17 febbraio 2010

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: CCNL- EMITTENZA



Emittenza:

Il CCNL dell’emittenza privata FRT è scaduto il 31 dicembre 2009. Pare quindi che , anche per questa tornata contrattuale, prevalga la prassi di affrontare l’iter solo dopo la conclusione della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo di Mediaset . Se si considera, inoltre, che è in corso la vertenza sull’esternalizzazione dei servizi, è facile prevedere che il rinnovo del CCNL pare purtroppo lontano da venire.

Eppure, mai come adesso, la categoria ha un così urgente bisogno che il contratto di lavoro venga rinnovato. Entro il 2012 i concessionari delle frequenze televisive terrestri dovranno cambiare il sistema di trasmissione da analogico a digitale. In molte regioni lo switch off è già avvenuto: in Sardegna, Campania, Lazio, Piemonte e Valle d’Aosta la televisione terrestre è ormai solo digitale. La Sicilia sarà tra le ultime regioni che passeranno al nuovo sistema, ma già da qualche tempo molte delle emittenti storiche della regione stanno trasmettendo, in via sperimentale, anche in digitale. Quali potranno essere le ricadute di questo cambiamento sul mercato pubblicitario, sugli investimenti tecnologici e quindi sull’occupazione e sull’organizzazione del lavoro dovranno essere argomento del rinnovo del contratto.

Il primo CCNL della categoria è stato siglato il 1 novembre 1986. Da allora denunciamo alcune incongruenze le quali, purtroppo, non sono state mai sanate.

1)La questione contributiva: dal febbraio 1982 l’ente previdenziale di riferimento è l’ENPALS. Il quadro normativo vigente esclude che la maggior parte dei lavoratori a tempo indeterminato e determinato delle aziende televisive – ma anche dello spettacolo in genere – possono accedere all'indennità di disoccupazione ordinaria e agli ammortizzatori sociali ordinari. E questo a causa di una normativa assai datata che è stata prodotta quando il mondo della produzione artistica non era organizzato in maniera industriale ed in particolare l'industria televisiva era ancora da venire. Quali siano le conseguenze, in particolar modo in questa fase di crisi economica mondiale, è superfluo evidenziarle. Bisogna, quindi, fare in modo che chi è soggetto a contribuzione ENPALS e che lavora alle dipendenze di aziende la cui organizzazione è di tipo industriale possa godere di tutti quegli ammortizzatori sociali che solitamente vengono utilizzati in attività industriali soggette ad altre discipline previdenziali.

2)La figura del telereporter. Questa figura professionale ad un primo esame potrebbe essere assimilata a quella del giornalista in quanto, il telereporter, svolge la propria attività in redazione: raccoglie notizie, intervista, scrive e realizza servizi televisivi, conduce il telegiornale. Capita spesso, quindi, che il telereporter operi fianco a fianco ad altre figure professionali che svolgono mansioni equiparabili ma per le quali viene applicato il contratto FNSI all’interno del quale hanno valenza regole, garanzie professionali e trattamenti economici diversi. Ai telereporter non si applica la legge sulla professione giornalistica (L. 69/1963) e quindi la loro attività non dipende dal comitato di redazione ma dalla proprietà. E’ quindi necessario rivedere questa figura professionale definendo, senza equivoche interpretazioni, ambiti e competenze.

3)Il periodo di riposo. Il Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66 e le successive modifiche stabilisce in 11 ore consecutive l’intervallo minimo di riposo tra due turni di lavoro e quantifica il riposo settimanale in almeno 24 ore consecutive, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con le ore di riposo giornaliero. L’articolo 38 del CCNL delle emittenze vigente sancisce una deroga, riducendo il periodo di riposo fino a 9 ore, tale riduzione viene giustificata in ragione de “la particolarità delle modalità con cui viene resa la prestazione giornaliera dal personale tecnico produttivo”. Ma, a nostro avviso, è proprio la particolarità delle prestazioni decisamente intensive e logoranti e che vengono rese nelle più diverse articolazioni di orario che non giustificano la deroga. Su questo punto bisogna intervenire nazionalmente in maniera finalmente decisiva.

Secondo lo STUDIO ECONOMICO DEL SETTORE TELEVISIVO ITALIANO per il 2007, pubblicato nel Luglio 2009 a cura dell’Osservatorio Nazionale delle Imprese Radiotelevisive Private, composto da FRT, SLC CGIL, FISTel CISL, UILCOM UIL, le TV commerciali in Sicilia che hanno ottenuto nel 2005 il prolungamento della concessione analogica sono 82, il doppio di qualsiasi altra regione, mentre il numero dei dipendenti ufficialmente occupati nel 2007 è di 468 contro i 490 del Lazio e i 799 della Lombardia. Tante più aziende con un numero limitato di lavoratori i quali non godono, molto spesso, di reali tutele. Occorre anche per ciò rendere più incisiva la contrattazione nazionale sennò si verranno a creare nel paese, nei fatti, due classi di lavoratori, quelli del centro nord che in considerazione delle dimensioni delle aziende presso cui lavorano riescono a contrattare condizioni economiche e contrattuali di buon livello, e noi che rischiamo di essere le vittime designate del sottosalario e del precariato.

Giovanni Pistorio