28 agosto 2014

Telecom Catania: Comunicato Sindacale unitario su fruizione ferie


Catania 28 Agosto 2014
Come ogni anno ormai le OOSS si ritrovano a dover ricevere da parte dei lavoratori segnalazioni in merito alla gestione delle ferie residue.
Con perseveranza che ormai rasenta l’ottusità  e con mezzi che spaziano dalla comunicazione verbale alla mail i rappresentanti aziendali  richiedono ai lavoratori la programmazione delle suddette ferie in modo tale di rimanere alle date prefissate con un determinato numero di giorni fino al 31 Dicembre prestabilito per editto dal proconsole di turno.
Teniamo a ricordare , ove ancora necessitasse, che l’art. 31 del CCNL delle Telecomunicazioni non prevede nella maniera più assoluta l’obbligo da parte dei lavoratori di fruire delle ferie secondo disposizioni delle aziende semmai sono queste che in base alle percentuali di presenza nei periodi richiesti per la fruizione delle ferie possono rifiutare la fruizione di tale istituto motivando il rifiuto per iscritto e fermo restando la successiva fruizione da parte dei dipendenti negli ulteriori periodi da loro scelti.
Invitiamo pertanto i lavoratori a non prestarsi a questo giochetto perverso da parte dell’azienda, che indubbiamente instilla il malcontento e genera stress nei loro confronti , e ad attenersi a quanto previsto nel CCNL presentando la programmazione delle ferie, nei tempi previsti e per iscritto, secondo le proprie esigenze e consapevoli che le OOSS sono pronte a dar loro tutta l’assistenza necessaria per tutti gli eventuali problemi che ne possano derivare.
 Le RSU        
 SLC-CGIL     UILCOM-UIL    FISTEL CISL

Telecom: Vivendi sceglie Telefonica


Vivendi ha scelto: tratterà in esclusiva con Telefonica per la cessione della propria controllata brasiliana Gvt. Lo fa sapere una nota del gruppo transalpino. L'offerta dell'azienda spagnola ha prevalso quindi su quella concorrente presentata da Telecom Italia.

In una nota la società francese non esclude l'ingresso nel capitale di altre società con quote di minoranza, facendo sapere che sta trattando l'acquisto di una quota di Telecom che potrebbe arrivare al 20%. "Vivendi porterà avanti una strategia sui contenuti organica ma non esclude l'acquisto di quote di minoranza in altre compagnie per distribuire contenuti", si legge nella nota.

"Alla luce delle strategie del gruppo e nel miglior interesse degli azionisti, il consiglio di sorveglianza ha deciso di avviare una trattativa in esclusiva con Telefonica", ha spiegato nella nota Vivendi sottolineando comunque "la rilevanza e la qualitàdell'offerta di Telecom Italia" e facendo presente che "la cessione di Gvt permetterà la dismissione del controllo dell'ultima compagnia telefonica detenuta da Vivendi dopo la vendita di Maroc Telecom e Sfr".

Il prezzo da Telefonica è stato considerato dal consiglio di sorveglianza "particolarmente attraente, generando una plusvalenza di oltre 3 miliardi di euro. Anche le altre condizioni dell'offerta, limitando al minimo il rischio di esecuzione dell'operazione e gli impegni di Vivendi alla vendita in futuro, soddisfano gli obiettivi di Vivendi".

"L'accordo tra Telefonica e Vivendi permetterà di sviluppare progetti comuni nel settore dei contenuti e dei media. Inoltre, Vivendi potrebbe, a sua discrezione, diventare un azionista di Telecom Italia scambiando titoli brasiliani con azioni italiane. L'offerta di Telefonica soddisfa al meglio gli obiettivi strategici e finanziari del Gruppo", continua il gruppo transalpino nella nota, dove si ricordano le strategie di trasformazione in una media company focalizzata sulla crescita organica delle controllate Canal Plus e Universal Music e la loro stretta collaborazione, anche mantenendo "partecipazioni di minoranza in società alleate per distribuire contenuti". Le negoziazioni esclusive termineranno il 28 novembre prossimo.

Stamattina dalla compagnia guidata da César Alierta era arrivato l'atteso miglioramento della proposta iniziale, che si basava su una valorizzazione di Gvt di 6,7 miliardi. Nel dettaglio Telefonica - in concomitanza con l'uscita allo scoperto di Telecom Italia - rialza a 7,45 miliardi la sua puntata, facendo salire la parte in contanti da 4 a 4,66 miliardi.

Come nella prima proposta, Telefonica ha aggiunto il conferimento a Vivendi del 12% del capitale di Telefonica Brasil (che a quel punto comprenderebbe Gvt), un terzo del quale può essere scambiato, a discrezione di Vivendi, del 5,7% di azioni Telecom che darebbe l'8,3% dei diritti di voto che gli spagnoli tengono nella compagnia italiana.

Vivendi probabilmente utilizzerà l'opzione di essere pagata da Telefonica per la controllata brasiliana Gvt in parte con azioni Telecom Italia.

"Consideriamo attraente l'acquisto da parte nostra di titoli Telecom Italia" previsto nell'ambito dall'offerta di Telefonica su Gvt, ha infatti chiaritoil ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, nel corso della conference call con gli analisti per la presentazione dei conti semestrali e dell'offerta di Telefonica su Gvt. L'acquisto della quota in Telecom (8,3%) proposto da Telefonica "e' un'opzione interessante", gli ha fatto eco il cfo Hervé Philippe.

Una mossa che consentirebbe ai francesi di subentrare  proprio a Telefonica come principale azionista di Telecom Italia, che considerando l'imminente scioglimento della holding Telco si avvia a diventare una public company. Proprio l'assenza di una scatola di controllo - e a fronte dell'intenzione già manifestata da parte degli  attuali soci italiani di Telco (Generali Ass., Mediobanca e Intesa Sanpaolo) di uscire progressivamente dalla partita Telecom per tornare a concentrarsi sui rispettivi business - proietterebbe infatti Vivendi a guidare la compagine azionaria della società guidata da Marco Patuano, davanti all'imprenditore milanese Marco Fossati (5%), a Blackrock (che  all'ultima assemblea di metà aprile era presente con il 4,8% del capitale depositato) e a People's Bank of China (2%). Senza contare che la quota che finirebbe ai francesi potrebbe essere ulteriormente arrotondata sfruttando parte dell'incasso cash di 4,7 miliardi di euro che i francesi si sono assicurati dicendo sì a Telefonica.

 Telecom Italia aveva invece messo sul piatto per Gvt sul piatto 7 miliardi di euro. Il piano disegnato dall'Ad Marco Patuano per prevedeva l'integrazione e la valorizzazione di 7 miliardi, coperte in tre fasi. L'operazione - spiegava un anota - "è articolata in tre fasi inscindibili: l'iniziale acquisizione per cassa da parte di Tim di una partecipazione di minoranza in Gvt; la fusione per incorporazione di Gvt in Tim; l’ingresso di Vivendi nel capitale sociale di Telecom Italia tramite sottoscrizione di un aumento di capitale a essa riservato. Come corrispettivo della sottoscrizione, Vivendi conferirebbe a Telecom Italia una quota della partecipazione detenuta in Tim a seguito dell’integrazione con Gvt e cassa".

Al termine dell'operazione, a Vivendi sarebbe stato riservato il 15% di Tim post-fusione (il 60% sarà controllato da Telecom, il resto sul mercato) e il 20% circa di Telecom Italia. "L'offerta complessiva risulta pertanto composta per il 24% circa di cassa e per il 76% circa di azioni, offrendo a Vivendi un importante potenziale upside di valore", aggiunge vaTelecom nella nota.

Sul fronte governance, Patuano offriva due posti a Vivendi nei cda delle due compagnie nelle quali entreranno i francesi, mentre per la società italiana non è previsto il ricorso al mercato per finanziare l'operazione.

