30 dicembre 2014

Patuano rivoluziona Telecom Italia


La rivoluzione organizzativa di Marco Patuano arriva alla vigilia di Natale. La società si trasforma all’insegna di un’unica direzione operativa che comprende la Rete, Open Access, l’Information Technology e il Caring. A guidare questa superstruttura cui lavoreranno circa 30.000 persone è stato chiamato il direttore Technology Roberto Opilio, che ora assume l’incarico di Chief of Operations, a diretto riporto dell’amministratore delegato.

La riorganizzazione nasce chiaramente all’insegna di sfruttare al massimo le sinergie di costo ed operative all’interno di un gruppo che Patuano ritiene troppo frazionato nella sua struttura tradizionale. Probabilmente la riorganizzazione rappresenta anche una premessa per portare in Open Access i dipendenti del caring rimasti internalizzati dopo i recenti accordi coi sindacati.

Altri cambiamenti riguardano la nomina di Alessandro Talotta ad amministratore delegato di Sparkle. L’attuale Ad, Elisabetta Ripa, rimarrà all’interno del gruppo con un altro incarico non ancora comunicato.

Cambiamenti anche per la Funzione National Wholesale Services ora affidata a Stefano Ciurli.

Queste le principali novità di una vera e propria rivoluzione organizzativa e di poltrone che interessa a fondo l’azienda come si evince dal comunicato che annuncia la riorganizzazione e che riportiamo di seguito.

Con l’obiettivo di garantire l’ottimale presidio – in ottica integrata – dei processi tecnologici e di operations abilitando così specifiche ricomposizioni di processo in ottica funzionale e l’ottimizzazione della filiera delle attività, con decorrenza immediata viene costituita a diretto riporto dell’Amministratore Delegato la Funzione Operations, affidata a Giuseppe Roberto Opilio, che assume il ruolo di Chief of Operations.

La Funzione ha la responsabilità di assicurare, in coerenza con gli obiettivi di business del Gruppo, le seguenti attività: l’innovazione tecnologica e i processi di sviluppo, ingegneria, realizzazione ed esercizio delle infrastrutture di rete/servizio (con particolare riferimento alle reti di nuova generazione), impiantistiche ed immobiliari di competenza nonché i processi di delivery e assurance dei servizi alla clientela; la definizione della strategia, delle linee guida e del piano di information technology ed il presidio dei relativi processi attraverso la Società Telecom Italia Information Technology srl; le attività di caring, credito operativo, loyalty e retention, le attività di vendita di competenza e la gestione amministrativa dei clienti; il monitoraggio e l’ottimizzazione dei consumi energetici.

Operations

A Stefano Paggi è affidata la Funzione Open Access, con la responsabilità di garantire lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture e della rete d’accesso, il presidio integrato dei processi di delivery e assurance dei servizi alla clientela, nonché – in service per Network– il delivery e l’assurance sull’elettronica distribuita in accesso.

La Funzione garantisce, inoltre, il processo end to end di delivery e assurance dei servizi di accesso a significativo potere di mercato - c.d. regolamentati - per la clientela OLO nonché - in service per National Wholesale Services - l’assurance degli altri servizi non regolamentati. La Funzione mantiene invariate le relative articolazioni organizzative; a Paolo Tazzioli è affidata la divisione Caring Services , con la responsabilità di assicurare per la clientela consumer, small, medium e large enterprise, le attività di caring, credito operativo, loyalty e retention, le attività di vendita di competenza e la gestione amministrativa dei clienti, con lo scopo di garantire l’efficienza del servizio perseguendo gli obiettivi contrattualizzati con le funzioni commerciali, massimizzare la soddisfazione della clientela e ottimizzare i costi complessivi del servizio, anche attraverso il corretto bilanciamento del make or buy. La Divisione assicura, inoltre, le attività di directory assistance, la gestione del centralino di Telecom Italia nonché la gestione delle attività trasversali di supporto ai processi operativi delle funzioni market. A Caring Services, che mantiene invariate le relative articolazioni organizzative, fa riferimento la Società Telecontact Center.

A Giovanni Ferigo è affidata la Funzione Network, con la responsabilità di assicurare lo sviluppo, l’esercizio e la manutenzione delle reti attive di Telecom Italia, nonché il presidio della qualità dei servizi erogati. La Funzione assicura, inoltre, le attività di sviluppo e maintenance delle infrastrutture e degli spazi industriali, nonchè la surveillance e l’ottimizzazione dei consumi energetici. A Network riportano funzionalmente le corrispondenti strutture nell’ambito delle società partecipate;

Con decorrenza 8 gennaio 2015, a Gabriela Styf Sjöman è affidata la Funzione Engineering & TILab, con la responsabilità di assicurare l’innovazione tecnologica del Gruppo, garantendo lo scouting di nuove tecnologie, le attività di engineering dei servizi, delle piattaforme di rete e dei network manager systems, le relative attività di testing, nonché la progettazione e realizzazione delle piattaforme applicative.

La Funzione mantiene invariate le relative articolazioni organizzative, ad eccezione della gestione dei rapporti con gli enti di standardizzazione internazionali, le cui attività e risorse confluiscono nell’ambito della Funzione Global Advisory Services;

A Gianluca Pancaccini, nel ruolo di Chief Information Officer, è affidata la Funzione Information Technology, con la responsabilità di assicurare, in coerenza con gli obiettivi di business del Gruppo, la definizione della strategia e delle linee guida del piano di information technology di Telecom Italia. Al Chief Information Officer fa riferimento la Società Telecom Italia Information Technology srl, che mantiene invariate le articolazioni precedentemente definite. La Funzione assicura inoltre il supporto specialistico per le attività di information technology verso le società partecipate;

A Carlo Filangieri è affidata la Funzione Planning & Operations Evolutions, con la responsabilità di assicurare l’evoluzione delle architetture di rete e IT convergenti, la pianificazione tecnico-economica di Operations, la gestione dei processi cross funzionali e l’implementazione dei processi di trasformazione trasversali in ambito Operations;

A Sandro Dionisi è affidata la Funzione Global Advisory Services, con la responsabilità di assicurare – coordinandosi con le competenti strutture di Operations - il supporto allo sviluppo delle reti TLC delle partecipate estere e Disposal, garantendo assistenza nelle fasi di deployment e di gestione. La Funzione garantisce altresì la gestione dei rapporti con gli enti di standardizzazione internazionali, per le attività di competenza e, in raccordo con le funzioni aziendali coinvolte, il coordinamento delle iniziative di partnership. La Funzione si coordina, inoltre, con le competenti strutture in ambito Business Support Office di Telecom Italia per la selezione e la gestione dei fornitori strategici.

La Funzione mantiene invariate le relative articolazioni organizzative; a diretto riporto del responsabile di Global Advisory Services viene, altresì, posta la Funzione Standards, IPR & Research Coordination, precedentemente collocata nella Funzione Governance & Network Transformation in ambito Engineering & TILab;

A Giuseppe Roberto Opilio è affidata ad interim la Funzione Tower, con la responsabilità di sviluppare i servizi di realizzazione e gestione siti per il perimetro di competenza, assicurando il governo dei rapporti con le terze parti e la gestione della relazione commerciale ed amministrativa con gli utilizzatori dei siti. Avvalendosi del service assicurato dalle competenti funzioni di Telecom Italia, Tower garantisce inoltre l’adeguatezza degli asset e le attività di supporto al business. La Funzione mantiene invariate le relative articolazioni organizzative.

Al Chief of Operations risponde, altresì, Gianfranco Ciccarella per la gestione di specifici progetti all'interno della Funzione Operations.

Con successive comunicazioni organizzative verranno definite le articolazioni delle Funzioni Network e Planning & Operations Evolutions

Purchasing & Energy

La modifiche organizzative andranno ad incidere anche nelle funzioni legate alle tematiche energetiche con l’obiettivo di “rafforzare ulteriormente i modelli di presidio delle attività di acquisto di energia e dei processi dedicati alla surveillance ed alla ottimizzazione dei consumi  energetici”.

Con decorrenza immediata, sono stati definiti i seguenti interventi organizzativi.

