24 febbraio 2010

4°Congresso Provinciale della SLC CGL di Catania: Approvazione documento politico

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La COMMISSIONE POLITICA del Congresso Provinciale della SLC CGL di Catania fa propri i contenuti della relazione del Segretario Generale uscente Giovanni Pistorio, gli interventi del Segretario Conf CGIL di Catania Giacomo Rota e le conclusioni del Segr Naz SLC CGIL Alessandro Genovesi.

Le istanze emerse durante il dibattito congressuale vengono integralmente recepite e impegnano il sindacato a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per la loro attuazione, in particolar modo per garantire la libertà e la pluralità dell’informazione e la trasparenza nella gestione delle attività culturali siano esse di tipo lirico, teatrale, cinematografico e televisivo.

La COMMISSIONE POLITICA accoglie i seguenti OdG riguardanti il Teatro Massimo, i call center e l’emittenza.

TEATRO MASSIMO BELLINI

Il congresso provinciale della SLC CGIL , tenuto conto della lunga vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori del Teatro Massimo Bellini, considerato che nonostante tutte le sollecitazioni e gli inviti rivolti a tutti i livelli istituzionali, a cominciare dal Presidente della Regione, non è finora avvenuto quanto auspicato e richiesto, quindi l’avv Fiumefreddo continua a occupare la carica di Sovrintendente, viste tutte le iniziative denigratorie e provocatori, tendenti a ledere la dignità personale delle persone coinvolte, intraprese dal Sovrintendente, che rende irrecuperabile la situazione di contrasto in atto Condanna Il comportamento del Sovrintendente che ha tradito il Teatro Massimo Bellini, divenendo un ostacolo per il suo sviluppo e per la vita culturale della Città.

Esprime

La propria piena solidarietà politica ed umana nei confronti dei rappresentanti sindacali e dei lavoratori tutti del Teatro

Chiede

Con forza al Presidente della Regione on.le Raffaele Lombardo di rompere finalmente gli indugi e di rimuovere l’avv Fiumefreddo da un incarico del quale non è stato all’altezza.

TLC

Il settore delle TLC e, in particolare, quello dei call center presenta in questo particolare momento di crisi, seri rischi per la tenuta dei livelli occupazionali, generati dal crescente fenomeno delle esternalizzazioni e delocalizzazioni da parte dei più importanti operatori di telefonia e delle grosse committenti.

Le loro attività puntano al massimo ribasso del costo del lavoro e alla riduzione dei diritti dei lavoratori.

Questi processi, uniti al perseguire gli obiettivi di qualità da parte dei committenti, mascherano le pressioni che vengono effettuate sui lavoratori, consentendo ai committenti stessi di tenere “sotto ricatto” sia le aziende in out sourcing che i lavoratori, con strumenti al limite della legalità, mirati al controllo di massa e ad personam, che violano lo statuto dei lavoratori.

A questo si aggiunge la presenza di imprese “mordi e fuggi”, che utilizzano i finanziamenti pubblici senza garantire l’interesse del territorio e la stabilità occupazionale.

Emblematico il caso di RATIO CONSULTA dove, senza alcuna comunicazione ufficiale, 80 lavoratori si trovano senza attività.

Occorre dunque pretendere:

1)che si ponga fine a questo sistema di deresponsabilizzazione e di massimilizzazione del profitto a discapito dei lavoratori;

2)che si prevedano clausole sociali nell’assegnazione degli appalti, che garantiscano occupazione in caso di cessata attività

3)che si neghi l’accesso ai finanziamenti pubblici a quelle società che non hanno mantenuto i livelli occupazionali previsti o che hanno de localizzato commesse all’estero

4)che si definisca rapidamente un capitolato d’appalto che stabilisca salari e tutele a parità di prestazione professionale, impedendo fenomeni di concorrenza sleale.

EMITTENZA

La fase di incremento di innovazione tecnologica che coinvolge l’Emittenza Privata impone che venga sottoposta ad immediata analisi del sindacato.

E’quindi impellente la necessità di affrontare il rinnovo del CCNL in modo da governare il cambiamento. Questo momento non può prescindere dal contributo di tutte le realtà territoriali. In particolare per quanto riguarda le figure professionali e la loro classificazione.

Nello specifico si chiede:

1)che ai lavoratori a tempo determinato delle aziende televisive venga data la possibilità di accedere in maniera estesa agli ammortizzatori sociali.

2)che venga chiarita la posizione del telereporter e, nel caso in cui alcune delle mansioni dovessero coincidere con quelle dei giornalisti FNSI, vengano estese le tutele previste per legge.

3)che non venga ritenuto più possibile derogare rispetto alle 11 ore di riposo.


APPROVATO ALL’UNANIMITA’ DAI DELEGATI AL IV CONGRESSO PROVINCIALE SLC CGIL CATANIA DEL 17 FEBBRAIO 2010


21 febbraio 2010

Alessandro Genovese,Segretario Nazionale, parla di Telecom e Tlc al Congresso Slc Cgil Catania

I problemi di Telecom Italia sono tre e questo ammazza il mercato:


-- Una struttura debitoria dovuta ad annose vicende. Due le soluzioni percorribili per la Proprietà: O si va a ricapitalizzazione e per un po' di anni, i soci, rinunciano ai dividendi, oppure, bisogna andare sul mercato con un bond e cercare,sul mercato stesso, le risorse finalizzate solamente al rialzo degli investimenti.


-- Assetti Proprietari: Su questo argomento non possiamo andare a corrente alternata. Un giorno siamo per l'italianità del Gruppo, in un altro siamo per lo "straniero"Se anni fa abbiamo detto no al "messicano" che doveva venire in Italia a prendersi Telecom e tutti noi abbiamo obbligato un pezzo di finanza italiana a non far finire un' infrastruttura ed un azienda in mano internazionale, oggi non possiamo smentire quello che con forza abbiamo chiesto ed ottenuto in passato.

