19 novembre 2015

Call center, via libera al sostegno al reddito per i lavoratori


I lavoratori dei call center fanno un altro piccolo passo per vedere equiparati i propri diritti a quelli degli altri lavoratori. A consentirlo è un decreto del ministero del Lavoro, il n. 22764 del 12 novembre 2015, che di fatto estende alcune tutele destinate ai cassaintegrati ai lavoratori del settore call center, ai quali viene riconosciuta una nuova indennità pari al trattamento di cassa integrazione straordinaria. L’indennità, che è pari a quanto previsto per la cassa integrazione, viene erogata solo per le aziende con più di 50 lavoratori.

L’art. 1 del Decreto: “In favore dei lavoratori di cui all’articolo 1 del decreto legislativo n. 148 del 14 settembre 2015 (lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato, ivi compreso gli apprendisti ed escluso i dirigenti), appartenenti alle aziende del settore dei call center non rientranti nel campo di applicazione del trattamento straordinario di integrazione salariale, con un organico superiore alle 50 unità nel semestre precedente alla presentazione della domanda, con unità produttive site in diverse Regioni o Province autonome e che abbiano attuato, entro la scadenza prevista, del 31 dicembre 2013, le misure di stabilizzazione dei collaboratori a progetto di cui all’articolo 1, comma 1202, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, e che risultino ancora in forza alla data di pubblicazione del presente decreto, è riconosciuta una indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria”.

L’indennità ammonta quindi all'80 per cento della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, comprese fra le ore zero e il limite dell'orario contrattuale. Può essere richiesta quando la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa sia determinata da una crisi aziendale, ad esclusione, a decorrere del 1° gennaio 2016, dei casi di cessazione dell’attività produttiva dell’azienda o di un ramo di essa.


TELECOM: OPEN ACCESS: STORIA O LEGGENDA .......


