E' arrivato ieri il via libera della Commissione Europea alla fusione tra 3 Italia e Wind. L'operazione è subordinata alla cessione di attività in misura sufficiente a consentire l'ingresso sul mercato di un nuovo operatore, la francese Iliad. New entry che potrebbe alterare gli attuali equilibri sul mercato italiano della telefonia mobile considerando soprattutto la politica aggressiva sui prezzi dell'operatore francese.
Il rischio per gli attuali operatori, in particolare Telecom Italia e Vodafone, è la possibile riduzione dei ricavi per cliente e di conseguenza una minore marginalità. Ieri l'amministratore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo, ha commentato l'ok dell'UE alla fusione 3-Wind come una buona notizia con Tim pronta a fronteggiare la concorrenza di Iliad grazie alla qualità della sua offerta.
Gli analisti si interrogano sulle possibili ricadute su Telecom Italia. Secondo Barclays un calo di 1 euro dell'Arpu mobile retail significherebbe per Vodafone una flessione dello 0,6% dei ricavi, mentre per Telecom Italia l'impatto sarebbe negativo dell'1,6%. Ogni riduzione addizionale di 1 euro costerebbe un ulteriore 0,5% per Vodafone e 1,5% per Telecom Italia. "Assumendo un margine del 100%, l'impatto sarebbe maggiore a livello di ebitda", ammonisce Barclays ipotizzando una flessione dell'ebitda nell'ordine dell'1,8% (Vodafone) e del 3,8% (Telecom) in caso di diminuzione di 1 euro dell'Arpu mobile retail. Ogni riduzione addizionale di 1 euro costerebbe rispettivamente un ulteriore -2% e -4%. Ipotizzando che Iliad raggiunga una quota di mercato del 6% abbinata a un calo dell'Arpu del 3%, l'impatto sui conti di Vodafone sarebbe di un -0,5% sui ricavi del gruppo, mentre per Telecom Italia l'impatto è sostanzialmente triplo (-1,6%). A livello di ebitda il contraccolpo sarebbe di -1,6% per Vodafone e -3,8% per Telecom Italia.
Barclays ha rating underweight su Telecom Italia, mentre su Vodafone la raccomandazione è overweight.
Chi è Iliad, il nuovo operatore telefonico nazionale
Iliad sta scaldando i motori per diventare il quarto operatore telefonico italiano. La compagnia francese, fondata dall’imprenditore Xavier Niel e proprietaria di Free Mobile, che ha scombussolato il mercato d’oltralpe con le sue offerte low cost, è pronta a sbarcare nella penisola. Con l’obiettivo di raggiungere il breakeven con meno del 10% della quota di mercato. Ad aprire le porte a Iliad è il via libera dell’Unione europea alla joint venture tra Wind e H3G, che hanno ceduto proprio a Iliad una serie di asset per permetterle di diventare il quarto operatore italiano che la fusione cancellerebbe e riequilibrare così, agli occhi di Bruxelles, la concorrenza nel mercato telefonico.
Come si legge nella relazione semestrale della società, partita nel 1996, l’Italia è “un mercato attrattivo” e, di conseguenza, quella che si prospetta “un’opportunità unica”. Lo Stivale, quarto mercato europeo per ricavi da servizi mobile nel 2015, pari a 12,8 miliardi di euro, e ottava economia mondiale con un mercato delle telecomunicazioni che vale 30 miliardi, offre per Iliad spazi nel 4G.
“Molti operatori italiani hanno una buona copertura 4G (oltre il 90%) – si legge nella presentazione dell’amministratore delegato, Maxime Lombardini – ma una proporzione molto bassa di abbonati 4G: il 19% per Tim contro il 33% della media delle nazioni europee occidentali (a fine 2015)”. Iliad, perciò, sta già studiando una strategia di attacco aggressiva, sul modello delle tariffe low cost della sua Free.
La relazione della compagnia francese evidenzia che in Italia “un piano dati 4G a 20 GB per smartphone in media costa 40 euro al mese, mentre in Francia Free offre 50 GB a 19,99 euro al mese”. Anche se, dallo stesso documento, emerge che i 4,7 milioni di clienti 4G che Free ha oltralpe in media usano 3,9 giga al mese, sebbene quasi raddoppiati rispetto ai 2,2 giga del primo semestre dello scorso anno.
Nel complesso, il gruppo ha 6,3 milioni di clienti nel segmento banda ultralarga, con una quota di mercato del 24%, e 12,1 milioni di abbonati al mobile, dove Free detiene una fetta del 17%. Nei primi sei mesi dell’anno l’azienda ha guadagnato 2,3 miliardi di euro, con un margine operativo lordo di 800 milioni di euro, e 1,5 miliardi ha investito nell’accordo per rilevare da Vimpelcom e Hutchinson, che a loro volta detengono Wind e H3G, asset in Italia.
Sono le infrastrutture che serviranno a Iliad per avviare le attività nel Belpaese, mentre costruisce una rete propria: nello specifico, frequenze mobili (35 MHz nelle bande 900 MHz, 1.800 MHz, 2.100 MHz e 2.600 MHz), che saranno rilasciate gradualmente fino al 2019; basi per stazioni mobili, con cui coprire circa il 75% della popolazione, e una condivisione di rete per il restante 25%; accesso alle reti 2G, 3G, 4G e alle nuove tecnologie. Solo per le frequenze Iliad, che ha 2,3 miliardi di euro di cassa e ha aumentato dell’11,5% il margine operativo lordo nel semestre, ha speso 450 milioni di euro.
Papà del gruppo è Xavier Niel, imprenditore che conosce l’Italia della telefonia perché fino a un mese fa era azionista di Telecom, prima di vendere i titoli in portafoglio per poter rientrare nel Belpaese indossando il vestito di concorrente dell’ex monopolista di Stato. Fondatore di una compagnia di minitel nel 1986, a 19 anni, per le chat erotiche, Niel ha quote nel quotidiano francese Le Monde ed è proprietario di parte dei diritti della canzone My Way. Nel 2012 con Free, nata nel 1999, è sceso nell’arena della telefonia mobile, offrendo tariffe anche a 2 euro al mese.