03 dicembre 2014

Caring Comunicato Segreteria Nazionale SLC-CGIL - Vertenza Caring Service -

TELECOM ITALIA E LA PROPAGANDA
Capita, alle volte, che presi dall’impeto della passione si possa dire delle imprecisioni. Capita poi che quando si è in “campagna elettorale” si possa passare dalle imprecisioni a delle vere e proprie inesattezze (e siamo buoni…). E’, più o meno, quello che è successo al solerte responsabile aziendale che ha redatto il “volantino elettorale” col quale Telecom lancia la “campagna referendaria” sulla societarizzazione diffondendo il relativo “materiale elettorale” aziendale.
Eh si perchè al nostro “AgitProp” scappa di scrivere, probabilmente per segnare la storicità del nuovo accordo sul caring, che “ieri si è conclusa la trattativa con le Organizzazioni Sindacali, avviata lo scorso giugno con la finalità di individuare quali iniziative siano necessarie per migliorare la nostra produttività e ridurre il gap competitivo di efficienza mettendoci in condizione di superare il progetto di societarizzazione previsto con gli accordi del 27 marzo 2013”. Ad occhio ci sono due millanterie macroscopiche che è meglio chiarire quanto prima e per far questo è sufficiente citare letteralmente proprio quell’accordo del 27 marzo che, evidentemente, l’appassionato redattore ha letto con sorprendente superficialità:
“Le parti convengono che gli effetti del complesso delle misure di recupero della produttività sopra indicate e volte a ridurre il gap competitivo di efficienza e produttività della Divisione Caring Services, debbano essere oggetto di una verifica puntuale che viene posizionata al 1°aprile 2014. Gli esiti di tale verifica, che dovranno riscontrare l'applicazione dei contenuti di cui all' Accordo del 27 marzo 2013, costituiranno elemento di valutazione in relazione alla decisione aziendale di procedere alla societarizzazione di Caring Services”
Quindi il 27 marzo ebbe l’innegabile effetto di fermare la decisione (si badi bene…DECISIONE!) aziendale di societarizzare il caring in forza dell’effetto del successo delle misure di recupero di produttività prese sempre il 27 di marzo. Quindi la verifica, prevista dagli accordi del 27 marzo, a questo serviva, a valutare gli esiti delle misure di recupero di produttività (misure richieste dal datore di lavoro del disattento redattore perché ritenute, allora, le uniche in grado di ridurre questo “benedetto” gap”).
E’ triste che per ottenere un risultato si travisi finanche la lingua italiana, ma ancora più triste è che dei firmatari del 27 marzo ce ne siamo accorti solo noi. E’ chiaro che stando così le cose, se non li fermiamo, di “gap in gap” qualcuno finisca per provare a vendere ai lavortatori del caring di Telecom la Fontana di Trevi!
Roma, 3 dicembre 2014
Segreteria nazionale SLC‐CGIL

