08 maggio 2013

Cassazione. Licenziato chi non comunica l’assenza

 Cassazione. Licenziato chi non comunica l’assenza. A prescindere da visite fiscali favorevoli o certificati medici esibiti in seguito, il dipendente è tenuto a comunicare in maniera tempestiva e corretta la sua assenza dal posto di lavoro: lo dice la Corte di Cassazione, una prescrizione ben più vincolante di una sottolineatura da codice deontologico. La Sezione Lavoro della Suprema Corte ha infatti confermato il licenziamento di un operaio ritenuto colpevole di assenza ingiustificata per un’itera settimana. I giudici di merito gli avevano già dato torto: i licenziamento si fondava su una giusta causa.
La sentenza 10552/13 è importante perché la Corte non ha tenuto conto dei referti ospedalieri (pronto soccorso) e certificati medici (quello di famiglia) che attestavano la sussistenza di una malattia. Si legge sul Sole 24 Ore dell’8 maggio come la prova a discarico “non deve riguardare tanto la sussistenza effettiva, e la eventuale persistenza, della malattia, ma tocca l’obbligo di comunicazione dell’assenza, perché incide su rapporto fiduciario con il datore di lavoro”. In conclusione, l’operaio avrebbe dovuto giustificare (accertata la fondatezza dell’impedimento) il perché non è riuscito nemmeno a fare una telefonata al datore di lavoro per dirgli che non sarebbe potuto andare al lavoro. Inutile dopo, presentare il certificato del medico di famiglia.


07 maggio 2013

Vodafone: Comunicato ai Lavoratori 4 maggio 2013

Dopo oltre 40 ore di trattativa è stato sottoscritto, con i vertici di Vodafone, l’accordo per la gestione degli esuberi denunciati dall’azienda con l’apertura della procedura di mobilità avviata in data 11 marzo u.s.. L’accordo prevede unicamente percorsi volontari escludendo sia licenziamenti sia trasferimenti unilaterali, consentendo ai lavoratori di valutare direttamente quale sia il percorso professionale e personale più attinente alle proprie condizioni personali.
Il duro confronto intrapreso con i vertici di Vodafone ha consentito di raggiungere un’intesa che scommetta sul rilancio dell’azienda difendendo l’insieme dell’occupazione, evitando, in questo modo, facili scorciatoie quali quelle perseguite nel passato in materia di cessioni di ramo d’azienda.
L’intesa prevede:
 La mobilità volontaria di 700 unità all’interno di un bacino di oltre 2100 lavoratori. La mobilità sarà accompagnata da un sistema di incentivazione e/o dalla ricollocazione in aziende fornitrici di servizi per Vodafone;
 La trasformazione volontaria del contratto di lavoro a part time incentivato sia economicamente che dal punto di vista degli orari di lavoro;
 La ricollocazione all’interno dell’azienda in mansioni diverse nel caso in cui, alla fine della finestra per l’uscita in mobilità prevista per un periodo di 18 mesi, dovessero esserci ancora unità in quelle aree in cui l’azienda aveva aperto i licenziamenti;
 Il riconoscimento di una “una tantum” quale compenso per l’apporto dei lavoratori ai risultati dell’anno 2012 anche se Vodafone aveva disdettato l’accordo sul Premio di Risultato;
 La definizione del Premio di Risultato per gli anni 2013 – 2015;
 Modifiche normative per procedere al reale smaltimento delle ferie e dei permessi;
 Un tetto all’assorbimento massimo dell’aumento contrattuale nei superminimi individuali, consentendo in questo modo di adeguare lo stipendio al costo della vita.
In aggiunta alle condizioni economico/normative che hanno consentito di azzerare la previsione di licenziamenti unilaterali, il confronto ha consentito, anche e soprattutto, di definire le norme di tutela per i lavoratori e per il lavoro, in un’ottica di rilancio
complessivo dell’occupazione attraverso:
I. La garanzia che non saranno avviate ulteriori procedure di licenziamento per un periodo di 36 mesi a conferma della gestione totalmente volontaria degli esuberi dichiarati dall’azienda;
II. La previsione che non saranno avviate, sempre per un periodo di 36 mesi, procedure di cessione di rami aziendali;
III. Il vincolo a puntare sul Paese Italia per il sevizio di customer attraverso il vincolo a non de localizzare ulteriori volumi e attività aggiuntive a quelle attuali, con la previsione che i processi di automazione del servizio di care dovranno diminuire i volumi gestiti all’estero.
L’insieme delle tre norme di garanzia, quella sulle delocalizzazioni rappresenta un’assoluta novità nel sistema di relazioni industriali del settore tale da permettere un rilancio dell’iniziativa sindacale contro lo spostamento del lavoro in Paesi a basso costo del lavoro, unitamente alle scelte gestionali che hanno permesso di prevedere la gestione degli esuberi dichiarati dall’azienda solo su base volontaria, hanno consentito di sottoscrivere un accordo sofferto ma che apre importanti prospettive per il futuro
Si tratta ora di consolidare il lavoro sindacale realizzato attraverso un’accurata gestione dello stesso in tutti i tavoli territoriali al fine di rendere veramente e totalmente esigibili gli impegni sottoscritti.
Parallelamente vanno illustrate puntualmente le condizioni previste dall’accordo ai lavoratori in modo tale da consentirgli una scelta consapevole sul proprio futuro.

Lavoro: contratti a tempo, nessuna deroga alla riforma Fornero

Non ci sarà alcuna deroga, rispetto alle nuove regole sui contratti di lavoro a tempo determinato, le quali prevedono un allungamento dei tempi d'intervallo tra un contratto di lavoro e l’altro, neanche se il contratto a termine riguarda la sostituzione di lavoratrici in maternità. Dunque, se il datore di lavoro intende riassumere, in sostituzione di una dipendente in maternità, uno stesso lavoratore o lavoratrice già precedentemente assunto con contratto a termine, sempre per sostituzione per maternità, dovrà attendere l’intervallo di tempo (60 o 90 giorni) che la legge Fornero prescrive tra un contratto a termine e il successivo.
Dal 18 luglio 2012, sono in vigore le nuove norme sui contratti a termine, le quali prevedono che tra la scadenza di un contratto e la stipula di quello successivo passino 60 giorni, per contratti di durata inferiore a 6 mesi, e 90 giorni, per contratti di durata superiore. Le regole precedentemente in vigore prevedevano intervalli di tempo, rispettivamente, di 10 giorni, per contratti fino a sei mesi, e di 20 giorni, per contratti di durata superiore. Il cambiamento s’inquadra nell’ambito della riforma del lavoro voluta dalla ministra Elsa Fornero e codificata nella Legge n. 92 del 2012.
Il chiarimento sulla mancata deroga rispetto alla legge Fornero lo ha fornito lo stesso ministero del Lavoro, con una nota diffusa alla stampa.



