Lettera Aperta
Presidente
Almaviva Contact
Dott. Marco TRIPI
Amministratore Delegato
Almaviva Contact
Dott. Andrea ANTONELLI
Sono passati pochi giorni dalla firma dell’accordo, sottoscritto al Ministero dello Sviluppo Economico, che ha impedito i 3000 licenziamenti avviati dalla Vostra azienda.
La vertenza, come ovvio, è stata particolarmente complicata e sofferta, da un lato per le difficili condizioni di mercato in cui operate e dall’altro, per la rabbia crescente di lavoratori colpiti da anni di sacrifici ripetuti, che si mantengono con stipendi da part time e che vedono continuamente messo a repentaglio il loro posto di lavoro nonostante i tantissimi sacrifici fatti negli ultimi anni.
Queste due condizioni hanno reso complicatissima la definizione di un accordo, perché i presupposti sembravano del tutto inconciliabili. Non vi sarà sfuggito che oltre il 93% dei lavoratori aveva respinto la precedente proposta di soluzione avanzata dall’azienda sulla base delle indicazioni fornite dalle Istituzioni.
La ripresa del confronto, intervenuta a pochi giorni dalla fine della procedura che avrebbe portato al licenziamento di quasi 3000 persone concentrate tra Palermo, Napoli e Roma, ha consentito, grazie all’intervento diretto dei massimi vertici istituzionali, la definizione di un accordo.
Tutti noi abbiamo trepidato mentre abbiamo atteso per tre lunghissime ore la fine del faccia a faccia tra il Ministro dello Sviluppo Economico e l’azienda che ha aperto la strada ad una soluzione.
L’intesa raggiunta ha messo in campo un percorso virtuoso in cui, revocando la procedura di 3000 licenziamenti, si gestiranno con gli ammortizzatori sociali, 2400 esuberi iniziali che al termine dei diciotto mesi previsti diventeranno 1100 con un impegno a portare nuovi volumi di attività presso le sedi impattate.
Inoltre, al termine di questo periodo sarà disponibile il ricorso a ulteriori diciotto mesi di ammortizzatori, attraverso il ricorso al FIS (fondo d’integrazione salariale) istituito con la nuova disciplina introdotta dal Parlamento pochi mesi or sono.
Questo eventuale successivo periodo, se necessario, dovrà consentire di azzerare i residui 1100 esuberi individuando nuove attività e volumi da indirizzare sulle sedi coinvolte.
Per la prima volta da anni, si definisce un accordo che riduce esuberi e percentuali di utilizzo degli ammortizzatori sociali. In altre parole, per la prima volta si evita di distribuire disgrazie ma ci si impegna a portare nuovo lavoro investendo su tutti i siti aziendali.
E’ evidente che la tensione che si era creata, le aspettative nate da una vertenza che aveva raggiunto una visibilità nazionale, l’insieme delle frustrazioni che tutti hanno ritenuto di dover “scaricare” sulla vertenza rendono molto difficile una discussione di merito con i lavoratori.
Discussione condizionata da “paure” e ansie che devono essere recuperate e superate.
Per fare questo è necessario assumere comportamenti coerenti e, soprattutto, rispettosi degli impegni assunti consapevoli che i lavoratori sono in attesa di rilevare se quanto negoziato sarà rispettato.
Invece, mentre sono ancora in corso le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori, la Vostra azienda, ripetutamente, evidenzia posizioni che contraddicono quanto sottoscritto, creando sconcerto e alimentando le “urla” di chi ritiene di essere stato raggirato.
Programmazioni difformi all’accordo sulla formazione, messaggi completamente infondati sul pagamento degli stipendi e sul riconoscimento dell’anticipazione di quanto dovuto dall’Inps, riferimenti a cose dette e non scritte che non trovano nessun riscontro, stanno alimentando un clima di sfiducia e rabbia da parte dei lavoratori che non trova nessuna giustificazione.
L’accordo è scritto e sono chiari gli impegni che le parti hanno assunto con la presenza di due Ministeri. Si rispettino quegli impegni evitando confusioni incomprensibili. L’anticipazione è dovuta e non ci sono condizioni se non l’impegno del Ministero a velocizzare le procedure, la formazione è disciplinata in italiano e senza dubbi interpretativi.
Se, invece, l’azienda fosse pentita dell’accordo raggiunto, abbia il coraggio e la dignità di assumersene la responsabilità dichiarando di non voler rispettare quanto concordato.
Si eviti, però, di usare i sentimenti dei lavoratori per provare a rimettere in discussione quanto negoziato e fare quello che l’azienda voleva fare: licenziare 3000 lavoratori! Questa sarebbe un’operazione intollerabile e vile che non potrebbe che avere reazioni proporzionate alla gravità delle soluzioni che l’azienda sembra perseguire.
Certi, però, che non sia questo l’obiettivo che state perseguendo, V’invitiamo a una maggiore sobrietà e a comportamenti coerenti con quanto sottoscritto.
Distinti saluti.
Le Segreterie Nazionali