
Editore: Slc Cgil Catania - Direzione: Salvo Moschetto
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La spending review non riguarda solo i ministeri e gli enti pubblici nazionali. Solo per questi settori il governo ipotizza non meno di 11.000 eccedenze ( 5500 nei Ministeri e 5600 negli enti pubblici) derivanti dal taglio degli organici ( - 20% per la dirigenza e 10% per il restante personale). Già questi numeri porteranno problemi di funzionamento di alcune delle strutture interessate (Inps;Inail; etc). In realtà tutte le pubbliche amministrazioni sono interessate alla spending review. visto che sono e/o saranno interessate dai processi di riorganizzazione e dagli interventi sulle dotazioni organiche che vengono ridotte o verranno ridefinite come nel caso degli enti locali, prima delle loro riorganizzazioni. Anche i processi di riorganizzazione avranno ulteriori conseguenze sugli organici - dopo il taglio - come nel caso delle province o della presenza degli uffici ministeriali nel territorio. E' l'analisi della CGIL in vista dei nuovi appuntamenti con il ministro della Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi.
Si tratta di una vertenza complessa, viste le differenze di merito, l'intreccio degli interventi legislativi, la tempistica, la strumentazione adottata contraddittoria e non priva di “buchi”. Per semplificare e tentare di dare un quadro complessivo, ecco una scheda riassuntiva sui settori interessati dalla spendig review.
MINISTERI, così come gli ENTI PUBBLICI sono tutti interessati al taglio delle dotazioni organiche e solo dopo a processi di riorganizzazione, compresa la razionalizzazione della presenza nel territorio in seguito alla definizione delle nuove province ed alla unificazione dei servizi comuni tra le amministrazioni centrali. La presenza dello Stato nel territorio riguarda non meno di 100.000 lavoratori. E come viene affermato nella legge ciò potrebbe determinare nuove eccedenze con processi di mobilità verso “posti” che nel frattempo sono stati tagliati. Tale è l’effetto derivante anche dalla diversa tempistica con la quale vengono assunti io provvedimenti. Occorre chiarire con nettezza a chi si applicano le norme sui prepensionamenti, sui quali peraltro è chiaro il giudizio della CGIL.
ENTI LOCALI questo comparto che occupa non meno di 500.000 unità è oggetto di vari interventi: la ridefinizione delle dotazioni organiche (rapporto dipendenti/popolazione) che deve comprendere anche le societàvigilate dagli enti locali. Se gli enti sforeranno tale nuovo rapporto standard non potranno assumere e/o dovranno ridurre le loro dotazioni organiche . Il Governo quantifica ( con sconosciuti parametri) in 13.000 gli esuberi che potrebbero aversi a seguito di tali operazioni. Ma contemporaneamente e in contraddizione con tale previsione vengono destinate agli enti locali le funzioni amministrative che lo Stato demandava alle disciolte province con “ nuovi possibili organici” in una tempistica successiva a quella dei precedenti provvedimenti.
Infine gli enti locali fino a 5000 abitanti ( circa 5000) saranno gradualmente interessati alla costituzione delle unioni con funzioni che passeranno dai singoli comuni a queste nuove strutture e con possibili eccedenze.
LE NUOVE PROVINCE. ( circa 60.000 lavoratori) Riduzione del loro numero, riduzione delle loro funzioni, passaggio delle competenze amministrative dello Stato dalle province ai Comuni, determineranno processi di complessa definizione( mobilità, gestione delle eccedenze, garanzie contrattuali, garanzie di mantenimento del lavoro, garanzia del mantenimento dei servizi al territorio). In particolare la funzione “lavoro”, cruciale in questa fase di crisi e che non viene più citata che oggi vede al lavoro non meno di 5000 precari e dalla garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori che dalle province si sposteranno verso altri settori pubblici. Anche in questo comparto, così come in tutti gli altri nella fase di definizione di tutti i processi non vi potranno essere nuove assunzioni e/o processi di stabilizzazione di lavoratori precari.
Inevitabilmente il nuovo disegno del territorio comporterà ricadute sulle Regioni, la loro organizzazione, le loro dotazioni organiche.
