Noi operatori dei call center di Vodafone, Telecom, Wind, degli outsourcer in Italia o nell’Est europeo, siamo tutti lavoratori. Questo è sempre stato il senso della nostra lotta: dagli scioperi per il contratto nazionale che hanno sventato alcuni degli agguati di Asstel allo sciopero del prossimo 12 dicembre, sappiamo che dove un’azienda o un settore cedono un diritto, subito dopo altre aziende e altri settori lo cederanno.
Questa premessa è necessaria a spiegare perché mandiamo un comunicato che riguarda una battaglia di Telecom, che se non verrà vinta riguarderà dopo poco anche noi, e tutti gli altri lavoratori del settore.
Oggi infatti il club di Asstel, Assocontact e compagnia manda avanti Telecom a fare una proposta indecente ai lavoratori del “Caring Service”, allo scopo di far passare nel gigante del settore un mega-precedente da applicare poi a cascata su tutti gli altri.
Telecom propone un una tantum di 200 euro (!); in cambio chiuderanno 12 centri di Caring Services accorpandoli a sedi distanti 40 km, tutti i dati di produttività (TMC, NBA, not ready, NPS ecc.) saranno individuali, saranno messi a confronto in tempo reale con la media del centro, e monitorati in diretta da apposite figure del call center; il team leader vedrà i dati dei propri rep dopo una settimana e farà incontri one-to-one mensili in cui cercherà di capire perché un certo KPI o una skill del rep non sono all’altezza dei target aziendali; le telefonate saranno tutte registrate e trascritte in automatico e si dovrà timbrare in position la propria presenza a inizio/fine di turno, pause, briefing ecc.
A queste condizioni, e solo a queste condizioni, Telecom si impegna a non “societarizzare” (leggi “esternalizzare”) tutto il customer care. Si tratta del peggior ricatto mai sentito nelle telecomunicazioni.
Un ricatto che sfrutta la crisi, che usa le leve del salario (la mancia di 200 euro lorde) e soprattutto dell’occupazione, contando sulla fame di lavoro di chi sarebbe prontissimo a raccogliere un posto lasciato sguarnito di diritti da chi ha dovuto abbandonarlo per raggiunto limite di stress! E’ questo infatti l’obiettivo di Telecom come di Vodafone: costringere lavoratori con 10, 20 anni di cuffia a gettare la spugna davanti alle umiliazioni e i ritmi di lavoro a cui vengono sottoposti da chi a parole dice di migliorare il clima nei call center e nei fatti propina ricette come quelle descritte.
I delegati Telecom di SLC CGIL si sono rifiutati di firmare questa bozza di accordo e quindi SLC CGIL non ha siglato l’accordo.
Telecom ha quindi fatto partire un referendum tra i lavoratori (?!) che si concluderà il 20 dicembre. Questo capolavoro padronale viola in un colpo solo l’accordo sindacati-Confindustria del 10 gennaio 2014 (gli accordi devono essere firmati dalla maggioranza della RSU), l’art. 57 del CCNL (i dati non possono essere usati per monitorare la produttività’ e non possono essere individuali) e l’art 21 della Legge 300/70 (i referendum devono essere indetti dalle organizzazioni firmatarie, non certo dall’azienda).
E’ una nuova “Pomigliano”, dove i lavoratori dovettero scegliere tra perdere il lavoro o mantenerlo a qualsiasi condizione!
SLC CGIL invita i lavoratori Telecom a boicottare il referendum:
Non si firmano accordi #conLaCuffiaAllaTempia!
I lavoratori di Vodafone sono al fianco dei colleghi di Telecom in questa importante battaglia!
I delegati SLC CGIL di Vodafone Bologna