Giovedì 12 novembre si è tenuta la riunione del Coordinamento Nazionale RSU con i vertici di Open Access, sulla base di quanto stabilito nell’incontro con l’Amministratore Delegato, a seguito della riorganizzazione della struttura votata dal consiglio di amministrazione.
L’incontro si è svolto nelle stesse ore in cui Enel ha comunicato ai mercati la decisione di costituire una società di scopo per la realizzazione della “banda ultra larga”, confermando la volontà di procedere, d’intesa con quanto già dichiarato dal Governo, alla realizzazione delle reti di nuova generazione.
In questo modo, il futuro di Telecom appare ancora più incerto e confuso.
Le liti ai vertici, l’incapacità di diventare soggetto affidabile per la realizzazione degli obbiettivi fissati dall’Agenda Digitale, l’ondivago negoziato con Metroweb prima chiuso e poi riaperto senza chiarirne prospettive e scopi, sono fattori che rischiano di mettere fuori gioco la principale impresa di TLC italiana con la discesa in campo di un soggetto pubblico, Enel, chiamato a realizzare la rete di nuova generazione.
L’enorme confusione sui riassetti societari, l’assenza di un’interlocuzione certa sulla volontà rappresentata dall’ingresso dei due nuovi soci francesi, un vertice aziendale più impegnato a pensare al proprio futuro che a quello aziendale, stanno determinando le condizioni perché Telecom Italia, ultima azienda di telecomunicazioni italiana, possa diventare preda di progetti d’oltralpe che poco hanno a che vedere con gli interessi generali del Paese.
L’ingegner Paggi, senza commentare gli scenari strategici che attraversano Telecom, ha ricordato le motivazioni che hanno portato alla decisione assunta dal Cda, contenzioso con gli Olo e sanzioni erogate dai soggetti regolatori, ribadendo le linee già illustrate dall’Amministratore.
Anche in questo caso, le domande avanzate dalle RSU e dalla nostra Organizzazione sono rimaste prive di risposta.
In particolare, il futuro delle attività diverse da delivery e assurance, le ricadute sul personale determinate dalla possibilità degli Olo di richiedere che l’intervento sia realizzato da una società esterna, il rapporto tra MOI e MOS e il rinnovo dell’appalto di rete in scadenza al 31 dicembre 2015,
sono restati snodi su cui, il responsabile di Open Access, ha dimostrato l’assenza di un piano industriale definito e certo, rimandando a future discussioni per elementi di maggior merito.
Nel specifico Paggi ha sostenuto:
 Che nel caso in cui gli Olo decidessero di affidare le loro attività a soggetti terzi, Telecom
ritiene di poter compensare le attività in meno attraverso il recupero di quelle legate a retail oggi gestite in appalto. Nessun cenno a possibili scompensi territoriali o alle conseguenze di un modello che vedrebbe gli Olo avvalersi solamente di aziende in appalto e Telecom tutta gestita internamente, con evidenti ricadute, nel medio periodo, su costi e produttività misurandosi tra di loro due modelli completamente diversi, basti pensare alle minori tutele e garanzie oggi riservate alle imprese di appalto.
 Sul futuro delle attività diverse da quelle regolamentate (delivery e assurance) e del rischio che tutto il personale venga indirizzato a realizzare tali attività. Processo che le RSU denunciano come già iniziato nel territorio attraverso la cessione all’esterno delle attività legate alla fibra. Qui il responsabile aziendale si è limitato a dire che non gli risulta.
 Sul rapporto MOS / MOI con una rivisitazione delle aree di competenza esclusiva con lo sviluppo di un modello che potrebbe vedere un incremento delle attività oggi gestite all’esterno. L’azienda pur ammettendo l’importanza del nuovo appalto non è stata in grado di fornire dettagli sul nuovo modello.
In quest’ambito, è stato confermato che le attività di appuntamento per il delivery sono state esternalizzate (Telecom non è riuscita a organizzare il servizio nonostante la “presunta” dichiarazione di esuberi effettuata).
Il meglio della discussione si è toccato con l’attività di ASA, in cui l’azienda ha evidenziato la necessità di implementare le coperture dei turni al sabato per migliorare la qualità e la tempestività degli interventi: peccato che all’ingegner Paggi sia sfuggito che Telecom ha appena firmato un accordo che aumenta la solidarietà di quel settore all’8,85%. Immaginabile lo sconcerto sui visi della controparte quando le RSU glielo hanno rammentato che ha determinato una fantasiosa motivazione fornita da People Value.
Oppure quando il responsabile ha ricordato l’impegno a realizzare il nuovo WFM e le RSU hanno denunciato che tale implementazione invece che essere sviluppata da TIIT sarà acquisita da un fornitore esterno (pare che l’azienda prescelta sia click software, scelta di cui tutti ignorano motivazioni e meriti) procedendo a customizzare il prodotto. Azione che già si è sperimentata nel recente passato con conseguenze pesantissime per la funzionalità aziendale.
Questa è l’ennesima riprova che aver voluto sottoscrivere un accordo che certifica esuberi inesistenti prima di aver definito l’organizzazione del lavoro crea danni che determinano ulteriori cessioni verso l’esterno di attività, vedi delivery, con rischi pesantissimi per il futuro occupazionale del personale coinvolto.
Infine, tutte le RSU presenti hanno evidenziato come esistano sul territorio spinte incomprensibili (o meglio sono spinte comprensibilissime in ottica di interessi personali) a gestire e chiudere le wr con codici diversi da quelli reali.
E’ il caso delle wr in ritardo chiuse con causali diverse da quelle reali per non intaccare gli SLA oppure le implementazioni dei cabinet che vengono date come chiusure positive anche se nella realtà manca l’energia elettrica e quindi i cabinet non funzionano
Questi comportamenti determinano una struttura di dati che non descrive la reale situazione di Open Access ma crea una realtà virtuale in cui sulla carta tutto funziona perfettamente mentre sul campo e nell’operato quotidiano si registrano tutte le disfunzioni. Questo non potrà che determinare ulteriori contenziosi e un progressivo decadimento dell’attività realizzata da Telecom.
Dopo un primo tentativo di dichiarare false tali affermazioni, messo di fronte ai fatti il responsabile aziendale si è limitato a definire come comportamenti di “mele marce” le segnalazioni pervenute.
Peccato che nella realtà abbiano una diffusione enorme.
L’incontro ha evidenziato, per l’ennesima volta, come l’azienda sembri essere priva di una guida univoca, con i vari settori che hanno preso il sopravvento e determinano scelte spesso in contraddizione tra di loro e, nell’insieme, pericolose per il futuro di Telecom.
Contro questo stato di cose sono già state avviate molte vertenze a livello territoriale con l’apertura delle procedure di raffreddamento per arrivare alla proclamazione di forme di lotta.
Nei prossimi giorni, alla luce di quelle che saranno le conseguenze della riorganizzazione di Open Access e del rinnovo dell’appalto di rete, se tale atto confermerà che siamo alla presenza di un ulteriore processo di aumento delle attività gestite in appalto sarà inevitabile arrivare alla proclamazione di una vertenza di carattere nazionale.
E’ evidente che la politica aziendale ha subito una totale inversione di rotta.
Il 2013 è stato caratterizzato dagli accordi che si ponevano l’obbiettivo di migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azienda e procedere a internalizzare le attività per saturare le prestazione del personale e rilanciare l’azienda nel mercato.
Oggi la volontà aziendale è incentrata su un contenimento dei costi (l’accordo separato sulla solidarietà ha questa unica caratteristica) la ripresa indiscriminata della gestione degli appalti e l’assenza di politiche atte a migliorare la qualità dei processi aziendali.
A questo sfascio i lavoratori e le loro rappresentanze si opporranno con determinazione e con tutti gli strumenti necessari.
Telecom è e deve restare un’azienda strategica per il Paese e continuare a garantire le decine di migliaia di lavoratori che quotidianamente operano per suo conto
Tutta la CGIL sarà impegnata per garantire queste condizioni.
La Segreteria Nazionale di SLC‐CGIL