SOCIETA' VIGILATE A tali processi occorre poi aggiungere quelli indotti derivanti dagli interventi di ridimensionamento delle società vigilate dalle amministrazioni pubbliche centrali, regionali, comunali, nonché gli effetti che si determinano nel sistema delle imprese che forniscono servizi e/o beni alle pubbliche amministrazioni i cui comportamenti sono vincolati dagli interventi in tema di riduzione di acquisti e conseguentemente di forniture di beni e servizi ( BONDI). Come si vede si tratta di un intervento massiccio, negativo non solo per gli effetti, ma anche sul piano della Riforma delle Pubbliche Amministrazioni che si riduce all’ennesimo intervento sul lavoro. E' necessario chiedere al governo e alle altre istituzioni territoriali, a partire dall’incontro programmato per il 4 settembre e con il ministro della pubblica amministrazione non solo un quadro complessivo di insieme di tutti i processi in atto, ma anche una strumentazione e sedi di confronto centrali e locali per governare processi che rischiano di determinare espulsioni dal lavoro o violazione di norme contrattuali.
Proprio da questo quadro si conferma che si è in sostanza in presenza di un massiccio processo di ridimensionamento del sistema pubblico i cui effetti sulla invarianza dei servizi ai cittadini e sul lavoro pubblico sono tutti da verificare, come da verificare sono le conseguenze sul lavoro precario al servizio delle amministrazioni pubbliche. L’oggetto del confronto che si aprirà con il Ministro della Pubblica Amministrazione ha questa dimensione. Deve impegnare l’intero governo e per le parti proprie i restanti soggetti istituzionali. Deve concludersi, differentemente con quanto ad oggi è avvenuto con il Protocollo del 3 maggio, con soluzioni condivise che vincolano il Governo e le altre parti pubbliche con le quali salvaguardare i servizi ed il lavoro e dare continuità al lavoro precario. Poiché si tratta di processi che hanno tempi, strumentazioni e soggetti diversi come attori, occorre costruire un confronto generale con tutti i soggetti interessati e lì definire le regole necessarie per evitare concretamente che tali processi segnino una riduzione dei servizi alle persone ed un ridimensionamento “senza protezioni” del lavoro pubblico nel suo complesso. In questa direzione oltre che contro l’ennesimo intervento contro il lavoro pubblico dopo la stagione di Berlusconi, è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.
- di Salvo Intravaia -
E’ “caos calmo”, parafrasando il titolo di un film di Nanni Moretti, nella scuola. A poco più di due settimane dal ritorno sui banchi scolastici la macchina ministeriale si inceppa. E i supplenti, soprattutto nelle province più grandi, arriveranno in classe quasi certamente dopo l’avvio delle lezioni. I più penalizzati saranno gli alunni disabili che dovranno aspettare parecchio prima di avere accanto il docente specializzato. In 10 regioni italiane la prima campanella suonerà dall’11 settembre (in Molise) al 13 settembre (in Campania e Lazio).
E se, nonostante i ritardi accumulati fino a oggi dal ministero dell’Istruzione, nelle piccole regioni e nelle province con meno personale scolastico con tutta probabilità si riusciranno a nominare tutti gli insegnanti – di ruolo e supplenti – entro l’avvio delle lezioni, nelle realtà più grosse si presenterà più di qualche problema. A determinare questa empasse una serie di contrattempi, ritardi e norme approvate a ridosso di ferragosto. Vediamo di che si tratta. Ogni anno, per assegnare tutti i docenti alle classi occorre espletare una serie di adempimenti, ormai “quasi automatici”.
Il primo riguarda le cosiddette assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni del personale docente di ruolo: coloro che chiedono il trasferimento in altra scuola, anche di un’altra provincia, o l’utilizzazione su un’altra cattedra per un solo anno. Ma quest’anno, contrariamente a quanto avvenuto sempre, l’ipotesi di accordo tra sindacati e ministero, sottoscritta a giugno, è stata bocciata dal ministero dell’Economia per una serie di rilievi ai quali stanno lavorando a viale Trastevere. Così, il ministero si è premurato di comunicare ai singoli provveditorati agli studi di provvedere sulla falsariga dell’accordo dello scorso anno.