Cari compagni, il no a Telefonica non è un no riguardante solo l'italianità è una negazione dettata dal fatto che la società spagnola ha verso di noi due grandi interessi: Tim Brasile e Telecom Argentina. Personalmente non credo alla favola che Telefonica venga nel nostro Paese per bontà o buonismo e quindi investa dieci miliardi per fare l' NGN. Sono molto scettico su questo. Non vorrei che l'Italia diventasse, anche nelle TLC, una "preda", un mercato in cui tutti vanno a fare sciacallaggio. Una soluzione si potrebbe trovare ed è quella della "Public Company"ad opzionato diffuso che permetterebbe al management di essere libero e giudicare per quello che fa.


-- Modello industriale: Personalmente sono convinto che non si possa rompere l'integrazione verticale dell' azienda: Telecom funziona solamente se ha l'informatica, la rete ed il customer care tutto dentro lo stesso perimetro. Questo non solo per l'esternalizzazione e per gli esuberi, ma anche perchè oggi la competizione delle Tlc sarà sempre meno in funzione del "carrier" ma riguarderà sempre più la personalizzazione del contatto,del servizio, l'assistenza, il valore aggiunto. Le aziende di telecomunicazioni nell'immediato futuro non si faranno guerra sul centesimo in più o in meno al minuto, si dovranno confrontare con altre realtà "Tipo Google" Su tutto questo dobbiamo riflettere e confrontarci.

Alessandro Genovese


Leggete pure:

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: Nota conclusiva del Segretario Nazionale Alessandro Genovese

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: Relazione congressuale del Segretario Organizzativo Arduino Denti

In premessa vorrei portare il nostro saluto e plauso ai compagni oggi presenti nonostante le difficoltà oggettive in cui si trovano per aver perso dall’oggi al domani l’opportunità dell’essere lavoratore.

Mi riferisco ai lavoratori di Ratio Consulta. In questa fase non ho potuto essere fisicamente presente a sostegno delle lotte che stanno portando avanti. Mi ritrovo comunque vicino a loro con lo spirito di chi pur nei non lunghi anni di sindacato ha sempre lottato per la giustizia sociale che non si fonda sul profitto ma deve servire l’interesse della collettività .

Ringrazio per la presenza e Saluto con affetto i nostri ospiti con alcuni dei quali condivido ed ho condiviso tante lotte al servizio ed a tutela dei lavoratori e con i quali il rapporto di stima e reciproca lealtà che non viene mai meno nonostante a volte le differenze di vedute ci separino.

Saluto fraternamente e ringrazio, orgoglioso di aver avuto l’onore di averlo avuto in questi anni alla guida della Camera del Lavoro di Catania Francesco Battiato, uomo prima che sindacalista dalle doti eccezionali, che, con il suo stile galante ha saputo indirizzarci nella migliore maniera ed è stato vicino a noi di Slc nel promuover processi di rinnovamento. Francesco ha lasciato il timone della barca al compagno Angelo Villari anch’esso amico e persona stimata, che tutti ben conosciamo e che della nostra categoria è stato un grande rappresentante ed uomo di svolta.

Sono stati anni difficili questi per il mondo del lavoro e lo sono stati anche per noi, si sono acuite lotte sociali a lungo dimenticate e ciò per la responsabilità di compagini di Governo poco vicine ai diritti e ai bisogni del cittadino/lavoratore nella disattenzione di molti dei soggetti che tali politiche dovevano contrastare. Guardando ad oggi possiamo dire che noi siamo nelle condizioni di poter contrastare questa involuzione. La CGIL è una organizzazione in continuo movimento e la politica di rinnovamento e ringiovanimento dei gruppi dirigenti che abbiamo avviato non può che metterci nelle condizioni di poter guardare ancora avanti e con rinnovato ottimismo. Dobbiamo guardare alle sfide ed agli scenari che si prospettano e proseguire nel rinnovamento e nell’aggregazione per creare sempre più omogeneità all’interno e porre le basi per un rinnovamento naturale e continuo. La platea che è oggi qui presente è composta per la maggior parte da giovani con una sempre maggiore presenza al femminile, in loro vedo il futuro dell’Organizzazione ed in loro confido.

Ci siamo innovati aggiungendo all’esperienza le idee nuove, basti pensare al blog recentemente avviato che ci mette in contatto con tutti i lavoratori favorendo l’informazione e lo scambio di notizie da un azienda all’altra, da un punto dell’Italia all’altro con il risultato di non avere frange di disinformazione che creano la confusione tanto cara alle Aziende che ne traggono benefici di ogni sorta innescando la competizione al ribasso tra i lavoratori

Esponiamo, attraverso il blog ogni giorno in pubblico il nostro punto di vista e possiamo dirci soddisfatti per il fatto che essendo ancora in una fase di start-up i risultati fin qui conseguiti ci fanno guardare oltre tale scenario facendoci ipotizzare un investimento maggiore in termini di tempo e risorse. Gli accessi quotidiani al blog specie negli ultimi tempi per le vertenze riguardanti Ratio Consulta e Teatro Massimo Bellini si sono impennati raggiungendo la quota di circa 3000 in un mese

Attraverso tale strumento di informazione e comunicazione siamo nelle condizioni di moltiplicare i contatti quotidiani con i lavoratori tutti fornendo le assistenze del caso e la presenza di Rappresentanti/attivisti sui posti di lavoro ci ha consentito una rapida crescita in termini numerici dei tesserati non perdendo la coesione col territorio.

Tale dato e confortato dai risultati nelle elezioni RSU dove a fronte dell’inserimento di giovani, motivati e rappresentativi, abbiamo conseguito risultati che vanno oltre le più ottimistiche previsioni anche in rapporto tra candidati/iscritti.

Nell’ultimo mese, soprattutto nel corso delle assemblee congressuali, si è registrato un incremento del numero degli iscritti passando in breve da 855 a 910 che ci da ragione sul ragionamento che più forte è il coinvolgimento e la presenza nelle vertenze sui posti di lavoro più i lavoratori si avvicinano a noi per diventare soggetti attivi della vita sindacale.