Le attività e le risorse dedicate agli acquisti di energia – precedentemente collocate nella Funzione Energy Purchasing & Management di Business Support Office – confluiscono nella Funzione Purchasing mentre le attività e le risorse dedicate alla surveillance ed all’ottimizzazione dei consumi energetici – precedentemente collocate nella Funzione Energy Purchasing & Management di Business Support Office – confluiscono nella Funzione Infrastructures & Energy di Network in ambito Operations. Contestualmente, la Funzione Energy Purchasing & Management viene superata. Successive comunicazioni organizzative definiranno i conseguenti interventi di adeguamento organizzativo.

Operation Network

Con decorrenza immediata, vengono poi definiti i seguenti interventi organizzativi:

A Saverio Orlando è affidata la Funzione Governance, con la responsabilità di assicurare il presidio degli economics e dei processi di Network, la pianificazione, programmazione e monitoring degli obiettivi tecnico-operativi, le analisi di traffico funzionali alla gestione dei piani lavori nonché la qualità tecnica delle piattaforme e dei servizi di rete fissa e mobile e la correttezza dei dati di accounting;

A Gianni Crocetti è affidata la Funzione Development & Maintenance, con la responsabilità di assicurare lo sviluppo, l’esercizio e la manutenzione delle reti attive di Telecom Italia nonché il presidio della qualità dei servizi erogati;

A Venanzio Iacozzilli è affidata la Funzione Infrastructures & Energy con la responsabilità di assicurare il presidio integrato di tutte le attività di sviluppo e maintenance delle infrastrutture industriali, dei piani spazi industriali, nonché la definizione e la gestione degli accordi con gli OLO relativamente ad ULL, sharing e co-siting. La Funzione assicura inoltre la surveillance e l’ottimizzazione dei consumi energetici. In tale ambito confluiscono le relative risorse e attività attualmente collocate nella funzione Energy Purchasing & Management di Business Support Office;

A Paolo Visconti è affidata la Funzione Network Operations Area Nord Ovest, a Sergio Schinaia è affidata la Funzione Network Operations Area Nord Est, a Francesco Rotolo è affidata la Funzione Network Operations Area Centro, a Roberto Ferretti è affidata la Funzione Network Operations Area Sud. Ciascuno di loro avrà con la responsabilità di assicurare, per l’area territoriale di competenza, lo sviluppo della rete di accesso broadband fissa, della rete di trasporto regionale e della rete mobile, attraverso la definizione dei piani operativi, la progettazione esecutiva e la realizzazione degli interventi. Le Funzioni assicurano inoltre l’esercizio e la manutenzione della rete fissa e mobile, nonché il presidio della qualità delle reti.

Con successive comunicazioni organizzative verranno definite le articolazioni delle Funzioni.

Planning & Operations Evolutions

A Giancarlo D’Orazio è affidata la Funzione Network Planning con la responsabilità di assicurare l’evoluzione delle infrastrutture e delle architetture di rete, la pianificazione tecnico-economica nonché il presidio dei sistemi di certificazione. La Funzione mantiene invariate le relative articolazioni organizzative.

A Gian Enrico Paglia è affidata la Funzione Convergent Architectures, con la responsabilità di assicurare i processi di convergenza delle architetture e delle infrastrutture di rete e IT. A Convergent Architectures rispondono funzionalmente le strutture in ambito Operations coinvolte nei processi di definizione delle architetture. Paglia mantiene, altresì, le responsabilità precedentemente attribuite;

A Giovanni La Spada è affidata la Funzione Operations Evolutions, con la responsabilità di assicurare l’implementazione dei processi di trasformazione trasversali in ambito Operations. Giovanni La Spada mantiene, altresì, le responsabilità precedentemente attribuite;

A Sabrina Valenza è affidata la Funzione Cross Processes, con la responsabilità di assicurare la gestione delle attività e dei processi trasversali di Operations, nonché le attività di service creation di competenza. Con successive comunicazioni organizzative verranno definite le articolazioni delle Funzioni Convergent Architectures, Operations Evolutions e Cross Processes.









18 dicembre 2014

Call center: Slc Cgil, lavoratori Accenture di Palermo internalizzati da British Telecom


“Si è finalmente conclusa positivamente al Ministero del Lavoro la dura vertenza dei 262 lavoratori Accenture di Palermo – così dichiara Riccardo Saccone di Slc Cgil nazionale.
“Dopo mesi di lotta oggi è stata raggiunta un’intesa che consente il ritorno a lavoro, in British Telecom, dei dipendenti del call center Accenture di Palermo senza condizioni capestro e rispettando la storia professionale dei lavoratori.”
“Una vicenda che ha avuto momenti di forte tensione – conclude il sindacalista – che solo la tenacia dei lavoratori è riuscita a portare felicemente a conclusione. Occorre riconoscere in questo momento l’impegno e la mediazione decisivi del Sottosegretario Bellanova e di tutta la struttura del Ministero del Lavoro, delle Istituzioni siciliane, Regione e Comune. La conclusione positiva di questa vertenza è un segnale positivo in un clima generale del Paese molto pesante. Come Slc Cgil non possiamo che esprimere la massima soddisfazione nell’annunciare che i #262acasa presto saranno #262alavoro.”

17 dicembre 2014

Almaviva Contact Comunicato Unitario incontro 5 dicembre 2014


Nel corso dell’ultimo incontro avvenuto lo scorso 5 dicembre i massimi responsabili di Almaviva Contact hanno presentato alle Segreterie Nazionale e Territoriali ed alle RSU di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL un quadro dei conti aziendali molto preoccupante. La situazione complessiva di Almaviva Contact registra ulteriori elementi di difficoltà rispetto allo scenario nel quale venne firmato l’ultimo accordo sui Contratti di Solidarietà.
Le notizie incoraggianti sulla determinatezza del Governo a far rispettare l’ART. 24 Bis (lo strumento di legge che, a tutela della privacy e della sicurezza dei dati personali, prova a disciplinare il diritto dei consumatori a veder gestite le loro chiamate da un operatore situato sul territorio nazionale), l’accesso dell’azienda ai benefici del Fondo per la decontribuzione dei CDS (una manovra che vale per Almaviva circa 400 milioni di euro sino a maggio) e l’abbassamento dell’incidenza dell’Irap sono sicuramente elementi importanti ma non risolutivi per i problemi dell’Azienda e, è sempre bene ricordarlo, di tutto il settore. In particolare si aggrava ulteriormente il mercato delle commesse, sia pubbliche che private, ormai sempre più orientate al criterio devastante del massimo ribasso.
Di fronte a questa situazione l’azienda ha dichiarato l’urgenza di prendere dei provvedimenti, evidenziando due possibili ambiti di intervento. L’uno, definito dal Presidente dell’azienda “tradizionale”, prevederebbe interventi “unilaterali” (societarizzazione di ogni sede aziendale, disdetta di eventuali trattamenti aggiuntivi rispetto al CCNL, eventuali trasferimenti collettivi); l’altra, definita “innovativa”, prevederebbe di fatto una mera riduzione del costo del lavoro (quantificato in circa il 10%), non avendo Almaviva Contact integrativi aziendali da rivedere, si tradurrebbe semplicemente in una riduzione del salario. Infine, a detta del dott. Tripi una ipotetica rappresentanza sindacale in ambito del CdA.
Come OO.SS. non abbiamo potuto che riconfermare al Presidente di Almaviva l’impegno incessante del sindacato confederale sulla vertenza “call center” e sulla vicenda Almaviva. In questi anni tutto il sindacato, a tutti i livelli, ha profuso sforzi importanti per consentire ad Almaviva di superare momenti di forte difficoltà. Così come sul tema delle regole complessive del settore, a partire dalle norme sugli appalti ed il contrasto dei fenomeni di delocalizzazioni, questo Sindacato ha dimostrato negli anni una coerente volontà di arrivare finalmente ad una seria stabilizzazione del mercato dei “call center” e la tutela conseguente delle aziende serie, a partire da realtà ormai strategiche per tessuti sociali difficili come è Almaviva Contact. Il punto sul quale invece non possiamo che dissentire con Almaviva è sul fatto che la riduzione del costo del lavoro dei lavoratori possa essere la soluzione ai problemi dell’azienda e del settore.
In un contesto dove le tariffe delle commesse sono inesorabilmente orientate verso un continuo abbassamento, intervenire sul salario dei lavoratori non farebbe che incrementare questa dinamica folle. E’ chiaro che il momento che sta vivendo Almaviva (come del resto quello che vive il settore e l’intero Paese) è particolarmente grave. E’ altrettanto chiaro però che la soluzione non può che passare attraverso una ancora più forte condivisione, fra aziende sane e sindacato, di un lavoro diconvincimento e coinvolgimento delle Istituzioni per la redazione di norme chiare, europee, a difesa del mondo degli appalti.
Per parte nostra questa strada è l’unica che possa portare ad una reale stabilizzazione del settore (ne siano prova le tante iniziative messe in campo in questi ultimi mesi). Non ultima quella di far applicare al meglio le regole del CCNL di Settore (vedi art.53), in materia di appalti affinché i grandi gestori non scarichino solo sui committenti i propri intenti di risparmio sui costi d’impresa, ne è testimonianza la nostra richiesta d’incontro all’ A.D. di WIND.
In un contesto del genere l’unica cosa seria che un sindacato possa fare è continuare la vertenza per regole certe nel settore e lavorare con coerenza per gestire, con gli strumenti esistenti, le difficoltà del momento delle aziende. Cosa che abbiamo sempre fatto in Almaviva e che continueremo a fare a partire dal prossimo incontro del 9 gennaio.
Roma,16 Dicembre 2014
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