Circa l'offerta di Telecom Cdp e Fsi non hanno sostenuto Telecom nell'offerta per Gvt in primis perché ''Telecom non ce lo ha chiesto'', in secondo luogo '' perché Cdp non è un pozzo senza fondo''. Così Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti risponde a caldo, tweet contro tweet, a un giornalista che gli chiede un commento. ''Anyway - conclude - già finanziamo Telecom Italia''.

Secondo Filippo Diodovich, market strategist di IG, i mercati sembrano indicare con chiarezza che l'offerta concorrente di Telecom Italia era considerata "troppo impegnativa". "Da un punto di vista finanziario - spiega Diodovich - l'offerta di Telefonica era più convincente e infatti il comunicato di Vivendi sottolinea il fatto che i prezzi proposti siano attraenti ma da un punto di vista industriale la proposta di Telecom Italia poteva essere considerata migliore. Il problema, agli occhi del mercato, era che avrebbe messo nelle mani di Vivendi il 20% del gruppo italiano e questo avrebbe potuto comportare problemi di governance se non vere e proprie lotte di potere. Ora che questo scenario sembra tramontato, sono dunque tornati gli acquisti su Telecom Italia anche se resta indiscutibile che le operazioni in Brasile sono della massima importanza per il gruppo italiano".

E Asati punta il dito contro Telefonica. La vicenda Vivendi - dice una nota - mostra "ancora una volta che si è evidenziato in maniera palese il conflitto di interessi che ha pervaso tutto il percorso delle vicende della società TI, percorso iniziato con l’ingresso di Telco, ed in particolare di Telefonica (TE) già dal 2007 anno della sua costituzione, il cui come unico obiettivo era quello di limitare le attività di Tim Brasil se non assorbirle, conflitto di interesse evidente anche nei rapporti tra gli azionisti di Telco, Generali, Mediobanca, Banca Intesa , Telefonica e la stessa TI".

A questo punto - secondo i piccoli zionisti - è necessario che "Tim Brasil non deve essere messa in vendita o disponibile per altri partner se non con un riconoscimento del suo complessivo valore pari almeno a 15 miliardi di euro e magari si favorisca un accordo con Oi Brasil".




  

23 agosto 2014

”WIND LICENZIA A CATANIA”

SLC-CGIL CATANIA: COMUNICATO  22 AGOSTO 2014
SI RICOMINCIA!!!
Il territorio catanese viene nuovamente offeso dal comportamento irresponsabile, immorale ed antisindacale a mezzo del quale l’azienda Wind Tlc spa, attraverso la sua controllata Wind Retail s.r.l., volutamente si distingue ed in cui si identifica anche a livello nazionale.
Dietro il cupo velo di discutibili problematiche di natura economica dei punti vendita e della tanto decantata ed opinabile “non ricollocabilità” da parte dell’azienda, la stessa licenzia i suoi lavoratori in modo nascosto, silenzioso ed irriverente verso le loro famiglie, le OO.SS e le Istituzioni ed i Decisori Pubblici locali con i quali queste collaborano per contenere la disoccupazione territoriale.
Questa volta questa sorte è toccata al punto vendita di Wind Retail s.r.l., sito nell’ambito del centro commerciale di “San Giuseppe La Rena”  in Catania.
I lavoratori presso di esso in forza, in questi giorni si sono visti recapitare  delle missive con cui vengono informati dell’istanza prodotta dall’azienda al DPL di avviare le procedure di conciliazione in conseguenza all’imminente chiusura del punto vendita ed alla loro non ricollocabilità.
Lo scopo è dunque chiaro;
Ridurre il costo del lavoro con lo strumento più abietto: il licenziamento mascherato da conciliazione;
QUESTO ATTEGGIAMENTO E’ INACCETTABILE!
La scrivente  Segreteria Provinciale dell’O.S. SLC CGIL denuncia con forza il comportamento antisindacale dell’azienda WIND insito,
    nell’unilateralità’ ed  arbitrarietà della  sua condotta
•    nel mancato rispetto delle procedure di conciliazione dettate dalla normativa vigente per le aziende con identità nazionale
    nella volontà aziendale di non prendere in considerazione le “Relazioni Industriali” e nel non voler cercare in seno ad esse un confronto per addivenire alla ricollocabilità dei lavoratori.
Questa Segreteria , per la  dovuta difesa dei livelli occupazionali ed offrendo la massima tutela sindacale e legale, invita tutti i lavoratori a disattendere tutte quelle convocazioni che non abbiano trovato luogo in sede sindacale.
Diffida WIND a perpetuare questo comportamento aspettandosi l’immediato abbandono del percorso dalla stessa ad oggi intrapreso, rispetto al quale la risposta del sindacato sarà ferma e durissima, ed il contestuale avvio di un pregiato confronto sindacale territoriale.
Catania, 22-08-2014             
        Il Segretario Generale SLC CGIL
        Davide Foti

19 agosto 2014

Gaza: Quattro minuti per stare vicino a tutta quella gente ( Dimmi Perché Fibroga7 )


DI MIRCO MASUCCI
Dimmi Perché - Fibroga7 -
AA

Susanna Camusso: Uno Statuto più moderno per tutelare anche i precari!

Con una lettera al direttore del Corriere della Sera, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta la riapertura del dibattito sull'articolo 18 e rilancia, "mettere a punto" lo Statuto dei Lavoratori per estendere le tutele indispensabili anche ai precari
"Bene ha fatto il Presidente del consiglio a sgombrare il campo da una discussione agitata da una forza politica con un consenso elettorale e reale minimo, con pulsioni punitive nei confronti del mondo del lavoro e dei più deboli, il cui solo scopo è di ottenere quella visibilità e concretezza che manca nell'azione politica e nelle proposte che formulano.
L'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, come per altro sostengono autorevoli economisti e imprenditori, rappresenta una tutela per milioni di lavoratori e non certo un ostacolo alla crescita delle aziende e dell'economia italiana. In un momento di forte recessione, con il rischio di deflazione e di perdita di milioni di posti di lavoro, agitare il tema dei licenziamenti individuali è solo uno scadente tentativo di richiamare su di sé l'attenzione dei media.
I problemi in cui si dibatte il nostro Paese riguardano il grande debito pubblico; la penuria di investimenti privati e pubblici; la pochezza delle risorse destinate a ricerca e sviluppo; la scarsa competitività delle sue imprese, troppo piccole e spesso incapaci di produrre innovazione; la mancanza di una politica industriale nei settori strategici dell'economia; una pubblica amministrazione impossibilitata ad essere "amica" delle imprese e dei cittadini; l'incapacità italiana di usufruire appieno dei fondi strutturali europei... Si potrebbe continuare a lungo senza che l'articolo 18 rientri in questo elenco.
Non c'è alcun dubbio che il Paese sia cambiato anche se si è trasformato più lentamente di quanto avrebbe dovuto e di quanto la globalizzazione dei mercati avrebbe richiesto. Ma oggi questo nostro ritardo più che un handicap può diventare un'opportunità se sapremo metterci in sintonia con il futuro.
Nel nostro passato, e per molti aspetti la responsabile del disastro sociale ed economico dell'Italia, ha dominato un'ideologia che in nome del laissez-faire ha prodotto assenza di regole, eccesso legislativo nel mercato del lavoro, precarietà diffusa, deindustrializzazione, impoverimento dei ceti medi. Continuare con quella ricetta sarebbe esiziale per il nostro Paese e per l'Europa. Bisogna cambiare.
Il Presidente del Consiglio nella sua ultima intervista ha parlato di una revisione dello Statuto dei Lavoratori. La legge 300/1970, nonostante l'età, continua ad essere una formidabile forma di regolazione dei rapporti di lavoro in questo Paese. Stravolgerla o abbandonarla rappresenterebbe un gravissimo errore e lascerebbe senza reali tutele milioni di lavoratori.
Potrebbe invece essere una strada utile e percorribile una sua messa a punto che guardi alle nuove forme di lavoro, ai milioni di lavoratori precari, in modo da dare loro le difese di cui oggi non dispongono: giusto salario, maternità, ferie, malattia, protezione contro i licenziamenti ingiusti, ammortizzatori sociali universali, solo per citarne alcune. L'occasione per dare modernità alle tutele del lavoro c'è: quella di un vero Job-Act.
Ma insieme ad un allargamento agli esclusi delle salvaguardie, per rendere moderno ed europeo il mondo del lavoro è urgente un'altra grande rivoluzione: dare applicazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione.
Dopo l'accordo sulla democrazia e la rappresentanza sindacale tra Cgil, Cisl e Uil e molte delle associazioni datoriali, prima fra tutte Confindustria, non c'è più alcun alibi alla non applicazione dell'articolo 39 della Costituzione. Finirebbe, anche nel sociale, il diritto di veto delle minoranze e si avrebbe, finalmente, un sistema di rapporti sindacali regolato, democratico, con accordi riconosciuti e validati dalla maggioranza dei lavoratori. Sarebbe un bene e un fattore di crescita per l'intera economia.
Stabilite le regole per la rappresentatività dei sindacati e per la validazione degli accordi, l'applicazione dell'articolo 46 sarebbe l'altro grande tassello su cui innestare un percorso di modernizzazione delle relazioni sindacali nel nostro Paese. Con la sua attuazione si aprirebbe anche in Italia la possibilità di avere percorsi di reale democrazia economica; si potrebbero varare, come in Germania, i comitati di gestione; il sindacato avrebbe conoscenza delle scelte d'impresa e sarebbe compartecipe di scelte positive per i lavoratori. Una prospettiva che, se il governo davvero volesse, potrebbe già essere adottata nelle imprese a partecipazione pubblica.
Se in questa legislatura fossero varate normative che rendano applicabili questi due articoli della nostra Costituzione, saremmo in presenza di una vera e propria rivoluzione democratica nel mondo del lavoro e di uno straordinario concreto aiuto alla regolazione e alla crescita della nostra economia.