Licenziamento al dipendente che registra conversazioni sul lavoro

La legge consente a chiunque di registrare le conversazioni tra presenti purché fuori dall’abitazione, residenza, dimora, ufficio, automobile o in qualsiasi altro luogo ove si svolge la vita privata della persona “intercettata”. Tale divieto si estende anche al posto di lavoro. Il dipendente, infatti, non può effettuare registrazioni clandestine di conversazioni fra colleghi o con il superiore o, addirittura, con lo stesso datore di lavoro. Ciò in quanto l’uso di impianti o strumenti di controllo dell’attività dei lavoratori è consentito solo al datore di lavoro per ben individuate esigenze organizzative e produttive o per tutelare la sicurezza del lavoro e la tutela del patrimonio aziendale, in forza di accordo sindacale o di autorizzazione della direzione territoriale del lavoro. Il chiarimento è stato più volte fornito dalla Cassazione. Pertanto è vietato al lavoratore di utilizzare registratori in ufficio per finalità proprie. Il divieto vale anche se la registrazione serve per precostituirsi prove da far eventualmente valere in causa contro il proprio datore di lavoro o contro i propri colleghi, in quanto tale comportamento implica la lesione del diritto dei lavoratori a non essere sottoposti a controlli a distanza al di fuori delle ipotesi contemplate dalla legge.   La registrazione dei colleghi o del datore di lavoro, all’insaputa di questi, può però legittimamente avvenire fuori dall’azienda, in qualsiasi altro luogo (purché, come detto, non si tratti della loro dimora, residenza o ufficio). Infatti, come chiarito dalla Cassazione [2], “chi dialoga accetta il rischio che la conversazione sia registrata”. Non c’è quindi alcuna violazione della privacy.