14 dicembre 2014

Almaviva: Quasi duemila posti a rischio


http://livesicilia.it
di Maria Teresa Camarda
La mobilità per 929 lavoratori di Almaviva Contact è dietro l’angolo. Altrettanti lavoratori a progetto rischiano di perdere il posto. C’è una data da cui dipende tutto il loro futuro professionale all’interno della più grande azienda di call center della Sicilia. È il 19 gennaio: quel giorno, infatti, si chiuderà la gara di Wind per l’assegnazione del proprio servizio clienti. Servizio che Almaviva gestisce praticamente da sempre, dal 2001, ma che rischia adesso di subire le stesse sorti di altre commesse, a volte finite all'estero, ad esempio in Albania o Romania, con prezzi più bassi.
È la prima volta infatti che Wind mette a gara il servizio di assistenza clienti: dal 2001 ad oggi il rinnovo della commessa era avvenuto con una contrattazione a due tra compagnia telefonica e Almaviva. Stavolta, invece, la gara è aperta. Almaviva, però, già da tempo nel bel mezzo di una crisi che la vede protagonista di una vertenza presso il Ministero per lo Sviluppo economico a Roma, affiancata dai rappresentanti del governo regionale siciliano, aveva annunciato senza mezzi termini: “Nel caso di mancato rinnovo della commessa Wind non potremo fare a meno di mettere in mobilità migliaia di lavoratori”. Nonostante le commesse attualmente attive in Almaviva siano sei, perdere Wind sarebbe un colpo troppo duro da reggere. Impossibile.
In un primo momento si era parlato di duemila dipendenti a tempo indeterminato e di circa mille lavoratori a progetto da mettere in mobilità; a oggi, pare che il numero di lavoratori sia di 929 persone solo su Palermo, 1328 con gli esuberi previsti a Catania e a Milano. Altrettanti i lavoratori a progetto che rischiano di non poter contare più sul rinnovo del contratto. Un numero di disoccupati che, soprattutto in una città come Palermo, rappresenterebbe una catastrofe occupazionale difficile da gestire.
I sindacati annunciano già battaglia perché l’obiettivo, se si dovesse arrivare alle procedure di mobilità, è quello di scongiurare la cassa integrazione settoriale. Ovvero, si lotterà affinché gli esuberi non riguardino soltanto i lavoratori impegnati su Wind, in quanto non sono i dipendenti a scegliere di cosa occuparsi, ma è l’azienda che decide le assegnazioni, salvo richieste particolari. Questo significa che si proverà a distribuire gli esuberi anche in altri centri d’Italia, tra tutta la popolazione di Almaviva Contact.
Popolazione che già usufruisce, per duemila lavoratori, di ammortizzatori sociali, ovvero dei contratti di solidarietà a rotazione, per una percentuale massima del 35 per cento: ovvero, circa sette giorni al mese pagati al 70 per cento dello stipendio, con una perdita salariale di circa 150-200 euro al mese. La possibilità per Almaviva di usufruire di questi ammortizzatori sociali scadrà a maggio del 2015.

Poi ci sono i Lap, i cui contratti di lavoro a progetto vengono rinnovati di mese in mese e che ovviamente sarebbero i primi lavoratori a subire i colpi di un accentuarsi della crisi. Gestiscono commesse outbound, cioè telefonate in uscita per promozioni, vendite o altro; i loro stipendi si aggirano sulla media di 350 euro al mese, nel rispetto della norma sui minimi salariali che fissa a 4,50 euro all’ora il compenso per i lavoratori a progetto. Poi, sul bilancio dell'azienda gravano i costi di due sedi come quelle di Palermo, la ex Alicos in via Cordova e la ex Cosmed in via Marcellini. La vertenza Almaviva, infatti, balzò agli onori delle cronache proprio quando, contratto di affitto in scadenza per Alicos, si pose il problema di una sede unica, a norma, dove riunire tutti i 5 mila dipendenti del call center. Inizialmente, le mire si concentrarono su un edificio confiscato alla Immobiliare Strasburgo, l’ex edificio Telecom di via Ugo La Malfa, poi il problema diventò più serio e la società spiegò che il problema della sede diventava secondario rispetto alla definizione di un nuovo piano industriale con cui affrontare la crisi del settore. In attesa che si sblocchi la questione al Mise, la Regione è intervenuta, grazie all’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, e ha chiesto alla Corte dei Conti, proprietaria dei locali di Alicos, di sospendere il termine del contratto di locazione fino alla soluzione della vertenza.

12 dicembre 2014

Comunicato Telecom del 12 dicembre della Slc Cgil Sicilia

Abbiamo già detto nelle nostre assemblee cosa pensiamo delle modalità con le quali Telecom, per la prima volta nella sua quasi centenaria storia, è scesa in campo pesantemente per far propaganda al proprio testo: vere e proprie assemblee, telefonate a casa dei telelavoristi, arroganza che mostra chiaramente una debolezza.
Abbiamo già detto, che con il referendum si sta inscenando una”pantomima"che non porta da nessuna parte.
Abbiamo assistito a disquisizioni di ogni tipo: sobrie, pacate, minacciose, parziali.
Purtroppo oggi, dobbiamo constatare che c'è qualcuno che va oltre ogni peggiore aspettativa.
Va bene la propaganda, ma quando si arriva utilizzare le bugie (sono stati sbandierare fantomatici accordi in altre aziende TLC dove sono previsti i controlli a distanza, FALSO!!!! ) e fatto ancora più grave quando si offende un popolo ed a una terra che sicuramente vive drammi secolari, ma che ha tanto da insegnare in tema di dignità, vuol dire che si è toccato il fondo.
Vorremmo rassicurare il Dott. Pelliccia sul fatto che nonostante  a Palermo in giro non ci siano alternative, le lavoratrici ed i lavoratori terranno alta la testa con dignità difendendo i loro diritti contro i ricatti.
Ci auguriamo che la frase “voi siete a Palermo e basta guardare fuori quello che c'è... ”, che il bravo responsabile d'azienda non è riuscito a trattenere come si era ripromesso nel suo viaggio in aereo, sia stata detta a titolo esclusivamente personale. Ci attendiamo pertanto pronta dissociazione da parte di Telecom da tali posizioni e atteggiamenti.
Slc-CGIL Sicilia

Sciopero Generale: Camusso, andremo avanti. Ciò che il governo ci toglie lo riconquisteremo nelle fabbriche

“Grazie per averci stupito con la vostra passione, svuotando i luoghi del lavoro e riempiendo le piazze”. Così Susanna Camusso dal palco di Torino ha espresso soddisfazione per l'andamento dello sciopero generale proclamato insieme alla UIL e per la partecipazione registrata nelle oltre 50 manifestazioni che questa mattina si sono svolte in tutta Italia.

