22 aprile 2013

Telecom ASO\ASA: Dichiarazione di sciopero

ASO\ASA: L’AZIENDA SMETTA DI AVERE ATTEGGIAMENTO
IDEOLOGICO E TORNI A CONFRONTARSI
E’ stato indetto per le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio, Basilicata e Calabria lo sciopero di un’ora al giorno dal 7 al 18 maggio 2013 compresi per i reparti ASA\ASO.
Lo sciopero avrà la seguente articolazione:
‐ I lavoratori in turno dalle ore 24 alle 08 scioperano l’ultima ora del turno.
 ‐ I lavoratori il cui turno inizia nella fascia oraria compresa dalle ore 08 alle ore 09.50 scioperano dalle ore 09.50 alle 10.50
‐ I lavoratori il cui turno inizi alle ore 10 scioperano la prima ora in entrata.
‐ I lavoratori il cui turno inizia dalle ore 11 in poi scioperano l’ultima ora del turno.
Chiediamo a tutte le regioni che hanno fatto procedure di raffreddamento regionali di aderire a questa modalità. Ancora una volta ribadiamo come la responsabilità di questa situazione sia da imputare interamente all’azienda che non ha saputo, o voluto, contenere una linea operativa che ha immaginato una riorganizzazione fatta solo di aggravi generalizzati dei turni.
Noi restiamo convinti che il miglioramento delle performance dell’assistenza tecnica sia un elemento imprescindibile nel piano di recupero della base clienti, così come siamo altrettanto convinti della strategicità dei processi di reinternalizzazione di attività
(processi che fatalmente portano a cambiamenti organizzativi), ma con la stessa sicurezza continuiamo a sostenere che questi cambiamenti vadano gestiti con progressività ed in modo condiviso. Solo in questo modo si raggiunge quel livello di consapevolezza e partecipazione che sono alla base del corretto funzionamento dell’organizzazione del lavoro di strutture complesse come quelle dell’assistenza tecnica.
Ora la parola passa alle lavoratrici ed ai lavoratori che, con la loro adesione compatta, sapranno convincere l’azienda a recedere da questa posizione poco lungimirante.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL

OGGETTO: Dichiarazione di sciopero.
MOTIVAZIONI: Turnistica e Organizzazione del Lavoro in ambito ASO/ASA (Assurance Service Operations).
Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano per le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio, Basilicata e Calabria lo sciopero di un’ora al giorno dal 7 al 18 maggio 2013 compresi per i reparti ASA\ASO di Telecom Italia.
Lo sciopero avrà la seguente articolazione:
‐ I lavoratori in turno dalle ore 24 alle 08 scioperano l’ultima ora del turno.
‐ I lavoratori il cui turno inizia nella fascia oraria compresa dalle ore 08 alle ore 09.50 scioperano dalle ore 09.50 alle 10.50
‐ I lavoratori il cui turno inizi alle ore 10 scioperano la prima ora in entrata.
‐ I lavoratori il cui turno inizia dalle ore 11 in poi scioperano l’ultima ora del turno. Le scriventi dichiarano di aver esperito con Telecom Italia SpA le procedure di raffreddamento il 16.04.2013 e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 19.04.2013 con esito negativo.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubbliciessenziali (Seduta del 15 Novembre 2007) per tutte le aziende del settore sottoposte a tale regolamentazione.
Distinti saluti.
I SEGRETARI GENERALI

Assemblea Iscritti e simpatizzanti SLC CGIL di Catania

Con la presente la scrivente O.S. indice l’ assemblea dei lavoratori Telecom di Catania iscritti e simpatizzanti alla SLC CGIL giorno 24-4-2013 dalle 15.00 alle ore 16.38 presso la sede di via Monsignor Domenico Orlando n. 10 Catania presso la sala mensa con il seguente o.d.g.:
1.     Accordi Telecom
2.     Situazione Sindacale
3.     Varie ed eventuali
La stessa vale come richiesta locali. I distaccati usufruiranno di 30 minuti di permesso spostamento
Catania lì 22/04/2013
Il Segretario Generale
Davide Foti

RAI comunicato SLC su Piano Industriale

In data odierna Slc Cgil ha incontrato il Direttore Generale della Rai, Luigi Gubitosi, assistito dalla Direzione del Personale.
L'incontro è stato interamente dedicato alla descrizione del corposo Piano Industriale 2013/15.
Si è già condiviso che, a seguito degli incontri individuali di sigla, si aprirà un tavolo di confronto con tutte le OO.SS. per approfondire la discussione; al primo incontro sarà consegnato il materiale cartaceo.
Il Piano, sviluppato su 300 pagine, descrive l'andamento aziendale. I conti saranno ufficializzati nei prossimi giorni nel dettaglio (ricavi per 2800 milioni, negativo per 250 milioni [53 per il fondo esodi], entrate da canone 1700 milioni, entrate da pubblicità 750 milioni).
Il Piano Industriale, diversamente da quanto ideato dai precedenti vertici aziendali, è impostato su elementi di sviluppo, sia tecnologico che ideativo, sulla valorizzazione delle professionalità interne, la riduzione dei costi esterni e degli appalti.
Nello specifico individua, per i prossimi tre anni, investimenti tecnologici:163 milioni per la digitalizzazione dei TG, dei centri e delle sedi; 85 milioni per adeguare e superare le interferenze della rete, 20 milioni per la radio.
Si vuole anche aumentare le produzioni presso i due centri di produzione di Napoli e Torino, evidentemente sottoutilizzati, con un percorso diretto alla specializzazione delle produzioni dedicate.
Si intende valorizzare la produzione per e verso l'estero, con la costituzione di una realtà dedicata (Rai World).
Si intende agevolare la capacità produttiva, sia attraverso la leva dell'efficientamento sia attraverso la razionalizzazione nell'utilizzo degli studi e delle strutture dedicate.
Si ipotizza la vendita di alcuni immobili aziendali per agevolare l'acquisto di altre strutture che aiutino la produzione interna e la riduzione del ricorso a studi o strutture  in affitto.
Si evidenzia l'esigenza di una pianificazione del palinsesto più a lungo termine, per meglio utilizzare il personale e per attrarre la pubblicità.
Si sottolinea l'esigenza di ridurre i centri decisionali e di spesa, realizzando una maggiore sinergia e operatività.
Si individua anche l'esigenza di attrarre, sia per la TV che per la Radio, pubblico più giovane, attraverso una programmazione rinnovata e lo sviluppo delle altre piattaforme, prima tra tutte quella web.
Nel Piano Industriale vi è una ritrovata attenzione al personale attraverso: il suo maggiore impegno, la valorizzazione delle risorse interne, un processo di ricambio generazionale attraverso l'esodo, l'assunzione anticipata dei TD in bacino, la selezione degli apprendisti.
Dai grafici mostrati sul personale si evidenzia, nel 2012, un lieve incremento dei dipendenti, spiegabile con il processo di stabilizzazione dei TD e, come previsto negli accordi, la riduzione dei TD presenti nei bacini, ma anche l'utilizzo eccessivo di forme atipiche di lavoro.
Slc Cgil, dopo aver sottolineato la propria impressione positiva sui contenuti del Piano, ha evidenziato l'esigenza di procedere con prudenza.
In fasi così delicate di evoluzione, anche se positive, vi è sempre il rischio di sottovalutare il percepito dei lavoratori e conseguentemente di raggiungere un risultato inferiore a quello atteso o addirittura di accendere estese conflittualità sindacali.
Sarà quindi opportuno, dopo aver avviato il tavolo, individuare momenti di confronto specifici, in parte già in calendarizzazione per quanto definito nel rinnovo contrattuale, con una forte attenzione a quanto declinato nel Piano Industriale.
Slc Cgil ha anche sottolineato il pesante effetto che, in diverse realtà, si sta realizzando per l'uscita volontaria di molti lavoratori.
Per questo si è chiesto, il prima possibile, di avviare un confronto sui livelli occupazionali, tenendo conto della localizzazione dell'esodo e ricercando, attraverso l'accelerazione  delle stabilizzazioni dei TD, la selezione degli apprendisti e la "discussione" sui lavoratori in partita iva e collaborazione, il giusto equilibrio produttivo e di sviluppo.
Si è anche condivisa l'esigenza, in un quadro così dinamico, di procedere ad una attenta pianificazione della formazione.
Da sottolineare che, ad oggi, 603 lavoratori hanno chiesto informazioni sul piano di incentivazione all'esodo, di questi hanno aderito 12 dirigenti, 72 giornalisti e 239 tra operai, impiegati e quadri.
Slc Cgil, ovviamente, misurerà sui fatti la reale volontà degli attuali vertici e del gruppo dirigente di procedere in un progetto cosi positivo ed ambizioso. In un quadro di corrette relazioni sindacali, la stessa, non avrà problemi nel sostenerlo, come in passato, in presenza di un Piano che parlava di riduzioni, disinvestimenti, marginalizzazione del lavoro, non ha avuto timore di contrastarlo con forza e convinzione.
Roma,22 aprile 2013
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