Call Center: Cestaro, norma sui cambi di appalto è atto di discontinuità

L’approvazione ad ampia maggioranza della norma sui cambi di appalto nei call center rappresenta un vero e proprio atto di discontinuità rispetto alle norme sul lavoro recentemente approvate.
La decisione assunta da parlamentari del PD e dal Governo di intervenire con una norma che metta fine alle gravi crisi occupazionali che si sono registrate negli ultimi anni, attraverso l’approvazione in commissione di una norma ad hoc, ha aperto una fase di riflessione interna a tutti i soggetti interessati.
In questo modo anche Asstel, l’associazione che più ha avversato il provvedimento, ha ritenuto necessario aprire una stagione di confronto che ha portato alla condivisione di un emendamento che da un lato introduce certezza (il testo prevede che il rapporto di lavoro “continui” con il nuovo fornitore di servizi)  e dall’altro assegna un ruolo fondamentale alla contrattazione.
Il testo approvato oggi dall’aula della Camera è il frutto di un lavoro congiunto tra i soggetti interessati, committenti, aziende fornitrici del servizio e organizzazioni sindacali, che trova il giusto punto di equilibrio su una vicenda che ha visto consumarsi vere e proprie tragedie per migliaia di lavoratrici e lavoratori: situazioni che si sarebbero potute evitare se Asstel avesse accettato fin da subito di partecipare attivamente al tavolo triangolare da tempo avviato dal Governo su nostra richiesta.
La necessità di introdurre clausole sociali che allineassero l’Italia al resto dei Paesi europei, tema imposto all’attenzione da Slc Cgil che lo ha sostenuto attraverso due scioperi nazionali, la notte bianca dei call center, una raccolta firme che in meno di un mese ha raccolto 18000 firme e numerosissime iniziative che si sono tenute in tutto il territorio nazionale, ha finalmente trovato uno sbocco positivo.
Attendiamo ora che il Senato approvi il testo definitivo.
In questo modo la politica e il Governo hanno svolto il loro ruolo di soggetti preposti a regolamentare il mercato e lo hanno fatto coinvolgendo tutti i soggetti interessati portandoli a trovare una soluzione condivisa, migliore condizione per permettere alla contrattazione di sfruttarne del tutto le opportunità: ciò dovrebbe confermare la validità e l’efficacia del confronto tra il Governo e le Parti Sociali.
Slc non può che manifestare tutta la propria soddisfazione per i contenuti della norma approvata oggi dalla Camera che rappresentano la soluzione a una vertenza avviata da oltre tre anni che fa giustizia di quanti ritenevano le considerazioni portate dalla Cgil non in linea con il mercato e con le esigenze di sviluppo del Paese.
Le lavoratrici e i lavoratori, una volta approvata la norma in via definitiva dal Senato, potranno finalmente sentirsi lavoratori “normali” non soggetti a rischio continuo di vedersi recapitare lettere di licenziamento per meri interessi speculativi legati ai cambi di appalto.
Anche il mercato ne trarrà un indubbio beneficio. Da oggi le gare saranno vinte dalle imprese in grado di offrire migliore qualità e efficienza, disponibili quindi a investire in innovazione e ricerca, e non da quelle che in maniera spregiudicata vincevano unicamente attraverso la compressione dell’occupazione, dei salari e dei diritti.

09 novembre 2015

Almaviva Misterbianco sospeso il sit in di oggi pomeriggio. Davide Foti: "Una vittoria del sindacato"

A seguito di formale comunicato aziendale e segnalazione al Comando dei Carabinieri di Misterbianco fatta dalla scrivente O.S. Sulla problematica riguardante la soppressione della portineria con conseguente pericolo per la incolumità fisica e psichica dei lavoratori del sito produttivo di Catania, l'azienda ci informa con nota del direttore delle risorse umane che da oggi sarà attivo un servizio di vigilanza a partire dalle ore 18,00 fino alle ore 7,00. Ci comunica altresì che questo servizio sarà attivo fino a quando altri strumenti di controllo non saranno completamente attivati.
Per queste ragioni il presidio programmato per oggi definito “Ronda amica” sarà sospeso in attesa di una definitiva risoluzione della controversia.
Ovviamente questo intervento non basta ma ci auspichiamo che prevalga il buon senso aziendale atto al ripristino del servizio di portierato anche per gli orari antimeridiani.
La Segreteria Provinciale di Catania e le RSU
SLC CGIL

-------------------------------------------------------

COMUNICATO AI LAVORATORI ALMAVIVA CATANIA
 Irresponsabili!!
La Slc Cgil di Catania da più di un mese denuncia l’irresponsabilità dell’azienda in termini di tutela della sicurezza dei propri lavoratori. In un momento difficile, di crisi, di ristrettezze economiche, certo, tutti siamo chiamati a scelte difficili.
MA SU TUTTO SI PUO’ RISPARMIARE TRANNE CHE SULLA SICUREZZA E SULL’INCOLUMITA’ FISICA E PSITICA DEI LAVORATORI.
Da un mese chiediamo un cambio di rotta deciso sull’argomento, ricevendo solo risposte parziali ed interlocutorie che sanno ormai di beffa. La mancanza di personale in portineria, la non adeguata illuminazione, porte non funzionanti, cancelli esterni aperti anche per tutta la notte, la mancanza di vigilanza notturna sono incompatibili con la sicurezza dei lavoratori di un centro alla periferie di una zona commerciale lontana dai centri abitati.
 Per questo da oggi la Slc cgil proclama lo stato di agitazione  e diffida l’azienda dal continuare a porre in in pericolo la sicurezza dei suoi lavoratori ed organizza per oggi dalle ore 17,30 un presidio “Ronda Amica” per evidenziare che bisogna intervenire per risolvere problematiche delicate come questa. Invitiamo tutti i lavoratori liberi a partecipare.
La sicurezza prima di tutto.