In una discussione, così concepita, capace di abbandonare il disastroso passato e andare verso il futuro, il sindacato, la Cgil non potrebbe che essere in prima linea".

18 agosto 2014

Rai: Apuzzo (Slc Cgil), quotazione 49% Raiway conferma errore nella forma e nella sostanza.

"Renzi annuncia che il Consiglio dei Ministri del 29 agosto dara' il via libera all'operazione Rai Way, per la quale si parla oggi della quotazione del 49% e non del 30/40 inizialmente ipotizzato. Questa scelta conferma che si presume di non ottenere i risultati auspicati con la quotazione del 30/40%, esattamente come avevamo previsto." Così dichiara Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil.
"Ciò ribadisce ulteriormente l'errore nella forma e nella sostanza del prelievo dei 150 milioni all'azienda, da noi più volte denunciato, all'origine della decisione di vendere parte di Rai Way. E' un'operazione miope, lo ribadiamo, utile soltanto per fare cassa. Niente a che vedere con il necessario rilancio del servizio pubblico e con l'indispensabile riduzione degli sprechi."

"Continuiamo a sostenere che sia un errore madornale toccare un asset strategico come Rai Way - conclude Apuzzo - e che se la risposta del governo alla richiesta di liberare la Rai dalle ingerenze della politica e' questa, non comprendiamo davvero quale verso si voglia cambiare."

09 agosto 2014

Dichiarazione Europarlamentare Elena Gentile su vertenza nazionale call center e su Teleperformance

Anche in pieno agosto è necessario che la politica e le istituzioni concentrino la loro attenzione sulla vera emergenza di questo momento che sta creando disagi e sofferenze a tanta gente: quella del lavoro.
In particolare, è importante soffermare l'attenzione anche(e soprattutto) a livello europeo di un importante settore, strategico in questa fase economica del Paese, come quello delle telecomunicazioni e dei call center.
Il Governo Italiano sta affrontando insieme alle parti sociali quello che effettivamente è lo snodo essenziale della tenuta di tutto il settore e degli 80000 occupati: ovvero il settore degli appalti e della continuità occupazionale in presenza di cambio di attività.
Negli anni trascorsi in Puglia come Assessore al Lavoro, tante volte sono scoppiate crisi aziendali proprio per una mancanza di regole del settore: in particolare, sono state le vertenze e le crisi aziendali che hanno colpito l'azienda di Teleperformance a destrare grandi preoccupazioni, vista anche la presenza sul territorio jonico, ancor più gravato dalla crisi congiunturale e territoriale.
La questione legata agli appalti deve essere risolta in maniera definitiva e drastica, per cui è necessario quanto prima mettere regole certe che consentano alle aziende di competere in maniera corretta ed ai lavoratori di non essere costantemente sottoposti alla paura di perdere il posto di lavoro.
Per questo è necessario portare il tema anche a livello europeo, per cui, in questo momento di Presidenza italiana dell' Unione Europea, sarà fondamentale interpellare il Ministro del Lavoro Poletti sulla questione, ricordandogli, peraltro, come ancora oggi l'Italia, a differenza degli altri Paesi europei, non abbia interpretato nella maniera dovuta la direttiva europea 23/2001 con cui si definisce, a livello comunitario, la regolamentazione del sistema di appalti.
Ancora oggi l'Italia è inadempiente e non è più rimandabile in nessun modo un intervento che sani la posizione italiana rispetto a quella europea.
La direttiva europea n.2001/23/CE appare insensibile al mutamento della titolarità nell’impresa e collega la continuità dei rapporti di lavoro esistenti al trasferimento dell’entità economica, quale che sia la vicenda circolatoria del bene o del servizio.
La giurisprudenza comunitaria ammette che nella nozione di trasferimento d’impresa debba ricomprendersi anche la successione di privati nel medesimo appalto, l’eccezione è rappresentata dal fatto che al nuovo appaltatore venga attribuito un appalto completamente diverso dal precedente, il che logicamente non può dare luogo neppure ad un passaggio di dipendenti. (v.sentenza 11 giugno 2009, causa C-561/07, Commissione/Italia, Racc. pag. I-4959, punto 30 e giurisprudenza ivi citata).
Occorre ricordare che la Corte ha fornito dell’espressione «in seguito a cessione contrattuale o a fusione», un’interpretazione sufficientemente elastica per soddisfare lo scopo della direttiva, che è quello di tutelare i lavoratori in caso di cambiamento del titolare dell’impresa (sentenze 19 maggio 1992, causa C-29/91, Redmond Stichting, Racc. pag. I-3189, punti 10 e 11; 7 marzo 1996, cause riunite C-171/94 e C-172/94, Merckx e Neuhuys, Racc. pag. I-1253, punto 28, nonché Jouini e a., cit., punto 24).
L’assenza, dunque, di un rapporto contrattuale tra il cedente ed il cessionario “non può escludere l’ipotesi di un trasferimento ai sensi della direttiva”. (sentenza 24 gennaio 2002, causa C-51/00 v anche Trib Siracusa,24 luglio 2008).
Alla luce di questo, il Governo deve intervenire inserendo la clausola sociale nel settore per legge, in modo da applicare l'articolo 2112 del Codice Civile.
Parimenti è essenziale che si intervenga sul tema delle delocalizzazioni, obbligando al rispetto dell'art 24 bis del Decreto Sviluppo tutte le aziende del settore.
Su invito della SLC CGIL di Taranto, tra fine agosto ed inizi di Settembre, sarò presente ad un'iniziativa pubblica su questo tema specifico: la città di Taranto, già martoriata per la nota vicenda dell' ILVA, non può rischiare di subire l'ennesimo schiaffo con la crisi di Teleperformance, a pochi mesi dalla scadenza del sofferto accordo del 2013.
Per questo motivo, intervenire sulla vertenza specifica deve servire per un intervento complessivo sul settore, garantendo un giusto equilibrio tra le aspettative di occupazione stabile dei lavoratori(anche in questo senso la legislazione europea individua il contratto stabile come formula contrattuale prevalente) e la necessaria competività sana, scorporata del costo del lavoro(eliminando quindi il massimo ribasso) delle imprese.

