12 febbraio 2017

Sanremo 2017 protesta lavoratori Tim


"Non potevamo stare in silenzio e guardare il festival di Sanremo dal divano di casa, sapendo che si fa con i nostri soldi. E allora siamo venuti qui a cantare la nostra canzone stonata": così i lavoratori della Tim, sponsor unico del festival, irrompono a Sanremo nel giorno della finale, per protestare contro le politiche aziendali degli ultimi anni.
E ancora:
“20 anni fa l’allora Telecom fu privatizzata e da quel momento si sono avvicinati dirigenti, proprietari e governi. In molti hanno attraversato le vicende di Tim, in molti si sono arricchiti e hanno garantito i propri interessi, nessuno ha impedito che una delle principali multinazionali di telecomunicazioni al mondo si trascinasse in un lento e inesorabile logorio.
Oggi più di 30mila lavoratori di Tim sono in contratto di solidarietà, con riduzioni significative degli stipendi. Ma tutti questi sacrifici non sono bastati: la nuova proprietà francese in ossequio a mere logiche finanziare ha preteso un piano di tagli di quasi 2 miliardi di euro, il cui raggiungimento garantirà premi per decine e decine di milioni di euro per la dirigenza.
E così il 6 ottobre scorso l’azienda ha comunicato a sindacati ed RSU che dal 1 febbraio di quest’anno non sarebbe più stato valido il contratto aziendale, un contratto frutto di decenni di lotte e mediazioni con l’azienda, che garantiva ai lavoratori di Tim diritti e salari.
Garantiva. Perché ad oggi con questo atto prepotente e unilaterale Tim ha tagliato ulteriormente i nostri stipendi. La stessa azienda che in ogni occasione si vanta di garantire ai suoi dipendenti un concetto di welfare all’avanguardia, ha cancellato ferie e permessi retribuiti necessari alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
L’azienda che favoreggia le nuove e moderne modalità di lavoro, gli smart working, ha deciso di trasferire forzosamente 265 lavoratori dalle sedi di Milano e Torino verso Roma, con tutte le drammatiche conseguenze che tutto ciò potrà comportare”.