Uno sciopero generale nazionale proclamato perché 'Così non va!', il Paese va cambiato a partire dal Jobs act e dalla Legge di stabilità, due provvedimenti che non portano il Paese nella giusta direzione, ossia quella della creazione di lavoro. Senza il lavoro, ha ricordato Camusso, l'Italia “non esce dalla crisi, ma ci sprofonda dentro”.

Insieme alle lavoratrici e ai lavoratori che quest'oggi hanno incrociato le braccia anche tanti studenti, giovani precari e pensionati che hanno chiesto a gran voce: investimenti  nell'istruzione e nel lavoro, diritti e tutele e l'estensione del bonus degli 80 euro per chi oggi vive di sola pensione.

“Un Paese in cui il lavoro è sempre più frammentato e privo di diritti, crescerà o scivolerà sempre di più nella povertà?” Ha chiesto, tra gli applausi, il Segretario Generale al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Al Governo, ha proseguito “ripetiamo ossessivamente che senza occupazione non c'è prospettiva. Ci sono 3 milioni di disoccupati a cui nessuno dà risposta, senza lavoro i nostri figli continueranno a fare le valigie, privando noi della possibilità di scrivere un futuro”. “Se il messaggio di Renzi è 'tiriamo dritto' sappia che andremo dritti anche noi. Non abbiamo bisogno di sentirci minacciati”.

La CGIL, ha sottolineato il Segretario Generale, non è il sindacato dei 'no', insieme alla UIL “abbiamo elaborato le nostre proposte” contenute nella piattaforma. Tra le proposte più “immediate” Camusso ha affermato: “perchè invece di distribuire delle risorse a pioggia al sistema delle imprese, non si dice: siamo disposti a finanziarvi la ricerca, gli investimenti e le nuove assunzioni?. Per 'cambiare verso' il Paese ha bisogno, come ricordato dalla dirigente sindacale di una riforma universale degli ammortizzatori sociali, e del rifinanziamento e della generalizzazione dei contratti di solidarietà, solo così si potrà andare  verso la risoluzione di molte crisi aziendali. E poi ancora la lotta alla corruzione, all'evasione, e agli appalti al massimo ribasso: “il sistema degli appalti va cambiato penalizzando di nuovo il falso in bilancio che serve a creare tangenti. Il sistema di appalti permette sistematicamente la corruzione, che uno Stato democratico previene”.

Non poteva mancare nell'intervento conclusivo di Camusso un riferimento allo Statuto dei Lavoratori e alle modifiche apportate dal Governo: “forse per Renzi lo Statuto dei lavoratori è vecchio perchè‚ ha 40 anni. Non vorremmo sentirgli dire che anche la Costituzione è vecchia perchè‚ ne ha 70. Quando si inizia così non si sa dove si finisce”. "Andremo avanti nella battaglia. Ciò che il Governo ci toglie lo riconquisteremo nelle fabbriche, perché noi veniamo da quella storia li, da  quella storia che ci ha portato a fare grande il Paese”, ha concluso Camusso.

50 mila studenti al fianco dei lavoratori hanno manifestato oggi nelle piazze italiane in occasione dello sciopero generale. “Non possiamo più permetterci un Paese che non investe in istruzione e lavoro, perché vogliamo costruire un futuro diverso fatto di diritti per tutti e non solo per pochi” dichiarano la Retede degli Studenti e l'UDU. Per uscire dalla crisi è necessario, fanno sapere “ripartire dalle giovani generazioni, investire veramente su istruzione ricerca e lavoro: eravamo in piazza il 25 ottobre, lo siamo oggi e continueremo fino a quando il Governo non ci ascolterà, siamo stufi di slogan come il Jobs Act vuoti e fine a se stessi che precarizzano ulteriormente le nostre vite”

Il Jobs act fa acqua da tutte le parti. Con questo slogan i giovani della CGIL, nell'ambito della campagna Xtutti, hanno portato nei cortei i loro ombrelli bucati per dimostrare come 'il Jobs Act fa acqua da tutte le parti'.: “non cancella la precarietà e non estende i diritti e le tutele, a dispetto invece della propaganda sostenuta”. E la protesta degli ombrelli non si esaurirà nelle piazze dello sciopero generale: i giovani del sindacato di corso d'Italia “rilanceranno nelle prossime settimane la mobilitazione, estendendola sempre di più e allargando il fronte perché la protesta sia di tutti e X Tutti, 'accompagnando' il varo dei decreti attuativi del Jobs Act, affinché quel cambiamento tanto millantato sia effettivo e positivo”.


11 dicembre 2014

Telecom: Disertare il referendum truffa significa imporre la riapertura della trattativa e cercare di migliorare le proprie condizioni di vita

Quando un' Azienda è costretta a mandare in giro per l'Italia i suoi colletti bianchi  a spiegare in maniera sommaria e confusa un progetto di Caring che fa acqua da tutte le parti e che non tiene conto delle leggi e va in palese contrasto con i contratti firmati e lo Statuto dei Lavoratori siamo certamente difronte ad un datore di lavoro instabile e totalmente confuso prima con se stesso e poi verso i propri dipendenti. Messa in crisi da una Cgil che si alza dal tavolo e decide di non trattare sui diritti e sulla pelle dei lavoratori,Telecom, cerca con subdoli ricatti  di fare terrorismo tra i lavoratori per costringerli a sottoscrivere un ''SI  MI PIACE'' che condannerebbe inevitabilmente, non solo il caring di Telecom Italia ma anche le altre Società di settore.
Un precedente che farebbe da apripista su nuove regole di controlli individuali che porterebbe ogni singolo operatore a giustificare mensilmente il suo  lavoro difronte ad una commissione creata ad hoc  . Poco conta che i dati non saranno utilizzati per scopi punitivi, ma sicuramente  faranno la differenza fra il sig. Rossi ed il sig. Bianchi, tra Paolo e Luigi passando da Cristina e finendo con Maria.
Chi sarà il primo della classe...??? - A chi spetterà il premio...??? - Chi dovrà essere stressato per benino dalla prima commissione di turno...??? - Chi verrà messo dopo alcuni mesi  nella lista di proscrizione in attesa di trovare un pretestuoso motivo per fargli recapitare una lettera di chiarimenti...??? - Si va verso un lavoro a cottimo...???  E chi a differenza di altri darà ''IL SUO'' massimo ma non riuscirà a raggiungere le prestazioni lavorative del suo vicino che fine farà...???  Sarà costretto a subire in eterno il Kapò di turno o verrà licenziato per giusta causa e per scarso rendimento lavorativo...???
A tutti questi interrogativi chi darà una risposta leale e seria...??? Mamma Telecom...??? Il Sindacato che vuole firmare l'accordo truffa e contemporaneamente  il 12 dicembre si trova in piazza con la Cgil  a scioperare su quel JOBS ACT che comprende pure quegli stessi controlli che poi in realtà vuole fare accettare col referendum truffa ai lavoratori..???  Bella coerenza di fatto e di diritto...
E vogliamo parlare della Societarizzazione...??? Nel documento aziendale è specificato chiaramente che la societarizzazione viene momentaneamente sospesa ma non scongiurata. L'Azienda scrive che se accettiamo di rinunciare ai nostri diritti, e ci facciamo controllare singolarmente Telecom Italia grazierà il personale aziendale  fino al 2017... E dopoooooooooooo...???
Ma di cosa stiamo discutendo. Ma chi sta appoggiando questo aborto di progetto si rende conto che i lavoratori non sono stupidi. Come mai la Proprietà  non è partita in maniera unilaterale, come in altre occasioni, e sta cercando di far pesare queste firme sulle spalle della gente...??? A qualcuno non viene il dubbio che oltre a non esserci i numeri la violazione del Art. 57 (CCNL) possa essere considerato un illecito da portare in sede penale e dare luogo pure ad un comportamento antisindacale...???
La SLC Cgil non potrà mai sottoscrivere un'intesa che prevarichi i diritti (CCNL) e che prevedono accordi che sono palesemente peggiorativi nei confronti dei colleghi del Caring. La Slc Cgil non potrà mai sottoscrivere accordi che ledono la dignità sul lavoro e vanno contro a quello che è Lo Statuto dei Lavoratori. La Slc Cgil chiede a tutti voi di non cadere in trappole o tranelli e di non accettare alcun ricatto di genere.
Disertare il referendum truffa significa imporre la riapertura della trattativa e cercare di migliorare le proprie condizioni di vita fuori e dentro l'Azienda.

