09 febbraio 2016

Comunicato violenza sulle donne

E’ notizia di questi ultimi giorni l’aggressione di tre donne da parte dei relativi compagni: due sono morte ed una versa in fin di vita all’ospedale.
Non cambia la sensazione che questa violenza cosi efferata sia figlia di un modello culturale che non accenna a modificarsi.
Si discute animatamente sul concetto di famiglia dimenticando che di famiglia si dovrebbe parlare quando ad un gruppo di persone è sotteso un legame di affinità, di convivenza, di parentela, e che la famiglia è il nucleo essenziale di ogni modello sociale. Legare l’esistenza di famiglia ad una necessaria composizione differenziata di genere ed a finalità riproduttive riduce ai minimi termini, anzi, nega, quell’elemento di coesione e sviluppo culturale e sociale che solo una comunanza di affetti, un legame improntato al reciproco rispetto, l’educazione stessa al rispetto dell’altro, possono costituire.
Dove si impara la non violenza legata alla diversità? Nel primo nucleo sociale costituito, la famiglia appunto, e da lì si esporta alla società tutta. Una famiglia, comunque costituita, è quella che può annullare la forza pervasiva di messaggi distorti provenienti dai media, che stigmatizza rapporti improntati sulla prevaricazione, che interagisce con l’istituzione scolastica affinché si affrontino in modo competente e collettivo temi sensibili per i ragazzi.
E così, mentre continuiamo ad assistere a delitti di questa natura, a violenze sena fine su donne, compagne, madri, si censurano trasmissioni che parlano di sessualità, si organizzano family day, si disserta su chi abbia titolo ad interpretare o meno il dogma della “vera famiglia”. Da una società civile e dai suoi rappresentanti politici ci si aspetta maggior coraggio e capacità di essere interpreti di un necessario cambiamento.
E noi, donne ed uomini della CGIL, cosa possiamo fare? Nel rappresentare lavoratrici e lavoratori dobbiamo far emergere quelle situazioni di palese discriminazione che si perpetrano quotidianamente sui posti di lavoro, dobbiamo impegnare le aziende a rispettare il protocollo recentemente sottoscritto contro le molestie sui luoghi di lavoro, dobbiamo esigere la costituzione o la rivitalizzazione dei Comitati opportunità. E dobbiamo estendere diritti, quelli che riteniamo qualificanti della dignità del lavoro in qualsiasi forma contrattuale svolto. Con questo spirito dobbiamo sostenere la nostra proposta di legge popolare, la Carta dei diritti, utilizzando le assemblee per spiegare a tutte e tutti che sui diritti non si media e che estenderli è il primo passo necessario perché siano universalmente esigibili.
Cinzia Maiolini
Segreteria Nazionale Slc Cgil