
Cari compagni e care compagne,
sono venuto con molto piacere a Catania perchè reputo che qui si sia sviluppata un'esperienza politico-sindacale molto importante. Vedete un sindacato non è solo un'istituzione,il sindacato è un collettivo di donne e di uomini che stanno insieme perchè condividono dei valori,un programma e sopratutto condividono un modello di società dove il profitto non è la bussola delle relazioni e dove all' "IO" si sostituisce la parola"NOI"
La crisi che noi stiamo attraversando è una crisi antica,è una crisi che nasce quando salta il grande compromesso del novecento tra capitale e lavoro. Infatti l'elemento tecnologico da un lato e l'elemento del consumo dall'alto,rompono quel principio fondamentale che era:"Il lavoro non è l'unica variabile dipendente dai costi del processo produttivo" Tutto questo porta ad una forte contrazione dei salari (non mi riferisco all'italia) dal novanta al 2005. Il potere d'acquisto del lavoro scende di sette punti percentuale ( Europa, Nord America ed in parte anche Russia). Si apre ,quindi, una crisi da salari. Il lavoro viene retribuito meno, ma gli stili di consumo aumentano e quindi ci si indebita.
La crisi che sta attraversando il pianeta negli ultimi tre anni è una crisi dovuta ai bassi salari che hanno spinto milioni di consumatori ad indebitarsi. Scoppia la"bolla"finanziaria. Chi possiede un apparato produttivo forte regge col mercato interno, chi ha un apparato produttivo vecchio e debole soccombe.
Cari compagni, il Congresso ormai volge al termine, ma io vi invito a riflettere e ragionare su alcuni punti:
-- Prima riflessione: Come è possibile avere in Italia i più bassi salari ed avere,nello stesso tempo, il più forte sindacato a livello italiano? Non vi sembra questa una grossa contraddizione su cui focalizzare meglio la nostra attenzione?
-- Seconda riflessione: Quanto può reggere la nostra cultura sindacale difronte al fatto che non abbiamo più uno schieramento politico di riferimento?
Personalmente spero che su questi due punti la sintesi del Congresso Confederale di maggio possa dare delle giuste risposte. Vedete è vero che alcuni di noi hanno votato documenti diversi, ma è pure vero che quando torniamo in mezzo ai lavoratori, i loro problemi non sono altro che la dimostrazione di quanto menzionato precedentemente.
-- Terza riflessione: Noi come categoria siamo riusciti a superare due grossi ostacoli. Il primo riguarda i metalmeccanici,poichè subire un accordo separato è sempre un problema. Il secondo è quello di aver subito il contratto dei chimici, perchè in questo accordo io vedo un rischio, infatti, abbiamo accettato un ente bilaterale aziendale che integra la cassa integrazione con i soldi del PDR dei lavoratori. Mi spiego meglio,in quell'accordo c'è scritto che se un'azienda entra in crisi vi è un fondo aziendale in cui i lavoratori versano dodici euro al mese, ma versano pure una quota del PDR per integrare la cassa integrazione,e tutto questo in violazione di alcuni punti che c'eravamo dati tutti insieme al nostro direttivo. In questa maniera si corre il rischio che invece di disarticolare Confindustria, disarticoliamo noi stessi, in quanto ogni categoria è chiamata a trovare il proprio equilibrio. Magari questo non succederà perchè saremo bravi a gestire il tutto, ma da parte mia è doveroso esprimervi la mia preoccupazione, perchè la confederalità è tante cose, ma è anche dire che se c'è una linea ce ne è solo una per i contratti. Dire che ce ne sono tre e tutte vanno bene, prima o poi potrebbe aprirci contraddizioni in casa.
Compagni, noi non possiamo permetterci di non praticare quello che predichiamo. I lavoratori possono darci sempre fiducia, ma a lungo andare dobbiamo pure garantire loro dei risultati e quindi mantenere nel tempo il loro appoggio ed il loro supporto. Dobbiamo essere consapevoli che la "base" apprezza la presenza della Cgil al tavolo della trattativa, perchè comunque rappresentiamo un forte elemento condizionante della trattativa stessa. Altra alternativa, lecita, potrebbe essere scommettere sul fatto che la liberizzazione, libererà energie e contraddizioni tali da riuscire ad imporre a questa azienda un'altra cultura sindacale.
Io personalmente non ho le competenze politiche ne conosco l'azienda per dire quale sia la strada giusta da percorrere ma una cosa è certa non possiamo rinviare questa discussione. La Cgil avrà tanti difetti ma possiede pure una vera forza che sta nel fatto che anche quando i gruppi dirigenti si dividono o non sono daccordo con Cisl e Uil, noi possiamo ricorrere sempre ai lavoratori. A loro possiamo rivolgerci in due maniere: - O diciamo loro alzate le mani " festa finita" - Oppure li invitiamo alla riflessione ed alla discussione, dove poi la votazione finale sarà la parte ultima di un percorso di partecipazione. Noi come sindacato possiamo reggere a tutto, ma ad una condizione che è quella di stare sempre più in mezzo ai lavoratori. Noi non dobbiamo dimenticare cosa siamo: " Un insieme di lavoratori e lavoratrici che si associano per difendere i loro diritti generali attraverso la vertenza in azienda, attraverso la vertenza generale, attraverso quella fusione vera che comprende interessi dei lavoratori in un ottica di interessi generici, perchè per noi un Paese che ha i lavoratori al primo posto è un Paese più bello.
Alessandro Genovese