31 agosto 2012

Antenna Sicilia: Sciopero di otto ore


COMUNICATO SINDACALE
Catania, 31 agosto 2012
I lavoratori e le lavoratrici di Antenna Sicilia oggi aderiscono allo SCIOPERO di 8 ore indetto dalle rsu e segreterie Slc CGIL e Fistel Cisl contro la volontà dell'azienda di licenziare il 50% del personale dipendente tecnico amministrativo.
l'azienda SIGE, che gestisce le emittenti televisive Antenna Sicilia e Teletna, dichiara un esubero che riguarda 28 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato nei settori amministrazione, tecnico e produzione.
I sindacati dichiarano inaccettabili la posizione dell’azienda e ritengono necessario costruire un confronto per possibili soluzioni.
Il numero di lavoratori in esubero risulta non giustificato seppure in presenza di una difficoltà economica. Senza cameramen, operatori, tecnici sarà impossibile per Antenna Sicilia continuare a offrire un'informazione di qualità e una produzione valida.
La protesta attraverso lo sciopero permette ai lavoratori di condividere con l'opinione pubblica la grave preoccupazione per la posizione aziendale.
Slc Cgil e Fistel Cisl auspicano un progetto comune che permetta di tenere insieme lavoratori e azienda, per far fronte all'attuale momento di crisi e recessione da superare grazie al concorso di impegno e responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti, lavoratori e sindacati, azienda, istituzioni.
Slc CGIL e Fistel CISL chiedono all'azienda di non continuare a rimanere arroccata su posizioni poco condivisibili e denunciano la mancanza di un progetto per il futuro che garantisca continuità lavorativa.
La Direzione Sige precisa che la procedura in corso, prevista dalla legge, ha proprio la finalità di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti. La Direzione pertanto, come già dichiarato nella comunicazione di avvio della procedura, conferma la disponibilità all’esame congiunto di ipotesi idonee a garantire i livelli occupazionali e la sopravvivenza dell’Azienda.
Anche i giornalisti di Antenna Sicilia hanno deciso di aderire allo sciopero ed è per questo che le edizioni dei nostri TG non andranno in onda.

Cgil Catania: Sicilia consulting cassa integrazione in deroga


L’ufficio provinciale del lavoro ha avviato le procedure per la cassa integrazione in deroga per i lavoratori di “Sicilia Consulting”. Lo comunica la CGIL di Catania per bocca del segretario confederale luisa albanella: “nel caso di sicilia consulting il ruolo del sindacato, attraverso l’impegno del rappresentante della slc cgil Alexander Beraki, si è rivelato fondamentale. Tutto l’iter procedurale con il supl di catania per portare a buon fine la pratica e ‘stato seguito passo dopo passo. Ma le nostre preoccupazioni per le scarse risorse economiche stanziate ad oggi per gli ammortizzatori sociali in deroga aumentano sempre piu’ . Non bisogna dimenticare che questi ammortizzatori rappresentano l’unica forma di sostegno al reddito capace di garantire un minimo di sopravvivenza ai lavoratori e alle loro famiglie. I cittadini sono in enorme difficolta’ e se quest'aspetto non sara ‘risolto diventera' esplosivo. Per questo chiediamo alle istituzioni di intervenire affinche’ si trovino e si rendano esigibili, al piu’ presto, le risorse economiche necessarie al fabbisogno della nostra regione”.

29 agosto 2012

Camusso: Le vertenze vanno risolte


Per evitare un autunno ancora più caldo il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, torna a chiedere al Governo “un cambio di rotta e risposte in tempi brevissimi”. La leader della CGIL nel corso della serata conclusiva della festa della CGIL Forlì in un colloquio con il giornalista de 'l'Unità' Massimo Franchi, ribadisce nuovamente l'urgenza di risolvere le troppe vertenze ancora aperte al Ministero dello Sviluppo economico e accusa il Governo di “troppa inerzia”.

“La Sardegna - ha sottolineato Camusso - è piena di vertenze aperte da un tempo infinito, bisogna cominciare subito a costruire delle soluzioni, altrimenti l'esasperazione inevitabilmente si allargherà, perché in una zona come il Sulcis chiudere un'azienda per i lavoratori significa non avere più prospettive”.

Il Segretario Generale della CGIL invoca, quindi, un “cambio di rotta”, ma avverte: “se la risposta, invece della patrimoniale, è la social card significa che il governo ha un'idea di modello economico e sociale diverso dal nostro, e non solo che non ci sono risorse”, quel modello che, secondo la dirigente sindacale “ci ha portato nella crisi e che non ci sta facendo uscire: fatti di tagli al welfare e agli investimenti”. Per contrastarlo Camusso indica alcune ricette: “bisogna ripartire dal lavoro, da un'idea di dignità delle persone attraverso la creazione di posti di lavoro. Per farlo servono risorse pubbliche e private determinate da politiche economiche che partano da una patrimoniale e da un intervento pubblico in economia. Questo è il nostro Piano del lavoro, che parte - conclude - da un'idea di Paese che riconosce diritti e libertà alle persone proprio per ridare dignità al lavoro stesso”.

28 agosto 2012

Crisi Ciancio: sit in dei tecnici davanti Telecolor. Tira “aria” di smantellamento?


- www.ienesiciliane.it -
Lavoratori davanti alla sede dell’emittente, volantinaggio in strada, tanta preoccupazione sui volti. E dietro l’angolo…Intanto, il 30 agosto assemblea con i dipendenti di Telecolor e Antenna Sicilia. L’ “impero” del monopolista Ciancio sta cadendo? Ma chi potrebbe mai rilevarlo?

Decine di lavoratori del settore tecnico e amministrativo hanno manifestato, stamane, davanti alla sede dell’emittente televisiva “Telecolor”, al viale Odorico da Pordenone, a Catania. Con cartelli, striscioni sindacali di Cgil e Cisl, volantini, i dipendenti della storica testata, da tempo del gruppo Ciancio, hanno reso nota la loro preoccupazione per il loro futuro occupazionale, che appare sempre più nebuloso. La proprietà, infatti, ha annunciato “tagli” e sta andando avanti. Lamenta problemi finanziari: calo di pubblicità, mancato sostegno da parte della Regione, crisi generale dell’economia.

Da parte dei lavoratori e del sindacato si lancia l’allarme sul present e sul futuro, lasciando intravedere scenari davvero difficili. Qualcuno sotto voce dice al cronista: “andiamo a casa tutti, lo capisce?“. Ci sono persone che non hanno maturato ancora i requisiti pensionistici, “grazie” al Ministro Fornero, quella del “governo tecnico”, il governo “serio e preparato”. Che faranno uomini di oltre cinquant’anni in una realtà di crisi generalizzata? Mentre i lavoratori parlano, gli automobilisti sfrecciano sul viale Odorico(nella foto): il catanese ha sempre fretta. Non ha tempo.

Per il momento, comunque, non si parla di giornalisti. Per il momento. Ma il clima è davvero brutto. Sembra davvero che un’ “era”, quella dell’ “impero Ciancio”, che ha segnato una lunga stagione di monopolio sotto l’Etna, sia al tramonto. Ma chi potrebbe rilevare simili attività? Non è solo un fatto economico: c’è da “conservare” -per chi comanda- gli equilibri di Potere in città e in Sicilia. La “città degli amici” troverà una soluzione per autoconservarsi?

Giovanni Pistorìo, segretario confederale della Cgil di Catania, presente all’iniziativa, ha dichiarato a “ienesicule“:

“ad oggi siamo ancora fermi al 2 agosto la data in cui l’azienda ha avviato la procedura di riduzione del perrsonale. Questa è una nostra prima azione di protesta, è chiaro che invitiamo l’azienda a tornare indietro rispetto alle decisioni prese”.

L’azienda è andata avanti come un treno…

“L’azienda è andata avanti come un treno avviando la procedura di riduzione del personale per 24 tecnici amministrativi su 40 dipendenti. Noi chiediamo all’azienda di tornare indietro perchè pensiamo che soltanto tenendo conto dei libri contabili non si va da nessuna parte”.

Cosa dice l’azienda?

“Dice di essere in crisi finanziaria”.

Ci sono dei dati, magari orientativi?

“Ma per quello ci si siede ad un tavolo e poi i dati sicuramente verranno fuori. Tutte le aziende che operano in questo settore sono in crisi finanziaria. Noi chiediamo all’azienda di tornare indietro e di investire su un piano di rilancio delle attività, tenendo conto della valorizzazione e riqualificazione delle risorse interne. Nello stesso tempo, ammettiamo che la Regione Siciliana, a differenza di tante altre Regioni d’Italia, non ha sostenuto tutte le aziende medio-piccolo che operano sul territorio nel periodo del passaggio al digitale terrestre”.

