15 settembre 2016

Slc Cgil Catania - Direttivo provinciale: Intervento di Valentina Borzì Rsu call center QE'


"In qualità di Rsu del call center Qe', partecipando al direttivo provinciale Slc Cgil, alla presenza del segretario generale Massimo Cestaro, ho esposto la grave situazione dei lavoratori del call center Qe'.
Abbiamo ricevuto la solidarietà e l'impegno del segretario generale Massimo Cestaro e di tutto il direttivo Slc Cgil che sosterranno la nostra lotta, portando la nostra vertenza ai vertici più alti delle istituzioni, in primis il Ministero dell'economia e dello Sviluppo.
Ringrazio l'importante sostegno dato da Davide Foti e Gianluca Patanè che da anni seguono la nostra azienda.
Ripongo in loro tutta la mia stima e fiducia."
Valentina Borzì
RSU Qè
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LO STRANO CASO DEL CALL CENTER QÈ
di Massimo Malerba
Prima di andare via, Valentina si è fermata nel “corridoio Enel-Wind” e ha scattato una foto sulle postazioni in cui ha lavorato per otto anni. Silenzio. Luce spettrale. E i riflessi che piovono dalla finestra sulle sedie vuote e sulle cuffie abbandonate sui tavoli.
Lì, in quella sala dedicata alle commesse di Enel e Wind, fino a ieri, era un rincorrersi di voci e suoni tipici da call center: «Recarsi in azienda dopo otto anni e assistere a questo scenario» dice Valentina. «Stentiamo a credere a quello che stiamo vivendo».
Valentina è una delle seicento persone che ieri hanno perso il lavoro nel call center Qè. E come lei Liliana, Milena, Agata, Antonio. E tanti altri. Un intero territorio, quello di Paternò, rischia di perdere la sua azienda più grande. Per questo, lentamente, la lotta dei lavoratori Qè sta diventando la lotta del paese e di un intero territorio.
Per raccontare la vicenda ci vorrebbe Agatha Cristhie. O forse Kafka. Nemmeno i lavoratori hanno ancora capito bene quello che è successo. Azienda chiusa e posti di lavoro polverizzati nel nulla. Si sa con certezza che è una classica storia di malagestione, di scatole cinesi, di debiti per milioni nei confronti dell’agenzia delle entrate e dell’Inps, di ritardati pagamenti e infine di licenziamenti (di fatto).
Tecnicamente, i lavoratori sono in sciopero ad oltranza. Ma in un’azienda che non riaprirà più.
«Una soluzione ci sarebbe» spiega Davide Foti della Slc Cgil «basterebbe applicare la clausola sociale. Il lavoro va via da Qè? le commesse passano ad altre aziende? E allora anche i lavoratori passano ad altre aziende. Nessun posto di lavoro può essere perso». Chiaro.
Ma cosa è successo? «L’imprenditore Argenterio» spiega Foti «ha accumulato 6,5 milioni di euro, per lo più tasse non pagate e conseguente evasione fiscale. Debiti per circa 700 mila euro con la Di bella Group tra affitti ed azioni. E al momento mancano versamenti contributivi per circa 400 mila euro, il pagamento di 3 mensilità per 575 lavoratori. Questo signore merita un processo e a giorni faremo partire un esposto alla procura della Repubblica. Che nessuno ci venga a proporre spezzatini o soluzioni vigliacche. Adesso chiediamo giustizia, le uniche vittime sono i lavoratori e le loro famiglie».
Esplicito. Intanto, nel gruppo Facebook che i lavoratori Qè hanno creato oggi per tenersi in contatto e dare risalto alla loro storia, scorrono i post e gli sfoghi. Come quello di Antonio che li sintetizza tutti: “Muore un pò alla volta chi si arrende. Noi non ci arrendiamo”.

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DAVIDE FOTI DA FACEBOOK:
Il territorio catanese subisce per l'ennesima volta in aggressione sociale di enormi dimensioni. La vertenza del call center Qé,azienda che eroga servizi per Enel energia e Inps, trova un epilogo drammatico dopo due tavoli tecnici in prefettura e vede coinvolti circa 600 lavoratori.
 Imprenditori poco trasparenti e senza anima condannano a morte un intero territorio catanese. Da oggi inizia una lotta dura e difficile, una lotta che dovrà portare continuità occupazionale e soprattutto una stabilità sociale. Non è il momento di piangere ma il momento di combattere con l'anima e con il cuore. Le istituzioni nazionali e regionali sono obbligate a tutelare centinaia di famiglie, ricercare soluzioni per evitare il tracollo. Vogliamo un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico e lo vogliamo in tempi rapidi per evitare alibi ad una committenza statale che ha l'obbligo solidale di garantire tutti i lavoratori.
 Enel ed Inps non potranno depauperare né le professionalità ne i volumi per meri scopi economici. La Cgil non permetterà l'ennesimo scippo nei confronti di un territorio gestito dalla mala politica e dal malaffare.