Angelo Villari nuovo assessore al Welfare.


Come afferma lo stesso neo assessore Angelo Villari l’attesa è finalmente finita. “Continuerò il lavoro di Fiorentino Trojano al quale mi lega un rapporto di amicizia. Per il resto sono come uno scolaro al primo giorno di scuola”.  Dagli asili nido ai centri diurni per anziani passando per il sostegno alle famiglie con figli disabili sono queste le principali emergenze in città. Ma Bianco è ottimista e ha detto, in siciliano, che “tanticchia di lustru si comincia a vidiri”. “Gli asili nido - ha concluso Villari – erano stati praticamente chiusi dalla giunta precedente. Prenderò contezza dei problemi continuando il lavoro di chi mi ha preceduto. Lasciatemi il tempo di capire tutto”.
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09 dicembre 2014

Sciopero Generale del 12 dicembre

Illustrate dai segretari generali di Cgil e Uil di Catania, Giacomo Rota e Fortunato Parisi, e dalle segreterie provinciali delle due sigle, le ragioni dell'appuntamento che unirà Nord e Sud in un grande "no" alle politiche del Governo centrale. Appuntamento alle 9,30 in piazza Roma; seguirà il corteo che si concluderà in piazza Manganelli con un comizio intorno alle 12

"Lo sciopero generale del 12 dicembre a Catania sarà una manifestazione di protesta dura e consapevole contro il Jobs Act che non risolve i problemi dell'occupazione ma li appesantisce. Contro la legge di stabilità che si rivela per nulla strategica e dannosa,  e la politica economica del governo Renzi. Ma sarà anche una festa per il lavoro. Perché ci sarà il colore, la gioia della lotta sincera e pacifica".

I segretari generali di Cgil e Uil di Catania, Giacomo Rota e Fortunato Parisi, e le segreterie provinciali delle due sigle sindacali, hanno spiegato stamattina le ragioni dell'appuntamento di caratura nazionale che unirà Nord e Sud in un grande "no" alle politiche del Governo centrale. L'appuntamento è per le 9,30 in piazza Roma e una volta che il concentramento sarà concluso, prenderà il via una marcia per via Etnea sino a piazza Manganelli dove si terrà il comizio conclusivo intorno alle 12. Aprirà gli interventi Giacomo Rota, proseguirà Fortunato Parisi, poi sono previsti gli interventi di quattro delegati aziendali dei settori agroalimentare, cultura, industria e formazione; chiuderà i lavori Giovanni Torluccio, segretario generale nazionale della Uil Fpl.  L'astensione avrà durata pari all'intera giornata lavorativa per tutti i lavoratori pubblici e privati, l'organizzazione dello sciopero avrà carattere provinciale. Anche i giovani parteciperanno allo sciopero generale lanciando l'hashtag #Xtutti, proprio per sottolineare che la manifestazione sarà "per tutti" e cioè precari, atipici, partite Iva, stagisti, lavoratori in nero. Per tutti i ricattati, i senza diritti e anche per i disoccupati.

Anticipa Giacomo Rota: "In piazza ci saranno lavoratori, pensionati, lavoratori atipici, studenti. Tutti esprimeremo contrarietà alle scelte del governo nazionale che di certo mancano di una visione di insieme del mercato del lavoro, che lo parcellizza ulteriormente, che divide ulteriormente le vecchia dalle nuove generazioni di lavoratori, soprattutto adesso che ci sarà un prima e un dopo abrogazione dell'articolo 18. Sono errori plateali, sono provvedimenti iniqui. In che misura pagherà queste scelta Catania? Ci saranno 10 milioni di euro in meno di trasferimenti al Comune di Catania, causa legge di stabilità. Ciò produrrà un effetto potentissimo ed è facile intuire di che tipo".

Al segretario Fortunato Parisi viene chiesto quale valore possa avere uno sciopero che arriva dopo che il governo abbia già fatto i passi più importanti: "Ne ha, eccome - sottolinea con forza il segretario Uil- perché adesso chiediamo a Renzi che avvii la concertazione per attivare i decreti. Lo metteremo ancora alla prova per comprendere se vuole davvero riempire di contenuti veri e validi il dialogo con le forze sociali. Questo non è uno sciopero politico ma vuole affrontare questioni di merito; speriamo che Renzi rifletta su ciò. Anche per questa ragione è più che mai importante che il sindacato si ritrovi unitario". Inevitabile un nuovo accenno alla visita di Renzi dei giorni scorsi a  Catania: "Non aveva il tempo di incontrare i sindacati, ma ha avuto il tempo di incontrare gli imprenditori e di fare passerella  a disposizione dei poteri forti."


Il presidente Napolitano, quando venne a Catania, invece, si comportò molto diversamente e ci fece ricevere da un suo alto funzionario in Prefettura", ha sottolineato ancora una volta Rota. Cgil e Uil parlano anche di proposte di rilancio della città che funziona, dell'Etna valley ad esempio, del restauro del centro storico, della valorizzazione dell'agricoltura e delle potenzialità del turismo enogastronomico. Esiste, insomma, una Catania che ce la può ancora fare, a fronte di una crisi reale in atto, nonostante un territorio che langue, che abbassa ogni giorno decine di saracinesche del commercio e della ricezione, che chiude fabbriche storiche. "Invece,  Renzi, vuole fare la riforma con i fichi secchi. Ma tra un po' non ci saranno neppure quelli".

06 dicembre 2014

I lavoratori di Vodafone sono al fianco dei colleghi di Telecom in questa importante battaglia!


Noi operatori dei call center di Vodafone, Telecom, Wind, degli outsourcer in Italia o nell’Est europeo, siamo tutti lavoratori. Questo è sempre stato il senso della nostra lotta: dagli scioperi per il contratto nazionale che hanno sventato alcuni degli agguati di Asstel allo sciopero del prossimo 12 dicembre, sappiamo che dove un’azienda o un settore cedono un diritto, subito dopo altre aziende e altri settori lo cederanno.
Questa premessa è necessaria a spiegare perché mandiamo un comunicato che riguarda una battaglia di Telecom, che se non verrà vinta riguarderà dopo poco anche noi, e tutti gli altri lavoratori del settore.

Oggi infatti il club di Asstel, Assocontact e compagnia manda avanti Telecom a fare una proposta indecente ai lavoratori del “Caring Service”, allo scopo di far passare nel gigante del settore un mega-precedente da applicare poi a cascata su tutti gli altri.
Telecom propone un una tantum di 200 euro (!); in cambio chiuderanno 12 centri di Caring Services accorpandoli a sedi distanti 40 km, tutti i dati di produttività (TMC, NBA, not ready, NPS ecc.) saranno individuali, saranno messi a confronto in tempo reale con la media del centro, e monitorati in diretta da apposite figure del call center; il team leader vedrà i dati dei propri rep dopo una settimana e farà incontri one-to-one mensili in cui cercherà di capire perché un certo KPI o una skill del rep non sono all’altezza dei target aziendali; le telefonate saranno tutte registrate e trascritte in automatico e si dovrà timbrare in position la propria presenza a inizio/fine di turno, pause, briefing ecc.
A queste condizioni, e solo a queste condizioni, Telecom si impegna a non “societarizzare” (leggi “esternalizzare”) tutto il customer care. Si tratta del peggior ricatto mai sentito nelle telecomunicazioni.