Sono state svolte 33 Assemblee congressuali sui posti di lavoro, in 29 Aziende diverse. Abbiamo parlato non solo con i nostri iscritti ma con tutti i lavoratori che ci hanno gratificato con la loro presenza. Nel corso di tali assemblee hanno partecipato al voto ben 673 lavoratori e sono stati tanti gli interventi al dibattito congressuale. Siamo soddisfatti del lavoro svolto anche perché la presenza di donne delegate al congresso è sorprendentemente alto, sono ben 27 e i delegati di sesso maschile sono 41. Gli under 35 sono di ben lunga superiori alla percentuale richiesta. Nel corso di tali assemblee sono stati molti i lavoratori che hanno trovato il modo di poter esporre le loro idee, prendendo spunto anche dalle questioni interne al posto di lavoro ed è stato utile poterli ascoltare e trarre spunto dalle loro indicazioni. Ringraziamo i compagni della Fiom che hanno, nel corso di tante assemblee, fornito il loro contributo di idee e in maniera ferma ma composta ed attenta nei confronti della platea.

Sempre per ciò che riguarda le RSU ed i nuovi delegati c’è da proseguire nella formazione sindacale non solo seguendo i percorsi interni, che servono a far comprendere la CGIL nella sua Confederalità, ma formandoli anche sul campo facendo in modo che si sperimentino nella vertenzialità sul territorio.

Sul versante dei servizi abbiamo rafforzato la nostra presenza nei posti di lavoro, pubblicizzando ed invitando i lavoratori a rivolgersi presso le nostri sedi ad ogni avvio di campagna fiscale sui problemi di natura fiscale e previdenziale

Anche qui il lavoro deve essere perfezionato consentendoci di portare (almeno nelle realtà significative) il servizio direttamente sui posti di lavoro con postazioni e personale mobile per dare ai Rappresentanti Sindacali un ulteriore mezzo per poter essere ancora più vicini ai lavoratori.

In questo contesto innovativo e perennemente in movimento dobbiamo anche far fronte alla realtà territoriale che regredisce in continuazione, sia a causa della solita logica speculativa di una parte dell’industria catanese, sia del perdurare, non solo della crisi economica, ma anche per l’effetto che essa stà provocando nel lungo periodo .

Solo negli ultimi due anni e per i nostri settori, nel catanese, si sono persi molti posti di lavoro a causa delle chiusure di alcune ditte e per molte altre si è stati costretti a fare ricorso alla Cassa Integrazione Molti altri imprenditori, più o meno piccoli hanno tentato di sfruttare l’onda lunga della crisi per riorganizzarsi tentando di ricorrere da un lato agli Ammortizzatori Sociali e dall’altro per tornare al precariato se non al lavoro in nero.

In più nell’ultimo anno Aziende blasonate (Almaviva) hanno già preavvisato che continuando nel virtuosismo della stabilizzazione non saranno più competitive nei costi anche a fronte della disaffezione della politica locale per le aziende presenti sul territorio e per la spinta delle committenti verso la delocalizzazione, lo spettro della crisi potrebbe farsi spazio anche lì . Se anche Telecom si prepara, come circola nei corridoi, alla madre delle esternalizzazioni lo scenario è preoccupante.

In questa fase non esiste una soluzione certa o sicura ma certa deve essere la coesione nella ricerca di soluzioni collegiali che diano risposte ai lavoratori. Soluzioni che debbono essere condivise da tutti i soggetti interessati e ricercate in tutte le sedi anche istituzionali e in tutte le maniere lecite sarà possibile senza mai abdicare al nostro essere uomini e donne di sindacato, uomini e donne della CGIL e laddove condivise, congiuntamente con gli amici delle altre Organizzazioni sindacali.

Comunque nel cercare di trovare un percorso comune non dobbiamo mai rinunciare alla nostra identità e non dobbiamo mai venire meno ai nostri principi e al programma politico che il nostro gruppo dirigente ci consegna. Il punto deve essere sempre quello, prima il confronto al nostro interno, poi con le altre sigle sindacali e quindi con le aziende con le quali ci confrontiamo.

In SLC a Catania negli anni è riuscita ad attrezzarsi al meglio, siamo più consapevoli del nostro ruolo e delle nostre potenzialità. Se dovessimo utilizzare una metafora mutuata dal calcio, adesso siamo squadra e l’esser squadra ci ha fortificato e dato le motivazioni giuste per affrontare le problematiche emerse da questa crisi (la peggiore che si ricordi). Siamo diversi anche nell’approccio che adesso utilizziamo nell’affrontare le diverse vertenze, ci confrontiamo, valutiamo, ponderiamo, avanziamo proposte e guardiamo sempre al di la dell’orizzonte che viene determinato dalla quotidianità.

Dai compagni, il viatico è tracciato. A volte la luce si affievolisce ma viene sempre illuminata dalla speranza e dalla forza di tutti noi.

Saremo li, tutti insieme al traguardo da veri vincitori.

Arduino Denti




19 febbraio 2010

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: Nota conclusiva del Segretario Nazionale Alessandro Genovese


Cari compagni e care compagne,

sono venuto con molto piacere a Catania perchè reputo che qui si sia sviluppata un'esperienza politico-sindacale molto importante. Vedete un sindacato non è solo un'istituzione,il sindacato è un collettivo di donne e di uomini che stanno insieme perchè condividono dei valori,un programma e sopratutto condividono un modello di società dove il profitto non è la bussola delle relazioni e dove all' "IO" si sostituisce la parola"NOI"

La crisi che noi stiamo attraversando è una crisi antica,è una crisi che nasce quando salta il grande compromesso del novecento tra capitale e lavoro. Infatti l'elemento tecnologico da un lato e l'elemento del consumo dall'alto,rompono quel principio fondamentale che era:"Il lavoro non è l'unica variabile dipendente dai costi del processo produttivo" Tutto questo porta ad una forte contrazione dei salari (non mi riferisco all'italia) dal novanta al 2005. Il potere d'acquisto del lavoro scende di sette punti percentuale ( Europa, Nord America ed in parte anche Russia). Si apre ,quindi, una crisi da salari. Il lavoro viene retribuito meno, ma gli stili di consumo aumentano e quindi ci si indebita.

