegno preciso a far applicare le leggi già approvate dal Parlamento e un impegno a proporre interventi normativi in grado di consolidare il settore, indirizzarlo verso l’innovazione e gli investimenti, contribuendo a garantire un servizio di qualità ai cittadini italiani.”
“Occorre poi che l’azienda dia un chiaro segnale di voler continuare a scommettere su questa attività in Italia, nelle attuali sedi. Chi non vuole capire queste cose, semplicemente rifiuta di guardare le cose come stanno. Un sacrificio anche oneroso, per essere accettato, bisogna che abbia una corrispondenza con delle prospettive plausibili.”
“Ora riprende il lavoro e la lotta per un accordo equo per Almaviva e regole certe per tutto il settore – conclude il sindacalista. Al Ministero dello Sviluppo Economico e a quello del Lavoro il compito di riaprire immediatamente il tavolo di confronto per cercare le giuste soluzioni che evitino il dramma sociale che si sta consumando.”