Ma in diverse realtà, per evitare inutile contenzioso, col conseguente balletto degli insegnanti che ne potrebbe conseguire, si sta ancora aspettando di conoscere la formulazione dell’accordo definitivo. Senza assegnazioni provvisorie e utilizzazioni non si può prevedere alle nomine in ruolo. Ma anche in questo caso la macchina ministeriale ha perso qualche colpo: nel decreto con i contingenti per le assunzioni, pubblicato lo scorso 10 agosto, mancano le tabelle sulla ripartizione dei contingenti regionali della media e del superiore per le singole classi di concorso, che sono state inviate alle direzioni regionali le quali hanno girato il tutto ai provveditorati, perdendo altri preziosi giorni.
Per avere un’idea dei numeri in gioco e della complessità delle operazioni di inizio anno su personale della scuola basta citare i numeri delle province più grandi. In sei province – Bari, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino – delle 104 province italiane nelle quali si provvederà a nominare 21 mila nuovi insegnanti di ruolo occorre stipulare 6.365 contratti, che occorre suddividere tra coloro che risultano ancora inseriti nelle graduatorie degli ultimi concorsi a cattedra e gli iscritti nelle graduatorie provinciali dei precari.
Una operazione, quella delle nomine in ruolo, che nelle province più grosse può durare anche diverse settimane e che non è ancora iniziata in nessuna delle realtà territoriali in questione. Nelle province più piccole le convocazioni scatteranno lunedì 27 agosto: la normativa imporrebbe di nominare tutti i fortunati neo insegnanti entro fine mese. Un’impresa quasi impossibile per tantissimi provveditorati e che farà slittare anche la nomina dei supplenti. Si calcola che quest’anno saranno occorrerà nominare almeno 8 mila docenti con supplenza fino al 31 agosto, un numero non ancora definito, ma che si aggira attorno alle 50/60 mila unità, di supplenti fino al termine delle lezioni, di cui almeno 30 mila di sostegno.
Ma non solo. La definizione del personale da inviare nelle scuole, quest’anno, è ulteriormente complicata dalle norme contenute nel decreto sulla Spending review che dovrebbe collocare i quasi 10 mila insegnanti in esubero e i 3.800 inidonei nei posti attualmente liberi. E le cose andranno presumibilmente per le lunghe. In provincia di Firenze, dove occorre nominare 502 immessi i ruolo, l’avvio delle lezioni è previsto per il 12 settembre ma il sito del provveditorato comunica laconicamente che “le convocazioni per il conferimento degli incarichi a tempo determinato verranno effettuate nel mese di settembre. Il calendario analitico delle convocazioni verrà pubblicato presumibilmente entro il 10 settembre”.
Per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) è tutto in alto mare: il contingente di eventuali immissioni in ruolo era stato previsto dopo il ferragosto ma ancora tutto tace. E dire che a livello nazionale, ci sono oltre 8 mila posti vacanti, 5 mila e 300 dei quali di collaboratore scolastico, figure che oltre a provvedere a mantenere puliti i locali scolastici, servono a garantire la vigilanza degli alunni. Oggi pomeriggio, al ministero, si svolgerà un incontro conclusivo sull’avvio dell’anno scolastico. E trapela la notizia che anche per immissioni in ruolo conferite dopo il primo settembre il ministero garantirà lo stipendio dell’intero mese.
(23 agosto 2012)
Dichiarazione di Silvano Conti
Coordinatore nazionale SLC-CGIL Area Produzione Culturale
Per l’imminente messa in scena al Petruzzelli del mozartiano “Don Giovanni” il neoriconfermato Commissario Straordinario prof. Carlo Fuortes ha proceduto alla selezione dei Professori d’orchestra mediante un “sorteggio” … incredibile ma vero!!
In nessun Teatro si è mai verificato che i Professori di una orchestra chiamati a una produzione Lirica siano stati selezionati con l’ordalia del “sorteggio” … (ogni Opera ha proprie peculiarità esecutive e necessita anche di particolari attitudini soggettive nella corretta esecuzione della stessa)
Le professionalità, le esperienze, le capacità acquisite per il neo-riconfermato Commissario non sono evidentemente criteri di selezione … così come per il Ministero, al di la dei proclami, la stabilità occupazionale della Fondazione non è elemento fondante della qualità produttiva del Teatro.