Le RSU Le RLS e la Segreteria Provinciale SLC CGIL Catania

07 novembre 2015

COMUNICATO AI LAVORATORi TELECOM ITALIA

Roma, 6 novembre 2015
Si è svolto, nella tarda serata di ieri, l’incontro con l’Amministratore Delegato di Telecom e il Responsabile della funzione People Value, nel corso del quale sono state anticipate le decisioni assunte dal Consiglio di Amministrazione in tema di riorganizzazione aziendale.
In particolare il CdA ha affrontato la questione concernente Open Access e al rapporto con gli OLO che nell’ultimo periodo è stato oggetto di scontri giuridici pesanti che hanno portato a sanzioni milionarie nei confronti di Telecom.
La riorganizzazione, concordata in stretto rapporto con le due autorità di garanzia intervenute sulla materia (AGCom e AGCM), è finalizzata a garantire una parità di trattamento nell’esecuzione del Delivery e dell’Assurance tra Telecom e gli Olo.
La trattativa e il conseguente intervento sugli assetti organizzativi si è incentrata su 5 punti:
1)
Nuovo modello organizzativo: Il primo punto riguarda la modifica del processo che porterà all’utilizzo del medesimo database (oggi sono due disallineati temporalmente), allo stesso CRM e via dicendo per arrivare all’assegnazione dell’attività che potrà essere indirizzata verso i tecnici interni o verso l’impresa esterna. In quest’ambito l’Olo potrà richiedere a Telecom di essere servito tramite il ricorso a tecnici dell’impresa esterna.
2)
Performance e target: sono stati definiti allineandoli alle migliori pratiche presenti nel mercato europeo, andando a garantire un servizio complessivamente migliore al cliente finale, ci sarà un periodo transitorio per allinearsi ai target definiti.
3)
Budget dedicati: viene stanziato un budget dedicato e supervisionato attraverso certificazioni, per le implementazioni informatiche necessarie a sviluppare il nuovo modello organizzativo. Tali fondi non potranno essere spesi in maniera diversa da quella per i quali sono stanziati.
4)
Certificazione: vi sarà un monitoraggio di verifica e una certificazione degli avanzamenti sugli impegni assunti che prevede sanzioni sin dalla fase di avvio della riorganizzazione se non sarà rispettato quanto stabilito nell’accordo.
5)
Chiusura contenzioso con gli OLO: si sono già raggiunti accordi con alcune aziende e nei prossimi giorni si chiuderà tutto il contenzioso in essere su tale materia evitando il rischio di ulteriori sanzioni.
Il primo atto in questa direzione è stato quello di spostare la funzione Open Access sotto la funzione Wholesale (affidata all’ing. Stefano CIURLI). In quest’ambito l’Amministratore ha evidenziato che le autorità di regolazione hanno imposto il passaggio di tutta la funzione OA anche per quelle attività oggi svolte che non riguardano il Delivery e l’Assurance. Un eventuale scorporo di attività e di personale da riportare in ambito Network potrà avvenire successivamente e a seguito di certificazione che attesti che le attività da spostare non attengono al progetto che si prefigge la parità di trattamento tra Telecom e gli Olo.
Infine, è stato dichiarato che per meglio definire le ricadute del riassetto organizzativo, il cd “appaltone” realizzato con le imprese di rete è stato prorogato di 3 mesi e pertanto non scadrà il 31 dicembre p.v.
In sede di replica SLC ha evidenziato come, un progetto condivisibile e finalizzato a migliorare la qualità del servizio ed evitare infiniti contenziosi giudiziari, abbia alcune criticità derivanti dal fatto che non sono state analizzate le ricadute in termini di quantità e qualità dell’occupazione complessiva di Telecom.
Come sostenuto sin dall’incontro svolto al Ministero dello Sviluppo Economico, sarebbe stato necessario convocare un tavolo, con la presenza delle OO.SS, per analizzare le ricadute occupazionali ed evitare che le soluzioni individuate possano essere pagate dai soli lavoratori.
Inoltre, tale scenario sarà seguito dalle decisioni che Governo e Telecom assumeranno in termini di costruzione della rete di nuova generazione che potrebbero portare ad altri interventi sul perimetro oggi presidiato da OA e al riassetto societario in corso.
Aver certificato esuberi prima di avviare i processi di riorganizzazione aziendale si sta rilevando, come era facile prevedere, un errore strategico che rischierà di essere pagato a duro prezzo dai lavoratori.
Nello specifico si è evidenziato tre punti di criticità al modello presentato:
Il fatto che l’Olo abbia la facoltà di decidere se l’intervento debba essere realizzato attraverso l’utilizzo di un’azienda esterna potrebbe impattare negativamente sull’occupazione diretta che oggi svolge circa il 40% dell’attività proprio per interventi che riguardano gli Olo.
L’aver trasferito tutte le persone di Open Access porterà a dover modificare l’organizzazione del lavoro incentrando tutta l’attività su Delivery e Assurance rinunciando a svolgere le attività di creazione della rete di nuova generazione. Tale processo, peraltro, è già stato evidenziato dai territori. Quindi lo sviluppo della nuova rete potrebbe essere collocato all’esterno insieme a tutte le attività non inerenti Delivery e Assurance, con un nuovo impatto negativo per l’occupazione.
“L’appaltone” di rete diventerà strumento fondamentale per definire il futuro organizzativo di OA. Contrariamente a quanto dichiarato dall’Amministratore le aziende di rete asseriscono che è in corso una manovra per cui il contratto sarà rinnovato in automatico almeno per 1 anno attraverso una riduzione significativa delle tariffe. Inoltre, Telecom starebbe agendo per una rivisitazione dei territori presidiati dalle aziende di rete, in modo tale da prevedere una riduzione delle attività per le imprese più grosse e far crescere le imprese minori, logica che non ha nessuna spiegazione organizzativa e discutibile dal punto di vista della qualità del servizio prestato che potrebbe avere ricadute pesanti sull’occupazione delle aziende di rete.
L’Amministratore, pur ammettendo di non poter fornire un quadro preciso delle ricadute occupazionali, ha dichiarato che esistono diversi ambiti d’intervento per provare a garantire la saturazione delle attività del personale in servizio. Pertanto, ha rimandato gli approfondimenti tecnici all’incontro del coordinamento che si terrà il giorno 12 novembre alla presenza del responsabile di OA. Infine, ha manifestato la sua disponibilità per un successivo incontro laddove dovessero emergere criticità.
La Segreteria Nazionale di SLC‐CGIL