21 aprile 2013

La difesa prevale sulla riservatezza

Il diritto di difesa prevale sul diritto alla riservatezza aziendale. È sulla base di questa premessa che la Cassazione, con la sentenza 20163 dello scorso 16 novembre, ha stabilito che è illegittimo il licenziamento del dipendente che usa documentazione aziendale riservata per difendersi in giudizio.
Il caso trae origine dall'abusivo impossessamento di corrispondenza riservata da parte di un lavoratore di una banca. In particolare, i documenti sarebbero serviti per far valere in giudizio la richiesta di risarcimento del danno subito a seguito del comportamento vessatorio di alcuni suoi superiori. Così, l'istituto bancario licenzia il dipendente per violazione dell'obbligo di fedeltà. Sia il tribunale, sia la Corte di appello accolgono il ricorso del lavoratore annullando il licenziamento e ordinando la reintegra.
La vicenda arriva in Cassazione. E la Suprema corte, rigettando il ricorso della banca, afferma che non integra la violazione dell'obbligo di fedeltà l'uso di documenti aziendali finalizzato all'esercizio di diritti. In sostanza, a fronte di una condotta non corretta del proprio datore di lavoro, il dipendente può utilizzare per la propria difesa documenti aziendali riservati e non si può invocare l'abusivo impossessamento. Infatti, l'uso delle carte è pienamente giustificato poiché il lavoratore, anche sindacalista, ha denunciato i propri responsabili per comportamenti delittuosi, e sebbene costoro siano stati assolti in sede penale, sono comunque rei di comportamenti emulativi: fra l'altro, hanno concordato addebiti disciplinari inesistenti e formulato ingiuste valutazioni negative.
La pronuncia conferma il cambio di rotta sulla produzione in giudizio di documenti aziendali riservati. In passato infatti la Suprema Corte ha ritenuto illegittimo questo comportamento perché la violazione dell'obbligo di riservatezza comporta inevitabilmente la lesione dell'elemento fiduciario e può quindi integrare gli estremi della giusta causa o del giustificato motivo di licenziamento (si veda la sentenza 13188/2001 della Cassazione).
Di segno opposto la sentenza 12119 dello scorso 16 luglio, con cui la Cassazione si è pronunciata sul caso di un lavoratore sospeso dal servizio che si è introdotto in azienda per prelevare copia di documenti contenuti in un fascicolo. I giudici, respingendo il ricorso del datore di lavoro, hanno considerato ammissibile la produzione in giudizio del lavoratore di documenti aziendali riservati e ottenuti senza l'autorizzazione dell'azienda se fondamentali per discolparlo. In sostanza, anche se la raccolta di atti aziendali sotto forma di fotocopia o di copia su supporto informatico senza il consenso del datore è da considerare comportamento illegittimo, è scusato se l'uso avviene per finalità di difesa.
Nella medesima direzione va la sentenza 7993 del 21 maggio scorso, che si è pronunciata sul caso di un dipendente accusato di scarso rendimento che ha prodotto nel procedimento disciplinare atti riguardanti l'attività di ricerca e sviluppo cui era addetto. La Cassazione, non condividendo il ragionamento della società, ha sostenuto che la produzione in giudizio di copie di atti ai quali il dipendente abbia avuto accesso non può integrare violazione dell'obbligo di fedeltà. Del resto, ha precisato l'estensore, questa produzione, avendo a oggetto copie, e non originali, da un lato, non ha costituito sottrazione di documenti in senso proprio e, dall'altro, essendo finalizzata all'esercizio del diritto di difesa non ha comportato divulgazione del contenuto dei documenti, con violazione dell'esigenza di riservatezza propria del datore di lavoro.

In SLC CGIL si lotta anche quando si è in silenzio.... (la risposta della Presidenza della Repubblica)

di Stefano Zappalà
Mi hanno chiesto quale fosse stata l'importanza della risposta avuta dalla Presidenza della Repubblica dalla breve e concisa risposta, simile ad una sentenza direi.
Chi voleva trovare una risposta simile a quella di una lettera d'amore si sbagliava, le istituzioni rispondono cosi brevi e concisi: ebbene la risposta "la questione posta è stata portata all'attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del garante per la protezione dei dati personali".
"La questione posta" sta ad indicare proprio quella linea (tutto quanto scritto nella lettera ndr) che da sempre la SLC CGIL catanese tutta persegue, rispetto della legalità, affermazione dei valori costituzionali,difesa del lavoro, potremmo chiederci a questo punto continuando nella risposta perchè a due distinti organi Ministero del lavoro e delle politiche sociali e garante della privacy???
Evidentemente anche in questo caso si riconosce che la questione posta merita una " rivisitazione " da parte del ministero del lavoro relativamente all'applicazione della Legge 83/2012 art. 24 bis ed interpretato dalla circolare 14 2013 quell'articolo fortemente voluto ma ancora inapplicato e poi il garante della privacy , da sempre la SLC CGIL Catania è impegnata a contrastare questo fenomeno denunciando il comportamento delle committenti multinazionali che delocalizzano anche i nostri dati; all'indomani dell'incontro tenutosi con i sindacati a Roma nella quale Almaviva denuncia che a causa della delocalizzazione e delle gare al massimo ribasso e che non può garantire le attuali condizioni lavorative, la lotta contro la delocalizzazione registra un punto a favore, la vittoria finale dipende da noi tutti se saremo capaci di confluire verso un unico grande mare che si cerca di preservare; il nome del mare: lavoro legalità dignità.
Un saluto

Almaviva: Lettera aperta a Giorgio Napolitano


“Ill.mo Signor Presidente della Repubblica a scriverle sono i lavoratori di Almaviva Contact S.p.A, distintamente dalle sedi di Catania, Palermo, Napoli e Roma. Almaviva Contact Spa è una società che offre sul mercato servizi di Customer Relationship Management nel settore Telco, Media e Utilities; si propone come partner per le attività di Business Process Outsourcing.