09 febbraio 2017

DOCUMENTO POLITICO SLC-CGIL SULLA VERTENZA TIM

La disdetta aziendale del 6 ottobre 2016 è solo l’ultima e più dirompente di una serie di azioni unilaterali che hanno caratterizzato la nuova dirigenza aziendale dal suo insediamento. Accusare il Sindacato di volersi sottrarre dal confronto è una mistificazione. Chi si sottrae da mesi al confronto è un'Azienda che, senza un vero piano industriale, procede a colpi di dubbie riorganizzazioni unilaterali che hanno il solo obiettivo di tagliare 1,6 miliardi€ come chiesto dal Cda (traguardo che garantirà compensi multimilionari alla massima dirigenza aziendale).
Atteggiamento aziendale che ben si sposa con la posizione assunta da ASSTEL sul tavolo del rinnovo del CCNL Tlc Tavolo dove abbiamo registrato proposte simili a quanto presentatoci da TIM il 6 ottobre. Le principali aziende si stanno muovendo per forzare la mano a livello aziendale sui temi che il Sindacato ha respinto a livello di settore. TIM, come tante altre aziende del settore, in assenza di piani di sviluppo coerenti, investimenti e capacità di innovazione, si limita ad un concetto medioevale di produttività tutto incentrato sullo sfruttamento del lavoro. Come dimostra l’ossessione nel cercare di introdurre il controllo individuale della prestazione come unica via per la ricerca dell'aumento di produttività.
Slc-CGIL ribadisce i concetti già espressi in data 21 ottobre e conferma una forte condanna al metodo ed al merito utilizzati sino ad oggi da TIM. Allo stesso tempo, per non dare adito alle speculazioni aziendali e non sottrarsi alle responsabilità che ci vengono dalla rappresentanza assegnataci alle ultime elezioni delle RSU, con questo documento vogliamo ribadire la nostra posizione in questa vertenza, auspicando che possa essere un elemento di rilancio dell’azione unitaria.
PIANO INDUSTRIALE
Il nostro primo obbiettivo è aprire una trattativa che metta al centro della discussione la riorganizzazione complessiva di interi settori dell’azienda, oramai allo sbando. Non è accettabile la politica in atto tutta incentrata sul taglio di diritti, tutele e salario in funzione di meri interessi finanziari completamente avulsi da un concreto progetto industriale. Prova ne è che mentre la dirigenza della principale azienda di Tlc del Paese si 'diletta' nel taglio forsennato dei costi le opportunità industriali offerte dai fondi per l'implementazione della Rete di Nuova Generazione vengono colte da altri. È quindi necessario comprendere quale ruolo TIM debba avere nell’immediato futuro e riorganizzare tutte le attività in funzione di una strategia aziendale di rilancio, basata sulla qualità del prodotto e del servizio, e salvaguardando i presidi e le professionalità diffusi su tutto il territorio nazionale, vero valore aggiunto di TIM rispetto ai competitor. E' imprescindibile rilanciare la politica delle reinternalizzazioni, bloccare la costante emorragia di attività verso l’esterno con la logica del massimo ribasso, e riequilibrare il rapporto interni/consulenti.
ORARIO DI LAVORO
Il Sindacato non si è mai sottratto, né intende farlo, al confronto sui temi legati all’orario di lavoro. Risulta però inaccettabile procedere a forzature che aumentino gli orari di lavoro (riduzione di ferie, permessi ecc.), tanto più in un’azienda in cui più di 30 mila lavoratori sono in solidarietà. Qualsiasi discussione sul tema degli orari di lavoro deve partire da necessità oggettive, funzionali al buon svolgimento dell'attività, e non da posizioni ideologiche di aumento della flessibilità dei lavoratori a prescindere dai contesti organizzativi. Deve anzi essere affrontato il tema delle ‘flessibilità positive’ per i lavoratori sempre più in difficoltà nella gestione dei tempi vita-lavoro. Un’azienda che si vanta di essere all’avanguardia nei piani di welfare non taglia ferie e permessi ma, per esempio, ragionerebbe diestendere i permessi previsti per la cura dei figli e agli altri carichi di cura (genitori, coniugi, conviventi ecc.).
SALARIO
Nei suoi scritti l’Azienda continua a sostenere di non avere intenzione di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori. Il recente Regolamento emanato unilateralmente dimostra purtroppo il contrario. Il Sindacato è pronto a discutere di produttività partendo dal presupposto che questa non si ottiene, come vorrebbe l’azienda, tagliando salari ed aumentando gli orari, ma si ottiene ragionando di strumenti di lavoro, di formazione e valorizzando le professionalità. È quindi necessario trovare una soluzione per il PDR del 2016 (relativo all'andamento del 2015), soprattutto a fronte degli sviluppi sul tema multe (rientrate) che tanto avevano inciso sulla mancata erogazione. Va affrontata la discussione per la costituzione di un nuovo PDR di importi congrui ed esigibili (a partire dal riconoscimento degli importanti risultati ottenuti nel 2016). Non è pensabile che un’Azienda che continua a parlare di produttività cancelli il mancato rientro (progetto di produttività), quando invece andrebbe ridiscussa complessivamente la gestione del Progetto Panda e della franchigia (anche alla luce della nota sentenza della Corte Europea), valorizzandone il contributo alla produttività. È inaccettabile pensare di non riconoscere a tutti i lavoratori quanto dovuto per il lavoro svolto, introducendo un sistema unilaterale di incentivazione individuale.
PROFESSIONALITA'
In nome di incomprensibili scelte organizzative l’Azienda continua a depauperare le professionalità presenti nelle varie funzioni. La decisione aziendale di accentrare su Roma diverse funzioni STAFF è sbagliata e non tiene conto delle possibilità che la tecnologia di oggi offre: si perdono professionalità costruite negli anni, si mettono in difficoltà importanti reparti aziendali (in barba alla produttività), e soprattutto si ricattano centinaia di lavoratori che, impossibilitati per ovvi motivi a trasferirsi, si vedrebbero costretti ad accettare condizioni peggiorative. Il Sindacato non si è mai sottratto alla discussione in merito a percorsi di riqualificazione professionale in un quadro di prospettive industriali chiare. La soluzione non può essere il demansionamento dei lavoratori. Al contrario è necessaria una seria ricognizione delle professionalità presenti nei diversi settori aziendali (a partire da quelli tecnici) procedendo senza indugi al riconoscimento delle stesse.
Obiettivo di Slc-CGIL è quello di trovare soluzioni ai problemi in campo. Ci siamo resi disponibili a discutere e continuiamo a esserlo. Il problema è su quali basi approntare tale discussione. Slc-CGIL non è disponibile a ragionare di interventi disorganici tutti incentrati sul taglio di diritti e salario. Siamo disponibili sin da subito al confronto: tuttavia, sapendo che gli effetti che le decisioni AGCOM avranno sull’intera filiera della rete (TIM in particolare) non si faranno attendere (ed è quantomeno sorprendente che l’Azienda continui ad eludere il problema), non possiamo condividere percorsi in cui i lavoratori rischiano di pagare prima (con la trattativa sull'integrativo aziendale) e dopo (con le decisioni AGCOM).
Siamo invece pronti a ragionare e portare le nostre proposte sulla base di progetti complessivi di rilancio e riorganizzazione che diano concrete prospettive industriali e occupazionali. Il clima che si respira nei luoghi di lavoro è insopportabile, incide ed inciderà sempre più in modo negativo sul buon andamento aziendale. Clima ulteriormente appesantito dall'entrata in vigore del Regolamento aziendale unilaterale: Regolamento che, a parere dei nostri legali, presenta oltretutto diverse forzature delle norme contrattuali, delle prassi in essere e delle norme vigenti.
Sta ora all’Azienda decidere se cogliere la sfida del dialogo o continuare a procedere in maniera unilaterale sapendo che il Sindacato si opporrà a tale scelta scellerata con ogni mezzo sindacale (a partire dagli scioperi già proclamati con diverse articolazioni dal 17 febbraio al 16 marzo) e legale (a partire dalla diffida a procedere con illegittime azioni unilaterali).

