Il prossimo 21 novembre avrà luogo la nuova mobilitazione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori dei call center in outsourcing italiani. A cinque mesi dalla riuscitissima manifestazione del 4 di giugno si è reso necessario mettere in campo una nuova, forte,
iniziativa per smuovere l’inerzia di un Governo che, sino ad oggi, ha temporeggiato, preso vaghi impegni ma, nei fatti, nulla ha messo in campo di quanto stiamo chiedendo ormai da mesi. Tutto questo mentre la crisi, complessiva e di settore, non accenna a retrocedere minimamente, tutt’altro! In queste settimane alle crisi già aperte (Accenture Palermo, Infocontact, Almaviva) si è aggiunta la crisi di ECare con la preannunciata chiusura della sede milanese.
E’ per questi motivi che il prossimo Venerdì 21 novembre abbiamo programmato a Roma la “Notte bianca dei Call Center”. La Manifestazione avrà inizio alle ore 17 con la partenza del corteo da Piazza della Repubblica ed arriverà a Piazza del Popolo dove sarà allestito il palco sul quale si alterneranno interventi di carattere politico sul tema a performance artistico/musicali sino almeno alle ore 24.
In queste ore stiamo lavorando per coinvolgere personalità del mondo dello spettacolo. Nello stesso tempo vi invitiamo a verificare nelle aziende dei vostri territori la disponibilità di lavoratrici e lavoratori di call center che, a vario titolo, coltivino interessi in
ambito artistico‐musicale e siano disponibili ad esibirsi (naturalmente a titolo gratuito).
Ora occorre concentrare le nostre forze sull’aspetto organizzativo. Come già avvenuto per la manifestazione del 4 giugno vi invitiamo ad organizzare, in ogni regione, dei pullman “unitari” per consentire il maggior afflusso possibile di lavoratori a Roma
(naturalmente il 21 novembre verrà proclamata una giornata di sciopero intero turno per tutti i call center in outsourcing con copertura anche dei turni antimeridiani del sabato).
Per le questioni di carattere organizzativo, compresi i nominativi delle persone disponibili ad esibirsi sul palco, vi chiediamo di fare riferimento a Riccardo Saccone per la SLC‐CGIL, a Vittorio Spigone per la FISTEL‐CISL ed a Fabio Gozzo per la UILCOM‐UIL.
Fraterni saluti.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC‐CGIL - FISTEL‐CISL - UILCOM‐UIL
Michele Azzola - Giorgio Serao - Salvo Ugliarolo
Call center: Sindacati, sciopero nazionale e notte bianca dei call center il 21 novembre
Le Segreterie Nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno deciso di dichiarare la seconda giornata di sciopero nazionale del settore con manifestazione da tenersi a Roma il prossimo 21 novembre, nell’ambito di un evento più ampio, una vera e propria NOTTE BIANCA DEI CALL CENTER In cui le organizzazioni sindacali inviteranno mondo della cultura, dello spettacolo, della società civile e della politica ad incontrare e confrontarsi con i lavoratori del settore e a solidarizzare con loro nella dura vertenza che li contrappone al Governo.
Mentre la vertenza che vede contrapposte British Telecom e Accenture con 262 licenziamenti non ha ancora trovato una soluzione, oggi E-Care ha annunciato la volontà di procedere alla chiusura della sede Milanese con il licenziamento di oltre 500 persone. Nelle prossime settimane la chiusura delle gare di Enel, Comune di Roma e il continuo ribasso delle tariffe praticato dai clienti porterà all’avvio di ulteriori centinaia di dipendenti.
Quanto sta accadendo era stato previsto e preannunciato tanto che il Governo aveva avviato, nel mese di giugno, un tavolo di crisi per il settore. In tale occasione le Organizzazioni Sindacali avevano evidenziato come, l’errata trasposizione della Direttiva Europea 2001/23 sulla tutela dei lavoratori, con la mancata estensione delle tutele previste dall’articolo 2112 del c.c. in occasione della successione o cambio di appalti ha creato in Italia un vuoto normativo che consente di creare crisi occupazionali esclusivamente per ridurre il salario dei lavoratori e ridurne i livelli di diritti.
A ciò si aggiungono gli incentivi per le nuove assunzioni già oggi previsti dalla legislazione, legge 407/90, per le regioni del sud che prevedono il mancato versamento contributivo per i primi tre anni.
Il combinato disposto delle due norme crea le crisi occupazionali odierne, che non sono determinate da un calo dell’attività lavorativa, ma unicamente dall’opportunità concessa al committente di cambiare liberamente il fornitore del servizio senza essere tenuto a garantire la continuità occupazionale a quei lavoratori che già prestavano la propria attività.
In questo modo il committente mantiene basso il costo con gli sgravi contributivi permanenti e le retribuzioni dei lavoratori ai minimi contrattuali e senza anzianità mentre lo Stato paga due volte, gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e gli incentivi per le nuove assunzioni, senza creare nemmeno un posto di lavoro nuovo.
In nessun Paese Europeo ciò è possibile in quanto il recepimento della direttiva su citata ha portato al varo di leggi che direttamente, come nel caso della TUPE inglese, o con rimandi ai contratti di lavoro, come nel caso spagnolo, impone di garantire continuità occupazionale in caso di successione di appalti per le stesse attività. In questo modo quei mercati hanno deciso di premiare le aziende che investono in tecnologia e che riescono ad essere efficaci sviluppando ed investendo in IT e ricerca.
In Italia no! L’Italia premia l’imprenditore più spregiudicato che viola regole e leggi e in questo modo comprime il costo del lavoro, chi invece prova a competere nel rispetto delle regole viene messo fuori mercato con la conseguenza che i lavoratori saranno licenziati.
Il Governo, in una prima fase, aveva ritenuto giuste le rivendicazioni sindacali nonchè doveroso provare a dare una risposta ai lavoratori. Dopodiché, le pressioni esercitate dalla committenza che immaginiamo non esser mai state effettuate alla luce del sole, hanno portato il Governo a ritirarsi e non convocare più il tavolo sui Call Center che invece viene sbandierato nelle risposte alle interrogazioni parlamentari dal ministro di turno.