I lavoratori dipendenti dalle Fondazioni Liriche Sinfoniche, dalle Istituzioni Concertistiche Orchestrali, dai Teatri di Tradizione e i professionisti tutti del Settore ritengono pesantemente offensivo e mortificante quanto accaduto al Petruzzelli di Bari e, esprimendo la piena solidarietà della categoria, denunciano la non più sostenibile condizione di un modello produttivo imposto al Teatro basato sulla precarietà dei corpi artistici, delle maestranze e dei tecnici.
La 14° Fondazione Lirico Sinfonica deve assumere pari dignità delle altre Fondazioni a partire da risorse certe per la produzione e in merito alla strutturazione occupazionale.
Si deve procedere, anche in base al provvedimento emesso dal giudice del lavoro di Bari Assunta Napoliello con ordinanza del 20 agosto,che riconosce la natura di soggetto privato della Fondazione e il decadere dei vincoli imposti dal comma 8-bis L.100, a percorsi condivisi per la stabilizzazione occupazionale nel tracciato definito dalla Legislazione (L. 800 - L. 367 etc…) e dalla Contrattazione Collettiva Nazionale abbandonando l’idea del tutto forviante di “pseudo concorsi” a tempo determinato.
Il neo-riconfermato Commissario Straordinario Prof. Carlo Fuortes ha dimostrato nel suo operato di questi mesi … una non “specchiata” competenza e tanta approssimazione nella gestione delle complessità del Teatro che è un centro di produzione artistica e non una struttura di distribuzione di spettacoli.
Riteniamo, pertanto, non sia più procrastinabile il superamento del Commissariamento e attivare tutte le azioni necessarie per il ripristino dell’organismo democratico di gestione del Teatro per la sua tenuta e il suo futuro .
La città di Bari ha nel Teatro Petruzzelli un forte dato identitario. Il Paese ha nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche l’eccellenza riconosciuta come patrimonio culturale in tutto il mondo.Occorre battere chi ne vuole la sua destrutturazione. E’ una battaglia di civiltà nella salvaguardia di un bene comune.
Roma, 23 agosto 2012
Si e' svolto nel pomeriggio di oggi presso la sede catanese di Katane handling un incontro tra i vertici dell'azienda, le organizzazioni sindacali Filt CGIL, Fit CISL, Uiltrasporti e le rispettive Rsa.
Così come già detto numerose volte nel corso degli ultimi giorni, La grave vicenda Windjet influisce direttamente sul futuro dell'aeroporto catanese.
La societa' Katane handling a causa della riduzione del volato Windjet, nel corso dell'incontro ha comunicato un esubero di personale proporzionale alla percentuale di voli perduti. Il provvedimento potrà riguardare fino a 170 lavoratori e lavoratrici, tra i dipendenti a tempo indeterminato e stagionali.
L'aeroporto di Catania rappresenta una struttura strategica di trasporto per tutta la Sicilia orientale. La comunita catenese non puo' subire ulteriori contraccolpi sull'occupazione. Pertanto oggi e' diventato non piu' rinviabile avviare un confronto per la costruzione di un protocollo tra handlers, ENAC, Sac, per costruire una clausola di salvaguardia per la tutela dei posti di lavoro.
Chiediamo quindi alla prefettura di Catania di avviare un tavolo di confronto che mette insieme tutte le parti interessate al fine di salvaguardare tutto il patrimonio legato all'aeroporto di Catania.
Per costruire un protocollo di salvaguardia sociale che mette dentro tutti gli elementi. Il governo nazionale deve avviare un confronto per avviare strumenti idonei, ammortizzatori sociali in grado di assicurare un sostegno al reddito ai lavoratori del settore.
- di Riccardo Galli -
Su 2.400 distributori di carburante controllati nelle ultime settimane le Fiamme Gialle hanno contestato 356 irregolarità, il 15% del totale. Sono stati denunciati 23 gestori per frode in commercio con il sequestro di 53 tra colonnine e pistole erogatrici che erogavano meno di quanto indicato. Due benzinai di Palermo vendevano gasolio per autotrazione “annacquato” con sostanze chimiche di bassa qualità: olio sintetico pari al 30% del prodotto. Tra Liguria e in Sicilia sono stati sequestrati 21.079 litri di prodotti petroliferi, insieme ai distributori (i contatori delle colonnine erano manomessi). Altri 132 gestori sono stati sanzionati per violazione alla disciplina sui prezzi e 18 gestori per la rimozione dei sigilli che assicurano il corretto e regolare funzionamento degli impianti. Negli altri casi, sono stati sanzionati dalla Guardia di finanza 114 gestori per violazione della disciplina sui prezzi esposti, non corrispondenti a quanto indicato dalle colonnine dopo il rifornimento. In 197 casi è stata avviata la procedura per la revisione degli erogatori da parte dell’Ufficio Metrico della Camera di Commercio, che dovrà procedere ad una nuova taratura degli impianti.