La crisi che sta attraversando il pianeta negli ultimi tre anni è una crisi dovuta ai bassi salari che hanno spinto milioni di consumatori ad indebitarsi. Scoppia la"bolla"finanziaria. Chi possiede un apparato produttivo forte regge col mercato interno, chi ha un apparato produttivo vecchio e debole soccombe.

Cari compagni, il Congresso ormai volge al termine, ma io vi invito a riflettere e ragionare su alcuni punti:

-- Prima riflessione: Come è possibile avere in Italia i più bassi salari ed avere,nello stesso tempo, il più forte sindacato a livello italiano? Non vi sembra questa una grossa contraddizione su cui focalizzare meglio la nostra attenzione?

-- Seconda riflessione: Quanto può reggere la nostra cultura sindacale difronte al fatto che non abbiamo più uno schieramento politico di riferimento?

Personalmente spero che su questi due punti la sintesi del Congresso Confederale di maggio possa dare delle giuste risposte. Vedete è vero che alcuni di noi hanno votato documenti diversi, ma è pure vero che quando torniamo in mezzo ai lavoratori, i loro problemi non sono altro che la dimostrazione di quanto menzionato precedentemente.

-- Terza riflessione: Noi come categoria siamo riusciti a superare due grossi ostacoli. Il primo riguarda i metalmeccanici,poichè subire un accordo separato è sempre un problema. Il secondo è quello di aver subito il contratto dei chimici, perchè in questo accordo io vedo un rischio, infatti, abbiamo accettato un ente bilaterale aziendale che integra la cassa integrazione con i soldi del PDR dei lavoratori. Mi spiego meglio,in quell'accordo c'è scritto che se un'azienda entra in crisi vi è un fondo aziendale in cui i lavoratori versano dodici euro al mese, ma versano pure una quota del PDR per integrare la cassa integrazione,e tutto questo in violazione di alcuni punti che c'eravamo dati tutti insieme al nostro direttivo. In questa maniera si corre il rischio che invece di disarticolare Confindustria, disarticoliamo noi stessi, in quanto ogni categoria è chiamata a trovare il proprio equilibrio. Magari questo non succederà perchè saremo bravi a gestire il tutto, ma da parte mia è doveroso esprimervi la mia preoccupazione, perchè la confederalità è tante cose, ma è anche dire che se c'è una linea ce ne è solo una per i contratti. Dire che ce ne sono tre e tutte vanno bene, prima o poi potrebbe aprirci contraddizioni in casa.

Compagni, noi non possiamo permetterci di non praticare quello che predichiamo. I lavoratori possono darci sempre fiducia, ma a lungo andare dobbiamo pure garantire loro dei risultati e quindi mantenere nel tempo il loro appoggio ed il loro supporto. Dobbiamo essere consapevoli che la "base" apprezza la presenza della Cgil al tavolo della trattativa, perchè comunque rappresentiamo un forte elemento condizionante della trattativa stessa. Altra alternativa, lecita, potrebbe essere scommettere sul fatto che la liberizzazione, libererà energie e contraddizioni tali da riuscire ad imporre a questa azienda un'altra cultura sindacale.

Io personalmente non ho le competenze politiche ne conosco l'azienda per dire quale sia la strada giusta da percorrere ma una cosa è certa non possiamo rinviare questa discussione. La Cgil avrà tanti difetti ma possiede pure una vera forza che sta nel fatto che anche quando i gruppi dirigenti si dividono o non sono daccordo con Cisl e Uil, noi possiamo ricorrere sempre ai lavoratori. A loro possiamo rivolgerci in due maniere: - O diciamo loro alzate le mani " festa finita" - Oppure li invitiamo alla riflessione ed alla discussione, dove poi la votazione finale sarà la parte ultima di un percorso di partecipazione. Noi come sindacato possiamo reggere a tutto, ma ad una condizione che è quella di stare sempre più in mezzo ai lavoratori. Noi non dobbiamo dimenticare cosa siamo: " Un insieme di lavoratori e lavoratrici che si associano per difendere i loro diritti generali attraverso la vertenza in azienda, attraverso la vertenza generale, attraverso quella fusione vera che comprende interessi dei lavoratori in un ottica di interessi generici, perchè per noi un Paese che ha i lavoratori al primo posto è un Paese più bello.

Alessandro Genovese

18 febbraio 2010

Giacomo Rota, Segretario Confederale Cgil, al Congresso Provinciale Slc Cgil Catania


Impresa - Identità sindacale - Sciopero 12 Marzo.

"L'impresa, afferma il Segretario Giacomo Rota, deve avere una responsabilità sociale verso le lavoratrici ed i lavoratori e verso il territorio dove è collocata. Quindi l'impresa vive nel territorio ed in funzione di quel territorio prende denaro,avvolte anche pubblico, ed usufruisce di agevolazioni che, magari, in altre realtà non avrebbe mai avuto. Non può, di conseguenza, fare cassa ed andarsene. Non possiamo permetterci di farci dire, scusate adesso vado in altre zone( Calabria, Romania, Tunisia....) ad incassare e fare profitti sfruttando altre risorse.