Licenziamento illegittimo se il dipendente non partecipa alle riunioni aziendali fuori dall’orario di lavoro

Il ricorso agli straordinari, in assenza di una disciplina a opera dei contratti collettivi nazionali, è ammesso solo previo accordo tra datore e prestatore
E’ illegittimo il licenziamento del dipendente che non prende parte alle riunioni aziendali fuori dal normale orario di lavoro. Lo sancisce la Cassazione con la sentenza n. 17590, pubblicata il quattro agosto dalla sezione lavoro. I giudici di legittimità respingono il ricorso di un comune del nord Italia contro la decisione della Corte d’appello di Genova. Secondo i giudici di appello, era illegittima la pretesa dell’ente di ottenere le prestazioni lavorative di una sua dipendente, durante le riunioni del Consiglio comunale, fissate in ore serali, fuori dal normale orario di lavoro. In mancanza di una disciplina specifica, si applica, secondo la Corte territoriale, l’articolo 5 del Dlgs. n. 66/03 che prevede che «il lavoro straordinario è ammesso solo previo accordo tra le parti». Il rifiuto della dipendente non era, dunque, illegittimo. Alle motivazioni dei giudici di appello si allinea la Cassazione.
L’articolo citato dai giudici di seconde cure dispone, al secondo comma, che «il ricorso al lavoro straordinario deve essere contenuto e che, in assenza di disciplina a opera dei contratti collettivi nazionali, esso è ammesso soltanto previo accordo tra datore e prestatore di lavoro». Aggiunge al secondo comma, che il ricorso al lavoro straordinario è inoltre ammesso, «salvo diversa previsione del contratto collettivo, tra l’altro, nei casi di eccezionali esigenze tecnico produttive e di impossibilità di fronteggiarle attraverso l’assunzione di altri lavoratori».
La disposizione non esclude la prestazione del consenso da parte del lavoratore, disponendo che il ricorso al lavoro straordinario è ammesso «soltanto» previo accordo tra datore e prestatore di lavoro e «inoltre» in casi di eccezionali esigenze tecnico-produttive. L’uso di tale ultimo avverbio, afferma la Cassazione, in luogo della locuzione «in ogni caso», evidenzia che, oltre all’imprescindibile consenso del prestatore di lavoro, occorre anche la sussistenza delle esigenze, peraltro non fronteggiabili attraverso l’assunzione di altri lavoratori.
Inoltre, come emerso dalla sentenza di merito, le convocazioni in orario serale erano diventate la regola e non erano, quindi, dettate da esigenze straordinarie e occasionali. Il rifiuto della dipendente, il cui orario di servizio era dalle ore 7.30 alle 13.30 e che nelle precedenti occasioni aveva assicurato la sua presenza durante le sedute del Consiglio comunale, non risulta pertanto illegittimo. Ragion per cui, il ricorso dell’ente comunale va respinto.




Chi ha il diritto di indire assemblee nei luoghi di lavoro

di Guido Canestri
Il diritto di indire assemblee spetta non solo alla Rsu collegialmente intesa, ma anche a ciascun suo componente. È quanto affermato dalla Cassazione con la sentenza 7 luglio 2014, n. 15437. Il caso preso in esame dalla Suprema Corte è quello di un’organizzazione sindacale non firmataria del ccnl applicato in azienda, che si è resa protagonista di un ricorso ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori per sentir dichiarare l’antisindacalità del comportamento della società, consistente nella reiterata negazione – a un membro della Rsu, eletto nelle liste della stessa sigla sindacale ricorrente – del diritto di indire assemblee.
La domanda del sindacato era respinta dalla Corte d’appello, che riteneva che non potessero considerarsi titolari del diritto i membri delle Rsu istituite dall’accordo interconfederale del 1993, visto che l’articolo 4 di tale accordo stabilisce che i vari componenti delle Rsu “subentrano ai dirigenti delle Rsa nella titolarità dei diritti, permessi e di libertà sindacali e tutele già loro apprestate”; d’altra parte, il medesimo articolo 4, al comma 5, prevede la sussistenza del diritto a indire, singolarmente o congiuntamente l’assemblea dei lavoratori, “in favore delle organizzazioni aderenti alle associazioni sindacali stipulanti il ccnl applicato nell’unità produttiva”, il che significherebbe – secondo i giudici di appello – che conserva la prerogativa originariamente stabilita dall’articolo 20 dello Statuto dei lavoratori alle sole strutture periferiche aziendali dei sindacati firmatari del suddetto contratto di lavoro.
Chiamata in causa, la Corte di Cassazione accoglieva il ricorso dell’organizzazione sindacale. Secondo il parere dei giudici di legittimità, l’accordo interconfederale non contiene alcun dato testuale che faccia ritenere che il riconoscimento pattizio delle prerogative sindacali di cui si tratta sia limitato solo a quelle attribuite ai dirigenti delle Rsa e non si estenda anche a quelle riconosciute alle Rsa come organismi rappresentativi (quale il diritto di indire l’assemblea).
“Delle Rsu non è predicata la natura di organismi a funzionamento collegiale, sicché non vi è ragione per non ritenere che alle Rsu siano state pattiziamente riconosciute le prerogative sindacali delle Rsa tutte, cioè sia quelle riferibili alla singola Rsa, sia quelle attribuite ai suoi dirigenti; e tra queste prerogative è compreso anche il diritto di indire l’assemblea sindacale”. Del resto, se la prerogativa prevista dall’articolo 20 dello Statuto in favore delle Rsa non richiedeva che l’indizione dell’assemblea fosse necessariamente congiunta, la speculare prerogativa pattizia prevista dal citato articolo 4, che reca il riconoscimento del diritto di indire “singolarmente o congiuntamente” l’assemblea dei lavoratori, non può che essere intesa come ripetitiva di questa duplice modalità di convocazione.
La Corte emanava il seguente principio di diritto: “In tema di rappresentatività sindacale, dalla lettura coordinata della legge 20 maggio 1970, n. 300, articoli 19 e 20, si desume che il combinato disposto degli articoli 4 e 5 dell’accordo interconfederale del 1993 (istitutivo delle Rsu) si deve interpretare nel senso che il diritto di indire assemblee rientra tra le prerogative attribuite non solo alla Rsu considerata collegialmente, ma anche a ciascun componente della Rsu stessa, purché questi sia stato eletto nelle liste di un sindacato che, nell’azienda di riferimento, sia di fatto dotato di rappresentatività ai sensi dell’articolo 19 della legge 300 quale risultante dalla sentenza della Corte costituzionale n. 231 del 2013”.