Ci rivolgiamo alla S.V. Ill.ma in qualità di massimo rappresentate del popolo italiano nella speranza di ricevere risposta scritta sulla problematica denominata “delocalizzazione”. È da ritenersi delocalizzata un’attività di call-center “qualora le commesse acquisite da una azienda con sede legale in Italia e già avviate nel territorio nazionale siano trasferite – prima della naturale scadenza del relativo contratto – a personale operante all’estero, sia attraverso la successiva apertura di nuove filiali fuori dal territorio nazionale, sia attraverso un meccanismo di subappalto”, giusta richiamo alla circolare n° 14/2013 prot. 37/ 0005914 Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Orbene, alla luce di quanto anzi detto chiediamo alla S.V. di indirizzare, anche grazie a questo contributo, i Saggi che presto dovranno discutere di tematiche politico-sociali, per far sì che possano essere realizzati interventi legislativi rispettosi dei principi di cui agli art. 2,3 della Costituzione, molto spesso in questi ultimi tempi dimenticati, in nome di una libertà d’impresa. Frequentemente si ricerca l’ottimo economico a scapito di quello sociale, eppure non sarebbe difficile debellare questo male, tutto questo Ill.mo Sig. Presidente non è più tollerabile, non è più ragionevole.

Gli operatori dei call centers siamo noi.

Alcuni di noi sono laureati, altri invece stanno terminando, altri ancora mantengono le proprie famiglie, proprio con questo lavoro. Non abbiam voluto dimenticare la nostra Repubblica, non siamo andati via, siamo noi quel popolo che oggi le scrive e le chiede aiuto. Aiuto per far sì che nel prossimo futuro ci siano regole chiare per chi usufruisce di incentivi statali per l’attività d’impresa e decide di delocalizzare; aiuto per far sì che possano essere fermati questi fenomeni di dumping nazionale e internazionale; aiuto affinché possa essere tutelata la privacy; aiuto affinché venga fatto salvo il diritto di ogni individuo a poter condurre un’esistenza libera e dignitosa.

La delocalizzazione sta depauperando la nostra Repubblica ed in particolare quelle condotte attuate dalle grosse società multinazionali committenti, che con mente certosina realizzano i loro ricavi dimenticando le bombe sociali e le varie ricadute correlate che genera questo modus operandi. Condotta che ad oggi ha portato all’aumento degli ammortizzatori sociali con ovvie ricadute sul Pil, all’aumento del tasso di disoccupazione, all’aumento del disagio sociale, in due parole: alla “crisi attuale”. Questa crisi possiamo vincerla insieme, Uniti si Vince il grido forte che parte da Catania, Palermo, Napoli e Roma e noi vogliamo esserlo con la nostra Repubblica.

Le chiediamo Ill.mo Sig. Presidente un suo gesto un suo interessamento a tutta questa problematica. Certi di un suo interessamento le porgiamo i più distinti saluti e la preghiamo di voler accogliere a nome di tutti i sottoscrittori i sensi della più profonda stima nei Suoi confronti e dell’Istituzione che rappresenta.”

 Isabella Cassibba e Stefano Zappalà
della SLC Cgil Catania

19 aprile 2013

Sindacati su caso Almaviva: "Situazione non rosea"

ROMA - I sindacati incontrano Almaviva. Il tavolo nazionale sindacale, convocato da Uni Industria, ha confermato che Almaviva non naviga certo in buone acque. A questo punto le sigle sindacali dovranno capire come organizzarsi in vista del nuovo incontro convocato per il 2 maggio. Davide Foti, segretario Generale della SLC CGIL di Catania spiega, ai microfoni di LivesiciliaCatania, quanto appreso dall’azienda. “Da una prima analisi dei dati che ci hanno fornito, emerge che esiste un problema economico di Almaviva”.

All’origine di questa situazione- prosegue Foti- ci sono “varie le cause: la crisi economica e finanziaria, il calo delle dei volumi di traffico delle committenti nel settore delle telecomunicazioni e le delocalizzazioni”. “Tutto ciò – prosegue il sindacalista- ha causato un evidente calo del fatturato”. E, di conseguenza, si temono eventuali ricadute occupazionali. ”Il sindacato – dice Foti- vuole tentare di capire quali ammortizzatori sociali mettere in campo (ovviamente una soluzione non traumatica) e si dichiara disponibile a una discussione globale sull’organizzazione del lavoro.”
livesicilia.it

Slc Cgil Nazionale a Crocetta, sconcerto per tagli a cultura in Sicilia

“Manifesto stupore e sconcerto di fronte alla totale insensibilità del Presidente della Regione Siciliana nei confronti della produzione culturale. Operando pesanti tagli alle risorse destinate al settore culturale condanna, nei fatti, a sicura estinzione le prestigiose istituzioni culturali dell’isola.” Così dichiara Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil.
“Il provvedimento annunciato, allo stesso tempo, implementa in maniera esponenziale le dotazioni economiche riferite alla spesa della Presidenza della Regione riproponendo vecchie logiche di governance della spesa pubblica.
Vorrei ricordare al Governatore che la produzione culturale connessa ai beni culturali, agli eventi legati ai suggestivi luoghi dell’isola, rappresenta tanta economia diretta e indotta.”


Emendamento Teatro Massimo Bellini

Attraverso gli emendamenti presentati dai deputati, a cui vanno i nostri ringraziamenti : Raia, Barbagallo , Maggio e D'Agostino per il Teatro Massimo V.Bellini e da Raia, Barbagallo e Maggio per il Teatro Stabile viene recuperata alle necessità della realtà l oblio di certa politica. Adesso bisogna continuare la mobilitazione sperando che i tagli possano essere ulteriormente recuperati e sperando che non trovino spazio le idee di chi pensa solo a consumare vendette a danno della città e a favorire le cordate dei soliti amici.