Non può farlo e se viene fatto, lo si fa, perchè gli viene consentito da una classe politica imbelle. Il ragionamento è semplice. Se tu come azienda giochi con i soldi dello Stato non puoi decidere che diventi liberista un minuto dopo che hai finito di prendere denaro dallo Stato, perchè se liberista eri non li pigliavi, a maggior ragione, prima. Cari compagni, la SLC gestisce e difende uno dei pezzi più belli ed importanti che è quello di avere una comunicazione libera, e su questo noi non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo deflettere un minuto, perchè il livello della SLC deve essere un livello sempre più confederale ed oltre ai diritti e la dignità dei lavoratori che vengono messi in discussione ovunque, abbiamo il dovere di combattere contro un potere che vuole il silenzio, un silenzio che noi dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze. Ribadisco, quindi, che abbiamo bisogno di una SLC CONFEDERALE all'interno di un SINDACATO CONFEDERALE, dove il livello di confederalità sia altissimo, perchè noi alla fine di questo Congresso consegneremo al Paese, alle lavoratrici ed ai lavoratori una CGIL più forte e più ricca. Quindi vi invito a partecipare in massa e con forza allo sciopero del 12 Marzo.

Uno sciopero che è la base della libertà e si sciopererà per l'equità fiscale, lo sviluppo ed anche per far capire "A CERTI SINDACATI" che il nostro modo di essere e fare sindacato non è discutibile. Noi non mettiamo in svendita noi stessi. Noi manteniamo e continueremo a mantenere la nostra identità. Non siamo disponibili a contrattare soldi e bilateralità (quella sbagliata) in cambio dell'autonomia della CGIL. Noi siamo un sindacato che vive delle deleghe degli iscritti, non ci interessa nessun tipo di scambio. Questa è la lezione che dobbiamo apprendere. Questa è la strada da percorrere insieme ed ovunque".

Giacomo Rota

Segretario Confederele Cgil Catania

17 febbraio 2010

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: Nota introduttiva della relazione congressuale del 17 Febbraio 2010

Rivolgo il saluto innanzitutto ai nostri invitati presenti in sala e a chi, pur avendo accettato l’invito ad essere presente al nostro Congresso Provinciale, è stato trattenuto da impegni e perciò oggi non è qui con noi.

Saluto tutti voi compagne e compagni, delegati ed invitati al nostro 4° Congresso Provinciale a cui arriviamo in un momento particolarmente difficile per la crisi occupazionale, sociale e valoriale in atto e vi ringrazio.

Grazie soprattutto per il fatto che il dibattito politico, nelle assemblee in cui si sono confrontati i relatori delle due mozioni congressuali nazionali, si è sempre svolto in maniera pacata e serena e non si è mai trasformato in scontro per la ricerca di assetti, equilibri, percentuali e numeri.

Debbo dire che siamo stati tutti particolarmente bravi in ciò, forse io lo sarò stato meno degli altri, certamente sono stato meno bravo dei più giovani tra voi, di voi giovani che avete modo di partecipare alle attività interne della Camera del Lavoro di Catania nel periodo in cui, dopo anni di lacerazioni e divisioni interne, la direzione politica è stata affidata a Francesco Battiato.

Francesco, forza ed equilibrio, che sin dalla data del suo insediamento ha dimostrato di essere al di sopra delle piccole beghe interne, ha avuto il grande merito di far cessare gli scontri interni che poco o nulla avevano a che fare con l’attività sindacale ed ha messo tutti noi nelle condizioni ideali di poter agire nell’interesse di ciò che rappresentiamo; e perciò è da noi tutti considerato soprattutto un vero e grande Maestro di vita.

Francesco adesso non è più il Segretario Generale della CGIL di Catania, ha avuto la fortuna e la capacità di poter lasciare l’incarico prima del Congresso e prima di lasciare l’incarico ha promosso un grande ringiovanimento nei gruppi dirigenti delle categorie provinciali. Il suo ruolo adesso è stato affidato al nostro amico Angelo Villari che all’insegna della continuità di fare e pensare, aggiungerà del suo a quanto è stato sin qui reso possibile, ci aspettiamo ulteriori grandi cose da tutto ciò.

Dicevamo in premessa che svolgiamo il nostro Congresso, il congresso che vede attivamente partecipe questa platea quasi per intero rinnovata e ringiovanita, in un momento in cui incombe una crisi che non ha precedenti in quanto è globale, che vede coinvolte industrie ed occupazione e che mette realmente in crisi la società, così come noi fino ad oggi l’abbiamo partecipata ed i valori che ne sottendevano il vissuto sociale.

Ma nel trattare il tema della crisi dobbiamo tener presente che a volte siamo chiamati a discutere di due questioni ben distinte e separate.

Infatti, c’è una crisi reale, che come ogni crisi di carattere epocale ha dentro di sé anche i fattori del cambiamento, e c’è un utilizzo strumentale delle paure indotte dalla crisi.

Alcune aziende, troppe, stanno utilizzando, grazie all’assenza di regole e principi, lo spauracchio della crisi per comprimere i costi del personale e provano a far ciò attraverso il tentativo costante di demolire alcuni diritti fondamentali dei lavoratori, che per tali aziende rappresentano esclusivamente dei costi in bilancio. Mi ha particolarmente impressionato nell’ultima sessione per il rinnovo del CCNL delle TLC vedere all’opera, in una stanza riservata alle aziende del settore, una decina di consulenti ed esperti aziendali che continuavano a trasformare in cifre e denaro qualsiasi richiesta che veniva formulata dai sindacalisti presenti al tavolo negoziale.

Sia ben chiaro a tutti che rispetto a tali rozzi tentativi portati avanti da certa parte datoriale e da qualche rappresentante del governo nazionale, la CGIL risponde, all’unisono ed in maniera chiara che non si barattano i diritti per il salario.

C’è quindi una crisi reale la cui responsabilità è da ascrivere esclusivamente ad un certo modo di essere del capitalismo, cosiddetto avanzato, attento solo ai profitti ed ai dividendi, che ha fatto sì che pian piano, nel tempo, venisse meno il potere regolatore degli stati nazionali e per il quale l’uomo continua ad essere solo un ingranaggio del sistema produttivo.