Un ricatto che sfrutta la crisi, che usa le leve del salario (la mancia di 200 euro lorde) e soprattutto dell’occupazione, contando sulla fame di lavoro di chi sarebbe prontissimo a raccogliere un posto lasciato sguarnito di diritti da chi ha dovuto abbandonarlo per raggiunto limite di stress! E’ questo infatti l’obiettivo di Telecom come di Vodafone: costringere lavoratori con 10, 20 anni di cuffia a gettare la spugna davanti alle umiliazioni e i ritmi di lavoro a cui vengono sottoposti da chi a parole dice di migliorare il clima nei call center e nei fatti propina ricette come quelle descritte.

I delegati Telecom di SLC CGIL si sono rifiutati di firmare questa bozza di accordo e quindi SLC CGIL non ha siglato l’accordo.
Telecom ha quindi fatto partire un referendum tra i lavoratori (?!) che si concluderà il 20 dicembre. Questo capolavoro padronale viola in un colpo solo l’accordo sindacati-Confindustria del 10 gennaio 2014 (gli accordi devono essere firmati dalla maggioranza della RSU), l’art. 57 del CCNL (i dati non possono essere usati per monitorare la produttività’ e non possono essere individuali) e l’art 21 della Legge 300/70 (i referendum devono essere indetti dalle organizzazioni firmatarie, non certo dall’azienda).
E’ una nuova “Pomigliano”, dove i lavoratori dovettero scegliere tra perdere il lavoro o mantenerlo a qualsiasi condizione!

SLC CGIL invita i lavoratori Telecom a boicottare il referendum:
Non si firmano accordi #conLaCuffiaAllaTempia!

I lavoratori di Vodafone sono al fianco dei colleghi di Telecom in questa importante battaglia!


I delegati SLC CGIL di Vodafone Bologna

05 dicembre 2014

Quando la violazione di una norma del contratto collettivo pone in essere un comportamento antisindacale

Non tutte le disposizioni di un contratto collettivo dispongono diritti e obblighi tra il datore di lavoro e il sindacato: accanto a queste disposizioni, dette obbligatorie, ve ne sono altre, dette normative, che disciplinano il rapporto di lavoro e, dunque, i diritti e gli obblighi del datore di lavoro direttamente nei confronti dei singoli lavoratori.

Naturalmente, nel caso di violazione di una norma contrattuale di tipo obbligatorio, il datore di lavoro porrebbe in essere una condotta antisindacale, in quanto – così facendo – violerebbe un diritto del sindacato. Per esempio, questo si verifica quando il datore di lavoro viola l’obbligo, specificamente previsto dal contratto collettivo, di informare o di consultare il sindacato, o di disciplinare una determinata materia solo previo accordo con il sindacato e non unilateralmente.

In casi come questi, dunque, il sindacato potrebbe agire in giudizio al fine di ottenere l’accertamento della natura antisindacale di quella condotta e la rimozione degli effetti che ne conseguono.
Al contrario, la violazione da parte del datore di lavoro delle disposizioni contrattuali a contenuto normativo non configura ipotesi di condotta antisindacale.
Infatti, in casi come questi il diritto leso non appartiene al sindacato, ma al singolo lavoratore che, naturalmente, potrà rivolgersi al giudice del lavoro nelle forme ordinarie per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da una simile violazione.

Tuttavia, in alcune ipotesi è stata ritenuta antisindacale anche la violazione di una disposizione normativa del contratto collettivo.

Naturalmente, la causa per comportamento antisindacale, consistente nella violazione di un contratto collettivo, può essere promossa solamente dal sindacato che aveva sottoscritto quell’accordo.
Infatti, in caso contrario, il sindacato non può lamentare la violazione di un proprio diritto, dal momento che le norme obbligatorie del contratto non sono applicabili nei suoi confronti, né può lamentare una perdita di credibilità per la violazione di un accordo che non aveva sottoscritto.

La battaglia nella quale saremo impegnati in questi giorni è dirimente per il futuro dei lavoratori e la tutela dei diritti in Telecom Italia ed in tutto il settore dei Call Center.
Il testo proposto da Telecom Italia viola:
Art- 57 del CCNL delle TLC che permette l’estrapolazione dei dati solo a livello di modulo, gruppo o aggregato;

Art-4 L. 300/ che vieta esplicitamente il controllo a distanza.

Telecom - Vertenza Caring Service: Quando l’arroganza offusca la lucidità i danni sono incalcolabili

Comunicato ai Lavoratori
Telecom Italia
Vertenza Caring Service: Quando l’arroganza offusca la lucidità i danni sono incalcolabili In queste ore stiamo assistendo ai paradossi più incredibili. I vertici aziendali accecati dal fatto che qualcuno ha osato mettere in discussione la loro parola, visto i risultati aziendali tanto ci sarebbe da dire, si stanno prodigando in una serie d’iniziative “innovative” a sostegno del referendum che hanno voluto e imposto.
Da un lato, una feroce campagna stampa in cui sono rilasciati comunicati in tutte le realtà territoriali dove si esalta che, grazie alla trattativa in corso, è possibile procedere alla non chiusura di alcune sedi. Nella foga generale, poiché da qualche tempo sono abituati a mentire, succede che in Liguria comunicano che anche la sede di Savona resterà aperta. Peccato che quella sede è stata chiusa nel 2001.
Travolti dall’arroganza, dichiarano che l’accordo è pronto e vede la sola opposizione della SLC CGIL: seconda menzogna perché la sottoscrizione dell’accordo, di competenza delle RSU, richiede la maggioranza delle stesse e, a oggi, l’azienda ne ha “convinte” poco più del 40%. Per questo ha deciso di provare a terrorizzare i lavoratori con un referendum che sta gestendo e organizzando in prima persona.
E così, dirigenti stipendiati con centinaia di migliaia di euro, invece di preoccuparsi di migliorare il servizio ai clienti (basterebbe sondare i clienti che chiamano il 119 per avere contezza di quanto basso sia il livello della qualità e la disattenzione nei confronti dei clienti), invece di favorire un cambio culturale che metta il cliente al centro dell’attenzione aziendale, passano il loro tempo a fare assemblee dei lavoratori per promuover e favorire un voto a un referendum i cui effetti sono inutili.
Il Customer Care (assistenza e soddisfazione del cliente) rappresenta, infatti, un vero punto di svolta nella politica di un’azienda. Si pensi alle fortune di Amazon che grazie al livello di qualità fornita ha avuto un successo mondiale. Ma è possibile che se uno ha un problema con Amazon in 3 ore gli sia risolto mentre se ha un problema con Telecom non riesce ad avere risposte?
Ed è pensabile che i clienti non riescano a parlare con gli operatori perché le strategie aziendali sulla quantità a prescindere impongono organizzazioni del lavoro in cui per percepire le Canvass s’impone agli operatori di abbattere le chiamate?
Ed è normale che invece che continuare il confronto per costruire un modello che coniughi la qualità del servizio erogato (che sarà il vero fattore di successo per Telecom se vorrà invertire il trend di riduzione del fatturato) con la soddisfazione di chi opera nel caring (precondizione per dare qualità del servizio) si impegni il tempo di tutti i dirigenti per svolgere assemblee?
Forse l’assenza di un vero piano industriale che provi ad aggredire i veri problemi di Telecom, dalla continua emorragia di fatturato e dalla gestione degli appalti ormai completamente fuori controllo, determina le condizioni per cui i dirigenti impieghino il lorotempo in questo modo.
Se esiste ancora qualcuno, all’interno dei vertici aziendali, che non sia stato accecato dalla rabbia e abbia mantenuto un briciolo di lucidità, che veramente abbia a cuore l’interesse aziendale, il suo futuro e i suoi risultati economici si adoperi per riaprire il confronto e trovare le migliori soluzioni alle problematiche poste dai clienti e dai lavoratori.

