28 marzo 2013

Facebook Messenger, in Italia si telefona gratis

Dopo Canada, Stati Uniti e Regno Unito anche in Italia Facebook inizia il test per le chiamate VoIp, cioé quelle possibili grazie a Internet come già avviene con Skype e Viber. Si potranno chiamare gratuitamente gli altri utenti del social network grazie all’applicazione Facebook Messenger disponibile per Android e iOs. Oltre all’Italia il servizio si allarga in Europa anche a Germania, Francia e Spagna.
Il servizio, disegnato per frenare la pervasività di competitor come WhatsApp, consente di telefonare gratis alla propria lista di amici. In concreto, per telefonare bisogna spostarsi sul tasto "i" nella barra in alto a destra mentre la conversazione con un contatto è aperta. Premendo il tasto "i" sarà possibile chiamare. Il servizio funziona su reti 3G e WiFi. Secondo alcune recensioni comparse online, per ora la qualità della voce non è eccelsa e risulta metallica. Un'altra critica comparsa in rete riguarda la mancata possibilità di creare gruppi.

Telecom: Comunicato Nazionale del 28 marzo 2013

Nella mattinata del 27 marzo, dopo 48 ore ininterrotte di trattativa, è stato raggiunto l’Accordo sul piano d’impresa 2013 – 2014 con i vertici di Telecom Italia.
Un Accordo sottoscritto a seguito della votazione del Coordinamento Nazionale delle RSU che ha visto 41 voti favorevoli, 7 voti contrari e 4 astenuti,  il primo realizzato dopo la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle pensioni realizzata dal Ministro Fornero, che gestisce gli esuberi denunciati dall’azienda (3.000 per Telecom Italia e 350 per TIIT) in modo innovativo, attraverso il ricorso a contratti di solidarietà che dovranno essere riassorbiti, nell’arco di due anni, da internalizzazioni di attività oggi gestite all’esterno, per assicurare che trascorso questo periodo non vi siano eccedenze strutturali di personale.
Un risultato fondamentale perché al termine di questo ulteriore biennio di ammortizzatori sociali, la platea di lavoratori di Telecom rimarrà praticamente immutata.
 L’innalzamento dell’età pensionabile ha annullato il flusso naturale che negli anni scorsi garantiva 2500/3000 uscite l’anno, e ciò, in assenza di interventi finalizzati a garantire l’occupazione, avrebbe determinato esuberi strutturali non più gestibili con soluzioni non traumatiche.
Aver imposto a Telecom una discussione che determini una riallocazione delle attività tra interno / esterno,   entrando nel merito delle scelte organizzative, assicurerà un riassorbimento degli esuberi e la garanzia occupazionale per l’insieme del personale. In tale ambito, la soluzione individuata per D.A.,  in particolare per i lavoratori del 1254, conferma questa volontà perché l’ Accordo impegna l’azienda a non licenziare il personale e a riqualificarlo nel corso del biennio, sanando, in questo modo, una situazione drammatica che vedeva oltre 600 lavoratori confinati in un settore destinato a ridimensionarsi drasticamente e privi di garanzie occupazionali.
Inoltre è stato congelato il progetto aziendale di costituire una società di scopo per la gestione delle attività di Customer.
Infatti, la costituzione della società è stata sospesa per un anno e la ripresa del progetto è condizionata a una verifica fra le parti prevista nel mese di aprile 2014.
Tale verifica dovrà riscontrare l’applicazione dei contenuti dell’Accordo quale elemento fondamentale per accantonare definitivamente il progetto di societarizzazione dell’azienda, la quale avrebbe proceduto a successive riorganizzazioni, dentro società di scopo, condizionate dai bilanci che la stessa Telecom avrebbe determinato.
L’Accordo prevede anche un perimetro di gruppo immodificabile sino alla primavera del 2015: tale impegno manterrà l’unicità aziendale, garantendo la continuità occupazionale del personale, evitando scorciatoie che avrebbero fortemente indebolito la forza dei lavoratori.
In altre parole, la linea del sindacato ha imposto un modello che, a fronte di una riorganizzazione finalizzata a garantire recuperi di produttività ed efficienza, obbliga l’azienda a restare unica e a garantire l’occupazione all’insieme dei propri dipendenti, anche attraverso il recupero di attività oggi gestite esternamente.
Le resistenze messe in campo dalle linee aziendali (che volevano mantenere inalterata la possibilità di gestire all’esterno le attività garantendosi una “migliore qualità della vita”) sono state sconfitte e il sindacato, nei prossimi due anni, diventerà attore co-protagonista nelle scelte industriali e nelle dinamiche organizzative dell’azienda. Ciò attraverso una commissione che monitorerà i processi di internalizzazione e ne potrà individuare di ulteriori.