Call center: Albanella (Pd), Inaccettabile chiusura Accenture Palermo. Intervenire per fermare crisi settore

La chiusura del call center Accenture di Palermo è inaccettabile. Non si può tollerare che dopo tanti anni di lavoro altamente qualificato prestato da questi 262 lavoratori, cui va tutta la nostra solidarietà, British Telecom abbandoni il campo fuggendo altrove solo per risparmiare sul costo del lavoro e contribuendo in questo modo alla desertificazione produttiva del Mezzogiorno”. Lo dichiara Luisella Albanella, deputata del Partito Democratico e componente in Commissione Lavoro alla Camera.
“La chiusura del call center di Palermo – continua Albanella – è il segno che la crisi del settore non accenna a rallentare. La vicenda di Accenture conferma quanto già emerso dalle audizioni svolte sul tema in Commissione Lavoro. Ribadiamo per questo l’impegno, mio e della Commissione Lavoro, a trovare una soluzione per i problemi dei lavoratori impiegati nei call center”.
“I punti di crisi più evidenti sono le gare al massimo ribasso, la tendenza alla delocalizzazione, gli incentivi a pioggia, che non servono a creare lavoro bensì a ridurre il costo del prodotto. Nel mese di settembre lavoreremo su una proposta di legge che intervenga sull’Irap, rendendola fiscalmente detraibile sul costo del lavoro, sui criteri di concessione degli incentivi, che dovranno essere uguali per tutte le aziende, almeno a livello regionale, in modo da evitare fenomeni di concorrenza sleale, recepisca le norme europee sulle appalti”, conclude la deputata democratica.

CALL CENTER: GOVERNO CROCETTA INCONTRA LAVORATORI ACCENTURE E 4U, 'DIFENDEREMO LAVORO'

Il Governo regionale siciliano ha incontrato questa mattina una delegazione di rappresentanti sindacali e lavoratori di Accenture e 4U, che hanno espresso le loro preoccupazioni per il rischio paventato dalle aziende di smantellare le strutture sul territorio siciliano. L'assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno, ha assicurato, per quanto riguarda la vertenza Accenture, la partecipazione della Regione al tavolo nazionale presso il Mise per far sì che vi sia un impegno da parte dell'azienda a non dismettere le attività in Sicilia.
''Chiederemo in sede nazionale - ha affermato - che per il settore si possano strutturare regole normative certe e in questo coinvolgeremo anche le altre regioni. Abbiamo assunto l'impegno già dopo ferragosto di procedere con un incontro con le segreterie
nazionali a Palermo per affrontare le emergenze dei dipendenti dei call center. L'obiettivo è evitare chiusure e delocalizzazioni selvagge che farebbero perdere centinaia di posti di lavoro: c'è la volontà del governo di favorire investimenti in questo settore".
Per quanto riguarda, invece 4U, l'esponente dell'Esecutivo Crocetta ha annunciato per la prossima settimana un incontro con l'azienda stessa, per "comprendere se vi siano le condizioni per garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali''. Il
presidente Crocetta ritiene che ''l'azione per la difesa dei posti di lavoro debba centrale in tutta l'azione di governo''.

07 agosto 2014

Cgil denuncia riforma del lavoro alla Commissione Ue

Per la Cgil guidata da Susanna Camusso il premier Matteo Renzi “delendum est“. Il decreto Poletti sulla riforma del Lavoro infatti è considerato dalla Cgil “in contrasto con la disciplina europea“, motivo per cui il sindacato ha deciso di denunciare alla Commissione europea il testo del decreto legge. A rispondere alla Cgil è l’economista Giacomo Vaciago, consulente del ministro Poletti, che sottolinea come una legge di Stato andrebbe discussa tra sindacato, forze politiche e lavoratori, non certo nelle aule dei tribunali europei.
Nel mirino della Cgil, scrive l’Huffington Post, il passo della riforma che introduce l’estensione a 36 mesi dei contratti a tempo determinato senza causale:
“Il gesto forte della Cgil insiste in particolare sulla parte della “legge 78 che elimina l’obbligo di indicare una causale nei contratti a termine e sposta la prevalenza della forma di lavoro dal contratto a tempo indeterminato al contratto a tempo determinato, in netto contrasto con la disciplina europea”. Sostanzialmente col nuovo decreto Poletti non è più prevista una motivazione per stabilire la durata dei contratti a termine (estesi fino a 36 mesi). La Cgil critica quella che secondo il sindacato sarebbe una ulteriore “precarizzazione” del mercato del lavoro. Soprattutto in merito alla trasformazione del previsto obbligo di assunzione in una sanzione pecuniaria, nel caso di sforamento del tetto del 20% nel ricorso ai contratti temporanei”.
Il sindacato ha sottolineato come per l’Europa sancisca l’importanza della stabilità del lavoro e della tutela dei lavoratori, per questo vorrebbe
“cambiare quelle norme che stanno penalizzando fortemente i giovani e i soggetti più deboli, rendendo più vulnerabili socialmente e economicamente generazioni di lavoratori”.
Proprio alla base di questi principi nasce la denuncia politica del sindacato, convinto che non ci sia
“alcuna prova statistica che all’aumento della precarietà corrisponda un aumento dell’occupazione”. La preoccupazione del sindacato di Susanna Camusso è che la combinazione di “acausalità, rinnovi e proroghe esponga il lavoratore al rischio di non riuscire a firmare mai un contratto stabile”.
Vaciago, economista e consulente economico del ministro Poletti, non ha fatto attendere la sua risposta:
“Questa è la conferma di un paese che non funziona. Si sta parlando di una legge dello Stato e di un sindacato che contro questa legge non riesce a portare i lavoratori in piazza. La politica si fa in piazza e quando si va a votare, lasciando perdere i tribunali. Le riforme serie si possono fare con maggioranze più ampie, senza evocare il Nazareno, così poi i giudici di Bruxelles ne possono tenere conto”.

Telecom: Azzola (Slc Cgil), Governo e azienda reagiscano congiuntamente all’aggressione di Telefonica

“L’offerta avanzata da Telefonica a Vivendi per l’acquisto della brasiliana GTV porta alla luce quanto più volte denunciato dal sindacato: un palese conflitto di interessi nella gestione di Telecom. Che il primo azionista della società italiana decida un’iniziativa ostile nei confronti dell’azienda stessa è un fatto grave che non può lasciare nessuno indifferente – dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.
“Telecom rappresenta un asset fondamentale per la ripresa e lo sviluppo dell’economia italiana quindi il management ha il dovere di uscire allo scoperto proponendo a Vivendi un progetto alternativo a quello offerto da Telefonica che veda una collaborazione in Brasile, attraverso la fusione di Tim Brasil e GTV, anche in un’ottica di una collaborazione di svilupparsi in Europa – rilancia il sindacalista.
“Il governo questa volta non può restare alla finestra e dovrà sostenere tutti gli sforzi necessari a garantire il futuro di Telecom respingendo con forza l’atto ostile avanzato da Telefonica. Come più volte denunciato, l’assenza di politiche di settore finalizzate a una ricapitalizzazione di Telecom anche attraverso Cassa Depositi e Prestiti, espongono l’azienda ad attacchi in grado di metterne a repentaglio la sopravvivenza.”

“Il Paese – conclude Azzola - ha bisogno di un’azienda in grado di produrre innovazione tecnologica, lo sviluppo di una rete di nuova generazione che consenta di recuperare i ritardi accumulati e tutelare del decine di migliaia di posti di lavoro che direttamente o indirettamente sono garantiti dal principale operatore telefonico. Astrarsi da questi compiti sarebbe, per il Governo, irresponsabile e, vista la voglia di cambiamento più volte sostenuta dal presidente del Consiglio, confidiamo che l’ignavia non abbia il sopravvento.”