Vertenza Almaviva, sono ore decisive

Un attivo per discutere del drammatico impatto determinato dalla crisi industriale e dei “catastrofici” effetti sui livelli occupazionali in atto nel comparto telecomunicazioni. Ieri mattina ha avuto luogo un incontro delle Rsu ed Rsa della Slc-Cgil settore Telecomunicazioni, presso i locali della Camera del lavoro in via Crociferi, alla presenza del coordinatore nazionale Tlc Slc Cgil Riccardo Saccone.
«Stiamo facendo il punto sul settore delle Telecomunicazioni - spiega Davide Foti, segretario generale della Slc Cgil -, e Almaviva (il call center con sede a Misterbianco, ndc) è una delle aziende più importanti nel Catanese. Almaviva fino a un mese fa era in condizioni difficili, dal punto di vista occupazionale.
Venerdì ci incontreremo coi vertici di Almaviva per vedere quale è la situazione e come possiamo intervenire per questo calo di volumi». Il problema di Almaviva diventa un nodo emblematico : «Perché un po’ tutte le commesse del gruppo Almaviva in Italia, sono in crisi di volumi - continua Foti -; quindi ci sarà un tavolo delicato dove dover discutere di che tipo di strumenti mettere in atto per evitare anche l’impatto occupazionale».
Sui livelli occupazionali che correrebbero qualche rischio di tenuta, il sindacalista dà qualche numero: «A Misterbianco erano a rischio, prima 600 posti di lavoro, dopodiché si è arrivati a una divisione dell’esubero, come con Napoli, e ora si parla di 200 posti.
Quindi solo venerdì possiamo vedere con chiarezza qual è la situazione territoriale e occupazionale ».
È anche emerso che «le problematiche non riguardano solo Almaviva ma è in crisi l’intero settore a livello nazionale e in particolare in provincia di Catania - ha osservato il segretario confederale della Cgil Catania, Giovanni Pistorio -: perché nella nostra provincia le grosse aziende del settore avevano deciso di investire, perché c’è una predisposizione del lavoratore a non effettuare troppi turn-over, quindi unificando i processi positivi in termini di qualità; mentre è successo che, le grandi committenti nazionali, stanno adottando delle politiche differenti».
A giudizio del sindacato «per un verso non vengono disciplinati gli appalti in questo settore contando su un vuoto normativo, e si continuano ad assegnare gli appalti al massimo ribasso senza tener conto del costo del lavoro; per altri versi stanno pressando per poter delocalizzare all’estero».
di Fabio Rao

17 aprile 2013

Attivo unitario TLC Catania 17 aprile 2013

'La Cgil nell'ambito delle telecomunicazioni è il sindacato con la maggiore rappresentatività nel settore e questo ci impone, inevitabilmente, di aprire una linea di comportamento sindacale rivolta al lavoro, ai lavoratori ed a chi senza se e senza ma avrà l'intenzione di seguire. La Slc Cgil, come richiesto dalla nostra base, dovrà intensificare il proprio sforzo per cercare di limitare e risolvere tutta una serie di  problematiche ivi compresa la piaga della delocalizzazione in ambito call center''. 
Con queste parole il Segretario Generale di Catania, Davide Foti, ha aperto l'Attivo unitario delle Tlc che ha visto la presenza del Coordinatore Nazionale della Slc CGIL Riccardo Saccone e del Segretario Confederale della Cgil di Catania Giovanni Pistorio.
 In sala una nutrita presenza del gruppo dirigente della Slc catanese, Rsu ed Rsa delle aziende interessate. Tanti sono stati gli interventi a sostegno del settore e molti gli interrogativi posti a Riccardo Saccone, che nel finale ha chiarito ogni tipo di dubbio ed ha dichiarato apertamente quale sarà la ''mission'' della Segreteria Nazionale.
in ambito TLC il gruppo dirigente di Catania sta attualmente lavorando su un documento ufficiale che entrerà nel dettaglio di quanto fatto oggi e che verrà pubblicato a breve su questo sito.
Fraterni Saluti
Salvo Moschetto
Slc Cgil Catania

NOTA DI REDAZIONE
Nella foto il Coordinatore Nazionale della Slc CGIL Riccardo Saccone

Cgil Catania: «Stati generali per salvare teatri e cultura»

Da un lato i tagli, a volte estremi, ai più prestigiosi enti catanesi considerati dei veri e propri “templi” della cultura nell’Isola. Dall’altro la certezza che di cultura Catania potrebbe vivere, magari coniugandola con il territorio, la creatività giovanile ed il turismo.
Ieri il segretario generale della Camera del lavoro Angelo Villari ha lanciato un appello che in tempo di elezioni suona più azzeccato che mai: «Si facciano presto gli stati generali della Cultura a Catania - ha detto- si lanci un gruppo di lavoro serio,qualificato e attento ai risvolti concreti, che metta insieme teatro pubblico, privato e sociale, ma anche musei e biblioteche ». Ma non è solo questione di buona volontà: mancano i fondi: la Regione li ha tagliati per motivi di crisi, ma forse anche per una certa incomprensione di quanto può accadere da un momento all’altro, e cioè un pericoloso tracollo. La Cgil non usa mezzi termini: è tempo che dal governo Crocetta arrivi un segnale serio e decisivo per il destino del settore a Catania.
«Per questo la Cgil lancia un appello a tutte le istituzioni che non solo dovranno verificare il senso di questi tagli ma che dovranno ascoltare la base, - continua Villari- che a sua volta deve trovarsi pronta a lavorare in sinergia su proposte che facciano bene alla cultura e ai catanesi». All’incontro presenti anche i segretari confederali Giacomo Rota e Giovanni Pistorio, i segretari di categoria Antonella Di Stefano (Flc Cgil) e Davide Foti (Slc Cgil) il coordinatore della sezione attori Aldo Toscano, e per l’istituto musicale “Bellini”, il coordinatore del dipartimento Cultura Cgil Antonio Torrisi. Sono intervenuti anche Antonio Giardinieri, Rsa del teatro Stabile e Duilio Belfiore per il teatro Massimo. Secondo i dati della Cgil, ad esempio, negli ultimi tre anni al teatro “Bellini” è stata registrata una ascesa di vendita di abbonamenti e biglietti singoli; i primi sono cresciuti fino a 1.700 unità in controtendenza con altre storiche realtà dell’isola. Un risultato frutto di sacrifici immani, visto che mentre nel 2006 il contributo della Regione ammontava a 21 milioni e 700 mila euro, nell’esercizio 2013 la voce ammonta a soli 11 milioni e 750 mila euro. Il costo per il personale si aggira attorno ai 14.500.000 di euro; il 78% circa per il personale di ruolo e il 18% per il personale stagionale.
Il personale non di ruolo ricopre però settori basilari con contratti di 11 mesi l’anno e in linea di massima il precariato storico è di lungo corso, “vecchio” di 12/16 anni. Allo “Stabile” il calo dei contributi nel 2012 ammontava al -41,07% rispetto all’anno precedente (nel 2011 la cifra assegnata è stata di oltre 2 milioni e 900 mila euro): nell’ultimo anno l’ente ha dovuto fare i conti con l’amara realtà: mentre altri teatri riuscivano a recuperare i crediti, lo Stabile è rimasto fuori dal giro, risultando, nei fatti, il più penalizzato in Sicilia.
Sul taglio ai fondi per i teatro si schierano contro anche Fiste Cisl, Uil Con, Ugl, Fials e Libersind che ieri hanno tenuto una riunione al teatro Sangiorgi. «L’appello dispserato che si rivolge al presidente Crocetta è di fare in modo che non si decreti la chiusura dei teatri, ossigeno della vita culturale e sociale dell’isola. Investire su di essi e quindi sulla cultura non deve essere considerato come un investimento passivo, ma al contrario come un investimento che produce ricchezza e prestigio».