Rispetto ai due modi d’essere della crisi industriale in atto, dobbiamo formulare le nostre proposte che si tradurranno nei nostri modi di essere ed interpretare le vertenze a livello territoriale.

Uno scrittore di fantascienza nel 1972 (H.Brinis – Il passo dell’ignoto a cura di Fruttero e Lucentini) descrisse di come la fortuita restituzione, da parte di una famiglia al commerciante, di un surgelatore rosso ciliegia, poteva innescare una congiuntura sfavorevole nei mercati, da cui poi si sarebbe potuti uscire solo attraverso una ripresa del potere di acquisto di salari e stipendi. Nel racconto la ripresa , infatti, viene avviata grazie ad un contributo che il Presidente USA invia alla famiglia che attraverso la restituzione del congelatore aveva innescato la crisi.

Attraverso la citazione di tale racconto ho cercato di rendere evidente il fatto che, sin da allora un intero mercato come quello USA poteva, così come è ai giorni nostri avvenuto, essere messo facilmente in crisi dalla perdita di potere di acquisto di salari e stipendi e che la ripresa è possibile a patto che si mettano le famiglie in condizione di poter spendere.

Quindi, anche a livello locale, va fatto sì che venga aumentato il potere di acquisto delle famiglie , sia attraverso una contrattazione di secondo livello, da negoziare all’interno di tutti i posti di lavoro, che attraverso il potenziamento della rete dei servizi resi alla famiglia. Su quest’ultimo punto dobbiamo fare in modo di essere più presenti ed incisivi nella contrattazione sociale.

Per quanto riguarda in generale il modo attuale di declinare il capitalismo che si è affermato tra le imprese e nel mercato vorrei, fare insieme a voi, qualche riflessione ed avanzare proposte.

Il profitto non può essere l’indicatore del risultato dell’azienda. Per l’azienda sono molti gli interessi convergenti, dai dipendenti ,ai fornitori, ai finanziatori, al territorio interessato,alle facilitazioni concesse dal pubblico. Pertanto, non si deve parlare più di portatori di capitali ma di portatori di interessi. L’azienda, quindi, non può essere eticamente considerata in funzione dei risultati immediati, ma il suo reale valore deve essere desunto per la cooperazione di tutti gli agenti. L’attuale crisi è originata anche dal fatto che le aziende hanno deciso di puntare sul profitto e quindi solo sul breve termine; mordi e fuggi.

Alcune tra queste aziende, soprattutto quelle che operano nel settore delle telecomunicazioni, pur mantenendo inalterati i livelli occupazionali sul territorio, sposano a tal punto queste filosofie del profitto e del breve termine che laddove il sindacato ha provato a proporre loro di guardare al territorio di Catania in maniera diversa, invitandole ad investire in loco anche nelle attività ‘pregiate’ del proprio gruppo industriale (penso ad esempio ai settori della IT e della ricerca), pur potendo contare sulla disponibilità di Enti Locali, Università e centri di ricerca, hanno fatto venire meno le condizioni di poter discutere di ciò. Ed inoltre, a dimostrazione della disaffezione che dette imprese, nutrono nei confronti delle attività sociali di impresa, ogni qual volta siamo riusciti ad iniziare ad avviare una discussione sul radicamento sociale e territoriale di impresa, a causa della prassi della mobilità territoriale dei propri quadri e dei propri referenti, ci siamo trovati costretti a far ripartire dall’inizio le discussioni avviate. Una vera e propria tela di Penelope.

Direi, imprese sempre pronte a togliere gli ormeggi e a salpare verso porti migliori, alla ricerca dell’eldorado. Il modello al quale noi guardiamo è naturalmente diverso.

Noi chiediamo che le aziende che hanno deciso di investire a Catania pratichino il principio della responsabilità sociale nella declinazione più evoluta del termine. Fair play, etica della lealtà ed etica della responsabilità, lealtà nei confronti del tessuto sociale che ha concesso benefici ed agevolazioni ed è stato modificato anche grazie all’impianto industriale e responsabilità nei confronti dei dipendenti e delle loro famiglie.

A Catania, negli ultimi tempi ci siamo dotati di una linea di azione che tiene conto dell’analisi fatta e dell’impostazione condivisa. Cerchiamo, in maniera convinta, ed a volte ci riusciamo, di far valere non soltanto il rapporto negoziale interno al posto di lavoro, ma anche di far passare il principio che l’impresa deve interessarsi dei soggetti attivi sul territorio e delle specificità che sul territorio insistono.

Vi confesso che non è un percorso facile quello che stiamo praticando, cercare di far valere un atteggiamento diverso è un esercizio per certi versi simile a quello che in guerra si adotta quando si vuol cercare di far cambiare all’avversario il terreno di confronto ed i tempi dell’intervento.

E non è solo la resistenza che le aziende oppongono al cambiamento a rallentare l’iniziativa, spesso all’interno delle aziende presenti sia sul territorio regionale che nazionale, abbiamo fatto fatica a far valere i principi che condividiamo talvolta anche all’interno del nostro stesso gruppo dirigente.

Noi vogliamo assumerci direttamente le responsabilità che il ruolo e l’impostazione che ci siamo dati ci impongono, pertanto proponiamo, un po’ in tutte le aziende, di procedere ad una verifica territoriale degli accordi e su questioni di interesse generale rivendichiamo l’apertura del confronto locale anche in sede istituzionale, chiedendo che partecipino alle proposte da noi avanzate anche soggetti esterni, purché portatori di interessi specifici.