TLC: SACCONE (SLC CGIL), PER INFOCONTACT GOVERNO INTERVENGA SU COMMITTENTI

Si è svolto alla presenza del sottosegretario al Lavoro. On. Teresa Bellanova, l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico con il Commissario Giudiziale della Infocontact, l’azienda di call center con sede a Lamezia Terme e Rende.
“Durante l’incontro abbiamo chiesto al Governo di intervenire con urgenza presso le società committenti, Wind, Enel, Poste Italiane, affinché in questa delicatissima fase lascino inalterati gli attuali volumi di lavoro – dichiara Riccardo Saccone, Slc Cgil nazionale. Ora più che mai, in attesa che il Commissario Giudiziale abbia un quadro più chiaro della situazione aziendale e delle possibili soluzioni, è di vitale importanza che nessun committente intraprenda strade “autonome” drenando volumi senza mettere in sicurezza i lavoratori. A riguardo registriamo come molto positivo l’impegno del Sottosegretario a mettere in campo tutte le azioni utili sia verso i committenti sia per garantire la piena fruibilità di tutte le forme di ammortizzazione sociale che dovessero servire.”
“Come SLC CGIL abbiamo ribadito con forza come la vicenda Infocontact non possa essere imputata alla sola cattiva gestione della precedente proprietà – prosegue il sindacalista. Un mercato senza regole, senza garanzie per i lavoratori e completamente in balia di politiche commerciali dei committenti aggressive e totalmente improntate alla mera riduzione dei costi non può essere considerato come una variabile neutra. Il fatto stesso che la prima preoccupazione sia oggi quella di garantire che i committenti non tolgano progressivamente volumi a vantaggio di altre realtà (che a buon bisogno usufruiscono degli sgravi contributivi che consentono di prendere le stesse commesse ulteriormente sotto il costo del lavoro) dimostra come sia urgente intervenire per disciplinare i cambi di appalto nel mondo dei call center.”

“Non si possono lasciare migliaia di donne e uomini, prevalentemente giovani, in balia di interessi di lobbies che mirano soltanto a massimizzare i profitti nascondendosi dietro il paravento della competitività e della libertà di impresa – conclude Saccone. Al Governo chiediamo il coraggio di decisioni chiare che adeguino il settore dei call center a quanto avviene nel resto d’Europa. In caso contrario crisi come quelle di Infocontact si ripeteranno in tutto il Paese ed i dati sulla disoccupazione giovanile, già oggi decisamente allarmanti, rischieranno di aggravarsi ulteriormente, e chi oggi poteva intervenire e non lo ha fatto non potrà domani considerarsi privo di qualche responsabilità.”

Call Center Tavolo di Crisi c/o MiSE Comunicato Stampta SLC 6-8-2014

CALL CENTER: DAL TAVOLO DI CRISI CI ASPETTIAMO
RISPOSTE CONCRETE DAL GOVERNO
E' proseguito ieri, alla presenza del viceministro De Vincenti e del sottosegretario Bellanova, il tavolo di crisi sul settore dei Call. Tavolo resosi necessario non solo e non tanto per la crisi economica, poiché è un settore in crescita sia in termini di fatturato
che di addetti, ma sopratutto per la mancanza di regole che hanno creato una competizione sleale sul mercato in cui le aziende corrette, che scelgono di non delocalizzare, sono messe fuori mercato da imprese più spregiudicate o che decidono di spostare ingenti volumi di attività verso Paesi con basso costo del lavoro.
Il Governo ha assunto l'impegno di intervenire sulle gare pubbliche affinché siano assegnate non con il criterio del massimo ribasso ma con quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa per evitare che proprio la pubblica amministrazione determini l'insorgere di crisi aziendali dovute a una concorrenza sleale sul costo del lavoro.
I temi centrali della questione, delocalizzazione e continuità occupazionale nei cambi di appalto, e le forti pressioni esercitate dalla committenza hanno spinto i rappresentati del governo a fissare nuovi tavoli di confronto, previsti per la prima settimana di settembre, per approfondire le ricadute. Si tratta di inserire norme già previste dagli altri Paesi europei, che hanno correttamente trasposto i contenuti della direttiva europea 2001/23 ce e dove i fenomeni di crisi presenti in Italia risultano del tutto marginali.
Il Governo deve decidere da che parte stare: se con chi propone la conservazione del sistema attuale che crea disoccupazione e costi sociali rilevantissimi (480 milioni la spesa prevista in ammortizzatori sociali e incentivi nel solo triennio 2012 - 2014) o con chi vuole riformare il sistema per portarlo a competere sulla qualità, sull'efficienza,  sull'innovazione e sullo sviluppo. L'Italia ha bisogno di innovare e cambiare. Vanno sconfitte le resistenze messe in campo da chi ha interessi diversi da quelli generali, peraltro in maniera non trasparente e sotto forma di pressioni lobbistiche, e il Governo deve trovare il coraggio di introdurre regole nuove, consolidate altrove e in grado di invertire la tendenza del settore.
Analogamente è necessario un impegno per il rispetto della legge, articolo 24 bis del decreto legislativo 83/2012, che garantisce ai cittadini il diritto di informazione e scelta sull'erogazione dei servizi richiesti. Anche in questo caso il governo deve scegliere se stare con chi pensa possibile un sistema che non considera assolutamente i diritti dei clienti/utenti e chi invece vuole spingere le aziende ad erogare servizi che vedano il cliente al centro del loro agire quotidiano.
Le tante testimonianze relative ai pessimi livelli di qualità erogata dai call center denunciate dai cittadini non possono restare senza risposta. Anche in questo caso il governo deve scegliere tra la conservazione del sistema e il coraggio di riformare
vincendo le resistenze della parte più retriva e interessata del Paese. Il confronto in corso ė positivo ma bisogna passare dalle intenzioni ai fatti e dimostrare che, finalmente, il Paese ha superato le vecchie logiche del passato ed è in grado di produrre riforme che vadano incontro alle esigenze complessive.
D'altra parte se gli altri stati europei sono stati in grado di governare i fenomeni con successo non si capirebbe perché il nostro Paese debba restare prigioniero di vecchie logiche e di conservatori non in grado di rappresentare in maniera trasparente la loro idea di Paese. Come dice, spesso, il Presidente del Consiglio, dobbiamo invertire la rotta ma dipende unicamente da noi. Speriamo che non restino solo parole.
Roma, 7 Agosto 2014