Donne lavoratrici in gravidanza: Astensione dal lavoro

Le donne lavoratrici in gravidanza, qualora siano dipendenti, sia del settore privato che di quello pubblico, hanno diritto ad un periodo di astensione obbligatoria per maternità, ovvero un periodo retribuito di assenza dal lavoro, della durata di 5 mesi, più altri periodi facoltativi.
Astensione obbligatoria

L’astensione obbligatoria riguarda il periodo che intercorre tra i due mesi antecedenti al parto ed i tre mesi successivi. Tale diritto della madre costituisce un obbligo, per i datori di lavoro, sia privati che pubblici.
In alternativa, l'astensione dal lavoro può essere attuata, a scelta dell'interessata, per 1 mese prima del parto e i 4 successivi. In questo caso, è necessaria una "certificazione di flessibilità al congedo di maternità", attestante che tale scelta non pregiudica la salute della gestante e del bambino, rilasciata da un ginecologo del SSN sia un medico competente per la salute nei luoghi di lavoro.
In caso di parto prematuro, si possono aggiungere ai 3 mesi successivi al parto stesso i giorni di astensione obbligatoria non goduti prima dell'evento, nel limite massimo di 5 mesi, a condizione che ci sia stata comunque effettiva astensione dal lavoro.
Lo stesso diritto è esteso anche al padre, purché dipendente, nel caso non ne possa usufruire la madre, in quanto non dipendente.
Prima dell’inizio dell’astensione obbligatoria, la lavoratrice deve presentare al datore di lavoro e all’INPS 2 documenti:
- la domanda di corresponsione dell’indennità di maternità, precisando la data di inizio dell’astensione obbligatoria;
- il certificato medico di gravidanza, redatto su un apposito modulo in dotazione alla Asl.

È possibile richiedere alla Direzione provinciale del lavoro l’astensione anticipata dal lavoro fin dall’inizio della gestazione, in caso di:
- gravi complicazioni della gestazione;
- condizioni di lavoro o ambientali pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino;
- impossibilità di spostare la lavoratrice a mansioni meno disagevoli.

Congedo parentale
Sia la lavoratrice madre che il lavoratore padre, anche congiuntamente, hanno diritto ad astenersi dal lavoro, successivamente all’astensione obbligatoria, per un periodo complessivo di 10 mesi, anche non consecutivi, con un limite di sei mesi per ciascun genitore, nei primi otto anni di vita del bambino.
Per tutto il periodo di astensione obbligatoria, la lavoratrice ha diritto ad una indennità giornaliera pari all’80 per cento della retribuzione globale media giornaliera percepita nel periodo precedente a quello in cui ha avuto inizio l’astensione. In tutti i casi di astensione facoltativa, l’importo dell’indennità di maternità è pari al 30 per cento della retribuzione.
Dal punto di vista previdenziale, il periodo di astensione obbligatoria per maternità è considerato utile sia per il diritto che per la misura di tutti i trattamenti pensionistici.
Il datore di lavoro deve concedere alle lavoratrici madri, durante il 1° anno del bambino, 2 permessi di riposo di 1 ora, anche cumulabili durante la giornata.
Entrambi i genitori possono assentarsi anche in caso di malattia del bambino, fino al compimento dell'8° anno di vita. Nei primi 3 anni di vita, non ci sono limiti, mentre dopo, fino all'8° anno, sono concessi 5 giorni all’anno per ciascun genitore.
La madre lavoratrice (o il padre, se può godere dei medesimi diritti) non può essere licenziata, per un periodo che va dall’inizio del periodo di gestazione fino al compimento di 1° anno di età del bambino.
Le donne in gravidanza e le madri fino a 7 mesi dopo il parto sono anche esonerate da compiti gravosi ed insalubri, quali ad esempio il trasporto e sollevamento di pesi.
La materia è regolata dalla legge 1204/1971 e dalla legge legge 53/2000.

Interruzione della gravidanza
Nei casi di interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza, successivamente al 180° giorno della gestazione, viene prevista la facoltà per la lavoratrice di riprendere in qualunque momento l'attività lavorativa. Tuttavia è necessario che un medico specialista (medico di famiglia) e il medico competente (per la sicurezza lavoro) attestino che il rientro anticipato non arreca pregiudizio allo stato di salute.

