25 novembre 2014

VIOLENZA DONNE: ALBANELLA E RAIA (PD)

ON. LUISA ALBANELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
ON. CONCETTA RAIA
ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA
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COMUNICATO STAMPA
25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE.
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ALBANELLA E RAIA (PD): “PUNTARE SULLA FORMAZIONE IN SINERGIA CON LE ISTITUZIONI SCOLASTICHE ”
“Quattordici nel 2013, sei nei primi nove mesi del 2014. Sono le donne siciliane uccise per mano di uomini violenti vittime, che fanno balzare la Sicilia al primo posto tra le regioni italiane per numero di femminicidi nel 2013, e quarta in questo 2014. Ed è ora dei dire basta di contare le morte ammazzate per mano di mariti, ex compagni, fidanzati o conviventi. Dobbiamo cambiare rotta e mettere in campo strumenti e investimenti di prevenzione e contrasto di lungo periodo che agiscano culturalmente, nel profondo, per evitare che queste violenze possano moltiplicarsi e permanere. Un‘azione che si sviluppi in dodici mesi l’anno, che non diventi occasione di appelli nel giorno della Giornata internazionale, perché il femminicidio non è un problema di parte”. E’ l’appello delle deputate democratiche Luisa Albanella, Camera dei Deputati, e Concetta Raia, Assemblea regionale Siciliana in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro ogni forma di volenza alle donne.
“A livello regionale bisogna istituire un tavolo di lavoro operativo attorno al quale i due assessorati di riferimento Famiglia e Istruzione, da oggi e per il futuro, riuniscano i rappresentati degli ex provveditorati agli Studi, gli enti locali e le Università – spiega la deputata Concetta Raia – per creare sinergie e ottimizzare risorse e strumenti e predisporre un programma di formazione che parta dalle scuole primarie e arrivi all’università”.
“E’ fondamentale abbattere sin dai banchi di scuola i luoghi comuni e gli stereotipi culturali – sottolinea la parlamentare Luisa Albanella – perché nessuna forma di violenza e prevaricazione all’interno delle mura domestiche può coesistere con le parole “amore” e “famiglia” o essere accettata o percepita come qualcosa di normale che rientri nel ménage coniugale e relazionale. La legge nazionale (119/2013) tra le prime ad avere recepito la convenzione di Istanbul è un ottimo strumento – prosegue Luisa Albanella – gli articoli 5 e 5bis riservano esplicitamente alla formazione scolastica un ruolo fondamentale, ma le leggi non bastano se non cambia la mentalità. Ma c’è di più”. “Che in Italia si conti una donna ammazzata ogni tre giorni, è una piaga sociale – aggiunge Albanella – significa che crescono aggressività latenti, conflitti sociali, decadimento morale, tutti sintomi di una società malata, che non trova altro sfogo alla propria rabbia e insoddisfazione che scagliarsi con la persona più vicina e più debole, sia fisicamente che psicologicamente, perché non è mai inutile sottolineare come le vittima di violenza siano donne legate al loro carnefice da un rapporto sentimentale e sempre più spesso dalla presenza di figli”.
“Come evidenziato dall’Istat e dai centri antiviolenza che operano da anni in Sicilia, il 23 per cento delle donne isolane ha subito violenza ma impiega cinque o sei anni prima di denunciarle– evidenzia la deputata Concetta Raia –oggi i tempi si sono dimezzati rispetto a ciò che accadeva diversi anni fa, il che significa che l’opinione pubblica sta cambiando, così come le legislazioni”. “La legge regionale sulla violenza alle donne 3/21012, da me proposta e portata avanti fino alla sua approvazione all’Ars – ricorda Raia – ha permesso la istituzione di un forum per mantenete e la creazione di una rete come i centri che operano, ma ci dispiace ammettere, che tanto bisogna ancora fare, purtroppo la situazione finanziaria della Regione che non permette di poter contare su una adeguata e necessaria copertura economica”.
“La violenza di genere non è un raptus né la manifestazione di una patologia, bisogna essere coscienti del fenomeno, senza cadere nell'errore di sminuirlo – concludono Albanella e Raia – Spesso quando le cronache riportano un femminicidio, se opera di italiano si parla di raptus o patologia, se straniero di barbarie culturale, come se ammazzare non fosse comunque una barbarie. Le ricerche sulla violenza di genere ci dicono invece che questa si esprime con una escalation di episodi sempre più gravi, non è quasi mai episodica e spessissimo i suoi autori sono lucidissimi”.