La Cgil non molla nella battaglia contro il Jobs act e si dice pronta anche a presentare ricorso in sede europea, alla Corte di giustizia, sulla base della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, la cosiddetta Carta di Nizza del 2000. Dopo aver già presentato, ad agosto scorso, un ricorso contro il cosiddetto ‘decreto Polettì sui contratti a termine senza causale (sostenendone il contrasto con la disciplina europea perchè «scardina» la prevalenza del contratto a tempo indeterminato), il leader Susanna Camusso, nel giorno della sentenza della Corte di giustizia europea sui precari della scuola (contro il rinnovo «illimitato» dei contratti a tempo determinato), preannuncia la strategia sindacale. «Non è l’approvazione della delega in Parlamento che ci ferma rispetto alla scelta di cambiare norme che riteniamo sbagliate», dice Camusso, facendo sapere che «valuteremo tutte le strade». Compresa quella, appunto, di un ricorso all’Ue, a partire dalla volontà di «contrastare il tentativo di abrogare l’articolo 18» dello Statuto dei lavoratori «che è in corso con la delega» sul lavoro. Perchè, sostiene, «siamo di fronte ad una manomissione violenta dello Statuto dei lavoratori» e ad un provvedimento che «tende ad espellere i diritti dal lavoro». Questa la strada che si percorrerebbe nel ricorso basato sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, a cui nel 2009 con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, viene sottolineato, è stato conferito lo stesso effetto giuridico vincolante dei trattati. «La lettura degli articoli 30 e 31 della Carta di Nizza dice che è possibile, ci penseremo, ci proveremo», afferma Camusso spiegando che, intanto, «abbiamo bisogno di capire come vengono scritti i decreti delegati, se si decidono nel chiuso delle stanze o se si apre un confronto. Ci sono ancora cose da valutare». Se tra le iniziative possibili ci sarà anche quella del referendum abrogativo, Camusso replica che «c’è tanta strada prima di porsi il tema del referendum». L’articolo 30 della Carta di Nizza riguarda proprio la «tutela in caso di licenziamento ingiustificato», affermando che «ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali». Mentre l’articolo 31 si riferisce alle «condizioni di lavoro giuste ed eque», stabilendo che «ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose» e che «ogni lavoratore ha diritto a una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali e a ferie annuali retribuite