Plauso al provvedimento da Cgil, Cisl e Uil che adesso chiedono una audizione all’Ars
COMUNICATO
Cgil, Cisl, Uil e le federazioni di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Catania hanno apprezzato la presentazione del disegno di legge Leanza su «Norme per la promozione ed il sostegno alle imprese dell’informazione locale», che interrompe all’Ars una colpevole inerzia lunga anni. Dopo averne ricevuto copia in occasione dell’incontro, promosso da Assostampa, le organizzazioni sindacali ritengono doveroso offrire un contributo di idee alla stesura definitiva del testo normativo e chiedono a questo proposito un’audizione dinanzi alla Terza commissione dell’Assemblea regionale che esamina il ddl. In piena sintonia con Assostampa, Giovanni Pistorio, Rosaria Leonardi e Rosario Laurini per le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil ritengono, innanzitutto, che non si possa procedere all’esame di un disegno di legge di settore che non tenga conto dei tanti lavoratori licenziati dalle emittenti locali e regionali, ad esempio, a Catania, e della latitanza del precedente governo regionale nella fase di passaggio al digitale terrestre, che avrebbe richiesto sostegno alle imprese editoriali com’è avvenuto nel resto d’Italia.
I sindacati registrano con favore l’intenzione manifestata dai proponenti del ddl, che non intendono aprire nuove stagioni di assistenzialismo, e sottolineano la necessità di rafforzare le misure (defiscalizzazione,formazione e riqualificazione professionale) per la tutela e la promozione dell’occupazione. Inoltre, sollecitano la previsione di specifici benefici da un lato per le aziende che intendano procedere ad assunzioni e riassunzioni di personale espulso dal mondo produttivo e, dall’altro, per le iniziative di autoimprenditorialità (costituzione di cooperative e altre forme societarie) che possano valorizzare il patrimonio professionale e umano costituito da quei lavoratori.
Cgil, Cisl, Uil e le federazioni di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil ritengono, infine, indispensabile che il legislatore individui soluzioni per favorire le sinergie tra emittenti, perché le 110 emittenti siciliane possano affrontare le sfide di mercato con l’orgoglio della propria specificità ma anche con maggiore forza e solidità, messe a rischio oggi da un’eccessiva frammentazione dell’offerta.

16 aprile 2013

Chiara Galiazzo per Tim e Telecom Italia

Chiara Galiazzo è il nuovo testimonial della TIM e di Telecom Italia, i nuovi spot saranno unici, per adesso, sia per sponsorizzare TIM e sia per sponsorizzare altri servizi di telefonia di Telecom Italia. Termina così il ciclo “La storia d’Italia secondo TIM” di Nerì Marcore & Company. 
Il claim “Comunicare è condividere” rappresenta un format unico per tutti i servizi di telefonia (fissa e mobile), per tutti i clienti (consumer e business) e l’adozione di un nuovo schema che trasforma gli spot da pubblicità di “intrattenimento” a pubblicità “valoriale” ispirata al merito e al talento. 
Testimonial della nuova campagna è Chiara con la sua storia di ragazza che è riuscita a realizzare il grande sogno di diventare cantante. Nel giro di pochi mesi Chiara ha trionfato a X Factor 6, partecipato al 63° Festival di Sanremo, pubblicato il suo album d’esordio “Un posto nel mondo” e conquistato il suo primo disco multiplatino. 
Da qualche anno la ricerca e la valorizzazione dei talenti è uno degli obiettivi di Telecom Italia che, per questo, ha messo in campo una serie di iniziative in grado di aiutare i giovani ad affermarsi: dai master di secondo livello che hanno coinvolto oltre 50 laureati e le 100 borse di dottorato finanziate in molte università italiane, alle oltre 50 start up sostenute con “Working Capital”, per proseguire con il progetto di alto apprendistato che ha coinvolto oltre 330 laureandi reclutati nei principali atenei italiani, fino al programma di accelerazione di impresa “Changemakers” dedicato alla ricerca di idee innovative per favorire lo sviluppo economico, sociale e ambientale del Paese.
Sono inoltre in corso di realizzazione, in aggiunta a quello già attivo di Trento, cinque “Joint Open Labs” che introdurranno un nuovo modello di didattica, ricerca e sviluppo e che trasformeranno il talento in nuovo valore. Per favorire il confronto e lo scambio di idee sul tema del talento, con l’avvio del nuovo format Telecom Italia lancia sui social network l’hashtag #amoiltalento. 
Nel primo spot, incentrato sull’Ultra Internet fisso e mobile di Telecom Italia, i valori della comunicazione e della condivisione sono rappresentati anche grazie alle immagini di uno spettacolare e colorato flash mob che vede coinvolta Chiara assieme a più di 600 persone sulla terrazza del Pincio di Roma. Un grande arcobaleno i cui colori richiamano la tecnologia della fibra ottica che prende forma sulle note di “Over The Rainbow”, colonna sonora di tutta la campagna interpretata dalla stessa Chiara. 
L’immagine di Chiara e dell’arcobaleno sarà anche protagonista di una maxi-installazione (44 metri x 4 metri), realizzata dal fotografo Alberto Guglielmi, che dal 15 aprile accoglierà i viaggiatori all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma.
La creatività della campagna è stata affidata alla Mortaroli & Friends e la regia a Alessandro D’Alatri, che per Telecom Italia hanno già firmato molte campagne di successo. 
La coreografia è di Daniel Ezralow, la scenografia è di Luana Raso, la fotografia è di Umberto Manente. La produzione è di Buddy film.



Susanna Camusso: "Servono 2,7 miliardi"per gli ammortizzatori sociali in deroga nel 2013

 L'allarme sugli ammortizzatori sociali torna al centro dell'attenzione. "Lo scenario di crisi e l'esperienza dello scorso anno ci indicano che la spesa non sarà più bassa del 2012", ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, secondo quanto riferito, nel corso dell'incontro con sindacati e imprese sulla cassa in deroga. Al tavolo è emersa la cifra investita nel 2012 che è stata di 2,3 miliardi di euro, più o meno in linea con quanto stimato dai sindacati (2,7 miliardi). Comunque il governo non farà nessun decreto per reperire le risorse necessarie. "Il nostro è un governo in scadenza. Non facciamo decreti". Sarà invece istituita una sorta di "unità di crisi" con Monti, Grilli, le Regioni e le parti sociali a Palazzo Chigi all'inizio della prossima settimana, lunedì o martedì.

Ad accendere i riflettori sono stati in primo luogo i sindacati, in piazza per sollecitare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Cgil, Cisl, Uil sono stati ricevuti dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, e per il leader della Cgil, Susanna Camusso, si tratta di "un segnale di attenzione, e questo sì che è un segnale nuovo". Al termine del colloquio, sollecitato dagli stessi presidenti sull'emergenza occupazione, Camusso ha sottolineato che "il presidente Grasso ci ha rassicurato sull'attenzione che il Parlamento avrà rispetto alle nostre richieste".

