di Marina Cavaliere
Essere premiati come miglior call center d’Europa e rischiare di perdere il lavoro. Un vero e proprio paradosso che rischia però di diventare un incubo reale per i 1.800 lavoratori della società di call center Infocontact, che dà lavoro a famiglie di Lamezia Terme (dove ha sede), Catanzaro e Vibo Valentia.
Un rischio troppo grande causato, nella sostanza, dal mancato rinnovo della commessa da parte di Wind alla società in questione, ma anche da un’assenza di regolamentazione dell’intero settore che poi ricade sul lavoratore. I 1.800 di Infocontact però non sono rimasti a guardare e hanno, da subito, promosso una campagna mediatica attraverso i profili Twitter e Facebook e lanciato hashtag #1800senzafuturo.
Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo la vicenda per capire come si è arrivati a questa situazione. “Il problema nasce tanto tempo fa quando, a causa di una non efficiente gestione imprenditoriale, la società è stata posta in amministrazione straordinaria”, spiega Tullio, dipendente Infocontact e uno dei promotori delle tante azioni di protesta di questi giorni. “Questo avveniva nel 2013 e parliamo di un buco di circa 65 milioni di euro. Wind, appena appresa la notizia, ha mostrato l’intenzione di voler ritirare la commessa ma, attraverso esuberi e contrattazioni interne, si giunse all’accordo di rinnovarla fino al 31 gennaio 2015, quindi in scadenza tra pochi giorni”, spiega ancora Tullio. Prima che una commessa scada, la procedura vuole che l’operatore (in questo caso quindi Wind) pubblichi un bando di gara a cui le società partecipano. Se la aggiudica chi offre il ribasso minore. Ma non è andata così: “All’apertura del nuovo bando Wind, Infocontact non è stata invitata a partecipare, probabilmente per la situazione dell’amministrazione straordinaria”, commenta il lavoratore intervistato. “Questo significa che, se non si fa qualcosa, migliaia di persone rimarranno disoccupate. Abbiamo famiglia, progetti di vita e c’è chi, come me, si deve sposare. Lasciare a casa oggi 1.800 lavoratori non è un problema solo dei singoli, è un problema dell’intero Paese”.
Nello specifico, nella commessa in questione sono impiegati circa 300 lavoratori che sono quindi i primi che dal 1 febbraio prossimo potrebbero perdere il lavoro. Secondo i dipendenti però, questa situazione si ripercuoterà inevitabilmente anche sugli altri impiegati al momento in altre commesse, perché nulla vieta agli operatori di prendere le stesse decisioni fatte da Wind. “Il vero problema è che nel settore manca una regolamentazione”, spiega ancora Tullio. “In altri Paesi europei, il lavoratore segue la commessa scongiurando così il rischio di rimanere senza lavoro. Perché non farlo anche in Italia? Stesso discorso per le gare di appalto che sono diventate delle vere e proprie aste al ribasso a cui chiunque può partecipare”.
Intanto la campagna mediatica virale organizzata dai lavoratori è già un grande successo e si è aggiudicata in poco tempo il sostegno, oltre che del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, di personaggi noti come Fiorella Mannoia, Enrico Ruggeri e Rosario Fiorello. Proprio lo showman, volto delle campagne pubblicitarie di Wind, si è impegnato a contattare l’azienda per cercare una mediazione.
Quale sarà la vostra prossima mossa? “Dopo il sit in davanti alla sede Infocontact del 13 gennaio, attendiamo la risposta di Wind e andiamo avanti con la nostra campagna social. Certo è che, se ce ne dovesse essere bisogno, siamo pronti anche a organizzare manifestazioni più incisive. Al momento non prendiamo proprio in considerazione l’ipotesi che dal 1 febbraio potremmo rimanere disoccupati”.