Benzina allungata, prezzi esposti differenti da quelli applicati e pompe che erogano meno di quello che dichiarano. Queste le “furbizie” più comuni con cui gli automobilisti italiani si devono scontrare, perdendo quasi sempre. Piccole ma vere e proprie truffe contro cui i consumatori sono di fatto disarmati, la qualità della benzina non può certo essere verificata da ogni singolo utente come non possono i guidatori controllare la taratura degli impianti. Ma visto che i “furbi” sono così tanti conviene controllare e vigilare, almeno sul fatto che prezzo esposto e applicato siano uguali.
Una lotta impari senza dubbio, tanto più che il 15% di ladri viene considerata una percentuale “normale e fisiologica” a cui, di conseguenza, ci dovremmo rassegnare. Follia ovviamente, che si rubi non è normale e non va accettato e tollerato. C’è chi, per difendersi, come racconta la Stampa, azzera il contachilometri ogni volta che fa il pieno e, facendo lo stesso percorso, se riscontra variazioni nei consumi capisce se l’ultimo benzinaio visitato è stato “furbo” o meno.
Frodi sui carburanti che, spiega la Gdf, colpiscono non solo gli automobilisti, ma anche le casse dello Stato. Infatti la miscelazione con prodotti petroliferi diversi, non soggetti a imposte e di minor costo, da un lato fornisce agli utenti un prodotto scadente quando non dannoso per la meccanica, mentre dall’altro consente di creare riserve occulte di carburante venduto separatamente e “in nero”.
Tra i casi più eclatanti scoperti negli ultimi mesi c’è quello di Sondrio, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto 56 aziende lombarde e piemontesi che contrabbandavano da Livigno quasi un milione di litri di gasolio installando serbatoi supplementari nei propri camion. A Palermo invece, due pregiudicati avevano aperto una pompa di benzina completamente abusiva in un’area recintata, videosorvegliata e chiusa da un cancello elettrico comandato a distanza cui potevano accedere soltanto gli autotrasportatori conosciuti.
Ecco tutte le date per il rientro in classe, regione per regione. Il calendario con le date sui rientri a scuola è stato diffuso oggi 4 agosto. Quella del calendario scolastico è una competenza che la Costituzione italiana assegna alle regioni che possono scegliere in piena autonomia in base alle esigenze climatiche.
Mercoledì 5 settembre, i primi a sedersi nuovamente sui banchi di scuola dopo la pausa estiva saranno gli alunni della provincia autonoma di Bolzano, seguiti lunedì 10 settembre da quelli della Valle d’Aosta. Il martedì successivo, l’11 settembre, sarà la volta dei compagni del Molise. E il giorno dopo, toccherà a bambini e ragazzi di Friuli Venezia Giulia, Lombardia (con le scuole dell’infanzia che anticipano al 5 settembre), Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Veneto, e della provincia autonoma di Trento.
Giovedì 13 settembre, rientreranno in classe gli alunni di Lazio e Campania. Venerdì 14 settembre, saranno le scuole siciliane a suonare la prima campanella e il lunedì successivo, il 17 settembre, la restante parte delle regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Puglia e Sardegna.
Le scuole possono anticipare o posticipare l’avvio e la fine delle lezioni per fare aderire meglio il calendario alle proprie esigenze: l’importante è programmare all’inizio dell’anno almeno 200 giorni di lezione.
A seguire il calendario che segnala chi lascerà per primo i banchi di scuola nel 2013. I primi a congedarsi dagli insegnanti saranno gli alunni dell’Emilia Romagna, che lasceranno i banchi di scuola giovedì 6 giugno. In dieci regioni – Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto la scuola terminerà sabato 8 giugno. Il martedì successivo – l’11 giugno – lasceranno le aule gli alunni di Basilicata, Molise e della provincia autonoma di Trento.