Prima di incontrare il ministro del Welfare Elsa Fornero, Camusso aveva detto che per gli ammortizzatori sociali in deroga nel 2013 servono nel complesso 2,7 miliardi. Ieri, Fornero aveva detto che per gli ammortizzatori 1 miliardo di euro forse non basterà, mentre oggi ha ribadito che "lo scenario di crisi e l'esperienza dello scorso anno ci indicano che la spesa non sarà più bassa del 2012" quando le risorse investite nella Cig in deroga sono state pari a 2,3 miliardi. Il suo impegno ha aggiunto, è di lavorare fino al termine del suo mandato per reperire le risorse. Secondo il segretario Uil, Luigi Angeletti, se il Governo non adotterà entro maggio un  provvedimento con le risorse per la cassa in deroga, i sindacati porteranno a Roma centinaia di migliaia di persone perché l'assenza di risposte sulla cassa in deroga è "inaccettabile". I sindacati chiedono al governo di mettere nel Def, il Documento economico e finanziario, 1,5 miliardi in più per la Cig in deroga. Il leader Cisl, Raffaele Bonanni, ha detto: "Chiediamo al governo i soldi, e di precisare se i soldi vanno nel Def".

Camusso ha aggiunto che "serve certezza sui finanziamenti della cassa integrazione in deroga per i lavoratori ma anche per le impedire la chiusura delle aziende". Secondo il segretario Cgil "c'è un balletto incomprensibile. Il ministro Grilli prima ha detto che le risorse c'erano, gli abbiamo detto allora di stanziarle e ovviamente a quel punto è sparito tutto nel nulla e ora il ministro del Lavoro rilancia l'allarme. Si deve smettere di invocare sempre gli altri, non si trovano mai i soldi quando riguarda il lavoro. Ora sulle risorse ora si facciano scelte precise: dirottare fondi dalle spese militari, che non sono una priorità e decidere una piccola patrimoniale, si alzi la tassazione delle rendite".

3 Italia: Dati pompati e non in linea con quanto comunicato da Hutchison

La possibile fusione con Telecom Italia fa finire sotto i riflettori i conti di 3 Italia. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, dalle verifiche in corso starebbe emergendo un quadro di 3 un po’ diverso di quello comunicato da Hutchison: la mappatura della clientela sarebbe arrivata a individuare 7,5 milioni di utenti contro il 9,5 milioni dichiarati da 3 Italia a fine 2012, e il margine operativo lordo sembrerebbe essere di circa 100 milioni contro i 260 annunciati. Non essendo quotata 3 Italia non ha l’obbligo di rendere pubblici i risultati di bilancio.
Commentando quanto riportato Intermonte ricorda di avere "sottolineato la scarsa trasparenza della contabilità di Hutchison, pertanto aggiustamenti sono possibili".
Secondo il bilancio 2011 della controllante lussemburghese vale ben 6,3 miliardi di euro, il triplo rispetto alle valutazioni circolate nei giorni scorsi. Le stime hanno attribuito all'operatore mobile del gruppo Hutchison Whampoa una valorizzazione intorno a 2 miliardi, pari a circa 7 volte l'ebitda 2012 di 264 milioni di euro. Nei conti 2011 di Hutchison 3G Italy Investments sarl, che appartiene al gruppo Hutchison Whampoa e detiene il 97,4% di 3 Italia, la partecipazione nella società italiana ha un valore di 6,27 miliardi di euro circa, iscritta al costo d'acquisto, mentre i prestiti infragruppo si attestano a 6,388 miliardi (4,4 miliardi nel 2010) per lo più a tasso zero, per un totale degli asset finanziari di 12,6 miliardi (10,6 miliardi nel 2010). La holding lussemburghese è stata costituita ad agosto del 2000, quando Hutchison rilevò il 51% di Andala (diventata poi 3 Italia) dal fondatore di Tiscali, Renato Soru e da Franco Bernabè, attuale presidente di Telecom Italia, per poi salire nel giro di due anni all'88%. Contattata, la capogruppo Hutchison Whampoa limited, quotata a Hong Kong, ha sottolineato che il gruppo non usa fornire dettagli sulle società controllate non quotate. 3 Italia ha chiuso il 2012 con ricavi in crescita del 10% a 1,965 miliardi di euro e un ebit a 0,5 milioni di euro, rispetto ai 5,8 milioni del 2011.

Allarme disoccupazione, sale al 12%

MILANO - L'economia italiana continuerà a contrarsi anche nel 2013. Dopo il -2,4% del 2012, il Pil calerà quest'anno dell'1,5%, per poi tornare a crescere nel 2014 quando registrerà un +0,5%. Lo prevede il Fondo monetario internazionale che mette l'accento sul tasso di disoccupazione che salirà al 12% nel 2013 (10,6% nel 2012) e al 12,4% nel 2014. Il rapporto di primavera dei tecnici di Washington conferma però che, nonostante le difficoltà, la ripresa potrebbe arrivare nella seconda metà di quest'anno. Il dato quarto trimestre su quarto trimestre stima infatti un'espansione dello 0,4% nel 2013 e dell'1% nel 2014. Troppo poco per stimolare l'occupazione.

Eurozona. Nel dettaglio gli economisti del Fmi hanno rivisto al ribasso, rispetto a gennaio 2013, di 0,4 punti percentuali le previsioni sul Pil per quest'anno sottolineando che tra i big europei solo la Spagna farà peggio dell'Italia, con un'economia che si contrarrà dell'1,6% per poi crescere dello 0,7% nel 2014. Il tasso di disoccupazione spagnolo si attesterà al 27%, per poi calare lievemente nel 2014 al 26,5%. Negativo anche il Pil delle Francia, che scenderà dello 0,1% con una disoccupazione all'11,2%. Nel 2014, invece, l'economia francese crescerà dello 0,9% con una disoccupazione all'11,6%. Tiene la Germania: il Pil crescerà quest'anno dello 0,6% e accelererà nel 2014 al +1,5%, con un tasso di disoccupazione rispettivamente al 5,7% e 5,6%. Nella media dell'Eurozona, il Pil calerà dello 0,3% quest'anno prima di tornare a espandersi dell'1,1% il prossimo. Meglio gli Stati Uniti che cresceranno dell'1,9% nel 2013 e del 3% il prossimo anno con la disoccupazione in discesa al 7,5%. 

Italia.  L'Italia è sulla strada giusta: entro la fine del 2013 la gran parte degli aggiustamenti fiscali saranno stati effettuati, così come le prospettive di crescita per il 2014. Lo afferma il Fmi che però sottolinea come in Italia sul fronte delle
riforme strutturali possa essere fatto di più, "a cominciare dalla giustizia". E secondo Jorg Decressin la crescita è ancora debole in Italia perché tutti gli aggiustamenti fiscali sono stati effettuati nell'ultimo anno, ma nel 2014 sarà meglio, con le prospettive di crescita che migliorano.

Tre velocità. Sull'economia mondiale pesano anche le incertezze politiche in Italia al pari "degli sviluppi nell'area euro, incluse le incertezze per le ricadute dagli eventi a Cipro". Insomma secondo il Fmi "le prospettive globali sono ancora migliorate, ma la strada per la ripresa nelle economie avanzate resta accidentata". Per gli esperti di Washington l'andamento dell'economia mondiale è ormai "a tre velocità": i mercati emergenti in grande salute, gli Usa che in ripresa e l'Eurozona ancora in recessione. In particolare il Fondo monetario internazionale prevede che il Pil mondiale salirà quest'anno del 3,3%, lo 0,2% in meno rispetto a quanto fissato a gennaio scorso, per poi accelerare al 4% nel 2014.