02 novembre 2015

Telecom censura in intranet i commenti dei lavoratori sull'accordo sottoscritto il 27 ottobre


Nei giorni scorsi Telecom Italia ha pubblicato nell’intranet aziendale l’accordo sottoscritto il 27 ottobre con FISTeL CISL, UILCOM UIL e UGL Telecomunicazioni.
Una novità, questa della pubblicazione, che nelle intenzioni dei dirigenti dell’azienda sarebbe dovuta servire a fomentare il clima di tripudio generale verso questo accordo, venduto come quello che risolleverà i bilanci della compagnia e manterrà migliaia di posti di lavoro.
I vertici hanno dato per scontato che i lavoratori lo avrebbero accolto con entusiasmo, magari ringraziando i firmatari come salvatori della Patria. Tra solidarietà, pensionamenti anticipati a stipendio ridotto, prestiti e regalìe una tantum, impensabile che potesse andare altrimenti. O no?
Peccato che i commenti che hanno seguito la pubblicazione, tutti con nome e cognome di chi li scrive perché così prevede la struttura della pagina intranet, non fossero affatto di questo tenore.. dopo centinaia di post i cui toni passavano dal perplesso al fortemente offensivo verso i contenuti dell’accordo ed i suoi firmatari, l’azienda ha pensato bene di censurare la possibilità dei lavoratori di Telecom Italia di esprimersi, chiudendo la pagina dei commenti e trasformandola in una F.A. Q. (Frequently Asked Question).
Al management della quinta più grande azienda del Paese suggeriamo quindi una “domanda frequente” a cui dare risposta nel sito: pensate davvero che le lavoratrici e i lavoratori di Telecom Italia crederanno ciecamente alla propaganda aziendale senza pensare con la propria testa?
Roma, 2 novembre 2015


La Segreteria Nazionale SLC CGIL