Prossimo appuntamento?

“Rilanceremo con altre attività. E’ stata fissata un’assemblea generale dei lavoratori per il 30, presumibilmente sotto i locali di Antenna Sicilia e Telecolor”.

Almaviva Contact: cessazione attività sede aziendale romana di Via Lamaro.


- COMUNICATO SINDACALE -
La dirigenza di Almaviva Contact ha comunicato alle Segreterie Nazionali e Regionali di Roma di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e UGL Telecomunicazioni l’intenzione di voler aprire martedì 28 agosto le procedure per la Cassa Integrazione
Guadagni Straordinaria per cessazione di attività per la sede aziendale romana di Via Lamaro.
La procedura riguarderà 620 operatori e 12 lavoratori dello staff ed è stata giustificata dall’azienda con l’elevato costo del lavoro, la asserita diminuzione della qualità erogata, il continuo peggioramento del conto economico e dei margini generati dal
sito di via Lamaro (sito del quale a dicembre scade il contratto di locazione). Sempre secondo l’azienda questo quadro complessivo rende non più procrastinabile un intervento più incisivo di quanto fatto sino ad oggi.
L’azienda ha in oltre risposto alla richiesta di chiarimenti avanzata dalle OO.SS. specificando come il prestito appena ottenuto da un pool di banche sarà quasi completamente utilizzato a consolidamento del debito precedente. Con l’attivazione delle procedure di CIG l’azienda ha dichiarato che interromperà l’accordo sui Contratti di Solidarietà attualmente in atto sulle sedi di Roma.
Le OO.SS. hanno dal canto loro espresso la più totale contrarietà verso un provvedimento che, semplicemente, continua a scaricare solo sui lavoratori inefficienze proprie della gestione aziendale.
Forti dubbi sono stati espressi in oltre sulle motivazioni della CIG dal momento che le commesse presenti ad oggi su via Lamaro non sono state perse dall’azienda ma sono state, o saranno, a breve spostate su altri siti aziendali. Le OO.SS. territoriali si attiveranno, al ricevimento della procedura di CIG, per richiedere in tempi strettissimi l’incontro con la Regione Lazio.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL UGL-Telecomunicazioni

27 agosto 2012

CGIL, tutti i tagli della spending review

- www.cgil.it -

La spending review non riguarda solo i ministeri e gli enti pubblici nazionali. Solo per questi settori il governo ipotizza non meno di 11.000 eccedenze ( 5500 nei Ministeri e 5600 negli enti pubblici) derivanti dal taglio degli organici ( - 20% per la dirigenza e 10% per il restante personale). Già questi numeri porteranno problemi di funzionamento di alcune delle strutture interessate (Inps;Inail; etc). In realtà tutte le pubbliche amministrazioni sono interessate alla spending review. visto che sono e/o saranno interessate dai processi di riorganizzazione e dagli interventi sulle dotazioni organiche che vengono ridotte o verranno ridefinite come nel caso degli enti locali, prima delle loro riorganizzazioni. Anche i processi di riorganizzazione avranno ulteriori conseguenze sugli organici - dopo il taglio - come nel caso delle province o della presenza degli uffici ministeriali nel territorio. E' l'analisi della CGIL in vista dei nuovi appuntamenti con il ministro della Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi.

Si tratta di una vertenza complessa, viste le differenze di merito, l'intreccio degli interventi legislativi, la tempistica, la strumentazione adottata contraddittoria e non priva di “buchi”. Per semplificare e tentare di dare un quadro complessivo, ecco una scheda riassuntiva sui settori interessati dalla spendig review.

MINISTERI, così come gli ENTI PUBBLICI sono tutti interessati al taglio delle dotazioni organiche e solo dopo a processi di riorganizzazione, compresa la razionalizzazione della presenza nel territorio in seguito alla definizione delle nuove province ed alla unificazione dei servizi comuni tra le amministrazioni centrali. La presenza dello Stato nel territorio riguarda non meno di 100.000 lavoratori. E come viene affermato nella legge ciò potrebbe determinare nuove eccedenze con processi di mobilità verso “posti” che nel frattempo sono stati tagliati. Tale è l’effetto derivante anche dalla diversa tempistica con la quale vengono assunti io provvedimenti. Occorre chiarire con nettezza a chi si applicano le norme sui prepensionamenti, sui quali peraltro è chiaro il giudizio della CGIL.

ENTI LOCALI questo comparto che occupa non meno di 500.000 unità è oggetto di vari interventi: la ridefinizione delle dotazioni organiche (rapporto dipendenti/popolazione) che deve comprendere anche le societàvigilate dagli enti locali. Se gli enti sforeranno tale nuovo rapporto standard non potranno assumere e/o dovranno ridurre le loro dotazioni organiche . Il Governo quantifica ( con sconosciuti parametri) in 13.000 gli esuberi che potrebbero aversi a seguito di tali operazioni. Ma contemporaneamente e in contraddizione con tale previsione vengono destinate agli enti locali le funzioni amministrative che lo Stato demandava alle disciolte province con “ nuovi possibili organici” in una tempistica successiva a quella dei precedenti provvedimenti.

Infine gli enti locali fino a 5000 abitanti ( circa 5000) saranno gradualmente interessati alla costituzione delle unioni con funzioni che passeranno dai singoli comuni a queste nuove strutture e con possibili eccedenze.

LE NUOVE PROVINCE. ( circa 60.000 lavoratori) Riduzione del loro numero, riduzione delle loro funzioni, passaggio delle competenze amministrative dello Stato dalle province ai Comuni, determineranno processi di complessa definizione( mobilità, gestione delle eccedenze, garanzie contrattuali, garanzie di mantenimento del lavoro, garanzia del mantenimento dei servizi al territorio). In particolare la funzione “lavoro”, cruciale in questa fase di crisi e che non viene più citata che oggi vede al lavoro non meno di 5000 precari e dalla garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori che dalle province si sposteranno verso altri settori pubblici. Anche in questo comparto, così come in tutti gli altri nella fase di definizione di tutti i processi non vi potranno essere nuove assunzioni e/o processi di stabilizzazione di lavoratori precari.

Inevitabilmente il nuovo disegno del territorio comporterà ricadute sulle Regioni, la loro organizzazione, le loro dotazioni organiche.

SOCIETA' VIGILATE A tali processi occorre poi aggiungere quelli indotti derivanti dagli interventi di ridimensionamento delle società vigilate dalle amministrazioni pubbliche centrali, regionali, comunali, nonché gli effetti che si determinano nel sistema delle imprese che forniscono servizi e/o beni alle pubbliche amministrazioni i cui comportamenti sono vincolati dagli interventi in tema di riduzione di acquisti e conseguentemente di forniture di beni e servizi ( BONDI). Come si vede si tratta di un intervento massiccio, negativo non solo per gli effetti, ma anche sul piano della Riforma delle Pubbliche Amministrazioni che si riduce all’ennesimo intervento sul lavoro. E' necessario chiedere al governo e alle altre istituzioni territoriali, a partire dall’incontro programmato per il 4 settembre e con il ministro della pubblica amministrazione non solo un quadro complessivo di insieme di tutti i processi in atto, ma anche una strumentazione e sedi di confronto centrali e locali per governare processi che rischiano di determinare espulsioni dal lavoro o violazione di norme contrattuali.

Proprio da questo quadro si conferma che si è in sostanza in presenza di un massiccio processo di ridimensionamento del sistema pubblico i cui effetti sulla invarianza dei servizi ai cittadini e sul lavoro pubblico sono tutti da verificare, come da verificare sono le conseguenze sul lavoro precario al servizio delle amministrazioni pubbliche. L’oggetto del confronto che si aprirà con il Ministro della Pubblica Amministrazione ha questa dimensione. Deve impegnare l’intero governo e per le parti proprie i restanti soggetti istituzionali. Deve concludersi, differentemente con quanto ad oggi è avvenuto con il Protocollo del 3 maggio, con soluzioni condivise che vincolano il Governo e le altre parti pubbliche con le quali salvaguardare i servizi ed il lavoro e dare continuità al lavoro precario. Poiché si tratta di processi che hanno tempi, strumentazioni e soggetti diversi come attori, occorre costruire un confronto generale con tutti i soggetti interessati e lì definire le regole necessarie per evitare concretamente che tali processi segnino una riduzione dei servizi alle persone ed un ridimensionamento “senza protezioni” del lavoro pubblico nel suo complesso. In questa direzione oltre che contro l’ennesimo intervento contro il lavoro pubblico dopo la stagione di Berlusconi, è stata indetta la mobilitazione, e lo sciopero il 28 settembre dalle categorie del lavoro pubblico di CGIL ed UIL.