La Segreteria Nazionale SLC‐CGIL

03 dicembre 2014

Telecom: Vertenza Caring Service

Quando il datore di lavoro chiama qualcuno risponde …. anche violando le leggi
 La vertenza inerente al futuro del “Caring Service”, che discende dalla verifica prevista dagli accordi del 27 marzo 2013, ha assunto aspetti inquietanti.
Mentre era in corso una trattativa per analizzare le possibilità di archiviare definitivamente il progetto di societarizzazione avanzato da Telecom, trattativa anomala perché in parallelo l’azienda convocava riunioni di lavoratori per illustrare il progetto che intendeva realizzare, improvvisamente Telecom ha dichiarato terminato il confronto notificando, nella serata di martedì 25 novembre, che o si procedeva alla firma dell’accordo o sarebbero state avviate le procedure per societarizzare la divisione caring service.
SLC CGIL ha evidenziato la necessità di continuare il confronto rivendicando l’esigenza di raggiungere le necessarie garanzie affinché il modello di “caring” del futuro consenta un miglioramento delle condizioni di vita del personale oggi impiegato che denuncia da tempo condizioni di lavoro complessivamente non sopportabili.
L’azienda ha, invece, preteso di prescrivere un modello che, in violazione all’articolo 57 del CCNL, introduce il tema del controllo individuale a distanza per imporre un aumento della produttività individuale e creare condizioni di lavoro inaccettabili, oltre che a peggiorare ulteriormente il già pessimo servizio offerto ai clienti che è una delle principali cause della contrazione di fatturato dell’azienda.
Altre Organizzazioni Sindacali si sono dichiarate, in nome della mancata societarizzazione che Telecom non riesce a richiamare nemmeno nel comunicato con cui annuncia / impone il referendum, disponibili a sottoscrivere l’accordo anche in maniera separata.
Lunedì 1 dicembre, mentre SLC confermava coerentemente la propria posizione, l’azienda ha costruito un percorso, totalmente fuori dalle regole vigenti, per scaricare sui lavoratori, attraverso la promozione di un referendum il seguente quesito: volete essere societarizzati oppure accettate le nuove regole imposte dall’accordo che prevedono, nel complesso, un peggioramento delle vostre condizioni abbandonando definitivamente l’idea di migliorare il servizio ai clienti?
In altre parole, il nuovo corso di “People Value” (ndr ‐ valore alle persone) ha impresso una svolta di recente memoria in cui un altro imprenditore ha costretto i lavoratori a un ricatto (o l’accordo o si chiude lo stabilimento) per poi fuggire ugualmente dall’Italia.
Solo che Telecom non potrà delocalizzare le proprie attività.
Per condizionare i lavoratori e il giudizio di SLC CGIL l’azienda ha scelto di forzare tutte le norme di legge e gli accordi esistenti. Infatti, tale percorso è completamente avulso dalle regole che le parti si sono date con la sottoscrizione del protocollo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014, che prevede che un accordo sia tale quando sottoscritto dalla maggioranza delle RSU elette e dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 21) che definisce le regole per il referendum con la condizione che sia promosso da tutte le rappresentanze sindacali presenti in azienda, per ovvi motivi di trasparenza e democrazia, e non sia condizionato dagli atteggiamenti aziendali.
Siccome le regole e le leggi non sono confacenti a chi vuole costringere i lavoratori ad accettare un ricatto, l’azienda pensa bene di mobilitarsi in prima persona “invitando” i lavoratori a votare si al referendum pena l’avvio della societarizzazione del “caring”, che viene ripetuta da alcune organizzazioni sindacali e non richiamata dall’azienda.
E’ così evidente l’imposizione aziendale che le organizzazioni sindacali che propongono il referendum non hanno nemmeno il coraggio di chiamarlo con il nome proprio (consultazione!!!!) mentre il vero organizzatore, l’azienda, mette nero su bianco il fatto che delle regole se ne frega.
Siamo alla presenza di un atto illegittimo e privo di valore perché è evidente che un referendum promosso unicamente con lo scopo di coercizzare la volontà dei lavoratori è anti democratico e discriminatorio, totalmente privo di trasparenza perché sarà gestito unicamente dai soggetti che, in combutta tra di loro, hanno deciso di piegare la volontà dei lavoratori.
E’ evidente che per SLC CGIL essendo tale referendum illegittimo è privo di ogni valore e pertanto inutile e inefficace perché non permetterà una vera espressione di volontà e sarà caratterizzato dalle minacce, più o meno pressanti, che i vertici aziendali attiveranno.
SLC CGIL si attiene alle regole definite, pertanto qualunque sia il risultato del referendum, l’accordo sarà sottoscrivibile e valido solo alla presenza della firma della metà più uno delle RSU elette, esattamente come previsto dal “testo unico sulla rappresentanza” sottoscritto da tutte le parti e che Telecom ha deciso di non riconoscere e rispettare, dimostrando un’arroganza priva di decenza.
Pertanto, SLC CGIL avvierà una campagna di assemblee di tutti i lavoratori coinvolti, spiegando le proprie ragioni e valutando con loro le modifiche necessarie al raggiungimento di un accordo complessivo.
Per questo SLC CGIL invita i lavoratori a non prestarsi al ricatto aziendale e non partecipare al referendum che sarà indetto.
Referendum illegittimo che scarica sulla paura dei lavoratori l’incapacità aziendale a mediare per costruire soluzioni condivise e l’arroganza di chi vorrebbe imporre un accordo pur non rappresentando la maggioranza dei lavoratori.
In quest’ambito, SLC CGIL avvierà tutte le iniziative legali necessarie a garantire il rispetto delle regole e delle legalità anche all’interno del mondo di lavoro e di Telecom.
SLC CGIL ha dimostrato in questi anni di saper assumersi le proprie responsabilità sottoscrivendo intese, prima fra tutte quella raggiunta con Telecom il 27 marzo 2013, che sono state oggetto di apprezzamento da parte di tutto il mondo imprenditoriale e analizzate come modello vincente di relazioni industriali.
SLC CGIL è ancora su quella posizione ma non potrà mai sottoscrivere un’intesa che prevarichi i diritti e le prerogative riconosciute ai lavoratori attraverso accordi che ne peggiorino le condizioni di vita quotidiane. Forse Telecom non è più quell’azienda!
I lavoratori hanno una grande occasione per far sentire le proprie ragioni all’Azienda e a tutte le Organizzazioni Sindacali. Disertare il referendum non rappresenta la causa per avviare il processo di societarizzazione, come mentendo sarà ripetuto in questi giorni, ma l’unica opportunità per riaprire la trattativa e giungere alla sottoscrizione di un accordo che veda la condivisione di tutti gli attori coinvolti.
Se Telecom Italia ha deciso di cambiare pelle calpestando tutte le regole di convivenza civile che regolano il mondo del lavoro sappia che troverà l’ostinata opposizione di SLC CGIL.
I lavoratori e le lavoratrici di Telecom
oggi hanno una grande occasione:
disertare il referendum
imporre la riapertura della trattativa
per migliorare le loro condizioni.

Caring Comunicato Segreteria Nazionale SLC-CGIL - Vertenza Caring Service -

TELECOM ITALIA E LA PROPAGANDA
Capita, alle volte, che presi dall’impeto della passione si possa dire delle imprecisioni. Capita poi che quando si è in “campagna elettorale” si possa passare dalle imprecisioni a delle vere e proprie inesattezze (e siamo buoni…). E’, più o meno, quello che è successo al solerte responsabile aziendale che ha redatto il “volantino elettorale” col quale Telecom lancia la “campagna referendaria” sulla societarizzazione diffondendo il relativo “materiale elettorale” aziendale.
Eh si perchè al nostro “AgitProp” scappa di scrivere, probabilmente per segnare la storicità del nuovo accordo sul caring, che “ieri si è conclusa la trattativa con le Organizzazioni Sindacali, avviata lo scorso giugno con la finalità di individuare quali iniziative siano necessarie per migliorare la nostra produttività e ridurre il gap competitivo di efficienza mettendoci in condizione di superare il progetto di societarizzazione previsto con gli accordi del 27 marzo 2013”. Ad occhio ci sono due millanterie macroscopiche che è meglio chiarire quanto prima e per far questo è sufficiente citare letteralmente proprio quell’accordo del 27 marzo che, evidentemente, l’appassionato redattore ha letto con sorprendente superficialità:
“Le parti convengono che gli effetti del complesso delle misure di recupero della produttività sopra indicate e volte a ridurre il gap competitivo di efficienza e produttività della Divisione Caring Services, debbano essere oggetto di una verifica puntuale che viene posizionata al 1°aprile 2014. Gli esiti di tale verifica, che dovranno riscontrare l'applicazione dei contenuti di cui all' Accordo del 27 marzo 2013, costituiranno elemento di valutazione in relazione alla decisione aziendale di procedere alla societarizzazione di Caring Services”
Quindi il 27 marzo ebbe l’innegabile effetto di fermare la decisione (si badi bene…DECISIONE!) aziendale di societarizzare il caring in forza dell’effetto del successo delle misure di recupero di produttività prese sempre il 27 di marzo. Quindi la verifica, prevista dagli accordi del 27 marzo, a questo serviva, a valutare gli esiti delle misure di recupero di produttività (misure richieste dal datore di lavoro del disattento redattore perché ritenute, allora, le uniche in grado di ridurre questo “benedetto” gap”).
E’ triste che per ottenere un risultato si travisi finanche la lingua italiana, ma ancora più triste è che dei firmatari del 27 marzo ce ne siamo accorti solo noi. E’ chiaro che stando così le cose, se non li fermiamo, di “gap in gap” qualcuno finisca per provare a vendere ai lavortatori del caring di Telecom la Fontana di Trevi!
Roma, 3 dicembre 2014
Segreteria nazionale SLC‐CGIL