06 maggio 2013

Almaviva: Comunicato unitario incontro due maggio 2013

Il 2 maggio si è svolto il secondo incontro fra la società Almaviva Contact e le  Segreterie Nazionali Territoriali ed il coordinamento Nazionale delle RSU aziendali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e UGL Telecomunicazioni sulla situazione aziendale. In apertura di incontro è stato stigmatizzato con forza da parte delle OO.SS. la decisione unilaterale dell’azienda di non pagare con la busta paga di aprile l’una tantum contrattuale. A riguardo l’azienda ha affermato che con la busta paga di maggio metterà in pagamento la somma dovuta a seguito del rinnovo del CCNL.
L’Amministratore Delegato di Almaviva Contact ha poi esposto il piano aziendale finalizzato al recupero degli esuberi, alla messa in sicurezza del conto economico e segmento “inbound”.
Per quanto riguarda il calo dei volumi ed il conseguente esubero di personale l’azienda ha presentato un piano che, attraverso l’adozione dei Contratti di Solidarietà (CDS), miri a distribuire risorse dalle commesse “scariche” a quelle con maggiori volumi senza che nessun centro operativo perda le commesse ad oggi assegnate. Un operazione questa che, sempre secondo il piano aziendale, porterà con gradualità ad una quasi omogenea distribuzione dei CDS attraverso un processo di formazione diffuso ed un’azione di adeguamento tecnologico e dei processi commerciali. In particolare le fasi presentate dall’azienda sono:
Fase “1” da maggio ad ottobre 2013: le commesse Sogei e Fastweb sono in calo ma ancora operative; si procede al reingresso e formazione del personale attualmente in Cassa Integrazione Straordinaria su Roma; riequilibrio fra le sedi siciliane e quella di
Napoli. In questa fase le percentuali di CDS arriveranno ad una percentuale così ripartita:
Roma 50%; Napoli 40%; Catania e Palermo al 25%; Rende e Milano non farebbero solidarietà.
Fase “2” da novembre 2013 ad aprile 2014: le commesse Sogei e Fastweb verrebbero chiuse; le sedi di Milano e Rende inizierebbero ad adottare i CDS; a Palermo si risolve la questione delle sedi con la definitiva assegnazione da parte della regione di un nuovo centro; la sede di Roma e Napoli verrebbero considerate dall’azienda come i centri con assegnazione prioritaria di nuove commesse. In questo semestre l’azienda ritiene che le percentuali di solidarietà arriverebbero, sempre nella fase finale della “fase” alle seguenti:
Roma 45%; Napoli 35%; Catania e Palermo 25%; Milano e Rende 20%.
Fase “3” da maggio 2014 ad aprile 2015: in questo periodo terminerebbe il processo di riequilibrio dei volumi fra sedi e commesse per arrivare ad aprile 2015 con una stabilizzazione che, nei disegni aziendali, dovrebbe vedere le sedi di Roma e Napoli al
30% e tutte le altre al 25%.
Questo il piano di gestione delle eccedenze. Gli altri elementi considerati indispensabili dal management aziendali per il rilancio riguardano le seguenti aree di intervento:
Flessibilità: estensione al 60% dei ROL dell’anno in corso da poter essere utilizzati a copertura di improvvisi cali di volume (il nuovo CCNL TLC ha fissato questa percentuale al 30%); introduzione di una Banca Ore dove far confluire il supplementare e lo
straordinario con conseguente utilizzo delle ore accumulate a copertura dei cali di volume; smonetizzazione delle festività coincidenti in domenica ( in questo caso verrebbe corrisposto al lavoratore non più la somma supplementare di un ventiseisimo ma una
giornata di riposo equiparata alle ex festività).
Recupero efficienza e produttività: estensione a tutte le sedi operative della timbratura in postazione, ad oggi attuata in via sperimentale solo in alcune sedi; misurazione delle performance di qualità e produttività a livello di service team.
Telelavoro: formare da subito una commissione paritetica che verifichi la percorribilità di questo strumento finalizzandolo al raggiungimento di maggiore flessibilità.
Qualità: introduzione di un nuovo sistema di verifica dei processi e dei flussi della qualità focalizzato su un sistema di analisi delle chiamate. Le OO.SS. hanno dal canto loro per prima cosa registrato con favore come l’azienda abbia accolto la richiesta di gestire le eccedenze attraverso i CDS, uno strumento non traumatico e sostenibile per i lavoratori. Un elemento sul quale invece le parti sono ancora molto lontane è rappresentato dalla tempistica con la quale l’azienda vuole raggiungere una percentuale omogenea (peraltro neanche completamente, visto che nelle “fasi” aziendali è previsto che comunque Roma e Napoli rimangono con percentuali comunque più alte rispetto agli altri siti) e dalla forte sperequazione che per diversi mesi permarrebbe fra i vari siti. La proposta sindacale di Contratti di Solidarietà diffusi equamente fra i siti e fra le commesse nasce proprio dal bisogno di contemperare l’esigenza di gestire i cali di volumi, di intervenire sulla condizione del conto economico aziendale (fattore di vera preoccupazione) con il rendere per tutti i lavoratori sostenibile e poco incisivo l’uso dell’ammortizzatore sociale. Al momento lo schema aziendale è molto lontano da queste esigenze. Le OO.SS. ritengono che lo strumento della formazione può contribuire in maniera significativa ad un miglioramento della qualità del lavoro.
L’azienda ha accolto positivamente la richiesta delle OO.SS. in merito alla possibilità di apertura di una finestra di mobilità volontaria (ex Legge 223/91 art. 4). Occorre che nei prossimi giorni si lavori per superare queste difficoltà se si vuole
raggiungere un accordo sostenibile. Per quanto riguarda la perdita della commessa Fastweb, le OO.SS. hanno deciso di attivare immediatamente quanto previsto dal nuovo art.53 del CCNL TLC, chiamando le stesse ad un tavolo trilaterale dove capire i razionali che hanno portato al mancato rinnovo e verificare quali soluzioni possono essere trovate.
Sul resto del pacchetto proposto dall’azienda le OO.SS. si sono dichiarate disponibili a proseguire il confronto ad eccezione delle richieste di banca ore per il supplementare e dell’estensione al 60% della quota di ROL dell’anno utilizzabili dall’azienda. Su questi due punti le Segreterie Nazionali hanno espresso un giudizio del tutto negativo respingendo decisamente la proposta aziendale.
Sul sistema di rilevamento della qualità si svolgerà il prossimo 7 maggio un incontro specifico finalizzato a verificare nel merito il sistema, soprattutto per quanto attiene le sue ricadute sull’art.4 della Legge 300 e sulle questioni di privacy dei lavoratori e dei clienti.
Nel frattempo non possiamo che rinnovare all’azienda l’invito pressante già rivoltole altre volte, ovvero ad avere atteggiamenti coerenti e rispettosi di tutti i passaggi sindacali e di comunicazione. In un momento così difficile per questa azienda nessuno può pensare di permettersi di avere posizioni poco chiare, mutevoli a seconda del contesto dove si esprimono. Quanto è successo sul mancato pagamento dell’una tantum contrattuale dovrebbe costituire per i responsabili aziendali un monito per il prosieguo della trattativa e per le relazioni sindacali future.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL UGL-Telecomunicazioni

Lombardi (Asati): "Scorporo rete Telecom, a Cdp il 25%"

Intervista di Federica Meta
“Lo scorporo della rete di Telecom Italia e l’eventuale ingresso dell’azionista Hutchison Whampoa sono operazioni che devono avvenire nell’interesse di tutti gli azionisti, compresi i piccoli”. Franco Lombardi, presidente di Asati, scende in campo con le proposte a tutela delle minorities in vista del Cda dell’8 maggio che dovrà discutere dei due delicati dossier. “Dobbiamo evitare - chiarisce Lombardi al Corriere delle Comunicazioni - di ripetere le ingiustizie subite nel passato dei piccoli azionisti (che rappresentano il 70% del capitale di TI e 600mila azionisti ndr) a valle della privatizzazione”.

Presidente Lombardi, Asati chiede un’assemblea straordinaria da convocare entro il mese di settembre. Per fare cosa?
L’assemblea straordinaria sarà chiamata alla modifica sostanziale dello statuto sociale. In particolare va rimossa la norma che prevede che alla lista “maggioritaria” siano assegnati i 4/5 dei consiglieri di amministrazione. Norma che poteva avere, forse, un senso quando in una azienda figurava un azionista con oltre il 40-50% del capitale, ma che non ha più ragione di esistere: oggi un azionista, con un 20% o anche meno governa una società,  ponendo condizionamenti insopportabili per gli altri azionisti,e favorendo conflitti di interesse per operazioni con parti correlate.  Proponiamo inoltre l'introduzione di norme allineate ad un sistema di governo coerente con l’assetto azionario a larga diffusione ovvero il cosiddetto statuto “duale” con l’introduzione del Consiglio di Gestione e del Consiglio di Sorveglianza. L’assemblea dovrà inoltre trattare anche la questione dello scorporo.