Segreteria Nazionale SLC-CGIL

SLC CGIL a Taranto sui call center: rilanciamo l’iniziativa nel settore

fonte: www.slccgilpuglia.it
Dopo la conferenza della SLC CGIL a  Taranto sui call center, rilanciamo l’iniziativa nel settore”
Come SLC CGIL di Taranto, siamo soddisfatti di quanto emerso dalla conferenza sul tema dei call center, alla presenza del Sottosegretario al Lavoro, on. Teresa Bellanova: la questione da noi posta aveva al centro la stabilità o precarietà del settore, specie in una realtà come quella tarantina in cui migliaia di persone sono impiegate, rivestendo quindi un importante ruolo nel tessuto economico-produttivo. L’ iniziativa è stata presieduta dal Segretario Generale della SLC CGIL Puglia, Nicola di Ceglie, che ha introdotto e presentato i vari interventi. La relazione è stata fatta dal Segretario Generale della SLC CGIL di Taranto, Andrea Lumino, che ha posto l’attenzione sulle tematiche generali del settore. Si è soffermato, in particolare, sulla questione della regolamentazione del sistema degli appalti, denunciando come l’Italia abbia volutamente distorto la direttiva europea, lasciando ampio spazio all’ incunearsi di criminalità e corruzione che, nei fatti, hanno causato la perdita di migliaia di posti di lavoro. Più volte sottolineato è stato il tema relativo all’inerzia dell’azione politica sulla materia, in particolare dopo le Circolari Damiano del 2006, che hanno portato alla stabilizzazione del settore, oggi fortemente a rischio. Molto duro è stato il passaggio fatto dal Segretario sulla vicenda di questi ultimi giorni per Teleperformance: il ricatto aziendale va respinto al mittente e viene ribadita la necessità dell’azione sindacale di tutela dei diritti dei lavoratori nei confronti di un’azienda che, spregevolmente, ha scaricato le cause di inefficienza sui lavoratori. Successivamente, Gino D’Isabella, Segretario Generale della CGIL di Taranto, ha sottolineato l’importanza della tematica degli appalti a livello generale, in quanto in maniera trasversale segna il destino di tantissimi settori del mondo del lavoro; su Teleperformance ha ribadito sbagliato ed inaccettabile l’ennesimo aut aut posto dalla dirigenza aziendale, dopo tanti sacrifici compiuti dai lavoratori. Particolarmente importante, naturalmente, è stato l’intervento del Sottosegretario al Ministero del Lavoro, on. Teresa Bellanova, che, in premessa, ha subito sottolineato la pari dignità di questo settore rispetto agli altri e ribadito la disponibilità e la necessità di operare in maniera strutturale nel settore per evitare l’emorragia di migliaia di posti di lavoro e per dare regole certe che diano stabilità occupazionale ai lavoratori e certezze alle imprese virtuose. In particolare, l’on. Bellanova ha posto il tema su alcuni aspetti fondamentali su cui è necessario incetrare l’azione del Governo: fermare gli incentivi a pioggia(come i famosi 8 milioni di euro nell’emendamento alla Finanziaria dello scorso mese di Gennaio); proporre un Avviso Comune tra Governo, parte datoriale e parti sindacali sul tema delle gare al massimo ribasso e delle clausole sociali; stabilire che il costo del lavoro deve essere scorporato dall’assegnazione degli appalti; incentivare le imprese con uno sgravio contributivo del 10% per fermare il fenomeno di chiusure ed aperture continue a scapito dei lavoratori. La prossima settimana terminerà l’indagine sui call center che Cesare Damiano aveva avviato nello scorso mese di Febbraio, in cui, nell’audizione del Sottosegretario, saranno presentati i punti sopraesposti.Rispetto alle polemiche innescate nei giorni scorsi da Teleperformance, ha proposto di utilizzare il progetto ministeriale “Femme” per permettere una migliore organizzazione del lavoro e procedere ad una positiva valutazione del tema conciliazione tempi vita/lavoro in un’azienda con forte presenza di donne e mamme. Le conclusioni sono state effettuale da Riccardo Saccone, SLC CGIL Nazionale, che ha condiviso l’impostazione ed ha chiesto al Governo di essere più coraggioso, non fermandosi all’ Avviso Comune ma di provare ad inserire una norma, anche sperimentale, riguardante il solo settore: altrimenti gli effetti saranno devastanti. Anche lui risponde picche alle dichiarazioni di Gabriele Piva. Come SLC CGIL Taranto valutiamo positivamente l’iniziativa, annunciando una continua presenza e rilancio della tematica: non possiamo permetterci di aspettare. Anche la SLC CGIL di Taranto, prendendo spunto dalla proposta dell’ on. Bellanova, chiederà a TP di confrontarsi sui temi, al di là delle polemiche, chiedendo quanto prima un incontro per attivare il percorso previsto dal progetto “FEMME”.
La Segreteria SLC CGIL di Taranto


05 agosto 2014

Call center‬: Teresa Bellanova, si' clausola salvaguardia a tutela addetti

 Per risolvere i problemi del settore dei call center il ministero del Lavoro sta ragionando sulla clausola sociale sui cambi d'appalto, prevista dall'art. 2112 del codice civile. Lo ha affermato la sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova, a Girifalco in Calabria, secondo cui cio' rappresenta "una po...ssibile soluzione". "Le parti concordino tra di loro - ha detto Bellanova in una conferenza stampa sulla crisi del call center Infocontact, prima di incontrare i lavoratori a San Pietro Lamertino - bisogna lavorare con sapienza rigore e serieta'. Nessuna ideologia in questo campo".
"Il settore dei call center - ha precisato Bellanova - merita la stessa attenzione degli altri: quando e' nato era un settore che dava un impiego 'di passaggio'. Ora da' lavoro a 80 mila persone". Con la clausola di salvaguardia l'obiettivo e' di estendere le tutele apprestate dal codice civile in caso di trasferimento d'azienda anche alla categoria dei lavoratori dei call center. L'applicazione di questo istituto comporta la prosecuzione del rapporto di lavoro del call center con il nuovo appaltatore, con tutte le garanzie che ne derivano. "Alle parti sociali noi diciamo: vi stiamo accanto fornendovi la strumentazione necessaria, occorre trovare un punto di sintesi e mediazione, con questa proposta noi andremo alla riunione dell'osservatorio, appena ricostituito", ha continuato Bellanova, riferendosi all'Osservatorio attivato dal governo per individuare gli interventi regolatori in questo settore, soprattutto per evitare la giungla nei rapporti di lavoro e la concorrenza fiscale tra regioni. "Chiediamo anche che il costo del lavoro non sia considerato nelle gare d'appalto, altrimenti non si potra' invertire la tendenza verso il massimo ribasso", ha concluso la sottosegretaria.



Ecare: Comunicato unitario incontro 1-8-2014

COMUNICATO SINDACALE
Si è svolto a Roma venerdì 1 agosto il programmato incontro al Ministero del Lavoro previsto dalle procedure di legge a fronte della richiesta di Cassa Integrazione in deroga avanzata da ECARE lo scorso 23 luglio per 185 lavoratori di coordinamento e staff nel periodo 1 settembre - 31 dicembre 2014.
Chiarito in fase iniziale, e messo agli atti, che la mancata partecipazione di una sigla (SLCCGIL) al precedente incontro è stata dovuta a dichiarato impedimento, da parte aziendale sono state esposte le motivazioni della richiesta di Cassa ed i numeri effettivi dei lavoratori interessati dopo le verifiche che l’azienda ha effettuato su precedente richiesta sindacale:
Aquila - 27 unità su organico complessivo di 402 dipendenti; Roma - 28 unità su organico complessivo di 432 dipendenti; Cesano Boscone (Milano) - 66 unità su organico complessivo di 525 dipendenti; Modugno (Bari) - 24 unità su organico complessivo di 134 dipendenti;
Torino – 29 unità su 379 su un organico complessivo di 379 dipendenti; per un bacino totale di 174 lavoratori interessati alla cassa in deroga con una percentuale per tutte le sedi del 35%.
Dopo il necessario confronto tra la delegazione sindacale, da parte delle Segreterie nazionali sono state espresse all’azienda alcune richieste a garanzia del percorso da intraprendere, come necessaria sintesi unitaria in fase Istituzionale cui si è giunti senza un preventivoaccordo tra le parti , delle posizioni già espresse in fase di confronto aziendale e cioè:
1) la rinuncia da parte di Ecare ad intraprendere azioni unilaterali di qualunque tipo con effetti che non si ripercuotessero nel periodo settembre-dicembre 2014;
2) la moratoria degli effetti della disdetta aziendale degli accordi integrativi in essere con inizio contestuale del tavolo di confronto in materia, anche a fronte dell’impegno aziendale a non ricorrere in tale lasso di tempo a nessuna chiusura di sede;
3) la rotazione effettiva di tutto il personale coinvolto nella CIGD;
4) una Commissione che possa monitorarne concretamente la reale applicazione. Su tali punti Ecare ha dato delle risposte affermative parziali. Sul primo punto ha dichiarato di riuscire ad impegnarsi solo fino al 31 ottobre (non fino a dicembre); per il punto 2 si è detta disponibile a calendarizzare immediatamente un tavolo di confronto sulle armonizzazioni sospendendo la unilaterale disdetta effettuata (ma senza pagamento dei trattamenti prima previsti) , anche qui con l’impegno a non aprire procedure per chiusura sedi fino al 31 ottobre 2014, mentre per i punti 3 e 4 ha espresso piena disponibilità.
Di fronte alla successiva richiesta formulata da parte Sindacale ad Ecare, rispetto alla possibilità di poter maturare una ulteriore riflessione per addivenire a considerazioni diverse che andassero pienamente nella direzione e verso tutte le garanzie richieste dalla
delegazione sindacale, l’azienda si è dichiarata indisponibile e quindi, conseguentemente, non si è potuto che ratificare dalle parti l’esito negativo dell’esame congiunto ed il mancato accordo.
Le Segreterie nazionali, che pure si sono spese per creare le giuste condizioni tra i lavoratori che potessero contribuire a far comprendere al meglio i percorsi da intraprendere anche a fronte di qualche scivolone relazionale aziendale in corso d’opera, esprimono rammarico circa l’esito negativo di una così serrata trattativa (sono stati fatti diversi incontri) che certamente non era quanto sperato e che lascia molti dubbi ed incertezze tra i lavoratori tutti ed una certa amarezza per non aver raggiunto un accordo che impedisse all’azienda di avere “mani libere” ad intraprendere future e più gravi iniziative unilaterali.
Parimenti auspicano responsabilmente che le porte del confronto costruttivo e di merito possano tornare a riaprirsi quanto prima, una volta meglio definiti e sciolti i noti nodi che determinano l’attuale situazione di Ecare, per provare a dare le giuste risposte condivise che salvaguardino perimetro occupazionale e sedi di lavoro.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL UGL Telecomunicazioni