Banche. A frenare la ripresa dell'Eurozona è anche la debolezza dell'intero comparto bancario appesantito dalla scarsa reddittività e dalla bassa capitalizzazione che ha "riflessi negativi sull'offerta credito" impendendo la trasmissione delle migliorate condizioni economiche a imprese e famiglie. In generale, "gli interessi sui prestiti restano troppo alti" e "c'è bisogno di ulteriori urgenti misure per rafforzare le banche".

L'analisi. Le stime negative per l'area euro - avverte il capo economista, Olivier Blanchard - riflettono non solo la debolezza nei paesi periferici ma anche quella nei paesi "core" come Germania e Francia: "La crescita della Germania si sta rafforzando ma è ancora prevsita essere sotto l'1% nel 2013. In Francia la crescita per quest'anno sarà negativa. Questo potrebbe far porre domande sulla capacità dei paesi 'core' di aiutare i paesi periferici, molti dei quali - soprattutto Italia e Spagna - sono attesi registrare sostanziali contrazioni nel 2013".
 repubblica.it

Vodafone, 500 licenziamenti in Germania

Vodafone Germany licenzia 500 persone in Germania e esternalizza in India e Romania. La manovra si concluderà nel 2015 ed è ovviamente disegnata per ridurre i costi, visto che sui mercati emergenti si può assumere personale a costi più competitivi.

La notizia viene riportata dalla stampa tedesca, secondo cui una nota interna redatta dal Ceo della divisione tedesca di Vodafone, Jens Schulte-Bockum, descrive i prossimi piani per rendere l'azienda più competitiva e indica che Vodafone non può più permettersi di pagare salari alti in un ambiente operativo così difficile come il mercato europeo delle telecomunicazioni, dove la concorrenza è sempre più serrata e i margini di guadagno si assottigliano.

"Questa manovra ci mette in grado di affrontare al meglio il futuro”, si legge nella nota. Schulte-Bockum aggiunge: “I salari d’ingresso in Germania sono troppo alti in rapporto al tasso di crescita del mercato telecom". Le posizioni toccate dai licenziamenti saranno, in parte, compensate dalle nuove assunzioni in Romania e India dove saranno trasferite le operazioni IT, le tecnologie di rete e il customer service.

Un portavoce di Vodafone ha confermato all’agenzia Reuters che il piano di outsourcing sarà completato in due anni, ma Bloomberg sostiene che nella lettera del Ceo non si definisce un numero esatto di posti di lavoro che saranno eliminati in Germania. Si dice tuttavia che "La pressione commerciale si sta intensificando" e che la normativa di settore “impedisce gli investimenti da anni”.

Il Ceo sembra riferirsi in particolare alla feroce concorrenza di T-Mobile, divisione di Deutsche Telekom che ha lanciato offerte low-price per il mercato smartphone, e alle nuove regole che hanno abbassato le tariffe che gli operatori mobili possono esigere per le chiamate dalle reti concorrenti.

E forse l’ostilità dell’ambiente regolatorio sembra infastidire Vodafone Germany molto più degli alti livelli dei salari. Infatti, la filiale australiana del colosso britannico ha annunciato lo scorso mese un progetto di segno opposto: assumerà 750 persone nel call center della Tasmania, riducendo il peso di quello in India. Il Ceo di Vodafone Australia, Bill Morrow, ha spiegato che in questo modo cercherà di rilanciare il brand della società, tornando a creare valore anche sui mercati cosiddetti maturi.

Almaviva e sindacati: Venerdì incontro romano

CATANIA - Venerdì incontro romano tra Almaviva e sindacati. L’obiettivo è quello di analizzare la situazione dell’azienda e delle ricadute in termini occupazionali. Davide Foti, segretario Generale della SLC CGIL di Catania spiega, ai microfoni di LivesiciliaCatania, l’importanza dell’incontro e l’approccio che terranno le sigle sindacali:
 “Finalmente è stato convocato il tavolo nazionale sindacale di Almaviva Contact, cercheremo di capire la situazione globale dell'azienda e proveremo ad attenuare l'impatto occupazionale di questa crisi nel nostro territorio”. “Sappiamo, aggiunge Foti, che il calo dei volumi delle commesse Almaviva è frutto di una delocalizzazione selvaggia dei servizi che le grandi committenti stanno mettendo in atto. Come CGIL da anni denunciamo questa piaga con iniziative sia politiche che sindacali”. Poi una velata accusa e insieme una proposta: “rimettere il diritto al lavoro come prima necessità deve essere una mission della politica tutta, sicuramente questa perdita di tempo e di posizione di arroccamento non servono ai lavoratori e non servono alle aziende".
Livesicilia.it

Telecom Italia: Verbale di accordo 15 aprile 2013

Verbale di Accordo - Roma 15 aprile 2013 -
tra
Telecom Italia S.p.A
e
SLC-CGIL, FISTei - CISL e  UILCOM-UIL Nazionali

Premesso che:
in data 27 marzo 2013, l'Azienda e le Organizzazioni Sindacali hanno sottoscritto un accordo per l'attivazione di un Contratto di Solidarietà di tipo difensivo, ratificato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in data 3 aprile 2013; le Organizzazioni Sindacali hanno successivamente richiesto approfondimenti all'Azienda riguardo l'incidenza del predetto Contratto di Solidarietà su alcuni istituti di legge e contrattuali quali tredicesima mensilità, premio annuo, ferie, ex festività, permessi retribuiti individuali, permessi retribuiti a titolo collettivo (ore collettive) e l'Azienda ha fornito gli elementi di chiarimento relativi alla regolamentazione normativa degli istituti;
si concorda quanto segue:
con riferimento alla tredicesima mensilità, al premio annuo ed alle ferie, le Parti si danno atto che tali istituti saranno soggetti ad integrazione salariale secondo le indicazioni contenute nelle circolari INPS vigenti in merito;
per quanto attiene alle ex festività, ai permessi retribuiti individuali ed ai permessi retribuiti a titolo collettivo (ore collettive), l'Azienda, con riguardo alla specificità delle assenze dal servizio determinate dall'applicazione del Contratto di Solidarietà indicato in premessa, riconoscerà l'intera spettanza teorica, tenendo a proprio carico gli effetti determinati dall'incidenza del Contratto di Solidarietà su detti istituti.