In questo senso quali sono le vostre proposte?
Sul tema della rete Asati propone di mettere in borsa il 47% di Open Access, con le strutture passive e civili di Tlc, l’elettronica di accesso per la rete Ngn, gli asset passivi del backbone e i sistemi di alimentazione e condizionamento. Alla Cdp sarà riservata una quota, che potrebbe essere del 25% e ai dipendenti una quota del 3%, immessa in una apposita Sicav. Telecom, da parte sua, manterrà una quota importante del 25%. Il 47% immesso sul mercato potrà anche essere sottoscritto dagli attuali azionisti Telecom Italia che daranno in cambio le loro azioni ordinarie e di risparmio, annullate poi dalla società. In questo modo si attuerebbe una operazione definita Opv-S (Offerta Pubblica di vendita-scambio) che garantirebbe assoluta trasparenza e rispetto di tutti gli azionisti. Effetti positivi ci sarebbero anche per il sistema Paese che potrebbe finalmente intraprendere un percorso più rapido verso il rafforzamento delle infrastrutture di rete mentre Telecom avrebbe la possibilità di raccogliere dal mercato significative risorse finanziarie senza compromettere la sua attività principale.

Altro dossier delicato è quello dell’integrazione Telecom-3 Italia. I cinesi vogliono il 29,9% del capitale. Cosa pensate in merito?
Secondo l’ufficio studi di Asati, che ha considerato perimetri omogenei finanziari, il valore di H3g Italia può essere rapportato intorno al  5% del capitale sociale di TI.

Questo che vuol dire?
Che in cambio dell’azienda H3G l’azionista Hutchison Whampoa riceve la suddetta quota azionaria di Telecom già a disposizione del Cda che potrà avvalersi della delibera assembleare dell’aprile 2009. Oltre alle sinergie vanno ovviamente esaminate le eventuali ripercussioni sul piano occupazionale delle due società.

Ma i cinesi rimarrebbero ben lontani dalla quota a cui puntano…
Con l’operazione indicata, Hutchison Whampoa cederebbe H3G Italia in cambio del 5% delle azioni TI. L’aumento della quota azionaria in TI - secondo Asati - dovrebbe avvenire tramite un’Opa “parziale” e “volontaria” fino a un massimo del 29,9% compresa la quota di assegnazione di azioni per l’acquisizione di H3G Italia, ad un prezzo minimo equivalente al Book Value di TI pari oltre 1 euro per azione.

Questa operazione vi darebbe maggiori garanzie?
Certamente. Asati si opporrà a qualsiasi tentativo di eludere la questione della tutela degli azionisti attraverso ipotesi di acquisizione diretta di quote Telco rivolta agli azionisti della stessa Telco. Per questo invieremo una lettera apposita alla Consob chiedendo di seguire l’evoluzione degli  eventi attraverso una doverosa vigilanza.

Cosa chiedete infine al Cda in programma dopodomani?
Di elaborare un nuovo piano strategico pluriennale con il quale verificare la fattibilità delle due suddette operazioni tenuto nel dovuto conto l’impatto occupazionale.


Esuberi Vodafone, accordo fatto

Raggiunto nel weekend l'accordo tra Vodafone e sindacati (Slc-Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Coordinamento delle Rsu) sui 700 esuberi del gruppo dopo una trattativa partita a marzo, in seguito all'avvio della procedura di mobilità. L’intesa, che sarà formalizzata oggi presso il ministero del Lavoro, prevede un insieme di contratti di solidarietà e mobilità volontaria e ricollocamento

L'accordo, inoltre, prevede una verifica della situazione entro il 2015 e l'impegno dell'azienda a fare il punto sulle delocalizzazioni con la disponibilità a ridurle progressivamente.
L'intesa, che dovrebbe essere ratificata oggi, prevede anche un recupero con demansionamento per chi non volesse aderire alla mobilità.

Nell'avviare il piano Vodafone Italia aveva evidenziato “gli effetti negativi della crisi macroeconomica, la forte pressione competitiva e il drastico calo dei prezzi, nonché gli interventi regolatori che avevano provocato una “rilevante erosione del fatturato e dei margini”.


“Un accordo che ha senz'altro un lato positivo importante, visto che Vodafone, contrariamente a quanto fanno molti gruppi, ha deciso di limitare la delocalizzazione dei call center all' estero”. Così il segretario generale della Slc, Michele Azzola, nel commentare l'accordo raggiunto tra Vodafone e sindacati sui 700 esuberi annunciati dall'azienda.

Gli esuberi sono complessivamenye 700, rispettivamente 671 lavoratori per Vodafone Omnitel NV e 29 lavoratori per Vodafone Gestione. I tagli saranno gestiti attraverso contratti di solidarietà di tipo "difensivo" per 396 addetti e con un benefit all'esodo che potrà variare dalle otto alle 36 mensilità.

L'azienda si è impegnata a non varare altri interventi sull'occupazione per tutta la durata del piano, vale a dire fino ad aprile 2016. Inoltre, "fino a tale data non saranno realizzate operazioni di societarizzazione ed esternalizzazione per il tramite di cessioni di ramo", si legge nel verbale dell'accordo.

"Nell'ambito di un modello di Customer Care coerente con le politiche del gruppo, Vodafone Italia afferma che l'insieme delle attività e dei volumi del Customer Care gestiti in off shoring è in linea con la complessvia sostenibilità del customer - si legge nell'accordo - Pertanto tali attività e volumi non saranno soggetti ad ulteriori variazioni. Inoltre coerentemente con un piano di automazione delle attività, le stesse potranno nel tempo subire una progressiva riduzione", si legge nel verbale dell'accordo.
di Paolo Anastasio

Assistenza disabili: Attivazione Sportello H - Catania -

Care Compagne , cari Compagni,
vi comunico che da Martedi' 8 maggio 2013, grazie all'impegno ed alla disponibilità della compagna Francesca Arena ,sarà attivo lo "Sportello H"- assistenza disabili.
Attraverso l'attivazione dello "Sportello-H" assistenza disabili, attivo ogni martedi' dalle 15.30 alle 19.00 (via Crociferi n. 40), verranno erogati i seguenti servizi:
- Informazioni sui diritti,le prestazioni e la modulistica da utilizzare per la fruizione e l'accesso ai servizi
- Assistenza in caso di mancata applicazione della legge a tutela dei lavoratori invalidi e delle loro famiglie
- Consulenza ed assistenza per la legge 104, indennita' di frequenza e indennita' di accompagnamento
- Legge 68/99 (diritto al lavoro dei soggetti disabili).
Grazie per l'attenzione
Mario Licciardello
Responsabile Organizzazione SLC CGIL Catania

03 maggio 2013

Esuberi Vodafone, trattativa a oltranza

E’ in corso da questa mattina presso la sede di Unindustria Roma il confronto fra Vodafone e i sindacati, per discutere la vertenza sui 700 esuberi annunciati due mesi fa dall’azienda con l'aperura delle procedure di mobilità. Lo ha confermato oggi Michele Azzola, segretario della Slc-Cgil. Al tavolo della trattiva a oltranza, cominciata ieri pomeriggio, le delegazioni sindacali di Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom-Uil.