Telecom Italia: Vendita Matrix


Ancora una volta ad agosto TELECOM Italia procede alla vendita di una azienda del gruppo. Come era successo lo scorso anno per Loquendo, anche in questa occasione, nonostante le ripetute richieste di delucidazioni e di incontro prodotte nei mesi scorsi a livello nazionale in seguito alle sempre più insistenti voci di vendita di MATRIX, Telecom Italia ha ritenuto di non avere nulla da dichiarare in merito, salvo poi leggere sui maggiori quotidiani nazionali le notizie sulla vendita dell’azienda e dei suoi quasi 300 lavoratori, oltre alle implicazioni che la raccolta pubblicitaria (local advertising) che tale società svolge per il 1254, potrebbe avere per il settore in questione se la nuova proprietà dovesse fare altre scelte commerciali.
SLC-CGIL contesta nelle modalità e nella tempistica tale operazione e si riserva di chiedere a Telecom Italia un incontro urgente, unitamente alle altre OO.SS, il più presto possibile sulla vendita di Matrix e sulle ricadute che questa operazione potrebbe avere sul 1254, settore nel quale insiste una solidarietà del 47% già rinnovata da accordi sindacali.

La Segreteria Nazionale SLC CGIL

24 agosto 2012

Telecom Italia: dal 25 agosto la Serie A TIM in diretta su smartphone e tablet


Telecom Italia porta il grande calcio della Serie A TIM in diretta su smartphone e tablet. Dal 25 agosto, grazie a Cubovision, sarà infatti possibile seguire in live streaming tutte le partite di Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma, oltre agli incontri più importanti di Lazio, Torino, Fiorentina, Cagliari, Palermo, Sampdoria, ecc. per l’intera stagione 2012/2013.

Tutti i clienti TIM potranno abbonarsi a Cubovision Mobile e vedere, oltre ai contenuti proposti dai 25 canali di intrattenimento (film, serie tv, documentari, cartoons, musica, ecc.), le dirette calcio al prezzo di lancio di 2,99 Euro a settimana.

Coloro che hanno già scelto Cubovision sulla linea ADSL di casa a 9,99 Euro al mese, potranno seguire le partite in diretta sul proprio dispositivo mobile senza ulteriori costi fino al 20 ottobre e successivamente a soli 2 Euro a settimana.

Le soluzioni proposte da Cubovision - che per gli smartphone includono nel prezzo il traffico dati per la visione dei contenuti - potranno essere addebitate direttamente sul Conto Telecom Italia per i clienti Cubovision residenziali, su quello TIM per i clienti in abbonamento e sul credito residuo per chi ha scelto la formula prepagata.

Il campionato di Serie A TIM sarà disponibile dal 25 agosto su iPhone, iPad e dispositivi mobili che adottano il sistema Android, successivamente anche su quelli basati su Windows Phone e Symbian.
Inoltre il servizio Cubovision sarà accessibile attraverso chiavetta TIM che consente di seguire le dirette delle partite di calcio anche su PC.

Per offrire agli appassionati un servizio di video streaming di alta qualità, Telecom Italia ha predisposto un sistema che consente la trasmissione dati anche in presenza di bassi livelli di capacità di banda. In considerazione della crescente diffusione di tablet e smartphone i tifosi potranno seguire la propria squadra sempre più anche in mobilità.

Con la partenza del nuovo campionato, inoltre, TIM in collaborazione con Lega Serie A ha lanciato la APP “Serie A TIM” che, in aggiunta ad una serie di contenuti free, offrirà al lancio a 1,51 Euro a settimana i video goal, in modalità near live a pochi minuti dopo la realizzazione della rete, e gli highlights della giornata, oltre alla radiocronaca in diretta delle più importanti partite.


Il "caos calmo" per l'avvio del nuovo anno scolastico

- di Salvo Intravaia -

E’ “caos calmo”, parafrasando il titolo di un film di Nanni Moretti, nella scuola. A poco più di due settimane dal ritorno sui banchi scolastici la macchina ministeriale si inceppa. E i supplenti, soprattutto nelle province più grandi, arriveranno in classe quasi certamente dopo l’avvio delle lezioni. I più penalizzati saranno gli alunni disabili che dovranno aspettare parecchio prima di avere accanto il docente specializzato. In 10 regioni italiane la prima campanella suonerà dall’11 settembre (in Molise) al 13 settembre (in Campania e Lazio).


E se, nonostante i ritardi accumulati fino a oggi dal ministero dell’Istruzione, nelle piccole regioni e nelle province con meno personale scolastico con tutta probabilità si riusciranno a nominare tutti gli insegnanti – di ruolo e supplenti – entro l’avvio delle lezioni, nelle realtà più grosse si presenterà più di qualche problema. A determinare questa empasse una serie di contrattempi, ritardi e norme approvate a ridosso di ferragosto. Vediamo di che si tratta. Ogni anno, per assegnare tutti i docenti alle classi occorre espletare una serie di adempimenti, ormai “quasi automatici”.


Il primo riguarda le cosiddette assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni del personale docente di ruolo: coloro che chiedono il trasferimento in altra scuola, anche di un’altra provincia, o l’utilizzazione su un’altra cattedra per un solo anno. Ma quest’anno, contrariamente a quanto avvenuto sempre, l’ipotesi di accordo tra sindacati e ministero, sottoscritta a giugno, è stata bocciata dal ministero dell’Economia per una serie di rilievi ai quali stanno lavorando a viale Trastevere. Così, il ministero si è premurato di comunicare ai singoli provveditorati agli studi di provvedere sulla falsariga dell’accordo dello scorso anno.


Ma in diverse realtà, per evitare inutile contenzioso, col conseguente balletto degli insegnanti che ne potrebbe conseguire, si sta ancora aspettando di conoscere la formulazione dell’accordo definitivo. Senza assegnazioni provvisorie e utilizzazioni non si può prevedere alle nomine in ruolo. Ma anche in questo caso la macchina ministeriale ha perso qualche colpo: nel decreto con i contingenti per le assunzioni, pubblicato lo scorso 10 agosto, mancano le tabelle sulla ripartizione dei contingenti regionali della media e del superiore per le singole classi di concorso, che sono state inviate alle direzioni regionali le quali hanno girato il tutto ai provveditorati, perdendo altri preziosi giorni.


Per avere un’idea dei numeri in gioco e della complessità delle operazioni di inizio anno su personale della scuola basta citare i numeri delle province più grandi. In sei province – Bari, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino – delle 104 province italiane nelle quali si provvederà a nominare 21 mila nuovi insegnanti di ruolo occorre stipulare 6.365 contratti, che occorre suddividere tra coloro che risultano ancora inseriti nelle graduatorie degli ultimi concorsi a cattedra e gli iscritti nelle graduatorie provinciali dei precari.


Una operazione, quella delle nomine in ruolo, che nelle province più grosse può durare anche diverse settimane e che non è ancora iniziata in nessuna delle realtà territoriali in questione. Nelle province più piccole le convocazioni scatteranno lunedì 27 agosto: la normativa imporrebbe di nominare tutti i fortunati neo insegnanti entro fine mese. Un’impresa quasi impossibile per tantissimi provveditorati e che farà slittare anche la nomina dei supplenti. Si calcola che quest’anno saranno occorrerà nominare almeno 8 mila docenti con supplenza fino al 31 agosto, un numero non ancora definito, ma che si aggira attorno alle 50/60 mila unità, di supplenti fino al termine delle lezioni, di cui almeno 30 mila di sostegno.


Ma non solo. La definizione del personale da inviare nelle scuole, quest’anno, è ulteriormente complicata dalle norme contenute nel decreto sulla Spending review che dovrebbe collocare i quasi 10 mila insegnanti in esubero e i 3.800 inidonei nei posti attualmente liberi. E le cose andranno presumibilmente per le lunghe. In provincia di Firenze, dove occorre nominare 502 immessi i ruolo, l’avvio delle lezioni è previsto per il 12 settembre ma il sito del provveditorato comunica laconicamente che “le convocazioni per il conferimento degli incarichi a tempo determinato verranno effettuate nel mese di settembre. Il calendario analitico delle convocazioni verrà pubblicato presumibilmente entro il 10 settembre”.


Per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) è tutto in alto mare: il contingente di eventuali immissioni in ruolo era stato previsto dopo il ferragosto ma ancora tutto tace. E dire che a livello nazionale, ci sono oltre 8 mila posti vacanti, 5 mila e 300 dei quali di collaboratore scolastico, figure che oltre a provvedere a mantenere puliti i locali scolastici, servono a garantire la vigilanza degli alunni. Oggi pomeriggio, al ministero, si svolgerà un incontro conclusivo sull’avvio dell’anno scolastico. E trapela la notizia che anche per immissioni in ruolo conferite dopo il primo settembre il ministero garantirà lo stipendio dell’intero mese.