Rai: confronto Piano Industriale

ATTENZIONE AL CONFRONTO
In relazione alla richiesta di confronto sul Piano Industriale, inviato unitariamente alla Rai, Slc Cgil incontrerà il Direttore Generale, Luigi Gubitosi, il giorno 22 aprile p.v.
L’azienda ha scelto di convocare singolarmente le OO. SS. invece di individuare un unico tavolo di discussione.
Va aggiunto che le OO. SS. nell’incontro avvenuto il giorno 11 aprile u.s. hanno richiesto alla Direzione del Personale, su vari temi, una calendarizzazione di incontri.
Per citarne alcuni: code contrattuali (rimandi definiti nel testo), esodo con incentivazione, Rai News 24, etc.
Come Slc Cgil dobbiamo però essere chiari, la Rai sta affrontando un momento delicatissimo, sia dal punto di vista economico ( in questi giorni uscirà il bilancio 2012), sia per i cambiamenti gestionali, organizzativi e tecnologici definiti nella discussione contrattuale e nel Piano Industriale ed è opportuno che tutti, l’azienda per prima, si muovano con attenzione.
La confusione di queste settimane, pesa la bagarre politica ed anche l’uscita di molte figure che hanno pesato nelle dinamiche aziendali degli ultimi 20 anni, rischia di mettere in discussione la qualità del confronto e conseguentemente dei processi.
Per questo Slc Cgil invita la Rai a procedere con cautela e organicamente al confronto e alle scelte di evoluzione gestionale e organizzativa.
Il rischio sono le incomprensioni, la sottovalutazione di questioni invece rilevanti, l’animosità di lavoratori che si sentono maltrattati da scelte aziendali, tutte questioni che rischiano di riaprire una diffusa conflittualità.
Sosteniamo questo citando alcuni facili esempi:
 l’esodo volontario, senza una temporizzazione dell’uscita e del reintegro della forza lavoro, sta generando in alcune aree problemi seri per la capacità produttiva e per le condizioni di lavoro ( ad es. citiamo le riprese esterne di Bologna e Firenze e Rai Way…)
 la regolazione della malattia e delle ferie.
Avremmo preferito che le uscite per pensione si realizzassero fisicamente solo dopo aver ridisegnato l’assetto occupazionale (anticipo TD, apprendistato e selezione, atipici), ma per scelta aziendale questo non è stato possibile. Si è preferito demandare alle strutture di prossimità la scelta dei tempi per l’esodo dei lavoratori che hanno aderito all’incentivo realizzando, di fatto, una giungla gestionale.
Aggiungiamo che altri processi, propri del Piano Industriale, tra cui il distacco di alcune risorse ex Rai Internazionale presso Rai World, sembrerebbero in essere senza che vi sia stato un coinvolgimento del sindacato.
Senza dilungarci troppo, dovremmo citare sedi, settori e situazioni specifiche, riteniamo fondamentale avviare il confronto senza che le questioni siano già giunte al punto di non ritorno come avveniva con le precedenti direzioni.
Il contratto è stato firmato 2 mesi fa, vi è stato quindi il tempo per avviare il confronto senza forzature, per questo oggi ci sembra logico chiedere a Rai bocce ferme sino ad una piena condivisione dei percorsi.
Non vogliamo ingessare l’azienda, anzi e nostra intenzione agevolare il cambiamento e crediamo come CGIL di averlo dimostrato, ma non siamo disponibili a vederci calate dall’alto le risultanze di un lavoro a cui non abbiamo preso parte e che magari soffre di una visione parziale del complesso quadro aziendale.
Crediamo che il confronto sul Piano Industriale, chiesto unitariamente, serva esattamente a questo, ad impostare un processo di importante evoluzione nel rispetto di tutti, avendo quindi attenzione ai costi, alle professionalità, alla qualità e ai cittadini che pagano il canone.
La Segreteria Nazionale Slc Cgil

15 aprile 2013

Telecom Italia: assemblea di fuoco, si fa strada l'ipotesi Opa

Conto alla rovescia per l’assemblea degli azionisti di Telecom Italia. L’appuntamento, previsto per mercoledì 17, sarà l’occasione anche per discutere quanto deciso dall’ultimo Cda sul dossier 3 Italia e sulla separazione della rete. In vista di mercoledì Asati, propone che il Gruppo Hutchison Whampoa presenti al mercato  una “offerta pubblica  di acquisto preventiva volontaria parziale” delle azioni di Telecom Italia, fino al 30 % del capitale , ad un valore 1.1-1,2 euro (poco superiore al "Book value" e distante dal multiplo "normale" su Ebitda).

Nel contempo l’associazione dei piccoli azionisti chiede all'assemblea degli azionisti di Telecom Italia di modificare lo Statuto sociale, in ordine alla nomina del Cda, “con criterio proporzionale in modo da dare maggiore rappresentanza alle minoranze”. Secondo Asati la norma in atto, che riconosce all'azionista di riferimento i 4/5 dei membri del Cda, è stata una delle cause principali del disastro della società.

Sul versante scorporo “si proceda – scrive Asati in una nota - alla costituzione della Società della rete favorendo l’ingresso di Cdp (senza pregiudiziali al suo ingresso direttamente nel capitale di Telecom Italia), al fine di mantenere e assicurare  al Paese una infrastruttura sensibile e strategica a controllo nazionale”.

I piccoli azionisti riconoscono al Gruppo Hutchison Whampoa “ il forte impegno in Italia nelle telecomunicazioni”. Il gruppo – sottolinea la nota -  ha dedicato importanti risorse ed ha accettato bilanci in perdita. Risulta anche una scarsa interfererenza con il management. Di principio non esiste una pregiudiziale indotta da un paventato "pericolo giallo" (chi ha detto che il "cavaliere" deve essere bianco). La si veda invece come una importante opportunità”. E a chi sbandiera una potenziale minaccia per l’italianità della compagnia, Asati ricorda che già “il 55% del capitale attuale della società è già all'estero”. Invece di paventare un pericolo asiatico si dovrebbero - avverte Asati – “fissare le regole, una governance ed un percorso che noi abbiamo indicato a tutela di tutti gli azionisti e del Paese”. 

“L’assemblea di mercoledi – conclude la nota - sarà quindi una occasione storica per discutere siffatta opportunità. Gli azionisti, Telco, Findim, i fondi italiani ed esteri, si dovranno assumere le conseguenti responsabilità, Asati ha indicato la sua proposta. In caso contrario si discuta delle possibili alternative, siamo pronti a  contribuire con serietà e impegno consapevoli della drammatica situazione in cui si trova la Società”.

A Telecom Italia saranno necessarie due settimane, forse tre, per valutare la possibile integrazione con H3G. Valutazioni - secondo quanto riporta il Corriere Economia - che, oltreché  industriali, saranno politiche: necessario lo scorporo della rete in una newco e una visione condivisa sul futuro da parte dei soci Telecom e Telefonica. L’ingresso dei cinesi in Telecom potrebbe essere “più agevole”, prosegue il giornale, se venisse messa in sicurezza la rete fissa, asset strategico per il Paese, dentro una newco gemella dell’attuale Telecom di cui la Cdp potrebbe diventare azionista di controllo, magari con un aumento di capitale riservato. Per chiarire i nodi, sottolinea il giornale, saranno fondamentali le due, tre settimane che il presidente di Telecom, Franco Bernabè, e il comitato dei “saggi” si sono dati per valutare se un’operazione di integrazione con 3 Italia abbia un interesse per il gruppo italiano. I nodi forti, prosegue il giornale, restano sempre quelli delle valutazioni. Sono i soci Telco i soggetti che hanno manifestato maggiore freddezza per l’ipotesi portata in Cda da Bernabè. In Telco, che vorrebbe un cambio di strategia complessiva di Telecom Italia, sarebbero crescenti i dubbi sulla leadership di Bernabè. Tanto è vero che sarebbero già state ipotizzate alcune alternative: tra gli azionisti si guarderebbe con favore a figure come l’attuale Ad di Eni, Paolo Scaroni.
di Federica Meta