"Siamo a buon punto, la trattativa sta sciogliendo a uno a uno tutti i nodi aperti sul tavolo - dice Miclele Azzola, segretario della Slc Cgil - Sull'inisieme dell'accordo siamo a buon punto, con soluzioni che sono anche innovative per i lavoratori. Resta ancora aperto un nodo, che si chiama delocalizzazioni, ma contiamo di chiudere anche questo capitolo prima della firma dell'accordo, che contiamo di siglare in serata".

Nel dettaglio, sono tre i nodi aperti sul tavolo della trattativa: in primo luogo, il periodo di tutela occupazionale che, secondo i sindacati, deve essere inserito in un piano industriale di ampio respiro, con il quale l’azienda si impegna a non modificare il perimetro aziendale, a non fare cessioni e a non mettere in campo operazioni di grande impatto sui lavoratori. Vodafone ha proposto un periodo di 21-24 mesi che i sindacati avevano giudicato insufficiente.

Il secondo nodo aperto è, come detto, quello delle delocalizzazioni, che riguardano in particolar modo le attività di customer care. I sindacati chiedono che le attività off shore vengano riportate in Italia. Il terzo e ultimo nodo riguarda il premio di risultato (Pdr): l’azienda aveva proposto un abbattimento del 50% del Pdr, un taglio giudicato eccessivo dai sindacati.

Lo scorso 4 aprile, Vodafone e sindacati hanno trovato un punto di intesa sulla mobilità volontaria incentivata e i trasferimenti, anche questi incentivati, in azienda partner per scongiurare i licenziamenti. Era anche stata stralciata dal confronto la posibilità di fare ricorso a trasferimenti territoriali.

Lo scorso 7 marzo Vodafone ha annunciato 700 esuberi strutturali con l’obiettivo di risparmiare 80 milioni di euro nei prossimo 18-24 mesi. “Il piano evidenzia che gli effetti negativi della crisi macroeconomica - evidenziava la compagnia in una nota - la forte pressione competitiva e il drastico calo dei prezzi, nonché gli interventi regolatori, stanno progressivamente influenzando in modo molto critico l'andamento del settore delle telecomunicazioni". Anche Vodafone Italia, "che in questi anni ha mantenuto costante la sua strategia di investimenti in Italia per offrire ai propri clienti il miglior servizio e la migliore qualità e copertura di rete, ha risentito degli effetti combinati di questi fenomeni registrando negli ultimi due anni una rilevante erosione del fatturato e dei margini".

Le eccedenze si concentrano per la maggior parte in Vodafone Omnitel NV (671 unità) e per la parte rimanente in Vodafone Gestioni (29 unità). Il contributo maggiore al piano di ristrutturazione arriva dall’area tecnologie con 221 esuberi, seguita dal commercial operation (140), commerciali (99), affari generali (65), risorse umane (55), finanza (48), amministrazione (40), affari legali (20), terminali (12). I tagli riguardano prioritariamente la sede di Milano e a seguire quella di Roma.
 di Paolo Anastasio

Intervento Concetta Raia ARS in difesa dei Teatri di Catania

Cari Compagni
con l'invito a farne larga condivisione vi invio copia dell'intervento, a sostegno del Teatro Stabile e del Teatro Massimo V.Bellini di Catania,  della deputata Concetta Raia all'ARS in sede di approvazione del bilancio preventivo 2012.
La nostra cultura è stata offesa e presa per i fondelli e mi duole che poche voci si siano levate in sua difesa. Noi avevamo lanciato un appello a tutta la deputazione catanese e, nonostante le solidarietà formali, purtroppo l'unico intervento che sono riuscito a trovare tra gli atti è quello della deputata Concetta Raia.
Ed inoltre, il Governo della Regione , ha l'obbligo della lealtà rispetto agli impegni presi. Non ci si venga a dire che è facile , ed anche questo denuncia la Raia, che si possano chiedere contributi dai fondi europei sul capitolo relativo alla programmazione, in quanto si tratta di sostegno rispetto a programmazioni relative al 2012. Si può intervenire, qualora lo si voglia veramente e qualora non si intenda pensare di prendere in giro i Siciliani ed i catanesi, sui fondi europei per la cultura.
Ricordo a tutti che, ed anche questo si evince dall'intervento, il Teatro Stabile è uno dei pochi (forse l'unico) ente che riceve contributi regionali ad avere avviato il sistema di controllo di gestione del bilancio. Perchè non fare valere questo vincolo per tutti quegli enti che beneficiano dei contributi della tabella H?
Giovanni Pistorio


02 maggio 2013

CGIL SICILIA: MICHELE PAGLIARO E’ IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE

da www.cgilsicilia.it
Palermo, 2 maggio- Michele Pagliaro è il nuovo segretario generale della Cgil Sicilia. Lo ha eletto il direttivo regionale del sindacato con 76 voti a favore, 11 contrari e un astenuto. Al direttivo ha partecipato la segretaria nazionale Susanna Camusso.  Pagliaro, è nato a Enna e ha 41 anni. Guiderà un’organizzazione che ha chiuso il tesseramento 2012 con 397.035 iscritti. Il nuovo segretario della Cgil Sicilia ha iniziato la sua attività con la Cgil nel 1990 con l’impegno nella Camera del lavoro di Pietraperzia, comune della provincia di Enna. Ed è sempre nella provincia di Enna, che Pagliaro ha maturato, passo dopo passo, l’esperienza che lo ha condotto alla segreteria della Cgil Sicilia, fino a diventarne oggi il segretario generale. Per la Camera del lavoro di Pietraperzia, Pagliaro si è occupato, dal 1992 al 1996 di braccianti agricoli, come Capo Lega della Flai Cgil.
Ha proseguito la sua attività nel settore dell’agro- industria, come componente della segreteria della Flai Cgil di Enna. Dopo un intermezzo nella società dei servizi del sindacato,  Pagliaro, nel 2003, è stato eletto componente della segreteria della Camera del lavoro di Enna, struttura della quale nel 2004 è diventato segretario generale. Nel 2010 è entrato a far parte della segreteria della Cgil siciliana guidata in quel periodo da Mariella Maggio. Incarico ricoperto fino ad oggi, con deleghe per il mercato del lavoro, la formazione, l’industria.