Quella degli interessi diversi e specifici è una idea che stiamo maturando da qualche mese a questa parte. Riteniamo infatti che, in talune occasioni, ed in particolare quando gli interessi che ci derivano dal ruolo di lavoratori dipendenti, per talune vertenzialità specifiche, coincidono con quelle che derivano dal ruolo di cittadino/utente, dobbiamo sempre più chiedere il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori per condividere gli sviluppi delle vertenze in corso e gli eventuali benefici. Voglio fare un esempio che potrebbe valere anche come iniziativa da portare avanti. Diverse aziende che operano nel settore delle TLC stanno iniziando a chiedere l’utilizzo della registrazione di massa delle chiamate, al fine di poter “monitorare la qualità”, cosa che stiamo contrastando con gli strumenti ed i mezzi a nostra disposizione. Ma da utente che ne penso? Che effetto mi fa aver firmato un contratto di condizione d’uso all’interno del quale non è previsto né che i miei dati sensibili, il timbro della mia voce, possa essere registrato né che le condizioni generali previste dal contratto possano essere modificate? Ed inoltre, da utente, che effetto mi fa non veder risolti i miei reclami solo perché l’azienda, dopo avermi licenziato, ha delocalizzato all’estero le proprie attività e non è più nelle condizioni di rendermi il servizio che io pago? In questi casi gli interessi di lavoratore ed utente, a mio avviso, coincidono. Possiamo chiedere giustizia delle ragioni comuni? Noi pensiamo di si, si può fare.

Qualche tempo fa non c’era sufficiente consapevolezza delle competenze e delle capacità che il territorio di Catania può esprimere, adesso non più.

Faccio ancora un esempio: tre anni fa qualsiasi cosa avvenisse in Telecom così come in Poste e comunque in tante aziende in qualsiasi parte della Sicilia, doveva diventare innanzitutto un problema specifico dell’azienda in questione e comunque di interesse regionale quindi, nel caso in cui non si fossero trovate le soluzioni adeguate, il problema doveva essere trasferito agli onori del livello nazionale. Ritengo che se ci fosse stato un successivo tavolo internazionale probabilmente qualcuno, tra noi, avrebbe sicuramente potuto dire che “era un problema dell’internazionale”. A volte è fin troppo comodo delegare agli altri le nostre responsabilità. Adesso i rapporti velocemente stanno mutando, orgogliosamente possiamo affermare che SLC CGIL Catania non è la sommatoria delle diverse RSU aziendali, ma è un insieme dinamico di dirigenti sindacali che dibatte, negozia, propone e governa il cambiamento possibile. Tra i modelli che tentano di imporre talune imprese ed i nostri punti di vista si è aperto un bel confronto e si sono modificati i rapporti di forza; oggi siamo più forti di ieri.

Sono passati tre anni dall’ultimo congresso provinciale, tre anni vissuti insieme. Ci siamo incontrati da sindacalisti e ci siamo conosciuti da uomini. Abbiamo provato a conoscerci e ci siamo riusciti. Abbiamo imparato a condividere, quotidianamente, le nostre gioie, le nostre speranze, le nostre aspirazioni, il nostro vissuto personale ed anche le nostre debolezze. Siamo riusciti a fare dell’umanità il nostro vero punto di forza così all’interno quanto all’esterno e non solo grazie a noi di SLC. Saluto gli amici che non sono solo colleghi delle altre sigle sindacali presenti, segretari ,dirigenti, RSU e semplici iscritti alle altre sigle. A volte, quando siamo stati chiamati ad affrontare vertenze particolarmente difficili e complicate, sono emerse delle piccole incomprensioni ma grazie all’umanità che reciprocamente ci riconosciamo siamo riusciti, rispettandoci, a venire sempre fuori dalle difficoltà e più forti e risoluti che mai. Siamo stati sempre una vera forza in movimento per la tutela dei lavoratori e la difesa del diritto. Saremo sempre più presenti sui posti di lavoro perché è questo che ci rende più forti, più uniti e umanamente più ricchi. Siamo una forza in movimento che, alla ricerca costante dell’ “umanità” tende verso il vero progresso. Questa è la nostra forza.

Giovanni Pistorio

4°Congresso Provinciale SLC CGIL Catania: TELECOMUNICAZIONI




Telecomunicazioni:

A seguito della circolare n. 17 del ministro Damiano, del 14 giugno 2006, nel territorio della Provincia di Catania diverse aziende, che operavano nel settore dei call center in outsourcing, hanno provveduto a stabilizzare gradualmente, con contratto di lavoro subordinato ed a tempo indeterminato, circa 1500 lavoratori. Successivamente molte altre aziende del settore hanno continuato ad assumere utilizzando tale tipologia contrattuale.

Chiaramente tali aziende, al momento dell’assunzione, hanno utilizzato tutti i benefici previsti per legge compreso quelli di cui alla L.488/92 che prevede l’erogazione in conto capitale di contributi a favore delle imprese che intendono promuovere programmi di investimento nelle aree depresse e quelli di cui alla L. 407/90 che prevede, a fronte dell’assunzione di lavoratori con contratto di lavoro subordinato e a tempo indeterminato sgravi contributivi e previdenziali per un periodo di 36 mesi.

Come già detto, i benefici di cui alla L.407/90 sono utilizzabili per un periodo massimo di 36 mesi , quindi i benefici stanno per venire meno, per cui nel momento in cui i costi per il personale, nelle singole aziende, inizieranno a lievitare, nonostante l’alta qualità del servizio reso all’utente, potrebbe essere finanziariamente più vantaggioso per tali aziende dismettere le attività in essere nel nostro territorio per trasferirle, in altre parti della nostra penisola.

Inoltre, sempre in tale settore è già in corso una delocalizzazione delle attività verso l’estero. Quest’ultima manovra viene pienamente sostenuta ed implicitamente sollecitata dalle grandi committenti del settore (Telecom, Wind, Fastweb, Vodafone,Enel, Tele 2, Sky) molte tra queste ultime operano anche nel nostro territorio.

Il motivo che sta dietro questa sollecitazione alla delocalizzazione è semplice: fare profitto attraverso la compressione verso il basso del valore delle singole commesse assegnate agli outsourcer; tutto ciò anche a discapito della qualità del servizio reso all’utente. Qualità che dovrebbe essere recuperata, a detta di talune committenti, attraverso il controllo diretto e massiccio delle attività esercitate dagli outsourcer tramite il cosiddetto mass recording.

