02 gennaio 2015

Pensioni. Dal 2016, 4 mesi in più per prenderla: donne, uomini, pubblici, privati


Pensioni. 4 mesi in più per prenderla dal 2016: donne, uomini, pubblici, privati. Dal primo gennaio del 2016 (manca ancora un anno) serviranno 4 mesi di lavoro in più prima di poter andare in pensione. A quella data scatta infatti il prossimo adeguamento all’aspettativa di vita (che si allunga).
Dipendenti maschi pubblici e privati, donne del pubblico. I dipendenti maschi pubblici e privati e gli autonomi dovranno aggiungere questi 4 mesi ai 66 anni e tre mesi d’età (e agli almeno 20 anni di contribuzione nei casi i cui si possa chiedere il ritiro anticipato), requisiti minimi fino al 31 dicembre 2015 per andare in pensione. Vale anche per le dipendenti donna del pubblico.
Dipendenti donna private e autonome. Le dipendenti del privato, invece, scontano un piano di armonizzazione diverso e più oneroso (in termini temporali): da 63 anni e 9 mesi, valido fino al termine del 2015, a 65 anni e 7 mesi. Le lavoratrici autonome passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.
Si potrà chiedere di restare in servizio fino a 70 anni e 7 mesi. 4 mesi in più rispetto agli attuali requisiti eleveranno anche la soglia massima di età entro cui si può chiedere di restare ancora in servizio: dal 2016 sarà di 70 anni e 7 mesi.
Pensione di vecchiaia (chi ha iniziato dopo il 1995). Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 (sistema esclusivamente contributivo) ai requisiti minimi per accedere alla pensione di vecchiaia si debbono aggiungere 4 mesi: si passa da 63,3 mesi a 63,7.
Pensione anticipata. Dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne. Sterilizzate nel frattempo fino al 2017 le penalizzazioni economiche per chi ha meno di 62 anni.

Pensioni. Donne 57 anni e 35 contributi: Tesoro contro riapertura termini Inps
Pensioni. Donne 57 anni e 35 contributi: Tesoro contro riapertura termini Inps. Dal ministero dell’Economia filtra l’indisponibilità ad estendere di un anno la cosiddetta opzione donna.
All’inizio di dicembre l’Inps aveva esteso di un anno i termini per far richiesta di accedere alla possibilità per le dipendenti di andare in pensione anticipata a 57 anni e 35 di contributi ma accettando il calcolo interamente contributivo dell’assegno (in media si perde il 15/20% dell’importo calcolato col sistema retributivo), appunto l’opzione donna.
I termini della domanda per opzione donna sarebbero scaduti (30 novembre 2014), sebbene la sua sperimentazione finisca il 31 dicembre 2015: questo perché, un po’ come succedeva per le vecchie pensioni di anzianità (e così l’ha intesa l’Inps), tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza effettiva della pensione si applicava la cosiddetta finestra di un anno.

Considerando che la domanda va presentata un mese prima ecco che arriviamo al 30 novembre di quest’anno. L’applicazione di questa finestra era stata contestata al punto che le associazioni di riferimento avevano ingaggiato una class action contro l’Inps, mentre in Parlamento crescevano le pressioni perché la lettura della scadenza termini fosse più estensiva. Nonostante l’apertura dell’Inps, il Tesoro (e la Ragioneria Generale) sarebbero orientati, per un problema di sostenibilità finanziaria e per non svuotare ulteriormente di significato la riforma Fornero, a mantenere le scadenze originarie.