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

07 febbraio 2017

Dichiarazione di sciopero TIM

Spett.le TIM SpA
Relazioni Industriali
c.a. dott.ssa Giovanna Bellezza
giovanna.bellezza@telecomitalia.it

Alla Commissione di Garanzia
dell’attuazione della legge sullo sciopero
nei servizi pubblici essenziali
P.zza del Gesù, 46
00186 Roma

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale della Tutela delle
Condizioni di Lavoro e delle Relazioni Industriali - Divisione VI
Via Fornovo, 8 00187 R O M A
DGTutelaLavoro@lavoro.gov.it

E p.c. Unindustria
c.a. dott. Andrea Segnanini
andrea.segnanini@un-industria.it
Sede Roma


OGGETTO: Dichiarazione di sciopero

MOTIVAZIONI:
  • Disdetta unilaterale da parte di TIM degli accordi integrativi aziendale.
  • Assenza di un coerente piano di sviluppo aziendale a partire dalla RETE, al CARING, al COMMERCIALE, agli STAFF e mancanza di visibilità delle internalizzazioni dichiarate
La scrivente Organizzazione Sindacale proclama per tutti i lavoratori di TIM lo sciopero degli straordinari e della reperibilità e ultimi 90 minuti di ogni turno di lavoro dal 17 febbraio al 16 marzo - ad eccezione di Open Access: turni base il lunedì e mercoledì 90 minuti inizio turno; regione Abruzzo: un’ora a fine turno con termine sciopero il 14 marzo-. Il giorno 14 marzo, sciopero di otto ore (intero turno) per tutti.