PAGLIARO: SINTESI DELLE DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE

Palermo, 2 maggio- Riallacciare le fila del confronto per approdare quanto prima a un piano regionale per il lavoro condiviso e basato su un progetto credibile di sviluppo produttivo della regione: è il messaggio che Michele Pagliaro, nuovo segretario generale della Cgil Sicilia, nel giorno della sua elezione manda al governo Crocetta. E lo fa lo richiamando, durante le sue dichiarazioni programmatiche davanti  al direttivo della confederazione,  l’iniziativa congiunta del 1 marzo 2012 portata avanti dalle parti sociali per chiedere interventi per il superamento della crisi, misure che, ha sottolineato, “non si sono ancora viste”.  E auspicando dunque il “rilancio di quell’iniziativa congiunta per contribuire a  costruire un nuovo modello di sviluppo”. “Non sono più rinviabili- ha detto- gli  interventi per aggredire una crisi che ha visto andare la Sicilia ancora più in basso, come dimostrano tutti gli indicatori economici”. “Dal 2008- ha ricordato Pagliaro, sono stati cancellati 100 mila posti di lavoro. Dal 2009 al 2012 gli ammortizzatori sociali in deroga sono cresciuti dell’891,51%, coinvolgendo oltre 23 mila persone a testimoniare la caduta dell’apparato produttivo; sono disoccupati in Sicilia una donna e un giovane su due. E’ una situazione drammatica- ha sottolineato- di fronte alla quale sono urgenti misure , sia sul fronte del finanziamento degli strumenti di sostegno al reddito che su quello della sviluppo”. Chiusi bilancio e finanziaria il neo segretario della Cgil manda a dire al governo Crocetta che “non c’è stato un adeguato confronto con le parti sociali  e che alla fine  hanno prevalso i vecchi metodi. Se si è tagliato qualcosa intervenendo sul fronte degli sprechi- ha aggiunto-, iniziativa che condividiamo, non si può certo dire che si sia andati a fondo con quell’operazione verità  e trasparenza sui conti della regione e quell’avvio del risanamento che la Cgil da tempo rivendica”.  Pagliaro ha sottolineato che “quello del bilancio è un punto cruciale perché occorre anche liberare risorse da destinare allo sviluppo produttivo”. I primi settori su cui investire sono, secondo Pagliaro, la messa in sicurezza del territorio, l’energia rinnovabile, il turismo. “Bisogna puntare a ricostruire un apparato produttivo nella regione – ha detto- mettendo su una politica industriale che riesca ad avere una visione d’insieme, puntando sulle vocazioni territoriali per dispiegarne le potenzialità”. Alla regione servono dunque un “piano energetico che punti sulla filiera siciliana dell’energia rinnovabile ed eco sostenibile”, ma anche l’avvio e la messa a regime del “piano rifiuti per superare l’emergenza che si sta determinando in molti comuni, riallacciarsi agli standard indicati dall’Ue,  e lanciare una filiera produttiva siciliana legata al settore”. Ci sono inoltre i “banchi di prova del sito industriale Fiat di Termini Imerese, il cui rilancio è irrinunciabile, delle zone franche urbane nell’area centrale della Sicilia e del polo tecnologico del catanese:  queste cose- ha detto Pagliaro- possono rappresentare un inizio di politiche industriali”. Per il nuovo segretario della Cgil “altro banco di prova sono le politiche di welfare e le iniziative per i giovani, a partire dal varo della legge regionale sulla regolamentazione degli stage”. E la cornice fondamentale, la madre di tutte le battaglie continua a essere “la lotta contro la mafia e per la legalità a tutti i livelli”.Su questo fronte Pagliaro a Crocetta: “Si
potrà dire che il governo regionale sta combattendo fino in fondo la mafia solo quando le istituzioni e la pubblica amministrazione saranno in grado di dare le risposte per le quali sono state create in tempi rapidi e certi, nella trasparenza. Se questo non accadrà con la pesantissima crisi in corso la mafia troverà terreno più fertile che la farà crescere ancora”.

Telecom Italia, conto alla rovescia...

In attesa che il cda di Telecom Italia dell'8 maggio scopra le carte (almeno alcune) sui piani di Telecom Italia, prosegue il lavoro degli analisti per individuare gli scenari migliori. Quello preferito da Bernstein prevede Hutchison Whampoa come azionista al posto dei soci italiani più Telefonica (se decidesse di abbandonare la partita), ma senza lo spin-off della rete. Gli analisti comunque non si aspettano che si raggiunga alcun accordo prima degli annunci di giugno sulla regolamentazione europea, che potrebbero avere un impatto significativo sul valore della infrastruttura e della stessa Telecom. Resta il fatto che nessuno può vendere la partecipazione di controllo a Hutchison, né qualsiasi altro operatore straniero, senza la preventiva separazione della rete fissa, dal momento che questo asset è classificato formalmente come strategico dallo Stato. Il che, rispetto ai desiderata enunciati da Bernstein, si traduce in una sorta di "mi piacerebbe tanto ma non si può fare".

Nei giorni scorsi indiscrezioni di stampa riportavano che Telecom Italia starebbe considerando la quotazione in Borsa della newco alla quale trasferirà la rete, coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti. Non ci sarebbe ancora un accordo sulla valutazione implicita della rete fissa, che dovrebbe essere pari a 15 miliardi euro per Telecom e 10 miliardi per Cdp. "Nel nostro caso base, le attività domestiche ex rete dovrebbero trattare implicitamente meno di 3 volte l'Ebitda e ci aspettiamo un re-rating" dell'azione, commentano da Kepler.

Inoltre, continuano gli esperti, separando la rete, il gruppo tlc  dovrebbe cristallizzarne il valore e diminuire i rischi per il bilancio, affrontando il problema principale della struttura azionaria che non supporta la crescita industriale di lungo periodo. "Questo è il motivo per cui pensiamo che la società andrà avanti con la separazione della rete e la vendita delle attività commerciali a Hutchison Whampoa, mentre un aumento di capitale in questo piano è "improbabile", concludono dalla casa d'affari.

Sul versante 3 Italia, a quanto risulta la Corriere delle Comunicazioni ieri, nonostante fosse 1° maggio,  si è riunito il comitato -  formato dal presidente Franco Bernabè, da Luigi Zingales (indipendente), da Elio Catania, Gabriele Galateri e Julio Linares – a cui il Cda ha dato mandato di verificare le condizioni per un’eventuale integrazione TI-3 Italia.

Nei giorni scorsi Galateri aveva reso noto l’impegno del comitato ad arrivare a una consclusione da presentare al Cda dell’8 maggio. "L'8 maggio c'è un Cda di Telecom. Si tenta di arrivare a quella data con una conclusione – aveva sottolineato -  I lavori sono in corso".

Intanto Naguib Sawiris, che alla fine dello scorso anno aveva presentato una manifestazione di interesse per Telecom, resta alla finestra e sentenzia: "un'integrazione con H3g non avrà successo". Interpellato dall'agenzia Bloomberg a margine del St Gallen Simposium, Sawiris ha detto di essere interessato a rientrare in Italia. "Se vedremo un'opportunità la perseguiremo" e in particolare su Telecom ha affermato che "stiamo seduti e guardiamo".



