09 dicembre 2014

Sciopero Generale del 12 dicembre

Illustrate dai segretari generali di Cgil e Uil di Catania, Giacomo Rota e Fortunato Parisi, e dalle segreterie provinciali delle due sigle, le ragioni dell'appuntamento che unirà Nord e Sud in un grande "no" alle politiche del Governo centrale. Appuntamento alle 9,30 in piazza Roma; seguirà il corteo che si concluderà in piazza Manganelli con un comizio intorno alle 12

"Lo sciopero generale del 12 dicembre a Catania sarà una manifestazione di protesta dura e consapevole contro il Jobs Act che non risolve i problemi dell'occupazione ma li appesantisce. Contro la legge di stabilità che si rivela per nulla strategica e dannosa,  e la politica economica del governo Renzi. Ma sarà anche una festa per il lavoro. Perché ci sarà il colore, la gioia della lotta sincera e pacifica".

I segretari generali di Cgil e Uil di Catania, Giacomo Rota e Fortunato Parisi, e le segreterie provinciali delle due sigle sindacali, hanno spiegato stamattina le ragioni dell'appuntamento di caratura nazionale che unirà Nord e Sud in un grande "no" alle politiche del Governo centrale. L'appuntamento è per le 9,30 in piazza Roma e una volta che il concentramento sarà concluso, prenderà il via una marcia per via Etnea sino a piazza Manganelli dove si terrà il comizio conclusivo intorno alle 12. Aprirà gli interventi Giacomo Rota, proseguirà Fortunato Parisi, poi sono previsti gli interventi di quattro delegati aziendali dei settori agroalimentare, cultura, industria e formazione; chiuderà i lavori Giovanni Torluccio, segretario generale nazionale della Uil Fpl.  L'astensione avrà durata pari all'intera giornata lavorativa per tutti i lavoratori pubblici e privati, l'organizzazione dello sciopero avrà carattere provinciale. Anche i giovani parteciperanno allo sciopero generale lanciando l'hashtag #Xtutti, proprio per sottolineare che la manifestazione sarà "per tutti" e cioè precari, atipici, partite Iva, stagisti, lavoratori in nero. Per tutti i ricattati, i senza diritti e anche per i disoccupati.

Anticipa Giacomo Rota: "In piazza ci saranno lavoratori, pensionati, lavoratori atipici, studenti. Tutti esprimeremo contrarietà alle scelte del governo nazionale che di certo mancano di una visione di insieme del mercato del lavoro, che lo parcellizza ulteriormente, che divide ulteriormente le vecchia dalle nuove generazioni di lavoratori, soprattutto adesso che ci sarà un prima e un dopo abrogazione dell'articolo 18. Sono errori plateali, sono provvedimenti iniqui. In che misura pagherà queste scelta Catania? Ci saranno 10 milioni di euro in meno di trasferimenti al Comune di Catania, causa legge di stabilità. Ciò produrrà un effetto potentissimo ed è facile intuire di che tipo".

Al segretario Fortunato Parisi viene chiesto quale valore possa avere uno sciopero che arriva dopo che il governo abbia già fatto i passi più importanti: "Ne ha, eccome - sottolinea con forza il segretario Uil- perché adesso chiediamo a Renzi che avvii la concertazione per attivare i decreti. Lo metteremo ancora alla prova per comprendere se vuole davvero riempire di contenuti veri e validi il dialogo con le forze sociali. Questo non è uno sciopero politico ma vuole affrontare questioni di merito; speriamo che Renzi rifletta su ciò. Anche per questa ragione è più che mai importante che il sindacato si ritrovi unitario". Inevitabile un nuovo accenno alla visita di Renzi dei giorni scorsi a  Catania: "Non aveva il tempo di incontrare i sindacati, ma ha avuto il tempo di incontrare gli imprenditori e di fare passerella  a disposizione dei poteri forti."


Il presidente Napolitano, quando venne a Catania, invece, si comportò molto diversamente e ci fece ricevere da un suo alto funzionario in Prefettura", ha sottolineato ancora una volta Rota. Cgil e Uil parlano anche di proposte di rilancio della città che funziona, dell'Etna valley ad esempio, del restauro del centro storico, della valorizzazione dell'agricoltura e delle potenzialità del turismo enogastronomico. Esiste, insomma, una Catania che ce la può ancora fare, a fronte di una crisi reale in atto, nonostante un territorio che langue, che abbassa ogni giorno decine di saracinesche del commercio e della ricezione, che chiude fabbriche storiche. "Invece,  Renzi, vuole fare la riforma con i fichi secchi. Ma tra un po' non ci saranno neppure quelli".