La scrivente dichiara di aver esperito con TIM SpA la procedura di raffreddamento il 30 gennaio 2017 con esito negativo e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 7 febbraio 2017 con esito negativo.

La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007). Per tutte le aziende del settore sottoposte a tale regolamentazione.

Distinti saluti.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

06 febbraio 2017

Referendum popolare per il lavoro, organizzato dalla Cgil di Catania

A Catania, il primo incontro pubblico sul Referendum popolare per il lavoro, organizzato dalla Cgil di Catania, si terrà mercoledì 8 febbraio al Cortile Platamone a partire dalle ore 9,30. L'occasione è offerta dall'assemblea generale allargata ai quadri, ai delegati ed alle categorie sul tema: "Libera il lavoro. Con #2Si tutta un'altra Italia", alla quale interverranno, tra gli altri, il segretario confederale nazionale Nino Baseotto, e il segretario generale della Camera del Lavoro, Giacomo Rota. Ma l'incontro sarà soprattutto un'occasione per ascoltare gli interventi dei lavoratori catanesi sui temi centrali della campagna referendaria: voucher e appalti.

Referendum: Camusso, comincia campagna referendaria ‘Libera il lavoro con 2 sì’
“Parte ora la campagna referendaria e da oggi chiederemo tutti i giorni al Governo di fissare la data in cui si voterà per referendum su voucher e appalti”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Confederazione dopo la decisione della Consulta che ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. Non ha passato l’esame dei giudici costituzionali il quesito relativo all’articolo 18.
Per Camusso, quello dei voucher è uno strumento “malato” e bisognerebbe avere il coraggio di “azzerarlo. Ci vuole – ha detto – una riforma per una contrattualizzazione pulita e esplicita che regolamenti il lavoro occasionale”.
Sul tema degli appalti, Camusso ha sottolineato “riguarda milioni di lavoratori nel nostro Paese: non stiamo parlando di un fenomeno marginale come qualcuno ha sostenuto”.
Infine, in merito al quesito sull’articolo 18, che non ha passato l’esame dei giudici costituzionali, il segretario ha ribadito “ci riserviamo ulteriori valutazioni quando saranno rese note le motivazioni della Corte, si dice convinta di aver rispettato l’art.75 della Costituzione, motivo per cui continueremo la nostra iniziativa e valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità per ristabilire i diritti, compreso il ricorso alla corte europea sulla normativa sui licenziamenti”.
Voucher: Il 2015 ha visto un boom dell’utilizzo dei voucher, i famosi “ticket da mini-impieghi”, inventati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero.
Sempre più spesso, però, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali.Vogliamo quindi cancellare i voucher perché non combattono il lavoro nero. Anzi, il loro abuso determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro nero e irregolare.
Per questo, la CGIL chiede il referendum per l’abrogazione dei voucher usati in maniera “flessibile” ed illegittima.
Appalti: L’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo.
L’obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale.

Call Center, le novità del 2017

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato, lo scorso martedì, una Nota Informativa con la quale ha illustrato le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2017 sul funzionamento dei call center: infatti, l’art. 1, co. 243, Legge n. 232/2016 ha sostituito l’art. 24-bis, D.L. n. 83/2012 (convertito con modificazioni dalla L. n. 134/2012)

Le nuove disposizioni, in vigore dal 1° gennaio 2017, trovano applicazione indipendentemente dal numero di occupati nei call center e vedono un aumento delle sanzioni.