Telecom Palermo: Vertenza turni ASA

Lunedì 22 Aprile u.s. si sono tenute le assemblee dei lavoratori Asa di Palermo, i quali hanno evidenziato con forza  che la nuova turnazione applicata in modo unilaterale dall'azienda non risponde alle reali esigenze di copertura del servizio assistenza tecnica sia ai clienti che di supporto ai tecnici in intevento. I turni prevedono un aumento del presidio verso le fascie serali ed i sabati, ma di fatto i lavoratori spesso rimangono con poche attivita' o con tempi d'attesa tra una chiamata e l'altra molto lunghi.
La nuova organizzazione della turnistica non contempla alcun turno base, nessun turno con flessibilita' in ingresso ne con la possibilita' di recuperare pranzo, ma non solo, la frequenza dei turni pomeridiani e' estremamente esagerata.
I lavoratori di Asa non sono in condizione di poter vivere una vita sociale al pari dei colleghi degli altri reparti.
Nel corso dell'assemblea e' stata segnala la presenza di software sviluppati " in casa" non censiti nei sistemi aziendali (es. mimip etc) che lavorando con matricole intestate al responsabile eseguono una serie di operativita' su ttm ars al posto dei lavoratori.
Tutto cio' crea grande preoccupazione tra i lavoratori che responsabilmente stanno vivendo i contratti di solidarieta' che in combinata  all'internalizzazione di attivita' contribuiscono al recupero   di efficenza e redditivita' dell'azienda; di contro vedono questo sacrificio vanificato da automi che muovono notevoli moli di attivita' ed in casi di malfunzionamento degli stessi, i responsabili entrano in grande fibrillazione.
Ci viene segnalato inoltre da diversi lavoratori che almeno 3 giorni di solidarietà su 8 (ma questo numero potrebbe crescere perchè il turno è stato pubblicato fino al mese di Luglio 2013) non sono applicati in contiguità con le giornate di libero lavorativo vicino a l giorno libero o di riposo, così come previsto dall’accordo del 27 Marzo. 
Proprio richiamandosi all’accordo del 27 Marzo ,i lavoratori nelle  assemble hanno evidenziato la forte consapevolezza che la via di uscita dalla crisi passa anche dalla modifica dei turni di lavoro, ma rimangono increduli e sgomenti rispetto alla posizioni irresponsabili dei diringenti di ASA ,che chiusi nella loro torre non danno spazio ad alcun dialogo.
Quest’atteggiamento alimenta solo un clima di conflitto a cui i lavoratori non si sottrarranno di certo.
Diffidiamo l'azienda dal continuare ad utilizzare strumenti informatici non uffciali, che a nostro parere falsano gli organici, sono difformi al codice etico, alle policy di sicurezza e probabilmente non rispettano le norme sulla privacy e sul controllo a distanza; se cio' non dovesse avvenire non esiteremo a rivolgergi agli organismi competenti anche esterni all’azienda. 
I lavoratori Asa di Palermo confermano lo stato di agitazione del settore e aderiscono allo sciopero con le stesse modalita' individuate nel comunicato delle segreterie nazionali, costrigendo l'azienda a rivedere le proprie posizioni, al fine di riaprire un tavolo VERO di trattativa sui turni.
  
La RSU e le Segreterie Territoriali
SLC-CGIL  FISTEL- CISL UILCOM UIL


Telecom Palermo Dichiarazione di sciopero ASA

Telecom SpA
Relazioni Industriali Sud
D.r.Ventimiglia Calogero Elio Maria

Telecom SpA
Relazioni Industriali Sud
D.r.Andrea Fiore

Alla Commissione di Garanzia
per l'attuazione della legge sullo
sciopero nei servizi pubblici essenziali
Piazza del Gesù, 46
00186 ROMA


OGGETTO: Dichiarazione di sciopero.

MOTIVAZIONI: Turnistica e Organizzazione del Lavoro in ambito ASO/ASA (Assurance Service Operations).

Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano per le Regione Sicilia lo sciopero di un'ora al giorno dal 7 al 18 maggio 2013 compresi per i reparti ASA\ASO di Telecom Italia.
Lo sciopero avrà la seguente articolazione:
·     I lavoratori il cui turno inizia nella fascia oraria compresa dalle ore 07.50 alle ore 09.50 scioperano dalle ore 09.50 alle 10.50

·     I lavoratori il cui turno inizi alle ore 10 scioperano la prima ora in entrata.

·     I lavoratori il cui turno inizia dalle ore 11 in poi scioperano l'ultima ora del turno.

Le scriventi dichiarano di aver esperito con Telecom Italia SpA le procedure di raffreddamento il 08/03/2013  e con la Prefettura di Palermo il tentativo di conciliazione in data 23.04.2013 con esito negativo.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007) per tutte le aziende del settore sottoposte a tale regolamentazione. 
Distinti saluti.
I SEGRETARI REGIONALI
SLC-CGIL  FISTel-CISL UILCOM-UIL
M. Cardella  G. Tomasello  G. Tummini

01 maggio 2013

Wind: Comunicato negozi Wind retail di Catania

COMUNICATO SINDACALE
SLC-CGIL Catania
WIND RETAIL : “L’azienda agevola un clima lavorativo di terrore”

Trascorsi tre mesi esatti dall’emissione del precedente comunicato, avuta luogo in data 28/01/2013, la Segreteria Provinciale di Catania SLC-CGIL, dopo la dovuta vigilanza sul comportamento tenuto dall’azienda nei confronti dei lavoratori e lavoratrici rispetto a quanto denunciato, si trova costretta ad esprimere nuovamente e con enfasi l’assoluto disappunto riguardo la condotta etica aziendale che agevola in ciascuno dei punti vendita un clima di tensione e di terrore;
Sono di fatto due i punti sui quali è necessario focalizzare l’attenzione, essendo gli stessi i perni su cui l’azienda poggia l’attuale comportamento lesivo della dignità dei lavoratori :