Vertenza Caring Service
Quando il datore di lavoro chiama qualcuno risponde …. anche violando le leggi La vertenza inerente al futuro del “Caring Service”, che discende dalla verifica prevista dagli accordi del 27 marzo 2013, ha assunto aspetti inquietanti.
Mentre era in corso una trattativa per analizzare le possibilità di archiviare definitivamente il progetto di societarizzazione avanzato da Telecom, trattativa anomala perché in parallelo l’azienda convocava riunioni di lavoratori per illustrare il progetto che intendeva realizzare, improvvisamente Telecom ha dichiarato terminato il confronto notificando, nella serata di martedì 25 novembre, che o si procedeva alla firma dell’accordo o sarebbero state avviate le procedure per societarizzare la divisione caring service.
SLC CGIL ha evidenziato la necessità di continuare il confronto rivendicando l’esigenza di raggiungere le necessarie garanzie affinché il modello di “caring” del futuro consenta un miglioramento delle condizioni di vita del personale oggi impiegato che denuncia da tempo condizioni di lavoro complessivamente non sopportabili.
L’azienda ha, invece, preteso di prescrivere un modello che, in violazione all’articolo 57 del CCNL, introduce il tema del controllo individuale a distanza per imporre un aumento della produttività individuale e creare condizioni di lavoro inaccettabili, oltre che a peggiorare ulteriormente il già pessimo servizio offerto ai clienti che è una delle principali cause della contrazione di fatturato dell’azienda.
Altre Organizzazioni Sindacali si sono dichiarate, in nome della mancata societarizzazione che Telecom non riesce a richiamare nemmeno nel comunicato con cui annuncia / impone il referendum, disponibili a sottoscrivere l’accordo anche in maniera separata.
Lunedì 1 dicembre, mentre SLC confermava coerentemente la propria posizione, l’azienda ha costruito un percorso, totalmente fuori dalle regole vigenti, per scaricare sui lavoratori, attraverso la promozione di un referendum il seguente quesito: volete essere societarizzati oppure accettate le nuove regole imposte dall’accordo che prevedono, nel complesso, un peggioramento delle vostre condizioni abbandonando definitivamente l’idea di migliorare il servizio ai clienti?
In altre parole, il nuovo corso di “People Value” (ndr ‐ valore alle persone) ha impresso una svolta di recente memoria in cui un altro imprenditore ha costretto i lavoratori a un ricatto (o l’accordo o si chiude lo stabilimento) per poi fuggire ugualmente dall’Italia.
Solo che Telecom non potrà delocalizzare le proprie attività.
Per condizionare i lavoratori e il giudizio di SLC CGIL l’azienda ha scelto di forzare tutte le norme di legge e gli accordi esistenti. Infatti, tale percorso è completamente avulso dalle regole che le parti si sono date con la sottoscrizione del protocollo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014, che prevede che un accordo sia tale quando sottoscritto dalla maggioranza delle RSU elette e dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 21) che definisce le regole per il referendum con la condizione che sia promosso da tutte le rappresentanze sindacali presenti in azienda, per ovvi motivi di trasparenza e democrazia, e non sia condizionato dagli atteggiamenti aziendali.
Siccome le regole e le leggi non sono confacenti a chi vuole costringere i lavoratori ad accettare un ricatto, l’azienda pensa bene di mobilitarsi in prima persona “invitando” i lavoratori a votare si al referendum pena l’avvio della societarizzazione del “caring”, che viene ripetuta da alcune organizzazioni sindacali e non richiamata dall’azienda.
E’ così evidente l’imposizione aziendale che le organizzazioni sindacali che propongono il referendum non hanno nemmeno il coraggio di chiamarlo con il nome proprio (consultazione!!!!) mentre il vero organizzatore, l’azienda, mette nero su bianco il fatto che delle regole se ne frega.
Siamo alla presenza di un atto illegittimo e privo di valore perché è evidente che un referendum promosso unicamente con lo scopo di coercizzare la volontà dei lavoratori è anti democratico e discriminatorio, totalmente privo di trasparenza perché sarà gestito unicamente dai soggetti che, in combutta tra di loro, hanno deciso di piegare la volontà dei lavoratori.
E’ evidente che per SLC CGIL essendo tale referendum illegittimo è privo di ogni valore e pertanto inutile e inefficace perché non permetterà una vera espressione di volontà e sarà caratterizzato dalle minacce, più o meno pressanti, che i vertici aziendali attiveranno.
SLC CGIL si attiene alle regole definite, pertanto qualunque sia il risultato del referendum, l’accordo sarà sottoscrivibile e valido solo alla presenza della firma della metà più uno delle RSU elette, esattamente come previsto dal “testo unico sulla rappresentanza” sottoscritto da tutte le parti e che Telecom ha deciso di non riconoscere e rispettare, dimostrando un’arroganza priva di decenza.
Pertanto, SLC CGIL avvierà una campagna di assemblee di tutti i lavoratori coinvolti, spiegando le proprie ragioni e valutando con loro le modifiche necessarie al raggiungimento di un accordo complessivo.
Per questo SLC CGIL invita i lavoratori a non prestarsi al ricatto aziendale e non partecipare al referendum che sarà indetto.
Referendum illegittimo che scarica sulla paura dei lavoratori l’incapacità aziendale a mediare per costruire soluzioni condivise e l’arroganza di chi vorrebbe imporre un accordo pur non rappresentando la maggioranza dei lavoratori.
In quest’ambito, SLC CGIL avvierà tutte le iniziative legali necessarie a garantire il rispetto delle regole e delle legalità anche all’interno del mondo di lavoro e di Telecom.
SLC CGIL ha dimostrato in questi anni di saper assumersi le proprie responsabilità sottoscrivendo intese, prima fra tutte quella raggiunta con Telecom il 27 marzo 2013, che sono state oggetto di apprezzamento da parte di tutto il mondo imprenditoriale e analizzate come modello vincente di relazioni industriali.
SLC CGIL è ancora su quella posizione ma non potrà mai sottoscrivere un’intesa che prevarichi i diritti e le prerogative riconosciute ai lavoratori attraverso accordi che ne peggiorino le condizioni di vita quotidiane. Forse Telecom non è più quell’azienda!
I lavoratori hanno una grande occasione per far sentire le proprie ragioni all’Azienda e a tutte le Organizzazioni Sindacali. Disertare il referendum non rappresenta la causa per avviare il processo di societarizzazione, come mentendo sarà ripetuto in questi giorni, ma l’unica opportunità per riaprire la trattativa e giungere alla sottoscrizione di un accordo che veda la condivisione di tutti gli attori coinvolti.
Se Telecom Italia ha deciso di cambiare pelle calpestando tutte le regole di convivenza civile che regolano il mondo del lavoro sappia che troverà l’ostinata opposizione di SLC CGIL.
I lavoratori e le lavoratrici di Telecom
oggi hanno una grande occasione:
disertare il referendum
imporre la riapertura della trattativa

per migliorare le loro condizioni.