Di seguito le principali novità:
   
* gli operatori economici che scelgono di localizzare l’attività in un Paese extra UE, almeno 30 giorni prima del trasferimento sono obbligati a comunicarlo a Ministero del Lavoro, INL, Ministero dello Sviluppo Economico e Garante per la Protezione dei Dati Personali. Coloro che hanno localizzato l’attività in territorio extra UE prima del 1°gennaio 2017, devono procedere alle comunicazioni entro il 2 marzo 2017;
    
* quando un utente effettua o riceve una chiamata ad un call center deve essere informato preliminarmente in merito al Paese in cui è fisicamente collocato l’operatore che risponde;
   
* introdotta la responsabilità solidale tra committente e gestore del call center;
   
* resa obbligatoria l’iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) per tutti gli operatori che svolgono attività di call center.


05 febbraio 2017

Telecom Italia, i numeri dell'esercizio 2016 e del piano 2017/2019


di Edoardo Fagnani 
Telecom Italia ha comunicato i risultati preliminari del 2016, esercizio chiuso con ricavi per 19,04 miliardi di euro, in flessione del 3,5% rispetto ai 19,72 miliardi ottenuti l’anno precedente. Escludendo l’effetto della variazione dei tassi di cambio e del perimetro di consolidamento la riduzione dei ricavi sarebbe stata del 2,5%.
In aumento, invece, il margine operativo lordo, che è salito da 7,01 miliardi a 8,02 miliardi di euro; di conseguenza, la marginalità è salita dal 35,5% al 42,1%. Telecom Italia ha precisato che il margine operativo lordo ha scontato l’impatto negativo di oneri non ricorrenti per complessivi 197 milioni di euro; in assenza di questi oneri, l’EBITDA organico sarebbe risultato pari a 8,22 miliardi di euro (+2,4%), con un’incidenza sui ricavi del 43,2%, in aumento di 2,1 punti percentuali rispetto all’esercizio 2015.
Nel solo quarto trimestre i ricavi di Telecom Italia sono cresciuti del 5,3% a 5,1 miliardi di euro; il risultato è stato trainato dalla Business Unit Domestic, che ha realizzato un incremento del 2,7% in termini organici contro un -2,6% nel quarto trimestre 2015. Il dato è stato migliore delle attese degli analisti, che stimavano ricavi per 4,97 miliardi di euro.
Negli ultimi tre mesi del 2016 il margine operativo lordo si è attestato a 2,14 miliardi di euro, centrando le attese degli analisti.
A fine 2016 l’indebitamento netto di Telecom Italia era sceso a 25,12 miliardi di euro, rispetto ai 27,28 miliardi di inizio anno. La riduzione dell’indebitamento è stata garantita dalla positiva dinamica della gestione operativa, dai benefici derivanti dalla conclusione dell’operazione di cessione del gruppo Sofora - Telecom Argentina (con l’incasso del relativo prezzo e il conseguente deconsolidamento del relativo indebitamento finanziario), e dal rafforzamento patrimoniale derivante dalla conversione in azioni TIM, nel mese di novembre, del Mandatory Convertible Bond per 1,3 miliardi di euro. Il livello di debito è stato per converso influenzato negativamente dall’andamento del tasso di cambio del Brasile. Il margine di liquidità al 31 dicembre 2016 è pari a 12,48 miliardi di euro e consente una copertura delle passività finanziarie di gruppo in scadenza almeno per i prossimi 24 mesi.
Nel 2016 gli investimenti industriali si sono ridotti a 4,88 miliardi di euro, mentre il flusso di cassa dalle attività operative è stato di 2,86 miliardi di euro.
Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno anche approvato il piano strategico per il triennio 2017/2019, che prevede forti discontinuità rispetto a quello precedente con l’obiettivo di proseguire nel percorso di significativa trasformazione della società.
Il piano sarà caratterizzato da una attenta disciplina finanziaria e da una forte generazione di cassa, in modo da ridurre il rapporto fra indebitamento finanziario netto rettificato ed EBITDA reported sotto 2,7x nel 2018.
Inoltre, il fatturato e il margine operativo lordo domestico sono confermati in crescita anno su anno; in particolare l'Ebitda dovrebbe registrare un aumento inferiore del 5% anno su anno. Gli investimenti previsti in Italia saranno pari a circa 11 miliardi di euro, di cui circa 5 miliardi dedicati all’accelerazione dello sviluppo delle reti ultra broadband. Il rapporto Capex/Fatturato di Telecom Italia alla fine del triennio è previsto inferiore al 20%.