Altre sei regioni – Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Sicilia e Valle d’Aosta chiuderanno le attività didattiche il 12 giugno e in ultimo, il 14 giugno, la provincia autonoma di Bolzano. La prova scritta di Italiano della maturità partirà mercoledì 19 giugno.
In quasi tutte le regioni italiane le vacanze di Natale inizieranno il 24 dicembre per terminare il 6 gennaio, che cade di domenica. Soltanto in quattro regioni – Sicilia, Toscana e nella provincia di Trento – la pausa natalizia prenderà il via qualche giorno prima – il 22 dicembre – mentre in Lombardia si comincerà il 23.
Avvio in linea anche per le vacanze di Pasqua – il 28 marzo in tutte le regioni, tranne che in Umbria, dove cominceranno il 25 marzo, in provincia di Trento – dove inizieranno il 27 marzo, e in Sicilia dove inizieranno il 29. Stesso discorso per il rientro dopo la pausa pasquale: previsto in tutte le regioni per il 3 aprile, tranne che in Campania e Liguria – dove si rientrerà il 2 aprile – in Abruzzo e a Trento i cui alunni rientreranno in aula il 4 aprile.
Al di fuori delle festività nazionali – domeniche e feste comandate – le regioni marciano in direzione decisamente opposta al governo, che aveva ipotizzato, per poi cambiare idea, di accorparle per evitare interruzioni che danneggiano l’economia. In quasi tutti i territori nazionali è stata ripristinata la festa del 2 novembre, che spesso si allunga anche a sabato 3 per permettere un lungo ponte di Ognissanti. E in diverse regioni è stata prevista anche una pausa invernale per il Carnevale.
E’ boom di laureati disoccupati: sono 304 mila le persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di un posto di lavoro. Lo dicono i dati Istat sul primo trimestre 2012. Si tratta del livello più alto almeno dal 2004, periodo fino al quale sono disponibili i dati. Su base annua il rialzo è del 41,4%. La maggior parte sono donne (185 mila).
Insomma tra i 2,8 milioni di disoccupati dei primi tre mesi dell’anno non mancano coloro che hanno studiato per anni e anni, anzi. Naturalmente il numero dei laureati è in crescita e ha raggiunto quasi i 6 milioni. Infatti sono in rialzo anche gli occupati con i massimi titoli di studio, pari a 4 milioni 187 mila, ma il loro incremento annuo (+3,5%) è nettamente più esiguo rispetto all’allargamento della disoccupazione.
Un’altra buona parte di laureati, fatta di 1 milione 444 mila persone (+2,8% su base tendenziale), rientra nella zona grigia dell‘inattività, coloro che né hanno né cercano un lavoro. Un fenomeno su cui pesa anche lo scoraggiamento.
Da un’indagine del Centro Studi di Confindustria emerge poi che la domanda di lavoro a inizio 2012 è rimasta in espansione ma a ritmi fiacchi se confrontata alle tendenze rilevate un anno prima.
Tra febbraio e aprile 2012 la quota di imprese che prevedevano un aumento dell’occupazione nei primi sei mesi dell’anno (17,9%) è diminuita rispetto a quella rilevata a inizio 2011 (22,6%), benché superi ancora la quota di quelle che prevedevano una diminuzione (11,4%, simile all’11,0% dell’anno precedente). Il saldo delle previsioni è quindi rimasto positivo (6,5%) ma si è dimezzato rispetto a inizio 2011 (11,6%).
L’occupazione nel 2011 ha registrato una sostanziale tenuta. Tra dicembre 2010 e dicembre 2011 c’è stata una lieve flessione dello 0,3% dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009. La tenuta è dovuta al ”seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011” e ”al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell’anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cassa integrazione”.
Per quanto riguarda la qualità dei contratti di lavoro, si registra il costante calo delle assunzioni a tempo indeterminato: il 35,1% del totale del 2011 (erano 35,9% nel 2010, il 37,7% nel 2009, il 42,1% nel 2008). Le assunzioni con contratto a termine (a tempo determinato, di inserimento, di apprendistato) hanno riguardato il residuo 64,9%1, ma scendono le probabilità di stabilizzazione.
di Angelo Villari
Segretario Generale della CGIL di Catania
Care compagne, cari compagni, lavoratrici e lavoratori, amiche e amici,
scrivere buone ferie nel momento in cui siamo, in cui le lavoratrici ed i lavoratori, le famiglie, gli anziani, i giovani hanno necessità concrete di riprendere a lavorare, tutelare il proprio posto, far quadrare i conti, costruire il proprio futuro, non è la cosa che mi sento di formulare.