(23 agosto 2012)


23 agosto 2012

Petruzzelli di Bari: calpestata la dignità dei lavoratori e la qualità produttiva del Teatro

Dichiarazione di Silvano Conti

Coordinatore nazionale SLC-CGIL Area Produzione Culturale

Per l’imminente messa in scena al Petruzzelli del mozartiano “Don Giovanni” il neoriconfermato Commissario Straordinario prof. Carlo Fuortes ha proceduto alla selezione dei Professori d’orchestra mediante un “sorteggio” … incredibile ma vero!!

In nessun Teatro si è mai verificato che i Professori di una orchestra chiamati a una produzione Lirica siano stati selezionati con l’ordalia del “sorteggio” … (ogni Opera ha proprie peculiarità esecutive e necessita anche di particolari attitudini soggettive nella corretta esecuzione della stessa)

Le professionalità, le esperienze, le capacità acquisite per il neo-riconfermato Commissario non sono evidentemente criteri di selezione … così come per il Ministero, al di la dei proclami, la stabilità occupazionale della Fondazione non è elemento fondante della qualità produttiva del Teatro.

I lavoratori dipendenti dalle Fondazioni Liriche Sinfoniche, dalle Istituzioni Concertistiche Orchestrali, dai Teatri di Tradizione e i professionisti tutti del Settore ritengono pesantemente offensivo e mortificante quanto accaduto al Petruzzelli di Bari e, esprimendo la piena solidarietà della categoria, denunciano la non più sostenibile condizione di un modello produttivo imposto al Teatro basato sulla precarietà dei corpi artistici, delle maestranze e dei tecnici.

La 14° Fondazione Lirico Sinfonica deve assumere pari dignità delle altre Fondazioni a partire da risorse certe per la produzione e in merito alla strutturazione occupazionale.

Si deve procedere, anche in base al provvedimento emesso dal giudice del lavoro di Bari Assunta Napoliello con ordinanza del 20 agosto,che riconosce la natura di soggetto privato della Fondazione e il decadere dei vincoli imposti dal comma 8-bis L.100, a percorsi condivisi per la stabilizzazione occupazionale nel tracciato definito dalla Legislazione (L. 800 - L. 367 etc…) e dalla Contrattazione Collettiva Nazionale abbandonando l’idea del tutto forviante di “pseudo concorsi” a tempo determinato.

Il neo-riconfermato Commissario Straordinario Prof. Carlo Fuortes ha dimostrato nel suo operato di questi mesi … una non “specchiata” competenza e tanta approssimazione nella gestione delle complessità del Teatro che è un centro di produzione artistica e non una struttura di distribuzione di spettacoli.

Riteniamo, pertanto, non sia più procrastinabile il superamento del Commissariamento e attivare tutte le azioni necessarie per il ripristino dell’organismo democratico di gestione del Teatro per la sua tenuta e il suo futuro .

La città di Bari ha nel Teatro Petruzzelli un forte dato identitario. Il Paese ha nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche l’eccellenza riconosciuta come patrimonio culturale in tutto il mondo.Occorre battere chi ne vuole la sua destrutturazione. E’ una battaglia di civiltà nella salvaguardia di un bene comune.

Roma, 23 agosto 2012

22 agosto 2012

Filt Cgil Catania: Incontro Katane handling

- Catania 22 agosto 2012 -

Si e' svolto nel pomeriggio di oggi presso la sede catanese di Katane handling un incontro tra i vertici dell'azienda, le organizzazioni sindacali Filt CGIL, Fit CISL, Uiltrasporti e le rispettive Rsa.

Così come già detto numerose volte nel corso degli ultimi giorni, La grave vicenda Windjet influisce direttamente sul futuro dell'aeroporto catanese.

La societa' Katane handling a causa della riduzione del volato Windjet, nel corso dell'incontro ha comunicato un esubero di personale proporzionale alla percentuale di voli perduti. Il provvedimento potrà riguardare fino a 170 lavoratori e lavoratrici, tra i dipendenti a tempo indeterminato e stagionali.

L'aeroporto di Catania rappresenta una struttura strategica di trasporto per tutta la Sicilia orientale. La comunita catenese non puo' subire ulteriori contraccolpi sull'occupazione. Pertanto oggi e' diventato non piu' rinviabile avviare un confronto per la costruzione di un protocollo tra handlers, ENAC, Sac, per costruire una clausola di salvaguardia per la tutela dei posti di lavoro.

Chiediamo quindi alla prefettura di Catania di avviare un tavolo di confronto che mette insieme tutte le parti interessate al fine di salvaguardare tutto il patrimonio legato all'aeroporto di Catania.

Per costruire un protocollo di salvaguardia sociale che mette dentro tutti gli elementi. Il governo nazionale deve avviare un confronto per avviare strumenti idonei, ammortizzatori sociali in grado di assicurare un sostegno al reddito ai lavoratori del settore.

Cassazione: è condotta antisindacale sostituire lavoratori in sciopero con altri lavoratori di qualifica superiore


La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14157 del 6 agosto 2012, va a decidere su una questione di illegittimità sindacale. Una società di Cash and Carry si rivolge alla Suprema Corte per ricorrere contro una sentenza del Tribunale di Venezia. La società in questione aveva sostituito dei lavoratori in sciopero con altri di mansioni superiori. Il Tribunale aveva dichiarato antisindacale il comportamento della società in quanto i lavoratori avevano qualifiche superiori e quindi secondo l'art. 2103 c.c. "II lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte..
.." ed aggiunge, che "ogni patto contrario è nullo". Inoltre, la condotta del datore di lavoro è stata, anche per la situazione di incertezza che ne è conseguita, suscettibile di determinare in qualche misura una restrizione o un ostacolo al libero esercizio dell'attività sindacale. In sé non costituisce comportamento antisindacale la scelta del datore di lavoro di sostituire i lavoratori che aderiscono allo sciopero con altri lavoratori (non aderenti allo sciopero o appartenenti a settori non interessati dallo sciopero), ma lo statuto dei lavoratori garantisce lo svolgimento dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro (art. 14) e tutela contro comportamenti datoriali "diretti ad impedire o limitare l'esercizio della libertà e dell'attività sindacale, nonché il diritto di sciopero" (art. 28). Il comportamento del datore di lavoro che fa ricadere su altri lavoratori (non scioperanti o addetti a settori non interessati dallo sciopero) le conseguenze negative di uno sciopero mediante il compimento di atti illegittimi, lede l'interesse collettivo del sindacato, tutelato dalla legge in modo distinto ed autonomo da quello dei singoli. Lo lede nella sua essenza: nella capacità, cioè, di difendere i diritti dei lavoratori mediante la coalizione solidale, perché fa derivare dallo sciopero conseguenze illegittime per altri dipendenti, dividendo gli interessi dei lavoratori e ponendoli in contrasto tra loro e con le organizzazioni sindacali.

20 agosto 2012

Controlla il tuo benzinaio uno su cinque annacqua

- di Riccardo Galli -

Su 2.400 distributori di carburante controllati nelle ultime settimane le Fiamme Gialle hanno contestato 356 irregolarità, il 15% del totale. Sono stati denunciati 23 gestori per frode in commercio con il sequestro di 53 tra colonnine e pistole erogatrici che erogavano meno di quanto indicato. Due benzinai di Palermo vendevano gasolio per autotrazione “annacquato” con sostanze chimiche di bassa qualità: olio sintetico pari al 30% del prodotto. Tra Liguria e in Sicilia sono stati sequestrati 21.079 litri di prodotti petroliferi, insieme ai distributori (i contatori delle colonnine erano manomessi). Altri 132 gestori sono stati sanzionati per violazione alla disciplina sui prezzi e 18 gestori per la rimozione dei sigilli che assicurano il corretto e regolare funzionamento degli impianti. Negli altri casi, sono stati sanzionati dalla Guardia di finanza 114 gestori per violazione della disciplina sui prezzi esposti, non corrispondenti a quanto indicato dalle colonnine dopo il rifornimento. In 197 casi è stata avviata la procedura per la revisione degli erogatori da parte dell’Ufficio Metrico della Camera di Commercio, che dovrà procedere ad una nuova taratura degli impianti.