03 febbraio 2017

TIM - Comunicato Slc Cgil del 3 febbraio 2017


La lettera con la quale Tim presenta il “suo” regolamento aziendale è alquanto singolare, per usare un eufemismo.
Il 6 ottobre l’azienda ha disdettato gli accordi collettivi del 14 e 15 maggio del 2008 che racchiudono gran parte della normativa di secondo livello: un contratto integrativo aziendale non certo ottenuto a costo zero dai lavoratori, ma frutto di vertenze che hanno permesso il realizzarsi di un accordo che oggi tutti riconoscono e difendono.
L’azienda reclama maggior rispetto da parte di tutti, sostenendo che tutto ciò stia avvenendo anche per difendere perimetro aziendale ed occupazione. Il padrone lancia il messaggio: si fa solo quello che dico io. Noi reclamiamo maggior rispetto per le lavoratrici ed i lavoratori e diciamo che c’è spazio per altro. Sembrerebbe di no!! Possono infatti definirsi proposte, quelle consegnate alle organizzazioni sindacali ed al coordinamento delle RSU il 6 ottobre e ribadite ancora il 23 gennaio?
LA DISDETTA DI UN CONTRATTO E’ UN ATTO DIROMPENTE E NON UN INVITO AL DIALOGO!!
Il nuovo management ha forzato la mano da subito in una direzione non comprensibile a nessuno, se non ad una dirigenza aziendale che nella logica della riduzione dei costi ha innescato in un crescendo rossiniano un peggioramento del clima aziendale e dei rapporti delle relazioni industriali, sino all’epilogo grottesco del 6 ottobre.
Da quella data i canali relazionali con TIM sono rimasti chiusi e non certo per responsabilità del Sindacato. Abbiamo chiarito sin dal 21 ottobre, con un apposito comunicato, le nostre valutazioni su tutta questa vicenda (se mai ce ne fosse stato bisogno). E a distanza di mesi dobbiamo registrare che per una parte del tavolo esiste un’unica via percorribile: quella delle disdette unilaterali e della cancellazione di salario, diritti e tutele.
L’azienda, dopo il 6 ottobre 2016, ha convocato una sola altra volta il coordinamento nazionale delle RSU e le segreterie. E' stato il 23 gennaio data in cui, tanto per specificare qual era il clima di 'distensione', l'azienda ha esposto poche slides per confermare il 6 ottobre.
Facciamo notare a tutti gli attenti lettori come quest’azienda, così aperta e disponibile al dialogo, abbia veicolato nei giorni successivi all’incontro del 23 altre disposizioni non illustrate a nessuno, quasi fossero appendici trascurabili, quali la produttività individuale per il personale on-field (questa idea del cottimo in un’azienda di servizi, è così perversa quanto industrialmente inconcepibile), piuttosto che la normativa inserita a pag. 15 del regolamento che tratta il tema dei “permessi” per attività esterne all’azienda!
Crediamo basti questo per descrivere il reale atteggiamento della dirigenza dal 6 ottobre ad oggi.
Vogliamo invece ricordare ancora una volta l’impegno di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori per contrastare le logiche di questa azienda: a partire dagli scioperi di novembre e del 13 dicembre, collegati tra di loro da tutta una serie di lotte quotidiane spontanee, sparse sul territorio nazionale.
Tutte queste lotte hanno parlato tutti i giorni ad un’azienda che sembra avere orecchie solo per quello che succede nella stanza del CDA mentre è totalmente sorda a quanto avviene nei luoghi di lavoro.
In azienda si respira quotidianamente un clima pesante e pessimo e la responsabilità sarebbe del sindacato perché non fa proposte? Oppure la colpa è di un sindacato che non fa le proposte che vuole l’azienda?
Stiamo reclamando un tavolo di pari dignità ormai da mesi, ricordando quali sono i nostri punti fermi di discussione ovvero: ritiro o congelamento della disdetta (non c’è nessuno che impedisca ad un’azienda di rivedere le proprie politiche se da queste ne giova tutta la struttura...); discussione vera su PdR passato e futuro; riorganizzazione generale a partire dal mondo Wholesale, ecc. E proprio per il mondo di Wholesale si deve attendere la delibera Agcom per capirne la portata e le ricadute sui territori. L’idea che un'azienda come TIM, con tutto quello che ha combinato nel recente passato, non possa aspettare qualche mese, è un' idea che richiama vecchie logiche: “intanto raschio il fondo del bidone e poi quello che arriverà ci penseremo” … tanto a pagare due volte di fila sarebbero i lavoratori, non certo il CdA ed il suo braccio armato!
Ancora oggi siamo in tempo per aprire tavoli seri su cui discutere. Il cambio di passo imposto dall’azienda, per motivi dettati dal mercato, non può essere il motivo e la scusa dietro cui trincerarsi e scaricare le responsabilità sul Sindacato, “reo” di aver rappresentato gli interessi dei lavoratori, interessi che dovrebbero essere, seppur con motivazioni diverse, anche quelli dell’azienda.