Sulla qualità del servizio reso all’utente e sul mass recording abbiamo già proposto di avviare iniziative comuni con le associazioni dei consumatori. Ci faremo sentire, sia come lavoratori che come cittadini/utenti, sia per la qualità del servizio erogato che per il rischio della perdita delle libertà individuali. Non dobbiamo permettere, in Italia così come in Iraq, che qualcuno possa immagazzinare uno dei nostri dati sensibili, il timbro della nostra voce, per i fini più reconditi ed inimmaginabili.

In sintesi, per ritornare al punto, di che cosa ci preoccupiamo? Da qui a fine anno con il lievitare dei costi che deriva dal progressivo venir meno dei benefici previsti dalla L.407/90 e soggiogati dalle committenti che comprimono verso il basso il valore della commessa assegnata, molti call center in outsourcing potrebbero dismettere gradualmente le proprie attività per riavviarle in altre regioni e/o all’estero.

Migliaia di posti di lavoro sono da subito a rischio, è perciò che proponiamo che tutti i soggetti che hanno interessi sociali nelle attività di impresa promuovano le seguenti proposte:

1)far sì che la Regione Sicilia finanzi l’estensione dei benefici di Legge di cui alla L.407/90 per ulteriori 24 mesi;

2)lanciare una nuova campagna per la stabilizzazione dei lavoratori in somministrazione. Il tutto anche attraverso una rimodulazione dei limiti di reddito che sono previsti per poter essere assunti utilizzando i vantaggi della L.407/90;

3)prevedere che non vengano concessi i benefici di cui alla L.488/92 a tutte quelle aziende i cui assetti societari sono sostanzialmente coincidenti con le società che già hanno utilizzato detti benefici ma non hanno mantenuto i livelli occupazionali previsti;

4) la Regione Sicilia dovrebbe chiedere al Ministro delle Attività Produttive di intervenire in maniera pesante nei confronti di chi sostiene ed alimenta le delocalizzazioni all’estero (Telecom, Vodafone, Sky, Wind etc). Queste ultime operano gestendo servizi di pubblica utilità, utilizzando licenze nazionali e soprattutto, usufruiscono di benefici accordati dallo Stato.

5)prevedere che nel territorio regionale possa essere concesso ad uso gratuito o forfettario l’utilizzo di immobili di proprietà degli EE.LL. ed inutilizzati dagli stessi, a tutte quelle aziende che ne fanno richiesta a condizione che sia stato incrementato negli anni il numero dei lavoratori occupati e che assicurano un ulteriore incremento del numero degli addetti

6)prevedere che si disciplinino nazionalmente, per legge, capitolati e contratti di appalto nel settore delle TCL in maniera tale da traguardare i seguenti obiettivi:

a) qualità del servizio reso al cittadino/utente;

b) certezza nella corresponsione, ai lavoratori dipendenti, della retribuzione prevista dal CCNL (anche in caso di insolvenza dell’azienda, tramite specifiche trattenute cauzionali da effettuare sul valore della singola commessa),

c) prevedere l’istituzione delle clausole sociali di salvaguardia su base territoriale e volontaria. Il lavoratore che perde il lavoro per il venir meno di una commessa deve aver la possibilità di seguire il destino della commessa sul territorio.

d) trasparenza dei rapporti commerciali e nelle transazioni finanziarie nel settore delle TLC all’interno del quale gira oramai un flusso incommensurabile di dati sensibili che riguardano i cittadini e una valanga di denari e che non è ancora affatto immune da eventuali tentativi di infiltrazione criminale e di riciclaggio di denaro di illecita provenienza.

Qualcosa in più va detta su Telecom, il quadro delle relazioni sindacali si è pian piano e sempre più fatto complesso e disarticolato. Se su più larga scala le scelte di Telecom appaiono sempre più vaghe e discutibili rispetto agli investimenti da destinare alla rete telefonica (atti a renderla veramente efficiente e moderna, attraverso la realizzazione della rete di nuova generazione) a livello locale le cose certamente non vanno meglio per noi. A Telecom, a livello locale, continuiamo a chiedere svariate cose, ma le richieste di portata più generale potremmo riassumerle in 3 punti:

1) mantenimento , anzi , potenziamento delle attività di call center. Telecom così come le altre compagnie telefoniche sta delocalizzando le proprie attività all’estero, penalizzando perciò non solo i propri dipendenti, il cui futuro occupazionale rischia di farsi incerto, ma anche tutti quegli utenti/consumatori che nella qualità del servizio reso da Telecom avevano creduto. Riteniamo, quindi, che anche la lotta che abbiamo iniziato, per la difesa del lavoro, insieme ai compagni del 187 di Siracusa vada ripresa e rilanciata.

2) In materia di appalti e subappalti abbiamo la necessità che chi agisce e dispone su tali materie in Telecom lo faccia in assoluta trasparenza. Abbiamo richiesto l’apertura di specifici tavoli regionali sulle diverse questioni. Su qualsiasi cosa Telecom si è dichiarata disponibile ad aprire il confronto, certo spesso tale confronto diventa fine a se stesso ed improduttivo, ma sugli appalti nonostante le continue pressioni Telecom non è disponibile a discutere. Per quanto ci riguarda, la nostra dotazione di pazienza si è ormai esaurita. O Telecom si dichiara disponibile a fornire i dati e a fare chiarezza o si assuma le responsabilità di rispondere a terzi del suo operato. Su trasparenza e legalità a Catania non si passa.

3) Relazioni sindacali. Così come le altre aziende del settore, attraverso il continuo trasferimento delle competenze in materia di relazioni industriali in altre parti del paese, Telecom sta facendo venire meno le condizioni per poter negoziare su questioni di interesse sociale e di rilevanza territoriale. Chiediamo anche su questo punto una riapertura di una discussione seria sugli attuali interessi di Telecom in Sicilia.

Giovanni Pistorio