Vertenza Caring Service
Quando il datore di lavoro chiama qualcuno risponde …. anche violando le leggi La vertenza inerente al futuro del “Caring Service”, che discende dalla verifica prevista dagli accordi del 27 marzo 2013, ha assunto aspetti inquietanti.
Mentre era in corso una trattativa per analizzare le possibilità di archiviare definitivamente il progetto di societarizzazione avanzato da Telecom, trattativa anomala perché in parallelo l’azienda convocava riunioni di lavoratori per illustrare il progetto che intendeva realizzare, improvvisamente Telecom ha dichiarato terminato il confronto notificando, nella serata di martedì 25 novembre, che o si procedeva alla firma dell’accordo o sarebbero state avviate le procedure per societarizzare la divisione caring service.
SLC CGIL ha evidenziato la necessità di continuare il confronto rivendicando l’esigenza di raggiungere le necessarie garanzie affinché il modello di “caring” del futuro consenta un miglioramento delle condizioni di vita del personale oggi impiegato che denuncia da tempo condizioni di lavoro complessivamente non sopportabili.
L’azienda ha, invece, preteso di prescrivere un modello che, in violazione all’articolo 57 del CCNL, introduce il tema del controllo individuale a distanza per imporre un aumento della produttività individuale e creare condizioni di lavoro inaccettabili, oltre che a peggiorare ulteriormente il già pessimo servizio offerto ai clienti che è una delle principali cause della contrazione di fatturato dell’azienda.
Altre Organizzazioni Sindacali si sono dichiarate, in nome della mancata societarizzazione che Telecom non riesce a richiamare nemmeno nel comunicato con cui annuncia / impone il referendum, disponibili a sottoscrivere l’accordo anche in maniera separata.
Lunedì 1 dicembre, mentre SLC confermava coerentemente la propria posizione, l’azienda ha costruito un percorso, totalmente fuori dalle regole vigenti, per scaricare sui lavoratori, attraverso la promozione di un referendum il seguente quesito: volete essere societarizzati oppure accettate le nuove regole imposte dall’accordo che prevedono, nel complesso, un peggioramento delle vostre condizioni abbandonando definitivamente l’idea di migliorare il servizio ai clienti?
In altre parole, il nuovo corso di “People Value” (ndr ‐ valore alle persone) ha impresso una svolta di recente memoria in cui un altro imprenditore ha costretto i lavoratori a un ricatto (o l’accordo o si chiude lo stabilimento) per poi fuggire ugualmente dall’Italia.
Solo che Telecom non potrà delocalizzare le proprie attività.
Per condizionare i lavoratori e il giudizio di SLC CGIL l’azienda ha scelto di forzare tutte le norme di legge e gli accordi esistenti. Infatti, tale percorso è completamente avulso dalle regole che le parti si sono date con la sottoscrizione del protocollo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014, che prevede che un accordo sia tale quando sottoscritto dalla maggioranza delle RSU elette e dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 21) che definisce le regole per il referendum con la condizione che sia promosso da tutte le rappresentanze sindacali presenti in azienda, per ovvi motivi di trasparenza e democrazia, e non sia condizionato dagli atteggiamenti aziendali.
Siccome le regole e le leggi non sono confacenti a chi vuole costringere i lavoratori ad accettare un ricatto, l’azienda pensa bene di mobilitarsi in prima persona “invitando” i lavoratori a votare si al referendum pena l’avvio della societarizzazione del “caring”, che viene ripetuta da alcune organizzazioni sindacali e non richiamata dall’azienda.
E’ così evidente l’imposizione aziendale che le organizzazioni sindacali che propongono il referendum non hanno nemmeno il coraggio di chiamarlo con il nome proprio (consultazione!!!!) mentre il vero organizzatore, l’azienda, mette nero su bianco il fatto che delle regole se ne frega.
Siamo alla presenza di un atto illegittimo e privo di valore perché è evidente che un referendum promosso unicamente con lo scopo di coercizzare la volontà dei lavoratori è anti democratico e discriminatorio, totalmente privo di trasparenza perché sarà gestito unicamente dai soggetti che, in combutta tra di loro, hanno deciso di piegare la volontà dei lavoratori.
E’ evidente che per SLC CGIL essendo tale referendum illegittimo è privo di ogni valore e pertanto inutile e inefficace perché non permetterà una vera espressione di volontà e sarà caratterizzato dalle minacce, più o meno pressanti, che i vertici aziendali attiveranno.
SLC CGIL si attiene alle regole definite, pertanto qualunque sia il risultato del referendum, l’accordo sarà sottoscrivibile e valido solo alla presenza della firma della metà più uno delle RSU elette, esattamente come previsto dal “testo unico sulla rappresentanza” sottoscritto da tutte le parti e che Telecom ha deciso di non riconoscere e rispettare, dimostrando un’arroganza priva di decenza.
Pertanto, SLC CGIL avvierà una campagna di assemblee di tutti i lavoratori coinvolti, spiegando le proprie ragioni e valutando con loro le modifiche necessarie al raggiungimento di un accordo complessivo.
Per questo SLC CGIL invita i lavoratori a non prestarsi al ricatto aziendale e non partecipare al referendum che sarà indetto.
Referendum illegittimo che scarica sulla paura dei lavoratori l’incapacità aziendale a mediare per costruire soluzioni condivise e l’arroganza di chi vorrebbe imporre un accordo pur non rappresentando la maggioranza dei lavoratori.
In quest’ambito, SLC CGIL avvierà tutte le iniziative legali necessarie a garantire il rispetto delle regole e delle legalità anche all’interno del mondo di lavoro e di Telecom.
SLC CGIL ha dimostrato in questi anni di saper assumersi le proprie responsabilità sottoscrivendo intese, prima fra tutte quella raggiunta con Telecom il 27 marzo 2013, che sono state oggetto di apprezzamento da parte di tutto il mondo imprenditoriale e analizzate come modello vincente di relazioni industriali.
SLC CGIL è ancora su quella posizione ma non potrà mai sottoscrivere un’intesa che prevarichi i diritti e le prerogative riconosciute ai lavoratori attraverso accordi che ne peggiorino le condizioni di vita quotidiane. Forse Telecom non è più quell’azienda!
I lavoratori hanno una grande occasione per far sentire le proprie ragioni all’Azienda e a tutte le Organizzazioni Sindacali. Disertare il referendum non rappresenta la causa per avviare il processo di societarizzazione, come mentendo sarà ripetuto in questi giorni, ma l’unica opportunità per riaprire la trattativa e giungere alla sottoscrizione di un accordo che veda la condivisione di tutti gli attori coinvolti.
Se Telecom Italia ha deciso di cambiare pelle calpestando tutte le regole di convivenza civile che regolano il mondo del lavoro sappia che troverà l’ostinata opposizione di SLC CGIL.
I lavoratori e le lavoratrici di Telecom
oggi hanno una grande occasione:
disertare il referendum
imporre la riapertura della trattativa

per migliorare le loro condizioni.