Tiscali: Comunicato SLC-UILCOM incontro 1-8-1014


COMUNICATO
Venerdì 1 agosto presso la sede di Sa Illetta in Cagliari, le Segreterie Nazionali, Territoriali e le RSU di Tiscali hanno incontrato l’azienda, alla presenza della A.D. Dott. Soru, per la consueta verifica annuale del contratto di solidarietà in vigenza.
In apertura l’azienda ha esposto alle OO.SS. i dati macro sulla gestione della stessa SOL relativamente ai primi nove mesi del nuovo accordo proiettati sull’anno di vigenza.
Il personale di Tiscali è attualmente di 945 dipendenti di cui 938 a tempo indeterminato e 7 a contratto a termine.
Per quanto riguarda il saving economico, il dott. Sottili (Responsabile RU), ha preannunciato che dei previsti 4,5 ml/€ di risparmio annuali, l’azienda ne dovrebbe consuntivare a fine anno circa 4ml , risultato comunque ragguardevole viste anche le numerose sospensioni della SOL registrate, per aumenti di attività,nel corso dell’anno.
Sempre nell’ottica della verifica dell’accordo e relativamente alla formazione erogata, ci sono stati illustrati i dati sui corsi effettuati nel 2014 (circa 16.000 ore che hanno riguardato 440 lavoratori) e di quelli che intende fare da qui alla fine del CDS (ulteriori 18600 ore per circa 550 unità da erogare soprattutto in ambito CRM) tale processi formativi sono quindi finalizzati a manuterenere e sviluppare la capacità delle competenze dei lavoratori di Tiscali.
Per quanto riguarda la situazione economica e organizzativa l’AD, è successivamente intervenuto comunicandoci che l’azienda sta lavorando sul fronte della rinegoziazione del debito “senior” e che conta di trovare a breve le più idonee soluzioni.
Lo stesso A.D., premettendo che l’applicazione dell’accordo sulla Solidarietà determina complessità nell’ottica dell’organizzazione aziendale, ha confermato che l’obiettivo finale alla scadenza dello stesso è il consolidamento di tutte le unità lavorative presenti in azienda e l’azzeramento degli esuberi iniziali. L’ A.D. ha espresso poi la necessità di avere in azienda un livello avanzato di Know How tecnologico e che intende quindi d’investire ulteriormente in innovazione e sviluppo e se risulterà necessario continuerà ad assumere forza lavoro specializzata per particolari figure professionali non presenti all’interno dell’azienda.
L’Azienda conferma comunque gli investimenti anche nei settori tradizionali, anche in vista dell’assegnazione provvisoria della gara SPC, prevista per il prossimo 15 settembre. In tal senso ci sarà bisogno di modificare la platea del personale di Tiscali con un dimensionamento adeguato nei settori più impattati nell’ottica della gestione della stessa gara, ragion per cui potrebbe anche decidere di sospendere completamente l’utilizzo della SOL.
L’azienda è in corsa anche su altri progetti come la gara del “Cloud” e altri appalti della pubblica amministrazione. In questo senso si sta pensando di allestire un nuovo data center, la cui tecnologia sarà all’avanguardia a livello nazionale ed europeo, sempre all’interno dell’azienda stessa.
Le OO.SS. ritengono positivo l’incontro odierno, sia riguardo agli investimenti sia in merito alla possibili soluzioni in termini di prospettiva occupazionale e di sviluppo.
Non si è invece completamente soddisfatti, anche rispetto alla fotografia prospettata dall’azienda, in merito alla possibili riqualificazioni e ri-professionalizzazioni di quei lavoratori con alte percentuali di SOL, che al momento attuale non sembrano poter essere re-inseriti in altri settori. Ricordiamo all’azienda che uno degli obiettivi primari dell’accordo della CDS era ed è quello del ripristino del giusto equilibrio occupazionale interno, anche attraverso il ricorso a spostamenti e ricollocazioni che abbiano priorità, ove possibile, prima di intraprendere soluzioni esterne.
Siamo altresì confortati dalle dichiarazioni dell’A.D., rispetto alla gara dell’ SPC che rappresenta comunque uno sbocco importante affinché l’azienda riprenda quanto prima il giusto cammino ed un nuovo momento di sviluppo.
Le parti si sono date ulteriori appuntamenti, nel medio periodo, ove ricorra la necessità per i possibili sviluppi e verifiche a seguito della suddetta gara con la P.A.
LE SEGRETERIE NAZIONALI

SLC-CGIL UILCOM-UIL

Telecom Iitalia Open Access Comunicato Unitario del 5 Agosto 2014

COMUNICATO TELECOM
Telecom Italia ha comunicato l’intenzione di prolungare unilateralmente quanto stabilito in ambito di solidarietà e straordinario in open access con l’accordo del 23 maggio e scaduto con il mese di luglio.mSe a maggio le Segreterie nazionali hanno ritenuto di sottoscrivere l’accordo per la sospensione della solidarietà e della banca ore per alcune tipologie di intervento era, da un lato, per l’eccezionalità della situazione e, dall’altro, perché c’era comunque l’impegno a fare sul territorio degli incontri seri e veri sull’organizzazione del lavoro, incontri che servivano, e servono tutt’ora, a fare luce su un’organizzazione che, al netto degli eventi non programmabili, non funziona per cause ormai strutturali.
Invece a noi sembra che l’azienda sia interessata semplicemente ad assicurarsi la libertà di ricorrere allo straordinario senza guardare davvero le cause profonde di una difficoltà che viene da lontano:
1) I problemi con i sistemi incrociano inevitabilmente un’organizzazione a nostro avviso disgregata tra i vari pezzi della AOL.
2) Riorganizzazioni molto complesse, per esempio la così detta “direttizzazione”, che molto impattano sui flussi di attività ma stentano a prendere una forma compiuta ed operativa, lasciando invece diversi strascichi sia in termini di minore operatività
che di malumore fra il personale.
3) La sperimentazione sulla nuova ripartizione MOS\MOI che pure sta creando dei “rallentamenti” nell’organizzazione del lavoro.
4) I reparti, soprattutto quelli di governo, continuano a soffrire di un sottorganico ormai strutturale. Tutto questo ci porta a dire che non si può più continuare con questa gestione “straordinaria” (in tutti i sensi).
Con la ripresa dell’attività dopo la pausa estiva è urgente convocare un incontro specifico su tutto il mondo “open access”. Nel frattempo invitiamo l’azienda a non fare forzature, soprattutto sull’interpretazione di ciò che può essere considerato straordinario che da luogo al pagamento completo dell’indennità: il 27 marzo un accordo fra le parti ha con precisione stabilito quali interventi possano rientrare nella fattispecie di “guasto multiplo”; qualsiasi interpretazione difforme a quanto stabilito in quella sede o è condivisa fra le parti o costituisce una evidente azione unilaterale sanzionabile.
Roma, 5 Agosto 2014

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL