12 febbraio 2017

Sanremo 2017 protesta lavoratori Tim


"Non potevamo stare in silenzio e guardare il festival di Sanremo dal divano di casa, sapendo che si fa con i nostri soldi. E allora siamo venuti qui a cantare la nostra canzone stonata": così i lavoratori della Tim, sponsor unico del festival, irrompono a Sanremo nel giorno della finale, per protestare contro le politiche aziendali degli ultimi anni.
E ancora:
“20 anni fa l’allora Telecom fu privatizzata e da quel momento si sono avvicinati dirigenti, proprietari e governi. In molti hanno attraversato le vicende di Tim, in molti si sono arricchiti e hanno garantito i propri interessi, nessuno ha impedito che una delle principali multinazionali di telecomunicazioni al mondo si trascinasse in un lento e inesorabile logorio.
Oggi più di 30mila lavoratori di Tim sono in contratto di solidarietà, con riduzioni significative degli stipendi. Ma tutti questi sacrifici non sono bastati: la nuova proprietà francese in ossequio a mere logiche finanziare ha preteso un piano di tagli di quasi 2 miliardi di euro, il cui raggiungimento garantirà premi per decine e decine di milioni di euro per la dirigenza.
E così il 6 ottobre scorso l’azienda ha comunicato a sindacati ed RSU che dal 1 febbraio di quest’anno non sarebbe più stato valido il contratto aziendale, un contratto frutto di decenni di lotte e mediazioni con l’azienda, che garantiva ai lavoratori di Tim diritti e salari.
Garantiva. Perché ad oggi con questo atto prepotente e unilaterale Tim ha tagliato ulteriormente i nostri stipendi. La stessa azienda che in ogni occasione si vanta di garantire ai suoi dipendenti un concetto di welfare all’avanguardia, ha cancellato ferie e permessi retribuiti necessari alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
L’azienda che favoreggia le nuove e moderne modalità di lavoro, gli smart working, ha deciso di trasferire forzosamente 265 lavoratori dalle sedi di Milano e Torino verso Roma, con tutte le drammatiche conseguenze che tutto ciò potrà comportare”.


09 febbraio 2017

DOCUMENTO POLITICO SLC-CGIL SULLA VERTENZA TIM

La disdetta aziendale del 6 ottobre 2016 è solo l’ultima e più dirompente di una serie di azioni unilaterali che hanno caratterizzato la nuova dirigenza aziendale dal suo insediamento. Accusare il Sindacato di volersi sottrarre dal confronto è una mistificazione. Chi si sottrae da mesi al confronto è un'Azienda che, senza un vero piano industriale, procede a colpi di dubbie riorganizzazioni unilaterali che hanno il solo obiettivo di tagliare 1,6 miliardi€ come chiesto dal Cda (traguardo che garantirà compensi multimilionari alla massima dirigenza aziendale).
Atteggiamento aziendale che ben si sposa con la posizione assunta da ASSTEL sul tavolo del rinnovo del CCNL Tlc Tavolo dove abbiamo registrato proposte simili a quanto presentatoci da TIM il 6 ottobre. Le principali aziende si stanno muovendo per forzare la mano a livello aziendale sui temi che il Sindacato ha respinto a livello di settore. TIM, come tante altre aziende del settore, in assenza di piani di sviluppo coerenti, investimenti e capacità di innovazione, si limita ad un concetto medioevale di produttività tutto incentrato sullo sfruttamento del lavoro. Come dimostra l’ossessione nel cercare di introdurre il controllo individuale della prestazione come unica via per la ricerca dell'aumento di produttività.
Slc-CGIL ribadisce i concetti già espressi in data 21 ottobre e conferma una forte condanna al metodo ed al merito utilizzati sino ad oggi da TIM. Allo stesso tempo, per non dare adito alle speculazioni aziendali e non sottrarsi alle responsabilità che ci vengono dalla rappresentanza assegnataci alle ultime elezioni delle RSU, con questo documento vogliamo ribadire la nostra posizione in questa vertenza, auspicando che possa essere un elemento di rilancio dell’azione unitaria.
PIANO INDUSTRIALE
Il nostro primo obbiettivo è aprire una trattativa che metta al centro della discussione la riorganizzazione complessiva di interi settori dell’azienda, oramai allo sbando. Non è accettabile la politica in atto tutta incentrata sul taglio di diritti, tutele e salario in funzione di meri interessi finanziari completamente avulsi da un concreto progetto industriale. Prova ne è che mentre la dirigenza della principale azienda di Tlc del Paese si 'diletta' nel taglio forsennato dei costi le opportunità industriali offerte dai fondi per l'implementazione della Rete di Nuova Generazione vengono colte da altri. È quindi necessario comprendere quale ruolo TIM debba avere nell’immediato futuro e riorganizzare tutte le attività in funzione di una strategia aziendale di rilancio, basata sulla qualità del prodotto e del servizio, e salvaguardando i presidi e le professionalità diffusi su tutto il territorio nazionale, vero valore aggiunto di TIM rispetto ai competitor. E' imprescindibile rilanciare la politica delle reinternalizzazioni, bloccare la costante emorragia di attività verso l’esterno con la logica del massimo ribasso, e riequilibrare il rapporto interni/consulenti.
ORARIO DI LAVORO
Il Sindacato non si è mai sottratto, né intende farlo, al confronto sui temi legati all’orario di lavoro. Risulta però inaccettabile procedere a forzature che aumentino gli orari di lavoro (riduzione di ferie, permessi ecc.), tanto più in un’azienda in cui più di 30 mila lavoratori sono in solidarietà. Qualsiasi discussione sul tema degli orari di lavoro deve partire da necessità oggettive, funzionali al buon svolgimento dell'attività, e non da posizioni ideologiche di aumento della flessibilità dei lavoratori a prescindere dai contesti organizzativi. Deve anzi essere affrontato il tema delle ‘flessibilità positive’ per i lavoratori sempre più in difficoltà nella gestione dei tempi vita-lavoro. Un’azienda che si vanta di essere all’avanguardia nei piani di welfare non taglia ferie e permessi ma, per esempio, ragionerebbe diestendere i permessi previsti per la cura dei figli e agli altri carichi di cura (genitori, coniugi, conviventi ecc.).
SALARIO
Nei suoi scritti l’Azienda continua a sostenere di non avere intenzione di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori. Il recente Regolamento emanato unilateralmente dimostra purtroppo il contrario. Il Sindacato è pronto a discutere di produttività partendo dal presupposto che questa non si ottiene, come vorrebbe l’azienda, tagliando salari ed aumentando gli orari, ma si ottiene ragionando di strumenti di lavoro, di formazione e valorizzando le professionalità. È quindi necessario trovare una soluzione per il PDR del 2016 (relativo all'andamento del 2015), soprattutto a fronte degli sviluppi sul tema multe (rientrate) che tanto avevano inciso sulla mancata erogazione. Va affrontata la discussione per la costituzione di un nuovo PDR di importi congrui ed esigibili (a partire dal riconoscimento degli importanti risultati ottenuti nel 2016). Non è pensabile che un’Azienda che continua a parlare di produttività cancelli il mancato rientro (progetto di produttività), quando invece andrebbe ridiscussa complessivamente la gestione del Progetto Panda e della franchigia (anche alla luce della nota sentenza della Corte Europea), valorizzandone il contributo alla produttività. È inaccettabile pensare di non riconoscere a tutti i lavoratori quanto dovuto per il lavoro svolto, introducendo un sistema unilaterale di incentivazione individuale.
PROFESSIONALITA'
In nome di incomprensibili scelte organizzative l’Azienda continua a depauperare le professionalità presenti nelle varie funzioni. La decisione aziendale di accentrare su Roma diverse funzioni STAFF è sbagliata e non tiene conto delle possibilità che la tecnologia di oggi offre: si perdono professionalità costruite negli anni, si mettono in difficoltà importanti reparti aziendali (in barba alla produttività), e soprattutto si ricattano centinaia di lavoratori che, impossibilitati per ovvi motivi a trasferirsi, si vedrebbero costretti ad accettare condizioni peggiorative. Il Sindacato non si è mai sottratto alla discussione in merito a percorsi di riqualificazione professionale in un quadro di prospettive industriali chiare. La soluzione non può essere il demansionamento dei lavoratori. Al contrario è necessaria una seria ricognizione delle professionalità presenti nei diversi settori aziendali (a partire da quelli tecnici) procedendo senza indugi al riconoscimento delle stesse.
Obiettivo di Slc-CGIL è quello di trovare soluzioni ai problemi in campo. Ci siamo resi disponibili a discutere e continuiamo a esserlo. Il problema è su quali basi approntare tale discussione. Slc-CGIL non è disponibile a ragionare di interventi disorganici tutti incentrati sul taglio di diritti e salario. Siamo disponibili sin da subito al confronto: tuttavia, sapendo che gli effetti che le decisioni AGCOM avranno sull’intera filiera della rete (TIM in particolare) non si faranno attendere (ed è quantomeno sorprendente che l’Azienda continui ad eludere il problema), non possiamo condividere percorsi in cui i lavoratori rischiano di pagare prima (con la trattativa sull'integrativo aziendale) e dopo (con le decisioni AGCOM).
Siamo invece pronti a ragionare e portare le nostre proposte sulla base di progetti complessivi di rilancio e riorganizzazione che diano concrete prospettive industriali e occupazionali. Il clima che si respira nei luoghi di lavoro è insopportabile, incide ed inciderà sempre più in modo negativo sul buon andamento aziendale. Clima ulteriormente appesantito dall'entrata in vigore del Regolamento aziendale unilaterale: Regolamento che, a parere dei nostri legali, presenta oltretutto diverse forzature delle norme contrattuali, delle prassi in essere e delle norme vigenti.
Sta ora all’Azienda decidere se cogliere la sfida del dialogo o continuare a procedere in maniera unilaterale sapendo che il Sindacato si opporrà a tale scelta scellerata con ogni mezzo sindacale (a partire dagli scioperi già proclamati con diverse articolazioni dal 17 febbraio al 16 marzo) e legale (a partire dalla diffida a procedere con illegittime azioni unilaterali).

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

07 febbraio 2017

Dichiarazione di sciopero TIM

Spett.le TIM SpA
Relazioni Industriali
c.a. dott.ssa Giovanna Bellezza
giovanna.bellezza@telecomitalia.it

Alla Commissione di Garanzia
dell’attuazione della legge sullo sciopero
nei servizi pubblici essenziali
P.zza del Gesù, 46
00186 Roma

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale della Tutela delle
Condizioni di Lavoro e delle Relazioni Industriali - Divisione VI
Via Fornovo, 8 00187 R O M A
DGTutelaLavoro@lavoro.gov.it

E p.c. Unindustria
c.a. dott. Andrea Segnanini
andrea.segnanini@un-industria.it
Sede Roma


OGGETTO: Dichiarazione di sciopero

MOTIVAZIONI:
  • Disdetta unilaterale da parte di TIM degli accordi integrativi aziendale.
  • Assenza di un coerente piano di sviluppo aziendale a partire dalla RETE, al CARING, al COMMERCIALE, agli STAFF e mancanza di visibilità delle internalizzazioni dichiarate
La scrivente Organizzazione Sindacale proclama per tutti i lavoratori di TIM lo sciopero degli straordinari e della reperibilità e ultimi 90 minuti di ogni turno di lavoro dal 17 febbraio al 16 marzo - ad eccezione di Open Access: turni base il lunedì e mercoledì 90 minuti inizio turno; regione Abruzzo: un’ora a fine turno con termine sciopero il 14 marzo-. Il giorno 14 marzo, sciopero di otto ore (intero turno) per tutti.

La scrivente dichiara di aver esperito con TIM SpA la procedura di raffreddamento il 30 gennaio 2017 con esito negativo e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 7 febbraio 2017 con esito negativo.

La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007). Per tutte le aziende del settore sottoposte a tale regolamentazione.

Distinti saluti.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

06 febbraio 2017

Referendum popolare per il lavoro, organizzato dalla Cgil di Catania

A Catania, il primo incontro pubblico sul Referendum popolare per il lavoro, organizzato dalla Cgil di Catania, si terrà mercoledì 8 febbraio al Cortile Platamone a partire dalle ore 9,30. L'occasione è offerta dall'assemblea generale allargata ai quadri, ai delegati ed alle categorie sul tema: "Libera il lavoro. Con #2Si tutta un'altra Italia", alla quale interverranno, tra gli altri, il segretario confederale nazionale Nino Baseotto, e il segretario generale della Camera del Lavoro, Giacomo Rota. Ma l'incontro sarà soprattutto un'occasione per ascoltare gli interventi dei lavoratori catanesi sui temi centrali della campagna referendaria: voucher e appalti.

Referendum: Camusso, comincia campagna referendaria ‘Libera il lavoro con 2 sì’
“Parte ora la campagna referendaria e da oggi chiederemo tutti i giorni al Governo di fissare la data in cui si voterà per referendum su voucher e appalti”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Confederazione dopo la decisione della Consulta che ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. Non ha passato l’esame dei giudici costituzionali il quesito relativo all’articolo 18.
Per Camusso, quello dei voucher è uno strumento “malato” e bisognerebbe avere il coraggio di “azzerarlo. Ci vuole – ha detto – una riforma per una contrattualizzazione pulita e esplicita che regolamenti il lavoro occasionale”.
Sul tema degli appalti, Camusso ha sottolineato “riguarda milioni di lavoratori nel nostro Paese: non stiamo parlando di un fenomeno marginale come qualcuno ha sostenuto”.
Infine, in merito al quesito sull’articolo 18, che non ha passato l’esame dei giudici costituzionali, il segretario ha ribadito “ci riserviamo ulteriori valutazioni quando saranno rese note le motivazioni della Corte, si dice convinta di aver rispettato l’art.75 della Costituzione, motivo per cui continueremo la nostra iniziativa e valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità per ristabilire i diritti, compreso il ricorso alla corte europea sulla normativa sui licenziamenti”.
Voucher: Il 2015 ha visto un boom dell’utilizzo dei voucher, i famosi “ticket da mini-impieghi”, inventati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero.
Sempre più spesso, però, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali.Vogliamo quindi cancellare i voucher perché non combattono il lavoro nero. Anzi, il loro abuso determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro nero e irregolare.
Per questo, la CGIL chiede il referendum per l’abrogazione dei voucher usati in maniera “flessibile” ed illegittima.
Appalti: L’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo.
L’obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale.

Call Center, le novità del 2017

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato, lo scorso martedì, una Nota Informativa con la quale ha illustrato le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2017 sul funzionamento dei call center: infatti, l’art. 1, co. 243, Legge n. 232/2016 ha sostituito l’art. 24-bis, D.L. n. 83/2012 (convertito con modificazioni dalla L. n. 134/2012)

Le nuove disposizioni, in vigore dal 1° gennaio 2017, trovano applicazione indipendentemente dal numero di occupati nei call center e vedono un aumento delle sanzioni.

Di seguito le principali novità:
   
* gli operatori economici che scelgono di localizzare l’attività in un Paese extra UE, almeno 30 giorni prima del trasferimento sono obbligati a comunicarlo a Ministero del Lavoro, INL, Ministero dello Sviluppo Economico e Garante per la Protezione dei Dati Personali. Coloro che hanno localizzato l’attività in territorio extra UE prima del 1°gennaio 2017, devono procedere alle comunicazioni entro il 2 marzo 2017;
    
* quando un utente effettua o riceve una chiamata ad un call center deve essere informato preliminarmente in merito al Paese in cui è fisicamente collocato l’operatore che risponde;
   
* introdotta la responsabilità solidale tra committente e gestore del call center;
   
* resa obbligatoria l’iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) per tutti gli operatori che svolgono attività di call center.


05 febbraio 2017

Telecom Italia, i numeri dell'esercizio 2016 e del piano 2017/2019


di Edoardo Fagnani 
Telecom Italia ha comunicato i risultati preliminari del 2016, esercizio chiuso con ricavi per 19,04 miliardi di euro, in flessione del 3,5% rispetto ai 19,72 miliardi ottenuti l’anno precedente. Escludendo l’effetto della variazione dei tassi di cambio e del perimetro di consolidamento la riduzione dei ricavi sarebbe stata del 2,5%.
In aumento, invece, il margine operativo lordo, che è salito da 7,01 miliardi a 8,02 miliardi di euro; di conseguenza, la marginalità è salita dal 35,5% al 42,1%. Telecom Italia ha precisato che il margine operativo lordo ha scontato l’impatto negativo di oneri non ricorrenti per complessivi 197 milioni di euro; in assenza di questi oneri, l’EBITDA organico sarebbe risultato pari a 8,22 miliardi di euro (+2,4%), con un’incidenza sui ricavi del 43,2%, in aumento di 2,1 punti percentuali rispetto all’esercizio 2015.
Nel solo quarto trimestre i ricavi di Telecom Italia sono cresciuti del 5,3% a 5,1 miliardi di euro; il risultato è stato trainato dalla Business Unit Domestic, che ha realizzato un incremento del 2,7% in termini organici contro un -2,6% nel quarto trimestre 2015. Il dato è stato migliore delle attese degli analisti, che stimavano ricavi per 4,97 miliardi di euro.
Negli ultimi tre mesi del 2016 il margine operativo lordo si è attestato a 2,14 miliardi di euro, centrando le attese degli analisti.
A fine 2016 l’indebitamento netto di Telecom Italia era sceso a 25,12 miliardi di euro, rispetto ai 27,28 miliardi di inizio anno. La riduzione dell’indebitamento è stata garantita dalla positiva dinamica della gestione operativa, dai benefici derivanti dalla conclusione dell’operazione di cessione del gruppo Sofora - Telecom Argentina (con l’incasso del relativo prezzo e il conseguente deconsolidamento del relativo indebitamento finanziario), e dal rafforzamento patrimoniale derivante dalla conversione in azioni TIM, nel mese di novembre, del Mandatory Convertible Bond per 1,3 miliardi di euro. Il livello di debito è stato per converso influenzato negativamente dall’andamento del tasso di cambio del Brasile. Il margine di liquidità al 31 dicembre 2016 è pari a 12,48 miliardi di euro e consente una copertura delle passività finanziarie di gruppo in scadenza almeno per i prossimi 24 mesi.
Nel 2016 gli investimenti industriali si sono ridotti a 4,88 miliardi di euro, mentre il flusso di cassa dalle attività operative è stato di 2,86 miliardi di euro.
Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno anche approvato il piano strategico per il triennio 2017/2019, che prevede forti discontinuità rispetto a quello precedente con l’obiettivo di proseguire nel percorso di significativa trasformazione della società.
Il piano sarà caratterizzato da una attenta disciplina finanziaria e da una forte generazione di cassa, in modo da ridurre il rapporto fra indebitamento finanziario netto rettificato ed EBITDA reported sotto 2,7x nel 2018.
Inoltre, il fatturato e il margine operativo lordo domestico sono confermati in crescita anno su anno; in particolare l'Ebitda dovrebbe registrare un aumento inferiore del 5% anno su anno. Gli investimenti previsti in Italia saranno pari a circa 11 miliardi di euro, di cui circa 5 miliardi dedicati all’accelerazione dello sviluppo delle reti ultra broadband. Il rapporto Capex/Fatturato di Telecom Italia alla fine del triennio è previsto inferiore al 20%.



03 febbraio 2017

TIM - Comunicato Slc Cgil del 3 febbraio 2017


La lettera con la quale Tim presenta il “suo” regolamento aziendale è alquanto singolare, per usare un eufemismo.
Il 6 ottobre l’azienda ha disdettato gli accordi collettivi del 14 e 15 maggio del 2008 che racchiudono gran parte della normativa di secondo livello: un contratto integrativo aziendale non certo ottenuto a costo zero dai lavoratori, ma frutto di vertenze che hanno permesso il realizzarsi di un accordo che oggi tutti riconoscono e difendono.
L’azienda reclama maggior rispetto da parte di tutti, sostenendo che tutto ciò stia avvenendo anche per difendere perimetro aziendale ed occupazione. Il padrone lancia il messaggio: si fa solo quello che dico io. Noi reclamiamo maggior rispetto per le lavoratrici ed i lavoratori e diciamo che c’è spazio per altro. Sembrerebbe di no!! Possono infatti definirsi proposte, quelle consegnate alle organizzazioni sindacali ed al coordinamento delle RSU il 6 ottobre e ribadite ancora il 23 gennaio?
LA DISDETTA DI UN CONTRATTO E’ UN ATTO DIROMPENTE E NON UN INVITO AL DIALOGO!!
Il nuovo management ha forzato la mano da subito in una direzione non comprensibile a nessuno, se non ad una dirigenza aziendale che nella logica della riduzione dei costi ha innescato in un crescendo rossiniano un peggioramento del clima aziendale e dei rapporti delle relazioni industriali, sino all’epilogo grottesco del 6 ottobre.
Da quella data i canali relazionali con TIM sono rimasti chiusi e non certo per responsabilità del Sindacato. Abbiamo chiarito sin dal 21 ottobre, con un apposito comunicato, le nostre valutazioni su tutta questa vicenda (se mai ce ne fosse stato bisogno). E a distanza di mesi dobbiamo registrare che per una parte del tavolo esiste un’unica via percorribile: quella delle disdette unilaterali e della cancellazione di salario, diritti e tutele.
L’azienda, dopo il 6 ottobre 2016, ha convocato una sola altra volta il coordinamento nazionale delle RSU e le segreterie. E' stato il 23 gennaio data in cui, tanto per specificare qual era il clima di 'distensione', l'azienda ha esposto poche slides per confermare il 6 ottobre.
Facciamo notare a tutti gli attenti lettori come quest’azienda, così aperta e disponibile al dialogo, abbia veicolato nei giorni successivi all’incontro del 23 altre disposizioni non illustrate a nessuno, quasi fossero appendici trascurabili, quali la produttività individuale per il personale on-field (questa idea del cottimo in un’azienda di servizi, è così perversa quanto industrialmente inconcepibile), piuttosto che la normativa inserita a pag. 15 del regolamento che tratta il tema dei “permessi” per attività esterne all’azienda!
Crediamo basti questo per descrivere il reale atteggiamento della dirigenza dal 6 ottobre ad oggi.
Vogliamo invece ricordare ancora una volta l’impegno di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori per contrastare le logiche di questa azienda: a partire dagli scioperi di novembre e del 13 dicembre, collegati tra di loro da tutta una serie di lotte quotidiane spontanee, sparse sul territorio nazionale.
Tutte queste lotte hanno parlato tutti i giorni ad un’azienda che sembra avere orecchie solo per quello che succede nella stanza del CDA mentre è totalmente sorda a quanto avviene nei luoghi di lavoro.
In azienda si respira quotidianamente un clima pesante e pessimo e la responsabilità sarebbe del sindacato perché non fa proposte? Oppure la colpa è di un sindacato che non fa le proposte che vuole l’azienda?
Stiamo reclamando un tavolo di pari dignità ormai da mesi, ricordando quali sono i nostri punti fermi di discussione ovvero: ritiro o congelamento della disdetta (non c’è nessuno che impedisca ad un’azienda di rivedere le proprie politiche se da queste ne giova tutta la struttura...); discussione vera su PdR passato e futuro; riorganizzazione generale a partire dal mondo Wholesale, ecc. E proprio per il mondo di Wholesale si deve attendere la delibera Agcom per capirne la portata e le ricadute sui territori. L’idea che un'azienda come TIM, con tutto quello che ha combinato nel recente passato, non possa aspettare qualche mese, è un' idea che richiama vecchie logiche: “intanto raschio il fondo del bidone e poi quello che arriverà ci penseremo” … tanto a pagare due volte di fila sarebbero i lavoratori, non certo il CdA ed il suo braccio armato!
Ancora oggi siamo in tempo per aprire tavoli seri su cui discutere. Il cambio di passo imposto dall’azienda, per motivi dettati dal mercato, non può essere il motivo e la scusa dietro cui trincerarsi e scaricare le responsabilità sul Sindacato, “reo” di aver rappresentato gli interessi dei lavoratori, interessi che dovrebbero essere, seppur con motivazioni diverse, anche quelli dell’azienda.

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

02 febbraio 2017

L'Unione Europea intendere fare ordine nel settore dei call center

Quante volte non rispondiamo al telefono di casa intuendo che dall'altra parte della linea si trova una persona istruita per vendere un qualsiasi prodotto. Energia, assicurazioni, servizi telefonici, ci manca solo che “l'omino delle aspirapolvere” si materializzi in versione tecnologica. Oppure, per sbaglio rispondiamo a quel “numero privato”, che nella nostra sana immaginazione potrebbe essere un parente o un amico in difficoltà. E invece no. Si tratta dell'ennesimo tentativo di raggiungerci, addirittura sul telefono mobile, per raccontarci i benefici dell'ultima invenzione. Bene, l'Europa ha pensato anche a questo. I'idea è quella di fermare l'aggressività del Marketing telefonico nella forma più semplice, ovvero facendo apparire sul display dei nostri apparecchi il loro numero di telefono.

Il prefisso unico
A Bruxelles prende piede l'ipotesi di configurare un prefisso unico, quindi uguale per tutti gli operatori che come mestiere assediano ogni giorno milioni di cittadini italiani ed europei. In questo modo anche loro saranno facilmente identificabili come tutti gli altri e gli utenti avranno la facoltà di scegliere, se rispondere o no. Tale proposta è stata inserita all'interno di un nuovo pacchetto di misure a favore della privacy che la Commissione Europea si appresterebbe a varare nei prossimi mesi. Inoltre, si prospetterebbe anche il pagamento di una tassa per ottenere il prefisso, che senza il quale gli operatori marketing non potrebbero ottenere l'autorizzazione necessaria a svolgere tale attività.

La situazione italiana
Certo, la novità farebbe gola a tutti. Molti italiani sarebbero felici di non ricevere più certe fastidiose e inopportune telefonate. Tuttavia, dall'altra parte della comunicazione c'è un lavoratore che rischierebbe di perdere il posto, magari precario. Ma pur sempre una delle oltre 40mila persone che il settore occupa. Con una certa tranquillità possiamo affermare che il problema esiste, ma è anche vero che l'utente ha bisogno dei call center anche per sbrigare comuni pratiche quotidiane. Per quanto riguarda la drammaticità della sicurezza e la riservatezza telefonica, soprattutto mobile, una buona dose di superficialità va addossata anche agli utenti. Provate a pensare quante volte e dove avete scritto o fornito il vostro numero. #call center



31 gennaio 2017

Disagi e disservizi Belpasso, la Slc Cgil: "Colpa di Poste italiane"

Sulla protesta da parte dei cittadini di Belpasso causata dalla mancata erogazione del servizio da Parte di Poste Italiane, intervengono la segretaria alla Organizzazione della Slc Cgil di Catania, Lucia Torrisi e il responsabile al Dipartimento ai Recapiti Privati, Antonino Gelardi.
Dal 2014, anno del licenziamento dei lavoratori utilizzati in appalto per il servizio della consegna delle raccomandate, i disagi e i disservizi si sono susseguiti fino alla esasperazione degli utenti.
A partire da allora lavoratori utilizzati in appalto per questo servizio da parte di Poste, sono stati licenziati a causa di una distorta politica di internazionalizzazione che ha penalizzato da un lato ben 2000 lavoratori a livello nazionale (di cui 60 a Catania, dipendenti ex Palma S.r.l.) escludendoli dal giro produttivo, e dall’altro gli stessi utenti ai quali non è stato più possibile garantire la qualità del servizio di recapito.
Per Gelardi e Torrisi, “fa veramente rabbia apprendere di questi disagi agli utenti, sapendo che c’è invece chi, per oltre 15 anni, ha diligentemente svolto questo servizio per conto di Poste Italiane. Lavoratori che, da quasi 36 mesi, sono stati costretti ad entrare in uno stato di disagio sociale ed economico, aggravato dal fatto che gli ammortizzatori sociali sono in via di esaurimento, mentre la più grande azienda di recapito italiana, perde credibilità, qualità e consensi. Invitiamo tutti i parlamentari siciliani, regionali e nazionali, ad intervenire a sostegno del servizio pubblico universale che dovrebbe erogare Poste Italiane, e di tutti i lavoratori di Poste e degli appalti, al fine di scongiurare queste politiche scellerate, che hanno permesso il licenziamento di centinaia di lavoratori nel nostro territorio”.


Slc Cgil Catania: Lettera ai lavoratori del Segretario Generale Davide Foti

Care lavoratrici e cari lavoratori,
giorno 1 febbraio per tutti noi sarà una giornata importante,una giornata di lotta e rivendicazione che mira a bloccare ladestrutturazione del nostro CCNL delle TLC da parte di Asstel. Unrinnovo contrattuale difficile e strumentalizzato, che a causa di politiche industriali evanescenti,sia da parte datoriale che da parte governativa,sta creando instabilità a
migliaia di lavoratrici e lavoratori ed alle proprie famiglie.
Le grandi vertenze nazionali come quella di Almaviva, Qè, Ericsson e soprattutto Telecom ci mettono davanti uno scenario catastrofico dal punto di vista sia occupazionale che sociale.
​L'attacco spudorato al costo del lavoro, l'eccessiva flessibilità dell'organizzazione del lavoro, l'assenza di proposte sul rinnovo della parte economica unita alle politiche delle committenti sul massimo ribasso degli appalti, l'immobilità e la sottomissione delle aziende in outsorcing rispetto al potere delle committenti, le delocalizzazioni e la mancanza di leggi e regole diventa una miscela esplosiva per tutti noi. Non rinnovare un CCNL significa lasciare ai “Padroni” la libertà di applicare i propri regolamenti e le proprie iniziative organizzative che impoveriranno ancora di più un popolo di circa 180,000 lavoratori in Italia, di cui circa 20,000 solo a Catania.
​In ultimo, ma solo per una questione narrativa, non possiamo dimenticarci di un popolo di lavoratrici e lavoratori precari che giornalmente viene “sfruttata” per meri obiettivi economici. Lavoratrici e lavoratori che non possono continuare a subire la mancanza di applicazione degli accordi nazionali per l'acquisizione di diritti minimi come quelli salariali.
Per tutto ciò vi chiedo di non perdere l'occasione di dare un segnale attraverso l'adesione e la partecipazione allo Sciopero perché, una mancata risposta alla protesta, significherebbe dare un via libera alle aziende!!!!​
#NONCIAVRETEMAICOMEVOLETEVOI
#CONTRATTO SUBITO
A Catania concentramento ore 9,30 P.zza Michelangelo Corteo fino alla sede di Confindustria
Il Segretario Generale SLC CGIL Catania
( Davide Foti )

Comunicato stampa Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Catania su sciopero 1 febbraio

Domani 1 febbraio sciopero generale del settore Telecomunicazioni e corteo da piazza Michelangelo I sindacati catanesi: "Con il contratto indebolito finiremo per lavorare a cottimo"
È stato proclamato per domani, mercoledì 1 Febbraio , lo sciopero generale del settore Telecomunicazioni e Call Center da SLC CGIL, Fistel Cisl e Uilcom Uil nazionali; a Catania le lavoratrici ed i lavoratori protesteranno con una manifestazione e un corteo che partirà da piazza Michelangelo alle ore 9.30 per concludersi davanti la sede di Confindustria, Viale Vittorio Veneto 109.
La rottura del tavolo negoziale sul rinnovo del contratto nazionale del lavoro delle Telecomunicazioni, già scaduto a dicembre del 2015, pone in serie difficoltà i lavoratori del settore rispetto alle proposte di Asstel che punta alla diminuzione del costo del lavoro globale, con misure esagerate di flessibilità al lavoro e un metodo di rinnovo della parte economica " a conguaglio" che impoverirebbe tutti i dipendenti del settore che a Catania sono circa 12.000 compresi lavoratori precari.
Per le segreterie provinciali di SLC CGIL, Fistel Cisl e Uilcom Uil: "Il tentativo di Asstel, ramo di Confindustria che associa le aziende di Telecomunicazioni, è quello di destrutturare il contratto nazionale ed i diritti acquisiti in 20 anni di lotte dai lavoratori. Le grandi crisi aziendali come quella di Telecom, con la disdetta del contratto integrativo con perdite economiche ingenti verso gli stipendi dei lavoratori, la disfatta del settore appalti attraverso l'impiego di politiche del massimo ribasso sia economico che di diritto vedi le vertenze Almaviva e Qè , ci sta riportando indietro di decine di anni dove cottimo diverterà una unità di misura per erogare stipendi all'interno di uno dei settore maggiormente investiti da innovazione e sviluppo. La totale assenza di leggi e regole a supporto, non delle imprese ma dei lavoratori, sta creando una deriva sociale di enormi dimensioni, basti pensare ai 180.000 addetti che giornalmente tentano di garantire servizi ai cittadini italiani. In questo rinnovo il sindacato confederale punta invece alle garanzie minime per tutti i lavoratori senza discriminazione alcuna, ricordando il popolo dei circa 20.000 precari nel settore, punta a normalizzare attraverso strumenti reali e fattibili le gare al massimo ribasso e le delocalizzazione e sopratutto punto ad un recupero salariale per tutte le lavoratrici e lavoratori. I massimi committenti del settore come Telecom, Vodafone, Wind/3 e Fastweb se ne facciano una ragione: o rientrino nelle logiche sociali oppure si assumano le responsabilità della distruzione del settore, un danno non solo per i lavoratori ma soprattutto per i cittadini".


Lavoro: la madre si può licenziare solo con colpa grave

La lavoratrice madre può essere licenziata solo con colpa grave. Non è sufficiente la giusta causa. È questo il principio che si ricava dalla sentenza n. 2004/2017 della Cassazione (qui sotto allegata), chiamata a pronunciarsi sul licenziamento irrogato ad una donna per "assenza ingiustificata".
Nella vicenda, la dipendente, che aveva già alle spalle un licenziamento al quale era seguita la riammissione in servizio, veniva trasferita in un ufficio presso il quale tuttavia non si presentava, rimanendo assente ingiustificata per oltre sessanta giorni consecutivi. Il datore la licenziava invocando la clausola del contratto collettivo che permette la risoluzione del rapporto di lavoro del dipendente arbitrariamente assente dal servizio.
La donna impugnava il licenziamento in Cassazione, eccependo la nullità per violazione della normativa a tutela della maternità (art. 54 d.lgs. n. 151/2001), che prevede espressamente il divieto di licenziamento della lavoratrice madre, salvo che non ricorra la colpa grave della stessa.
I giudici di merito le davano torto ritenendo che l'assenza ingiustificata risultasse tra le cause di licenziamento per giusta causa previste dalla contrattazione collettiva, e poiché la donna non si era nemmeno presentata al momento del ripristino del rapporto di lavoro, la sua condotta integrava la fattispecie della colpa grave prevista dalla legge.
Ma la Cassazione non è d'accordo. E richiamando i principi espressi in precedenza (cfr. Cass. n. 19912/2011) e la decisione della Corte Costituzionale in materia (cfr. Corte Cost. n. 61/1991), ha accolto le doglianze della donna, statuendo che "la colpa grave della lavoratrice non può ritenersi integrata dalla sussistenza di un giustificato motivo soggettivo, ovvero da una situazione prevista dalla contrattazione collettiva quale giusta causa idonea a legittimare la sanzione espulsiva - essendo, invece, necessario verificare se sussista quella colpa specificamente prevista dalla norma (art. 3, lett. a), d.lgs. n. 151/2001) e diversa, per l'indicato connotato di gravità, da quella prevista dalla disciplina pattizia per i generici casi d'inadempimento del lavoratore sanzionati con la risoluzione del rapporto".
L'accertamento e la valutazione in concreto della colpa grave, ha sottolineato la Cassazione, spettano al giudice di merito, il cui ambito di indagine "deve estendersi ad un'ampia ricostruzione fattuale del caso concreto e alla considerazione della vicenda espulsiva nella pluralità dei sui diversi componenti". E tale più esteso, articolato e completo ambito di indagine "è conseguenza necessaria del carattere autonomo della fattispecie in esame e della sua peculiarità, in quanto la colpa grave, che giustifica la risoluzione del rapporto, è quella della donna che si trova in una fase di oggettivo rilievo nella sua esistenza, con possibili ripercussioni su piani diversi ed eventualmente concorrenti (personale e psicologico, familiare, organizzativo)".
Da qui, la parola al giudice del rinvio che dovrà indagare sulla sussistenza o meno della colpa grave alla stregua di un "adeguato rigore valutativo", giacchè la situazione da verificare oltre a dover "essere di gravità tale da giustificare la risoluzione del rapporto di lavoro, si pone, nella disciplina di cui all'art. 54 d.lgs. n. 151/2001, come causa di esclusione di un divieto di licenziamento che attua la tutela costituzionale della maternità e dell'infanzia".


30 gennaio 2017

Mercoledì 1 febbraio sciopero nazionale delle telecomunicazioni



Difendere il contratto collettivo nazionale di lavoro, incrementare i salari in modo certo e definito,  scongiurare ulteriori delocalizzazioni, respingere l’attacco ai diritti su orari, part-time, flessibilità, inquadramento, scatti di anzianità, elemento di garanzia retributiva
Le grandi vertenze che si stanno susseguendo nel settore vedono mettere a rischio migliaia di posti di lavoro sia nel comparto di customer care che in quello della rete, così come la dispersione di professionalità fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo del Paese.
Contemporaneamente TIM ha dato disdetta degli accordi aziendali fino ad oggi esistenti, con una messa in discussione, nei fatti, del CCNL e al contempo della contrattazione aziendale.
Un rinnovo di contratto per un settore che è il perno dell’innovazione del Paese deve basarsi su adeguate basi economiche, su un sistema bilaterale della formazione in grado di sostenere l’occupabilità e la rioccupabilità all’interno del comparto, su un sistema di welfare avanzato.
Vogliamo essere il settore al centro dell’innovazione, della qualità e dello sviluppo del Paese, non di salari e diritti low cost!
Le Segreterie Nazionali di SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL, in linea con quanto deciso dal Coordinamento unitario dello scorso 22 dicembre, confermano la mobilitazione per il rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni, a seguito della presa d’atto della perdurante distanza tra la piattaforma presentata dalle OO.SS. e le richieste di ASSTEL.
Le Segreterie Nazionali ribadiscono la grande distanza esistente sui temi della normativa, degli orari di lavoro, del part‐time, delle flessibilità, della classificazione professionale, così come la netta contrarietà alle proposte avanzate da ASSTEL sul superamento degli automatismi (scatti di anzianità) e sull’introduzione di soglie di accesso per il pagamento dell’Elemento di Garanzia.
Allo stesso modo si ribadisce il tema fondamentale del modello contrattuale confermando che, in assenza di un protocollo condiviso tra Confederazioni Sindacali e Confindustria, esso debba essere in continuità con quanto fino ad oggi realizzato nell’ambito della nostra categoria.
Le grandi vertenze che si stanno susseguendo nel settore vedono mettere a rischio migliaia di posti di lavoro sia nel comparto di customer care che in quello della rete, così come la dispersione di professionalità fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo del Paese.
Contemporaneamente TIM ha dato disdetta degli accordi aziendali fino ad oggi esistenti. Siamo quindi di fronte ad una politica di messa in discussione, nei fatti, del CCNL e al contempo della contrattazione aziendale.

Per questi motivi, per il rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro e per la salvaguardia dei livelli occupazionali SLC CGIL‐FISTEL CISL‐UILCOM UIL hanno proclamato uno sciopero per l’intero turno di lavoro.

Telecom Italia Shock. Il risiko finanziario giocato sulla pelle dei lavoratori, le vittime sacrificali


di Mario Galli
I lavoratori Telecom Italia urlano, ma sembra non ascoltarli nessuno. Da tempo stanno manifestando con scioperi sempre più numerosi che hanno visto un’adesione senza precedenti e che ha sfiorato il 75 %. Ma cosa ne sappiamo? Cosa sta accadendo?  
Il destino di migliaia di lavoratori e delle rispettive famiglie dipendono dagli intrecci dell’alta finanza e della politica.È una storia di cui nessuno parla, nessun giornale, nessun organo di informazione televisivo. Eppure ce ne sarebbe da scrivere.

Si tratta di un asset strategico per l’Italia, quello della comunicazione. Si tratta di Telecom Italia. Non è facile ricostruire l’intreccio della compagine societaria che si compone tra gli altri di JP Morgan, Banca Popolare Cinese e Vivendi SA.
Si avete capito bene. Vivendi SA è la società di media e comunicazioni francese che a dicembre 2016 aveva tentato la scalata a Mediaset. Vi ricordate il rumore politico innescato da quella vicenda, con un Berlusconi barricadero come non mai ed un governo a guida PD (Matteo Renzi) che si era detto disposto a difendere un asset italiano importante come Mediaset?
Verrebbe da chiedersi perché tutto quel fragore non vi fu nel 2014, quando la Telco S.p.a., la holding italo-spagnola composta da Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo, Mediobanca e Telefònica vendette la propria quota in Telecom Italia proprio al gruppo Vivendi, rendendolo il maggior azionista di una delle principali compagnie di telecomunicazioni italiana nonché asset strategico?
Interessante soffermarci sul termine “asset strategico” poiché il sig. Bolloré, primo azionista di Vivendi (dunque proprietario) e secondo di Mediobanca, è stato al centro di polemiche circa i suoi affari nella cosiddetta Françafrique, in particolare per una inchiesta sulla guerra in Costa d’AvorioStiamo pian piano diventando una colonia francese? Sicuramente questa sarà materia di approfondimento, non vi è dubbio. Quello su cui preme ora soffermarci è la politica di gestione del personale e degli accordi sindacali seguita in Telecom Italia in questo momento.

RACCONTO DI UN TECNICO TELECOM
Un tecnico della Telecom ha spiegato a grandi linee alcune delle scelte che l’azienda si appresterebbe a fare: “Dal demansionamento dei livelli, passando per l’abolizione del mancato rientro, giorni di ferie in meno, ore di permesso cancellate, arriviamo al premio di risultato di quest’anno che paradossalmente non è stato erogato per i dipendenti, ma che sembrerebbe intascato, sotto altra dicitura, dai dirigenti”.
Se ciò risulta vero c’è da chiedere come sia possibile per i dirigenti aver maturato un premio di risultato se non è stato maturato per i dipendenti. Purtroppo non solo per questo motivo da tempo sono stati  programmati scioperi sempre più numerosi che hanno visto un’adesione senza precedenti e che ha sfiorato il 75 %. Quello che sta accadendo in Telecom, con il silenzio degli organi di stampa, potrebbe creare un grave precedente di lesione non solo dei diritti, ma anche della stessa dignità dei lavoratori.
Per capire perché sta accadendo tutto questo in Telecom Italia dobbiamo guardare alla finanza francese. Guardiamo in particolare le mosse di Vivendi che vorrebbe entrare nel capitale societario dell’azienda leader delle telecomunicazioni in Francia, l’Orange. Ma se Orange non è disposta a cedere quote societarie, come può Vivendi convincerla? Dunque Telecom Italia, ed i suoi lavoratori, potrebbero essere le vittime sacrificali del percorso di avvicinamento che vede il Vivendi accostarsi sempre più al colosso delle telecomunicazioni francese Orange!?
Ricapitolando: Vivendi si occupa principalmente di media (cinema, musica, videogiochi), mentre Orange è il leader francese delle telecomunicazioni. Telecom Italia è un settore che interessa di più ad Orange che a Vivendi, ma Vivendi potrebbe cedere le sue quote di Telecom Italia ad Orange in cambio di una massiccia compravendita di quote della stessa Orange. In tal modo Orange diventerebbe un colosso Italo-Francese, mentre Vivendi controllerebbe il mercato interno francese di media e telecomunicazioni.
Il risiko finanziario potrebbe essere giocato sulla pelle dei lavoratori Telecom Italia. Creare una azienda produttiva, con lavoratori semi-asserviti, poco sindacalizzati e con pochi diritti, da rivendere a peso d’oro per diventare leader di media e telecomunicazioni in Francia sembrerebbe una strategia a cui i lavoratori hanno ben fatto comprendere di non voler accettare senza combattere.

Come nel medioevo l’Italia è stata terreno di battaglia per i grandi potentati militari europei, oggi, che la guerra si conduce a colpi di carte bollate, azioni e silurate finanziarie, gli asset del nostro Paese (veri gioielli che dovremmo tutelare) possono diventare la merce di scambio del capitalismo finanziario globale. Al momento nessuno può sostenerlo. Una cosa è certa, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista dell’informazione, la situazione non può passare nel silenzio più assoluto.

27 gennaio 2017

Tim: Nota Asati, cambia il Responsabile delle Relazioni Industriali di TIM

Ma il dott. Mucci non era un uomo di fiducia del dott. Francesco Micheli capo delle risorse umane (ad interim!) di Tim?

Come si apprende da un comunicato della Società del 24 gennaio u.s., il dott. Mucci, responsabile delle relazioni industriali della Società e uomo di grande fiducia del dott. Francesco Micheli (ad interim responsabile della funzione people value) - con il quale aveva già collaborato, per lunghi anni, in Poste e in Banca Intesa – È STATO SOSTITUITO, dopo appena otto mesi dalla sua nomina, avvenuta su indicazione dello stesso dott. Micheli.

A sostituirlo è stato chiamato il dott. Giuseppe De Paoli. Non conosciamo il suo valore professionale ma non possiamo non andare con il pensiero alla sua vicenda in ATAC (allontanamento del 2016), riportata dalla stampa (da Repubblica).

Tralasciando le questioni relative alle modalità dell’assunzione (non essendo pertinenti con il nostro caso), l'attenzione della Corte dei Conti cadde anche sul compenso.

In ATAC aveva uno stipendio di 200.000 di euro. In TIM - azienda con i dipendenti in solidarietà da anni, con nuove condizioni di lavoro

(peggiorative) sul tavolo delle trattative per il rinnovo del CCNL - quale compenso riceverà?

In un momento di politiche di riduzione dei costi – argomentazione costantemente richiamata dai Vertici nell’illustrare la nuova politica nei confronti dei dipendenti -, ci chiediamo se l'operazione " sostituzione Mucci-ingresso De Paoli" sia andata in questa direzione o meno. Se il cambio del responsabile significasse anche cambio dei rapporti con i lavoratori - leggi: ripresa del dialogo e del confronto - nulla questio.

Ma nel comunicato non vi è alcun accenno alle ragioni. Quindi, chiediamo, quali sono le ragioni della decisione presa? I vertici aziendali le hanno condivise?

In un momento così delicato, con la maggior parte dei lavoratori in sciopero a singhiozzo in tutta Italia, ultima e  importante la manifestazione di oggi a Roma piazza fiume( a 100 mt dal head quarter della Telecom di corso d'Italia, dalle 14 alle 18 a cui hanno aderito tutte le sigle sindacali ufficiali compresi cobas, clat e snater, compresa la stessa Asati e con le percentuali monstre di adesione dell’ultimo sciopero nazionale del 13 dicembre 2016, il cambio del responsabile delle relazioni industriali - avvenuto, tra l'altro, appena il giorno dopo l'atteso incontro con le RSU, di fatto, quindi, vanificando quest’ultimo - ci sembra una decisione piuttosto singolare .

Infine, il dott. Mucci lascerà l'azienda e, eventualmente, con una "buonuscita" (e quale?) oppure avrà un nuovo incarico all’interno?

Ragionevole è il dubbio che tali scelte aziendali, anziché calmare gli animi e riavvicinare management e dipendenti, contribuiscano a peggiorare il clima tra i dipendenti con una potenziale ricaduta non positiva sulla performance aziendale.


Roma, 27 gennaio 2017

Sky, grande successo dello sciopero contro la riorganizzazione

“Lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di Sky della sede di Roma è stato un indiscutibile successo, con punte di adesione media intorno all’80% e interi settori chiusi o sostanzialmente paralizzati dalle assenze”. Così, in una nota, Dino Oggiano e Stefano Cardinali, segretari della Slc Cgil di Roma e del Lazio.
“Lo sciopero - continua la nota - indetto in contemporanea con quello proclamato dai giornalisti del Cdr di Sky TG 24, sebbene preparato in tutta fretta, ha visto l’adesione della quasi totalità delle lavoratrici e dei lavoratori di Sky di Roma, colpiti da questo durissimo piano di ristrutturazione caratterizzato da 120 licenziamenti, 300 trasferimenti e la definitiva chiusura della sede di Roma. Un piano lacrime e sangue, che non risponde ad alcuna logica industriale ma soltanto all’obiettivo di ridurre il perimetro occupazionale per aumentare i profitti di un’azienda che sbandiera ai quattro venti grandi risultati e successi".

Si tratta, continua il comunicato, di "un atteggiamento poco attento alle esigenze delle persone che lavorano e del territorio e che merita una risposta da parte di tutte le forze politiche e sociali della Capitale. Roma non può permettersi una nuova sconfitta sul fronte del lavoro”.

26 gennaio 2017

ASSEMBLEA LAVORATORI TIM CATANIA


Le scriventi OOSS e le RSU convocano l'assemblea (unica per tutti i reparti) delle lavoratrici e lavoratori di TIM S.p.A. del territorio di Catania da tenersi il giorno 30 Gennaio 2017 presso la sala mensa della sede in via Ala 14 dalle ore 10.00 alle ore 11.30 con il seguente ordine del giorno:
- Disdetta unilaterale da parte dell'azienda del contratto di secondo livello come comunicato al coordinamento nazionale RSU TIM in data 23 Gennaio 2017;
- Rinnovo del CCNL TLC;
- Varie ed eventuali.
La presente vale come richiesta locali.
Il personale distaccato usufruirà di 30 minuti per lo spostamento ed è consentito l'utilizzo dell'automezzo sociale per gli aventi titolo.
Catania 26/01/2017
                      
Le Segreterie territoriali e RSU
SLC-CGIL     FISTEL-CISL    UILCOM-UIL


La canzone dello spot Tim in versione integrale....


Impossibile rimanere fermi quando parte la musica, fin dal primo momento il ballo dello spot della Tim ci ha colpito in maniera positiva, ogni tanto fa piacere vedere uno spot pubblicitario che diverte e cattura in modo positivo la nostra attenzione.
Il ballerino dello spot è tedesco ed è già una vera e propria star di You tube, lui è Just Some Motion e ha pubblicato diversi video tutti irresistibili, nel suo canale.
La canzone che è stata utilizzata dalla Tim e dal ballerino è “All Night” di un dee jay austriaco Parov Stelar, il motivo è contagioso e spassosissimo, vi invito a guardare il video integrale del balletto del ballerino Youtuber, è bravissimo e davvero divertente.

Tim: comunicato Slc incontro su disdetta contratto secondo livello

Lunedì 23 Gennaio 2017 si è tenuto l’incontro tra l’azienda TIM, il coordinamento nazionale delle RSU e le segreterie nazionali SLC, FISTEL,UILCOM.
Questo incontro è stato il primo del 2017 ed anche il primo a seguito della vertenza ancora in piedi, dopo la disdetta unilaterale dell’azienda del 6 ottobre del contratto di secondo livello del maggio 2008.
La premessa è quella che si arriva a questo appuntamento senza che l’azienda abbia fornito nel frattempo segnali di distensione o di buon senso, salvo rispondere su pagine aziendali e alcuni quotidiani, affermando che tutto quello che stava accadendo era solo frutto di chi, nell’idea di rappresentare l’interesse dei lavoratori, si lasciava andare a supposizioni ed analisi non veritiere.
La stessa azienda che per distendere il clima comunicava poi il trasferimento di 56 lavoratori delle aree di staff da Torino e Milano a Roma.
La disdetta non era tale ed il merito messo in discussione, ovvero cancellato, non era la verità.
Se così fosse, la riuscita dello sciopero del 13 dicembre, con percentuali mai viste in questa azienda (oltre il 70%) sarebbero state solo il frutto di una infatuazione collettiva.
La cruda realtà dei luoghi di lavoro è ben diversa, e ce lo testimoniano i lavoratori giorno dopo giorno, realtà in cui sempre di più la disaffezione verso l’azienda è in aumento, figlia di una politica aziendale che nel definirsi nuova, con lotta agli sprechi e valutazione del merito delle persone e della correttezza, tutto fa tranne che andar dietro ai propri dettami.
Le linee aziendali vengono messe sotto pressione ogni giorno con disposizioni lavorative sempre meno comprensibili, l’organizzazione del lavoro immutata, piena di anomalie che non permettono ai lavoratori (che devono continuare ogni giorno a tappare le falle di una organizzazione che non funziona) di esprimere in termini di produttività vera quanto realizzano o potrebbero realizzare nonostante tutto ogni giorno.
La disdetta, termine con cui l’azienda inizia l’incontro, viene definita come un riposizionamento coerente delle spese in una logica di razionalizzazione dei costi. La disdetta nelle intenzioni aziendali è solo “uno spunto di riflessione”, per valutare una nuova normativa senza nessuna forzatura !!!.
Avremmo preferito ascoltare queste frasi in una lingua che a noi fosse incomprensibile, questa riflessione aziendale mette le mani nelle tasche e nei diritti dei lavoratori, tramite una serie di manovre che come già scritto il 21 ottobre sanno di ricette tanto antiche quanto sbagliate e controproducenti , nulla è cambiato sotto il sole da quel comunicato in cui abbiamo dichiarato a tutti quali erano e quali sono i nostri obbiettivi primari.
L’azienda espone le materie oggetto dell’esame congiunto, previste dal CCNL delle TLC per esperire la formalità di modo da avere dal suo punto di vista fatto quello che doveva per poi poter procedere sulle materie di: Orario di lavoro, flessibilità tempestiva, ferie collettive coatte, modalità fruizione ef, timbratura in postazione, multi periodale per i tecnici on field e reperibilità.
Viene illustrato anche il nuovo regolamento aziendale , informativa di carattere unilaterale (è solo una informativa e non una forzatura !!!) che cancella le attuali ferie riportando l’azienda a quanto previsto dal contratto di settore, riduce le ef, cancellata la maggiorazione del 7% sul lavoro ordinario feriale fascia 20‐22, eliminato il mancato rientro in sede, entro provincia solo piè di lista a 10,87 fino al 5s, 20 euro per i livelli 6, 7 e Q…… sino al 5s seguono uno stretto regime dietetico. Viene modificato interamente il trattamento fuori provincia e anche il capitolo sui trasferimenti per servizio e quelli a domanda.
Nel fornire chiarimenti l’azienda dichiara come l’illustrazione è quanto già previsto nel documento del 6 ottobre.
Il Sindacato ha contestato per l’ennesima volta tutto, dal metodo al merito, la storia dei tavoli che non ci sono vanno imputati ad un’azienda che dal 21 ottobre, dopo l’uscita del comunicato unitario ed anche in seguito allo sciopero del 13 dicembre, non ha mai provato a chiamare le organizzazioni sindacali per provare a costruire un percorso in cui si partisse da uno stop della disdetta o dal suo ritiro, per aprire un tavolo vero di confronto in cui le parti fossero in grado di discutere dei veri problemi aziendali, a partire dalle esigenze di ambo le parti del tavolo.
Tim ha deciso di sposare la linea della intransigenza e della disponibilità a discutere solo di riduzione dei costi sulle spalle dei soliti noti, senza portare gli elementi che da ottobre abbiamo descritto nelle nostre comunicazioni, premio di risultato, pregresso e futuro, organizzazione del lavoro generale per capire dove vuole andare questa azienda, agcom e sue ricadute nel mondo wholesale, piano industriale.
Chiediamo troppo??!! NON CREDIAMO!!! Forse dovremmo sederci a questi tavoli per elemosinare una riduzione del danno come unica strada vertenziale percorribile dal sindacato, determinando così la funzione quasi esclusivamente notarile, frutto di una logica sbagliata, quella del “ tanto le aziende vanno avanti” rischia di essere una linea pericolosa che si diffonde come un virus in tutte le realtà.
Il settore delle TLC, già dilaniato da vertenze drammatiche, avrebbe bisogno invece di recuperare ed in fretta una discussione vera nella quale le imprese si assumano una volta per tutte le responsabilità sociali anziché scaricarle sulle spalle del sindacato e intraprendano ( non è mai troppo tardi) una strada diversa che valorizzi il lavoro anziché ritenerlo solo un costo da comprimere.
Certe logiche le stanno pagando a caro prezzo, in questa fase, solo i lavoratori, ma la vista lunga ci fa pensare che il sistema delle imprese, quelle vere, pagheranno un prezzo in termini industriali un minuto dopo, travolte dalla logica del massimo ribasso che sta trasformando questo paese in una società di servizi.
Continueremo la lotta con tutti i lavoratori Tim a partire dallo sciopero di settore del primo febbraio; abbiamo oggi aperto le procedure di raffreddamento nei confronti della Tim per un ulteriore pacchetto di scioperi, perché stiamo dicendo all’azienda di sospendere la disdetta unilaterale e riflettere bene sul da farsi, prima di trasformare i luoghi di lavoro in ambienti in cui la rabbia dei lavoratori cova quotidianamente e la disaffezione aumenta ogni giorno di più.
Non siamo quelli del no a prescindere, ma neanche siamo coloro che si limitano a fare i notai che ratificano scelte (sbagliate) altrui.

La Segreteria Nazionale di Slc Cgil