Benzina allungata, prezzi esposti differenti da quelli applicati e pompe che erogano meno di quello che dichiarano. Queste le “furbizie” più comuni con cui gli automobilisti italiani si devono scontrare, perdendo quasi sempre. Piccole ma vere e proprie truffe contro cui i consumatori sono di fatto disarmati, la qualità della benzina non può certo essere verificata da ogni singolo utente come non possono i guidatori controllare la taratura degli impianti. Ma visto che i “furbi” sono così tanti conviene controllare e vigilare, almeno sul fatto che prezzo esposto e applicato siano uguali.

Una lotta impari senza dubbio, tanto più che il 15% di ladri viene considerata una percentuale “normale e fisiologica” a cui, di conseguenza, ci dovremmo rassegnare. Follia ovviamente, che si rubi non è normale e non va accettato e tollerato. C’è chi, per difendersi, come racconta la Stampa, azzera il contachilometri ogni volta che fa il pieno e, facendo lo stesso percorso, se riscontra variazioni nei consumi capisce se l’ultimo benzinaio visitato è stato “furbo” o meno.

Frodi sui carburanti che, spiega la Gdf, colpiscono non solo gli automobilisti, ma anche le casse dello Stato. Infatti la miscelazione con prodotti petroliferi diversi, non soggetti a imposte e di minor costo, da un lato fornisce agli utenti un prodotto scadente quando non dannoso per la meccanica, mentre dall’altro consente di creare riserve occulte di carburante venduto separatamente e “in nero”.

Tra i casi più eclatanti scoperti negli ultimi mesi c’è quello di Sondrio, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto 56 aziende lombarde e piemontesi che contrabbandavano da Livigno quasi un milione di litri di gasolio installando serbatoi supplementari nei propri camion. A Palermo invece, due pregiudicati avevano aperto una pompa di benzina completamente abusiva in un’area recintata, videosorvegliata e chiusa da un cancello elettrico comandato a distanza cui potevano accedere soltanto gli autotrasportatori conosciuti.


17 agosto 2012

Privacy e "violazioni di dati personali": le nuove regole


Il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento del 26 luglio 2012, ha adottato le Linee guida in materia di attuazione della disciplina sulla comunicazione delle violazioni di dati personali.
In base ad esse, società telefoniche eInternet provider dovranno assicurare lamassima protezione ai dati personaliperché, come si legge nel comunicato stampa del Garante del primo agosto 2012, tra i loro nuovi obblighi ci sarà quello diavvisare gli utenti dei casi più gravi di violazioni ai loro data base che dovessero comportare perdita, distruzione o diffusione indebita di dati.
In attuazione della direttiva europea in materia di sicurezza e privacy nel settore delle comunicazioni elettroniche, di recente recepita dall'Italia, il Garante per la privacy ha fissato un primo quadro di regole in base alle quali le società di tlc e i fornitori di servizi di accesso a Internet saranno tenuti a comunicare, oltre che alla stessa Autorità, anche agli utenti le "violazioni di dati personali" ("data breaches") che i loro data base dovessero subire a seguito di attacchi informatici, o di eventi avversi, quali incendi o altre calamità.
Le Linee guida adottate dal Garante stabiliscono chi deve adempiere all'obbligo di comunicare, in quali casi scatta l'obbligo di avvisare gli utenti, le misure di sicurezza tecniche e organizzative da mettere in atto per avvisare l'Autorità e gli utenti di un avvenuto "data breach", i tempi e i contenuti della comunicazione.
Al fine di armonizzare le procedure e le modalità di notifica, l'Autorità ha comunque deciso di avviare una consultazione pubblica (con pubblicazione sulla G.U.), per acquisire da parte delle società telefoniche e degli Isp elementi utili a valutare l'adeguatezza delle misure individuate.


Ecco in sintesi i punti principali delle Linee guida del Garante.



Chi deve comunicare le violazioni

L'obbligo di comunicare le violazione di dati personali spetta esclusivamente ai fornitori di servizi telefonici e di accesso a Internet. L'adempimento non riguarda quindi le reti aziendali, gli Internet point (che si limitano a mettere a disposizione dei clienti i terminali per la navigazione), i motori di ricerca, i siti Internet che diffondono contenuti.



La comunicazione al Garante

La comunicazione della violazione dovrà avvenire in maniera tempestiva: entro 24 ore dalla scoperta dell'evento, aziende tlc e Internet provider dovranno fornire le informazioni per consentire una prima valutazione dell'entità della violazione (tipologia dei dati coinvolti, descrizione dei sistemi di elaborazione, indicazione del luogo dove è avvenuta la violazione). Aziende telefoniche o internet provider avranno 3 giorni di tempo per una descrizione più dettagliata. Per agevolare l'adempimento il Garante ha predisposto un modello di comunicazione disponibile on line sul suo sito (www.garanteprivacy.it).

All'esito delle verifiche, i provider dovranno comunicare al Garante le modalità con le quali hanno posto rimedio alla violazione e le misure adottate per prevenirne di nuove.


La comunicazione agli utenti

Nei casi più gravi, oltre al Garante, le società telefoniche e gli Isp avranno l'obbligo di informare anche ciascun utente delle violazioni di dati personali subite. I criteri per la comunicazione dovranno basarsi sul grado di pregiudizio che la perdita o la distruzione dei dati può comportare (furto di identità, danno fisico, danno alla reputazione), sulla "attualità" dei dati (dati più recenti possono rivelarsi più interessanti per i malintenzionati), sulla qualità dei dati (finanziari, sanitari, giudiziari etc.), sulla quantità dei dati coinvolti.

La comunicazione agli utenti deve avvenire al massimo entro 3 giorni dalla violazione e non è dovuta se si dimostra di aver utilizzato misure di sicurezza e sistemi di cifratura e di anonimizzazione che rendono inintelligibili i dati.


I controlli del Garante

Per consentire l'attività di accertamento del Garante, i provider dovranno tenere un inventario costantemente aggiornato delle violazioni subite che dia conto delle circostanze in cui queste si sono verificate, le conseguenze che hanno avuto e i provvedimenti adottati a seguito del loro verificarsi.



Le sanzioni

Non comunicare al Garante la violazione dei dati personali o provvedere in ritardo espone a una sanzione amministrativa che va da 25mila a 150mila euro. Stesso discorso per la omessa o mancata comunicazione agli interessati, siano essi soggetti pubblici, privati o persone fisiche: qui la sanzione prevista va da 150 euro a 1000 euro per ogni società o persona interessata. La mancata tenuta dell'inventario aggiornato è punita con la sanzione da 20mila a 120mila euro.

Scuola: Rientro in classe, tutte le date: si parte dal 5 settembre

Ecco tutte le date per il rientro in classe, regione per regione. Il calendario con le date sui rientri a scuola è stato diffuso oggi 4 agosto. Quella del calendario scolastico è una competenza che la Costituzione italiana assegna alle regioni che possono scegliere in piena autonomia in base alle esigenze climatiche.

Mercoledì 5 settembre, i primi a sedersi nuovamente sui banchi di scuola dopo la pausa estiva saranno gli alunni della provincia autonoma di Bolzano, seguiti lunedì 10 settembre da quelli della Valle d’Aosta. Il martedì successivo, l’11 settembre, sarà la volta dei compagni del Molise. E il giorno dopo, toccherà a bambini e ragazzi di Friuli Venezia Giulia, Lombardia (con le scuole dell’infanzia che anticipano al 5 settembre), Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Veneto, e della provincia autonoma di Trento.

Giovedì 13 settembre, rientreranno in classe gli alunni di Lazio e Campania. Venerdì 14 settembre, saranno le scuole siciliane a suonare la prima campanella e il lunedì successivo, il 17 settembre, la restante parte delle regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Puglia e Sardegna.

Le scuole possono anticipare o posticipare l’avvio e la fine delle lezioni per fare aderire meglio il calendario alle proprie esigenze: l’importante è programmare all’inizio dell’anno almeno 200 giorni di lezione.

A seguire il calendario che segnala chi lascerà per primo i banchi di scuola nel 2013. I primi a congedarsi dagli insegnanti saranno gli alunni dell’Emilia Romagna, che lasceranno i banchi di scuola giovedì 6 giugno. In dieci regioni – Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto la scuola terminerà sabato 8 giugno. Il martedì successivo – l’11 giugno – lasceranno le aule gli alunni di Basilicata, Molise e della provincia autonoma di Trento.

Altre sei regioni – Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Sicilia e Valle d’Aosta chiuderanno le attività didattiche il 12 giugno e in ultimo, il 14 giugno, la provincia autonoma di Bolzano. La prova scritta di Italiano della maturità partirà mercoledì 19 giugno.