Le ferie evocano serenità, giornate con la famiglia e gli amici, voglia di spezzare il ritmo per ricominciare le proprie attività al termine della pausa. E purtroppo in tanti, oggi, non hanno questa serenità.
In questo periodo, guardandomi attorno, noto che quello delle vacanze è l’ultimo dei pensieri per tanta gente che si augurerebbe volentieri di rinunciare alle ferie pur di avere la serenità che solo il lavoro può donare.
La situazione nella nostra provincia, è inutile nasconderlo, è pesante. Le notizie di nuove assunzioni sono gocce in un mare dominato da imprese che licenziano e da una crisi che colpisce ormai tutti i settori. In questo contesto la CGIL ha cercato di incidere per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per limitare al minimo i danni della crisi, per rilanciare la crescita e quindi l’occupazione nella nostra provincia.
Le politiche governative caratterizzate da tagli pesanti, rischiano di aggravare ulteriormente la situazione per le famiglie, i pensionati, quegli strati più deboli della popolazione. Rivedere la spesa deve significare incidere sugli sprechi e non certo sulle politiche sociali e assistenziali. I dati sono allarmanti: la spesa è aumentata; consumi, risparmio e potere d’acquisto sono diminuiti.
In Sicilia la situazione è pesantissima. Il 27% dei siciliani è sotto la soglia di povertà relativa, la disoccupazione è al 28% con punte del 50 per i giovani e del 60 per le donne, 42 mila lavoratori hanno perso il posto con punte allarmanti nell’edilizia.
La crisi colpisce tutti i settori: l’industria, l’edilizia, l’agricoltura, il commercio, i servizi e persino il pubblico impiego annaspa.
In questo contesto, è necessario immediatamente investire ogni risorsa umana e materiale sulla crescita, l’unica che può far ripartire il Paese, la nostra regione, la nostra provincia. E’ necessario un piano per il lavoro finanziato anche da una patrimoniale e da una tassa sulle grandi ricchezze, che questo governo deve convincersi di adottare per favorire gli investimenti, avviare la crescita, dare risposte ai milioni cittadini che aspirano al lavoro produttivo e dignitoso.
In Sicilia è necessario un piano per il lavoro e per il welfare nel rispetto pieno delle regole del lavoro, dei diritti di cittadinanza e dentro un quadro di piena legalità e vera lotta alla mafia.
Su questo si deve impegnare chi aspira a governare, con le nuove elezioni, la nostra regione.
Una boccata d’ossigeno potrebbe giungere dalle infrastrutture avviando le opere cantierabili, investendo nell’economia verde, nelle rinnovabili, nel risanamento del territorio, nel turismo e nella cultura. E’ necessario spendere la massima parte dei fondi strutturali che, invece, sono stati impiegati solo parzialmente, e questo è inaccettabile.
In questo contesto risultano intollerabili le grossolane prese di posizioni contro i precari e contro i forestali, vittime di una politica che li ha voluti mantenere in questo stato e che non ha saputo investire nella messa in sicurezza del territorio.
La situazione è la più difficile che ci troviamo a fronteggiare nella storia dell’Italia Repubblicana e solo i tagli ai privilegi e gli investimenti nel lavoro sono le uniche misure in grado di rimettere in moto l’economia per far crescere il Paese, il Mezzogiorno, la nostra provincia, e ridare quella serenità che le lavoratrici ed i lavoratori purtroppo, in questo momento, non hanno.
Non c’è lo spirito per augurare buone ferie, ma trascorriamo egualmente questo periodo con le nostre famiglie donandoci qualche momento di serenità; riprendiamo fiato e torniamo subito in campo per garantire all’Italia, alla Sicilia, a Catania una fase di vero cambiamento attraverso il protagonismo del mondo del lavoro per la crescita, l’occupazione, il benessere e lo sviluppo per tutti.