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

02 febbraio 2017

L'Unione Europea intendere fare ordine nel settore dei call center

Quante volte non rispondiamo al telefono di casa intuendo che dall'altra parte della linea si trova una persona istruita per vendere un qualsiasi prodotto. Energia, assicurazioni, servizi telefonici, ci manca solo che “l'omino delle aspirapolvere” si materializzi in versione tecnologica. Oppure, per sbaglio rispondiamo a quel “numero privato”, che nella nostra sana immaginazione potrebbe essere un parente o un amico in difficoltà. E invece no. Si tratta dell'ennesimo tentativo di raggiungerci, addirittura sul telefono mobile, per raccontarci i benefici dell'ultima invenzione. Bene, l'Europa ha pensato anche a questo. I'idea è quella di fermare l'aggressività del Marketing telefonico nella forma più semplice, ovvero facendo apparire sul display dei nostri apparecchi il loro numero di telefono.

Il prefisso unico
A Bruxelles prende piede l'ipotesi di configurare un prefisso unico, quindi uguale per tutti gli operatori che come mestiere assediano ogni giorno milioni di cittadini italiani ed europei. In questo modo anche loro saranno facilmente identificabili come tutti gli altri e gli utenti avranno la facoltà di scegliere, se rispondere o no. Tale proposta è stata inserita all'interno di un nuovo pacchetto di misure a favore della privacy che la Commissione Europea si appresterebbe a varare nei prossimi mesi. Inoltre, si prospetterebbe anche il pagamento di una tassa per ottenere il prefisso, che senza il quale gli operatori marketing non potrebbero ottenere l'autorizzazione necessaria a svolgere tale attività.

La situazione italiana
Certo, la novità farebbe gola a tutti. Molti italiani sarebbero felici di non ricevere più certe fastidiose e inopportune telefonate. Tuttavia, dall'altra parte della comunicazione c'è un lavoratore che rischierebbe di perdere il posto, magari precario. Ma pur sempre una delle oltre 40mila persone che il settore occupa. Con una certa tranquillità possiamo affermare che il problema esiste, ma è anche vero che l'utente ha bisogno dei call center anche per sbrigare comuni pratiche quotidiane. Per quanto riguarda la drammaticità della sicurezza e la riservatezza telefonica, soprattutto mobile, una buona dose di superficialità va addossata anche agli utenti. Provate a pensare quante volte e dove avete scritto o fornito il vostro numero. #call center