In quasi tutte le regioni italiane le vacanze di Natale inizieranno il 24 dicembre per terminare il 6 gennaio, che cade di domenica. Soltanto in quattro regioni – Sicilia, Toscana e nella provincia di Trento – la pausa natalizia prenderà il via qualche giorno prima – il 22 dicembre – mentre in Lombardia si comincerà il 23.

Avvio in linea anche per le vacanze di Pasqua – il 28 marzo in tutte le regioni, tranne che in Umbria, dove cominceranno il 25 marzo, in provincia di Trento – dove inizieranno il 27 marzo, e in Sicilia dove inizieranno il 29. Stesso discorso per il rientro dopo la pausa pasquale: previsto in tutte le regioni per il 3 aprile, tranne che in Campania e Liguria – dove si rientrerà il 2 aprile – in Abruzzo e a Trento i cui alunni rientreranno in aula il 4 aprile.

Al di fuori delle festività nazionali – domeniche e feste comandate – le regioni marciano in direzione decisamente opposta al governo, che aveva ipotizzato, per poi cambiare idea, di accorparle per evitare interruzioni che danneggiano l’economia. In quasi tutti i territori nazionali è stata ripristinata la festa del 2 novembre, che spesso si allunga anche a sabato 3 per permettere un lungo ponte di Ognissanti. E in diverse regioni è stata prevista anche una pausa invernale per il Carnevale.


12 agosto 2012

Poste: proclamazione sciopero straordinari e sciopero generale Nazionale

Dr. Claudio Picucci - Dir. R.U. Poste Italiane SpA
picuccic@posteitaliane.it

Dr. Paolo Faieta Risorse Umane e Org.ne – R.I. Poste Italiane S.p.A.
faietapaolo@posteitaliane.it

e, p.c. Commissione di Garanzia per l’Attuazione
della Legge sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali
segreteria@cgsse.it

e, p.c. Ministero dello sviluppo Economico
Dipartimento delle Comunicazioni - Dr. SAMBUCO Roberto
segreteria.sambuco@sviluppoeconom
ico.gov.it

ROMA, 11/08/2012

Oggetto: Proclamazione dello sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive e di una giornata di sciopero generale Nazionale.
Le scriventi OO.SS. esperite con esito negativo (come da verbalizzazione allegata) nei giorni 27 e 3

0 luglio 2012 presso la Dir. R.U. di Poste Italiane SpA, le procedure di raffreddamento e conciliazione di cui all’articolo 17 del vigente CCNL riferite al conflitto di lavoro aperto in data 25 luglio 2012, integrato da comunicazione del 26/7/12
PROCLAMANO
Lo sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive, per quest’ultime con riferimento al tempo di lavoro aggiuntivo all’orario normale e destinato alla flessibilità operativa, per tutti i lavoratori di Poste SpA su tutto il territorio Nazionale nel seguente periodo:


DAL 14 SETTEMBRE 2012 AL 13 OTTOBRE 2012 PROCLAMO INOLTRE UNA INTERA GIORNATA DI SCIOPERO GENERALE PER IL GIORNO 12 OTTOBRE 2012
Lo sciopero generale riguarderà tutto il personale dipendente da Poste Italiane Spa sull’intero territorio Nazionale ed avrà inizio dalle ore 00,00 fino alle ore 24,00 del 12 ottobre 2012, per i lavoratori turnisti dovrà intendersi dal 1° turno montante sul giorno 12/10/2012 (turno serale del 11/10/2012) all’ ultimo turno del giorno 12/10/2012 (con esclusione del turno serale del 12/10/2012 montante sul 13/10/2012).
Le motivazioni dello sciopero - per le quali non essendo intervenuti nuovi elementi per la composizione delle controversie in atto si sono esaurite, con esito negativo, le procedure di raffreddamento previste dall’art. 17 lettera B - punto 3 del CCNL - sono quelle contenute nei documenti - che alleghiamo alla presente e che ne diventano parte integrante - inviati all’Azienda il 25 luglio 2012 ed il 26/7/2012.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della legge 146/90 e successive modificazioni.

LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLP CISL- SLC CGIL- FAILP CISAL



Lavoro, sempre più laureati disoccupati: +41%. E sono soprattutto donne

E’ boom di laureati disoccupati: sono 304 mila le persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di un posto di lavoro. Lo dicono i dati Istat sul primo trimestre 2012. Si tratta del livello più alto almeno dal 2004, periodo fino al quale sono disponibili i dati. Su base annua il rialzo è del 41,4%. La maggior parte sono donne (185 mila).

Insomma tra i 2,8 milioni di disoccupati dei primi tre mesi dell’anno non mancano coloro che hanno studiato per anni e anni, anzi. Naturalmente il numero dei laureati è in crescita e ha raggiunto quasi i 6 milioni. Infatti sono in rialzo anche gli occupati con i massimi titoli di studio, pari a 4 milioni 187 mila, ma il loro incremento annuo (+3,5%) è nettamente più esiguo rispetto all’allargamento della disoccupazione.

Un’altra buona parte di laureati, fatta di 1 milione 444 mila persone (+2,8% su base tendenziale), rientra nella zona grigia dell‘inattività, coloro che né hanno né cercano un lavoro. Un fenomeno su cui pesa anche lo scoraggiamento.

Da un’indagine del Centro Studi di Confindustria emerge poi che la domanda di lavoro a inizio 2012 è rimasta in espansione ma a ritmi fiacchi se confrontata alle tendenze rilevate un anno prima.

Tra febbraio e aprile 2012 la quota di imprese che prevedevano un aumento dell’occupazione nei primi sei mesi dell’anno (17,9%) è diminuita rispetto a quella rilevata a inizio 2011 (22,6%), benché superi ancora la quota di quelle che prevedevano una diminuzione (11,4%, simile all’11,0% dell’anno precedente). Il saldo delle previsioni è quindi rimasto positivo (6,5%) ma si è dimezzato rispetto a inizio 2011 (11,6%).

L’occupazione nel 2011 ha registrato una sostanziale tenuta. Tra dicembre 2010 e dicembre 2011 c’è stata una lieve flessione dello 0,3% dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009. La tenuta è dovuta al ”seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011” e ”al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell’anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cassa integrazione”.

Per quanto riguarda la qualità dei contratti di lavoro, si registra il costante calo delle assunzioni a tempo indeterminato: il 35,1% del totale del 2011 (erano 35,9% nel 2010, il 37,7% nel 2009, il 42,1% nel 2008). Le assunzioni con contratto a termine (a tempo determinato, di inserimento, di apprendistato) hanno riguardato il residuo 64,9%1, ma scendono le probabilità di stabilizzazione.


10 agosto 2012

Angelo Villari: Lettera ai lavoratori catanesi in occasione della settimana di Ferragosto

di Angelo Villari

Segretario Generale della CGIL di Catania

Care compagne, cari compagni, lavoratrici e lavoratori, amiche e amici,

scrivere buone ferie nel momento in cui siamo, in cui le lavoratrici ed i lavoratori, le famiglie, gli anziani, i giovani hanno necessità concrete di riprendere a lavorare, tutelare il proprio posto, far quadrare i conti, costruire il proprio futuro, non è la cosa che mi sento di formulare.

Le ferie evocano serenità, giornate con la famiglia e gli amici, voglia di spezzare il ritmo per ricominciare le proprie attività al termine della pausa. E purtroppo in tanti, oggi, non hanno questa serenità.

In questo periodo, guardandomi attorno, noto che quello delle vacanze è l’ultimo dei pensieri per tanta gente che si augurerebbe volentieri di rinunciare alle ferie pur di avere la serenità che solo il lavoro può donare.

La situazione nella nostra provincia, è inutile nasconderlo, è pesante. Le notizie di nuove assunzioni sono gocce in un mare dominato da imprese che licenziano e da una crisi che colpisce ormai tutti i settori. In questo contesto la CGIL ha cercato di incidere per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per limitare al minimo i danni della crisi, per rilanciare la crescita e quindi l’occupazione nella nostra provincia.

Le politiche governative caratterizzate da tagli pesanti, rischiano di aggravare ulteriormente la situazione per le famiglie, i pensionati, quegli strati più deboli della popolazione. Rivedere la spesa deve significare incidere sugli sprechi e non certo sulle politiche sociali e assistenziali. I dati sono allarmanti: la spesa è aumentata; consumi, risparmio e potere d’acquisto sono diminuiti.

In Sicilia la situazione è pesantissima. Il 27% dei siciliani è sotto la soglia di povertà relativa, la disoccupazione è al 28% con punte del 50 per i giovani e del 60 per le donne, 42 mila lavoratori hanno perso il posto con punte allarmanti nell’edilizia.

La crisi colpisce tutti i settori: l’industria, l’edilizia, l’agricoltura, il commercio, i servizi e persino il pubblico impiego annaspa.