1.    Gestione Padronale dei punti vendita e delle risorse presso questi distribuite(già denunciata in precedenza) – I Capi area e gli Store Manager della struttura di Wind Retail s.r.l., piuttosto che preoccuparsi di rappresentare il dovuto punto di riferimento per i lavoratori anche attraverso la propria e costante presenza sul territorio , mettono in essere indisturbati una gestione dei processi di lavoro arbitraria e spesso fuori linea rispetto alle procedure aziendali; Conseguenza diretta sono la confusione ed il senso di smarrimento con cui i lavoratori sono costretti ad offrire la propria prestazione; Si può immaginare  come possa venire meno l’auspicata tutela per gli stessi, di fatto privi di utili riferimenti, a fronte della possibilità di commettere degli errori nell’ambito della gestione degli oneri quotidiani per i quali gli aspetti appena descritti ne rappresentano una copiosa fucina;Questo clima degenera in frequenti segnalazioni ad HR  Wind Retail prodotte, dalle figure professionali su citate, “ad personam” per tutti quei lavoratori che, ricercando la propria tutela nell’unico strumento a loro a disposizione  ovvero il ligio rispetto delle procedure , possano contraddire il “modus operandi” dettato direttamente sul territorio;Lo spunto è rappresentato dal primo utile errore  commesso nell’ambito dell’adempimento dei propri doveri professionali, venendo lo stesso sottoposto all’attenzione di HR Wind Retail come l’ennesima testimonianza di un comportamento non professionale ed irresponsabile meritevole quindi di provvedimento disciplinare.
2.    Strumentalizzazione  di contestazione e provvedimento disciplinare – Come ormai troppo spesso oggi si verifica, sottoforma  di  una  bieca naturale continuità degli eventi, HR Wind Retail convoca i lavoratori segnalati  erogandogli lettere di contestazione strumentalizzandone il vero fine ultimo ed alterandone la sua corretta interpretazione;La contestazione disciplinare deve essere infatti intesa come strumento ultimo di educazione per un lavoratore ed abusare della stessa comporta solo all’accrescimento di un clima di paura nella forza lavoro;Inoltre è ormai evidente l’assoluta sproporzione tra la gravità di quanto contestato ad i lavoratori (spesso semplici errori nati come conseguenza fisiologica dell’esiguo presidio dei punti vendita e dell’assenza di riferimenti aziendali utili con i quali confrontarsi a fronte dell’insorgenza di una necessità da gestire sul momento) e la contestazione e/o provvedimento disciplinare erogata;Se dovessero insistere dei dubbi sull’interpretazione che questa Segreteria ha appena descritto, gli stessi vengono fugati se si aggiunge che i colloqui, a cui sono convocati i lavoratori di fronte HR, si concludono con l’apertura da parte dell’azienda ad agevolare economicamente un eventuale esodo volontario;Rimaniamo inoltre basiti nel constatare che HR Wind Retail , a fronte di un congruo numero di segnalazioni afferenti a comportamenti poco consoni di lavoratori del medesimo territorio anche se ripartito su diversi punti vendita e comunque sotto la medesima responsabilità aziendale, non faccia onore al suo primo mandato ovvero quello di gestire le risorse e cercare di circoscrivere ed individuare un eventuale fattor comune da cui potrebbe trarre origine un disagio diffuso; Piuttosto si preferisce dare corso ad una mera campagna massima e marziale;

Questa Segreteria non può rimanere indifferente agli accadimenti recentemente occorsi e sopra descritti, non potendo che notare come i lavoratori colpiti siano iscritti all’O.S. SLC –CGIL. Quest’ultimo aspetto contestualmente alle evidenti difficoltà di concretizzare le unità produttive a livello Nazionale, alle formali perplessità espresse su nomine di RSA, ad i numerosi inviti per incontri territoriali ad oggi ancora evasi ed al propagare minacciosamente esodi che non hanno nulla di volontario, fa assumere una sempre più evidente illegittimità delle regole di relazione sindacale all’atteggiamento dell’azienda che in modo lapalissiano non auspica ad una rappresentanza sindacale al suo interno e comunque ad una serena e costruttiva Relazione Industriale. La SLC CGIL di Catania diffida l’azienda dal proseguo di questi atteggiamenti lesivi dei diritti e della dignità dei lavoratori, si riserva di usare tutti i mezzi sindacali e legali per dirimere le controversie in corso.
Catania, 01-05-2013             
La Segreteria Provinciale di Catania
SLC CGIL

Pensioni, crolla muro Fornero dei 66 anni: breccia Letta per andarci prima

di Riccardo Galli
Con gli esodati si “è rotto un patto”, ed è questa una questione che va quindi risolta. Ma in generale la normativa sulle pensioni va rivista. Andare in pensione a 66 anni, come da riforma Fornero, sarà anche cosa buona e giusta, ma in fondo non ha mai convinto. E così finestre, part time, penalizzazioni e altre novità consentiranno di anticipare il pensionamento di 3-4 anni. Cioè si tornerà a poter andare in pensione a 62 anni. Mancano i dettagli tecnici ma questo è il succo del discorso, nella parte riguardante le pensioni, del neo premier Enrico Letta. Discorso applaudito e sostenuto da quasi tutta l’aula, compresi Pd, Pdl e montiani, che questo governo sostengono e che la riforma Fornero avevano approvato.
Il presidente del Consiglio, nel suo discorso programmatico tenuto a Montecitorio, non solo ha annunciato una “soluzione strutturale” della questione degli esodati, ma ha preannunciato una flessibilizzazione delle nuove età di pensionamento, iscrivendo il tutto all’interno di una riforma “radicale” del welfare italiano. Ed esodati e nuove età di pensionamento sono, nella visione di Letta, due facce della stessa medaglia perché, la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro risolverà la questione dei primi e, in più aiuterà una “staffetta generazionale”. Il premier ne ha parlato come di un’esigenza generale “per evitare il formarsi di bacini estesi di lavoratori anziani” per cui, se espulsi dalle aziende, è “difficile la ricollocazione al lavoro”.
Meglio in questo caso aprire alla possibilità di “forme circoscritte di gradualizzazione del pensionamento, come l’accesso con 3-4 anni di anticipo al pensionamento con una penalizzazione proporzionale”. Oggi la legislazione targata Fornero prevede questa possibilità solo per chi va in pensione di anzianità (servono 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne) prima dei 62 anni. In questo caso scatta un taglio dell’1% dell’importo della pensione per ogni anno di anticipo, percentuale che raddoppia (arrivando al 2%) per ogni anno di anticipo che supera i due anni.
L’idea del premier è quindi probabilmente quella di estendere questa possibilità agli altri requisiti richiesti per andare in pensione, come gli anni di contributi o il minimo di età. Una simile apertura risolverebbe in modo praticamente automatico il problema di molti esodati. Si potrebbero poi affiancare queste misure a delle forme di part time. Una sorta di “staffetta generazionale”, per usare le parole di Letta stesso, con lavoratori anziani incentivati a passare al part time con la parallela assunzione di giovani sempre a part time. Un meccanismo che già al precedente governo non dispiaceva e che gode di “largo consenso parlamentare”.
Ipotesi affascinanti e in alcuni casi persino auspicabili. Ma, ci sono dei ma. Primo fra tutti il problema dei costi e dei relativi finanziamenti per le suddette misure. In altre parole, dove si trovano i soldi necessari? Enrico Letta, sulla questione, ha totalmente glissato. Non un accenno a come finanziare le sue proposte è stato fatto, ma non era quella della Camera la sede per far questo.
Se però la questione dei finanziamenti dovrà, obbligatoriamente, essere affrontata e risolta per passare dalle parole ai fatti, un altra questione rimane e non dovrà per forza di cose essere discussa: se si potrà tornare ad andare in pensione a 62-63 anni, la riforma Fornero per cosa è stata fatta e, cosa più importante, perché gli stessi che oggi la vogliono modificare l’hanno ieri votata?
Nessuno probabilmente, nemmeno i posteri, risponderà a questi interrogativi. Ma la buona notizia è che, se si troveranno i fondi, si tornerà ad andare in pensione come prima.