In questo contesto, è necessario immediatamente investire ogni risorsa umana e materiale sulla crescita, l’unica che può far ripartire il Paese, la nostra regione, la nostra provincia. E’ necessario un piano per il lavoro finanziato anche da una patrimoniale e da una tassa sulle grandi ricchezze, che questo governo deve convincersi di adottare per favorire gli investimenti, avviare la crescita, dare risposte ai milioni cittadini che aspirano al lavoro produttivo e dignitoso.

In Sicilia è necessario un piano per il lavoro e per il welfare nel rispetto pieno delle regole del lavoro, dei diritti di cittadinanza e dentro un quadro di piena legalità e vera lotta alla mafia.

Su questo si deve impegnare chi aspira a governare, con le nuove elezioni, la nostra regione.

Una boccata d’ossigeno potrebbe giungere dalle infrastrutture avviando le opere cantierabili, investendo nell’economia verde, nelle rinnovabili, nel risanamento del territorio, nel turismo e nella cultura. E’ necessario spendere la massima parte dei fondi strutturali che, invece, sono stati impiegati solo parzialmente, e questo è inaccettabile.

In questo contesto risultano intollerabili le grossolane prese di posizioni contro i precari e contro i forestali, vittime di una politica che li ha voluti mantenere in questo stato e che non ha saputo investire nella messa in sicurezza del territorio.

La situazione è la più difficile che ci troviamo a fronteggiare nella storia dell’Italia Repubblicana e solo i tagli ai privilegi e gli investimenti nel lavoro sono le uniche misure in grado di rimettere in moto l’economia per far crescere il Paese, il Mezzogiorno, la nostra provincia, e ridare quella serenità che le lavoratrici ed i lavoratori purtroppo, in questo momento, non hanno.

Non c’è lo spirito per augurare buone ferie, ma trascorriamo egualmente questo periodo con le nostre famiglie donandoci qualche momento di serenità; riprendiamo fiato e torniamo subito in campo per garantire all’Italia, alla Sicilia, a Catania una fase di vero cambiamento attraverso il protagonismo del mondo del lavoro per la crescita, l’occupazione, il benessere e lo sviluppo per tutti.

Crisi Ciancio, call center, Portas, Berretta: il pensiero di Giovanni Pistorio, segretario confederale della Cgil di Catania


Le difficoltà dell’emittenza televisiva, in particolare legata alla sorte di testate storiche catanesi, ma anche i call center, la realtà e il possibile sviluppo. Su questi temi ed altro abbiamo intervistato Giovanni Pistorìo (nella foto), segretario confederale della Cgil di Catania. E sui “Moderati del Pd”, sulla presenza di Portas al fianco di Giuseppe Berretta ci ha detto…
di Iena Marco Benanti
Pistorìo, la crisi dell’emittenza televisiva regionale in Sicilia si fa sentire.
Ci sono state lacune della politica nazionale?
“Per la politica nazionale le lacune vengono fuori dal momento in cui si decide di assegnare le frequenze che vengono lasciate libere attraverso il sistema del ‘beauty contest’, che significa l’assegnazione gratuita delle frequenze rese disponibili a Mediaset e Rai.
Opposizione della sinistra, non vengono assegnate in forma gratuita queste frequenze, il nuovo governo blocca tutto e dice ‘mettiamo le frequenze all’asta e poi vediamo che farne con i proventi’. La nostra proposta era quella di assegnarle –quota parte di questi proventi- alle emittenti che andavano trasformandosi per il passaggio al digitale terreste, anche perché in questo momento di crollo del mercato pubblicitario, a nostro avviso, rischiava come dire di ‘saltare il banco’, quindi tutte le emittenti sarebbero state spazzate via. Che proprio era questo il disegno del governo Berlusconi”.

Cosa succede?
“Che cosa succede? Non se ne fa niente, il governo Monti blocca il ‘beauty contest’, ma ancora non si va all’asta. Alcune Regioni pù avvedute rispetto alla Regione Sicilia che cosa dicono in sostanza, di aiutare, visto che ci sarà un problema e rischiano di morire tutte le emittenti medie che operano sul livello regionale, e mettere tutti gli strumenti di legge che favoriscono il passaggio al digitale terrestre, quindi finanziamenti a tasso agevolato, finanziamenti per le infrastrutturazioni, coperture quota parte delle perdite del mercato pubblicitario. Si muove la Puglia, si muovono le altre Regioni. Cgil Catania invia una richiesta d’incontro, unica in Sicilia, alla quarta commissione Ars, chiedendo a Mancuso di convocare subito un tavolo in maniera tale da poter trovare delle misure simili a quelle trovate in altre Regioni d’Italia.
Il governo fa finta di niente, non viene convocata la commissione, non si prende atto del problema, salvo poi, circa quindici giorni fa o un mese fa, venire fuori con delle dichiarazioni di Armao che dice che poi eventualmente, a settembre o a ottobre, si sarebbe fatto in modo da poter eventualmente trovare delle misure. Però, è chiaro che è una presa in giro, primo perché il governo è dimissionario, secondo perché non ci sono risorse disponibili, terzo perché ogni spazio è già compiuto perché il passaggio al digitale è già avvenuto e quindi le emittenti di medie dimesioni rischiano di crollare.
Ora, le uniche emittenti di medie dimensioni, nella Sicilia orientale, che hanno le dimensioni tali da non poter sopportare i costi della ristrutturazione perché hanno il personale in pianta organica realmente impiegato nelle attività sono ‘Sige’, ‘Telecolor’ e le emittenti che gravano sull’area di Catania. Per ‘Sige’ e ‘Telecolor’ –era nei fatti- viene fuori una crisi. Ci dichiarano la crisi, nel mese di giugno. Dicono perché i bilanci sono in rosso. Perché non sono più i ricavi degli anni passati, non sono nelle condizioni di potere sostenere questi costi. Ci dicono, allora: dichiaramo la crisi e proponiamo l’unico strumento utile per poter affrontare la crisi che è il contratto di solidarietà. Ma il contratto di solidarietà lo propongono al 50%, quindi chiedono di mettere il personale al 50%, quindi di utilizzarlo al 50%”.

Cosa rispondete?
“Chiaramente rispondiamo di no. Perché il 50% non è sostenibile per le famiglie dei dipendenti. Tra le altre cose rispondiamo dicendo che possiamo iniziare a fare delle valutazioni, però, a condizione che ci sia un piano di rilancio. Piano di rilancio, dall’altra parte, che non viene fuori, perché a nostro avviso le idee della nostra proprietà non sono chiare, cioè la proprietà non ha chiaro come affrontare il nuovo mercato e come poter rilanciare le attività”.

E allora che accade?
“Si va ad uno stallo, perché noi invitiamo l’azienda a fare delle proposte alternative, l’azienda si chiude a riccio, non fa delle proposte alternative, ci dice che la proposta è questa, se non siamo nelle condizioni di potere accettare i contratti di solidarietà probabilmente si muoveranno utilizzando gli strumenti che hanno a disposizione e hanno annunciato informalmente l’apertura delle procedure di riduzione del personale.”

Ad oggi come stanno le cose?
“Ad oggi siamo qui, questa la condizione. le prospettive sono queste. Torniamo noi sulla proposta, chiaramente attendiamo che l’azienda valuti.”

Il rischio qual è? Tagli del personale?
“Il rischio sono i tagli del personale.”

Quantificabile o no?
“No”.

Rischio per chi?
“A noi è stato detto soltanto per il reparto tecnico e amministrativo, al momento”.

Sui giornalisti non si sa nulla?
“Sui giornalisti non si sa nulla. Noi tra le altre cose organizziamo i lavoratori dipendenti”.

Ma non c’è una quantificazione del rischio, quanti tecnici, quanti amministrativi?
“Al 50%. Se la solidarietà è al 50% quindi, il rischio è per il 50%.Comunque, c’è da parlare in generale del fatto che c’è una crisi del settore. Il governo cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto studiare degli ammorizzatori sociali utilizzabili per il settore. Non li ha studiati nessuno, perché chiaramente a un governo che è espressione di Mediaset, il governo precedente, che cosa gli interessa?”

Parliamo di call center, la situazione com’è?
“Leggermente, meglio, perché è stata fatta una battaglia contro le delocalizzazioni che è partita da Catania. La delocalizzazione è responsabilità non dell’azienda che delocalizza, è responsabilità della committente. Perché la ‘casa madre’ cosa ti dice? Vuoi continuare a lavorare per noi? Io ti assegno la commessa a queste condizioni, poi se tu la vuoi lavorare in Italia o all’estero sono affari tuoi”.

Poi magari si finisce all’estero, nei Paesi dove il costo del lavoro è più basso?
“Sì, però sono gli stessi Paesi in cui non ci sono alcune tutele che riguardano sia il lavoratore dipendente che la privacy, il trattamento dei dati personali”.

Che risultato è stato ottenuto?
“C’è stata un’interpellanza di Berretta da Catania, un’interpellanza di Vico che presenta un’interpellanza parallela su Taranto, dicendo che c’è anche una crisi in Puglia. Dopo di chè, Vico, prendendo le nostre proposte, quindi, le proposte ‘catanesi’, presenta un emendamento allo ‘spending review’, dove dice che le aziende che delocalizzano non possono godere degli sgravi contributivi che hanno permesso di sostenere le attività in Italia. E’ passata in commissione bilancio della Camera, poi è stata votata dalla Camera. Se passa al Senato gran parte del traffico telefonico utilizzato all’estero potrebbe tornare in Italia con aumento dell’occupazione della nostra area”.

Quantificabile?
“Un 25%, sono numeri grossi”.

Si è sempre detto che questo è un po’ un settore “selvaggio”…
“Un settore ‘selvaggio’ perché un settore immaturo, è come quando sono nati i primi opifici industriali qui. Quindi, il settore era immaturo, all’interno ci sono sia speculatori che aziende che vogliono fare impresa”.

Sono più gli speculatori o quelli che vogliono fare impresa?
“Quelle di medie dimensioni, quelle che vogliono crescere come realtà industriale che vogliono sottrarsi alle grandi committenze aumentano il perimetro occupazionale e si radicano sul territorio e quindi hanno intrapreso quindi un percorso virtuoso. Poi, le sacche di speculazione ci sono”.

Come si fanno a riconoscere?
“Dal versamento contributivo, al mancato pagamento delle retribuzioni, soprattutto ai lavoratori a progetto”.

E’ stato segnalato un caso di recente, sollevato dalla Cisl, in via Ventimiglia…
“Ma il caso di via Ventimiglia era un caso vecchio di tre anni. Non si capisce perché l’hanno sollevato adesso. Perché tra le altre cose, i loro dirimpettai, che hanno aperto da poco, è un’azienda che opera in maniera seria, quella che aperta adesso, che è molto strutturata in Puglia”.

Invece quella vecchia?
“Quella vecchia ‘Inlinea’ era una grande speculazione. Tant’è vero che non se ne riescono a rintracciare più le tracce, si sono trasferiti a Roma.”

Sono proprietà diverse?
“ ‘Inlinea’? Quella che ha chiuso a Catania si è trasferita a Roma. Ora c’è là un’altra attività che non ha nulla a che vedere. “

Sono cose diverse?
“Completamente, proprietà diverse, assetti proprietari diversi.”

Questa esperienza antica è stata negativa? Ci sarebbero state –secondo il sindacato- delle irregolarità?
“Per l’azienda vecchia noi abbiamo fatto più di trenta decreti ingiuntivi. Perché non pagavano le persone, non versavano i contributi.”

Ma non è tutto nero, in generale?
“Non è tutto nero. Chiaramente per quelli che hanno lavorato male, pian piano stiamo riuscendo a capire quali sono i meccanismi attraverso i quali attuavano la speculazione e quindi le contromisure siamo capaci di indicarle, nel momento in cui scopriamo quali sono le realtà”.

C’è stato un risultato buono anche su “Eurocall”?
“Sì, 120 stabilizzazioni.”

Come sono andate le cose?
“Noi abbiamo iniziato questo colloquio un po’ di tempo fa e arrivato ad un certo punto l’azienda ha utilizzato contratti lavoro in somministrazione, i cui parametri sono molto rigidi. Era di fronte ad una scelta l’azienda: o sostituisco questo personale con altro personale in somministrazione perché questo non è più utilizzabile per legge oppure avvio un percorso di stabilizzazione, anche se mi costa di più e punto sulla qualità. E si è fatto questo accordo di stabilizzazione”.

Ma la stabilizzazione è stata fatta per tutti?
“No, solo per quelli che hanno lavorato in somministrazione, per gli altri, quelli che lavorano in ‘outbound’ , che telefonano, continuano a lavorare con il lavoro a progetto. Questi sono ‘inbound’ che ricevono le telefonate.”

Quindi, quelli in “outbound” sono ancora precari?
“Quelli in ‘outbound’ sono là, lavoratori a progetto, sono ancora precari atipici.”

Ma non ci sono state altre persone che hanno perso il lavoro?
“Il lavoro a progetto è il lavoro atipico, quando cominci un progetto può essere non riconfermato o meno. ll lavoro in somministrazione ha un inizio e una fine, che viene legata alle fasi del lavoro, quindi, nel momento in c’è un picco c’è lavoro, nel momento in cui c’è un flesso di mercato tu non lavori più”.

In questo caso che cosa è successo?
“Per tutti i lavoratori in somministrazione, per 120 unità, si è avviato un percorso di stabilizzazione. E’ stato firmato un accordo”.

Quali sono le condizioni essenziali di questo accordo?
“Un processo di stabilizzazione.”

Il salario?
“Quello previsto da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quello contrattuale.”

Quanto guadagna un lavoratore?
“A tempo indeterminato circa mille euro, a tempo determinato circa 550 euro. Quindi, se sei part-time circa 550, se sei full-time circa mille euro e qualche cosa in più. Con lo straordinario si arrotonda. La cosa positiva è che l’azienda non decide più di puntare sul turn-over, quindi su servizi a bassa qualità ma decide di puntare su servizi ad alta qualità.”

Ma con la fame di lavoro che c’è in Sicilia e a Catania questo settore è sensibile alla politica oppure no, sono piani diversi?
“ A mio avviso, sinceramente, in periferia, quindi nei paesi in provincia di Catania molto viene legato alla politica. In città è un assetto più industriale. E’ chiaro che se tu non lavori più sul precariato e verti verso la stabilizzazione ti svincoli dal rapporto con la politica. Perché la politica si nutre di precariato, oggi ci sei, domani –se mi dai il tuo consenso- potrai continuare ad esserci”.

Quando parliamo di politica, ci sono alcuni settori o è trasversale, parliamo di relazioni, di rapporti?
“Secondo me, soprattutto sacche di speculazione nell’area del centro-destra storico catanese”

Si è saputo dalla stampa di questa iniziativa dei “Moderati Pd”, alla presenza dell’imprenditore Tornatore e dell’on. Portas. Questa presenza imprenditoriale era slegata da qualsiasi discorso oppure c’è un discorso legato in qualche modo ai call center?
“In parte una coincidenza, in parte una sensibilità verso alcuni problemi. Portas ha dei call center in Piemonte all’interno dei quali lavorano e operano solo lavoratori a tempo indeterminato. Lui ha la seconda azienda per numero di dipendenti presente in Italia. E’ chiaro se io e lei stiamo assieme e dialoghiamo è chiaro che le nostre posizioni, la nostra sensibilità verso il problema si affina. Il fatto che ‘Eurocall’ dice che intende ora lavorare più sulla qualità e quindi senza puntare eccessivamente sul risparmio della manodopera è un ragionamento che fanno alcuni imprenditori, che continua a fare Portas e che ha fatto Almaviva in passato”.

Ma cosa significa signiifica “moderati”? Lei è stato invitato come Cgil?
“Sì come Cgil sono andato.”

Ha capito il progetto politico o è un’area?
“Non l’ho capito.”

O è la candidatura di Berretta che non c’entra con l’area politica? Quello che ha capito lei…
“Che Portas probabilmente con tutta una serie di suoi amici vuole sostenere la candidatura di Berretta a Catania. Questo è quello ho capito”

Ma il contenuto di“moderato”?
“Non lo so, io sono stato attrato dalla presenza di Portas”.

Come vede Berretta candidato?
“A me piace.”

Ultima cosa: lei se avesse un figlio lo manderebbe a lavorare in un call center?
“Lo dico sinceramente, in un call center diretto da Pier Luigi Simbula, il sociologo che ha assunto Almaviva e che ha trasformato per un periodo di tempo il settore dei call center.”
Con lui lo farebbe?
“Sì”

In altri?
“Un call center diretto da Carmine Spina, sì. Bisogna vedere, così come in ogni attività industriale. L’attività la fa l’imprenditore. Questo settore si evolverà, non sarà più soltanto la risposta al cliente, si evolverà verso altri tipi di assistenza, a 360 gradi, dalla cittadinanza che sta invecchiando all’alta tecnologia. Le figure professionali che veranno inserie nei call center nei prossimi anni saranno sempre più figure professionalizzate.”