L’Accordo, sottoscritto in un momento in cui il settore delle TLC è duramente investito dalla peggior crisi economica della storia recente, che sta determinando una forte riduzione del fatturato, vedrà garantita in  questo modo l’occupazione. Condizione che il sindacato ha imposto per procedere a un’intesa con l’Azienda.
Infine, non secondario il fatto che, dentro una crisi economica senza precedenti, l’Accordo preveda anche l’erogazione della seconda tranche del premio di risultato dell’anno 2012 (soldi che l’azienda aveva unilateralmente deciso di non erogare) per un valore di 1000 euro non riparametrati, e la definizione dell’intesa per il premio di risultato per il triennio 2013 – 2015 che andrà calcolato sulla base di parametri che permetteranno di misurare l’apporto dei lavoratori ai risultati aziendali e ridistribuire la ricchezza prodotta.
Nel merito l’Accordo prevede:
•    Accordo Quadro: Delimita lo scenario per tutte le aziende del perimetro e per tutti gli ambiti di attività aziendali. Si definiscono gli esuberi aziendali e i processi di internalizzazione a garanzia del riassorbimento degli stessi. Gli esuberi sono gestiti attraverso l’uscita del personale che al 31 dicembre 2011 aveva raggiunto i requisiti per la pensione e alla data di sottoscrizione dell’Accordo, abbia raggiunto ameno 37 anni di anzianità contributiva. Le ulteriori uscite sono previste solo su base volontaria. Il resto delle eccedenze sarà gestito attraverso il ricorso ai contratti di solidarietà.  E’ previsto un ulteriore incontro tra le parti per la ristrutturazione delle aree di staff. Riguardo al Customer si procederà a una verifica trascorso un anno dall’applicazione dell’Accordo per accantonare il progetto di societarizzazione. Inoltre si è concordata l’istituzione di una commissione finalizzata a monitorare l’effettiva reinternalizzazione delle attività definite nell’Accordo e i sistemi di monitoraggio sul rispetto degli impegni assunti.
•    Open Access: Si è definita una nuova modalità di erogazione della prestazione attraverso l’assegnazione diretta dell’autoveicolo a tutto il personale e un sistema di franchigie che non penalizzerà i lavoratori rispetto alla condizione attuale. Tale impostazione prevede anche la geolocalizzazione del veicolo senza registrazione di dati e impossibilità di utilizzarli per fini valutativi e disciplinari. Si è concordata, inoltre, la modifica dell’orario di inizio e fine lavoro e l’introduzione di una Banca Ore vincolante. Ciò ha consentito di ridurre complessivamente la solidarietà al resto dei settori aziendali distribuendo i sacrifici tra tutti i dipendenti.
•     Caring Services: Si è fissata una razionalizzazione delle sedi attraverso l’accorpamento di quelle plurisede nelle grosse città nell’anno 2013, e la chiusura di quelle che non raggiungono i 46 dipendenti nell’anno 2014, con soluzioni per il personale in grado di assicurare l’occupazione evitando trasferimenti territoriali inaccettabili attraverso il ricorso al telelavoro. Si è definito un nuovo profilo professionale che contribuirà a ridurre il ricorso alla solidarietà, e una gestione degli orari di lavoro effettuata direttamente attraverso le postazioni dei singoli dipendenti. Si è garantita la stabilità occupazionale per i lavoratori della D.A. con impegno a riqualificarli e ricollocarli entro il biennio.
•    Accordo di solidarietà: definisce puntualmente le modalità di utilizzo dei contratti di solidarietà, attraverso matrici e calendari programmati, nonché la gestione delle eccezioni.
•    Premio di risultato: si prevede l’erogazione della seconda tranche per il 2012 (1000 euro non riparametrati) e si definisce l’accordo per il triennio 2013 – 2015 calcolato su un importo base di 1.300 euro. Ciò garantirà l’elargizione di un premio nonostante la profonda crisi che investe il paese e il settore delle TLC.
•    Lettere aggiuntive: prevedono il percorso per la riduzione della solidarietà all’interno del servizio crediti e l’impegno a garantire la commissione per le internalizzazioni anche in TIIT.
L’Accordo, sottoscritto dopo aver ricevuto il mandato dalle assemblee dei lavoratori, apre la strada a nuove possibilità e percorsi volti a modificare sostanzialmente la scarsa attenzione posta dall’azienda all’aspetto industriale perché incentrata essenzialmente sull’aspetto finanziario.
In considerazione del risultato ottenuto nelle assemblee di mandato, sarà indispensabile avviare una campagna di assemblee informative che illustrino gli obiettivi perseguiti e raggiunti dal sindacato nel corso della trattativa che avevano come unico obiettivo traguardare la salvaguardia occupazionale anche dopo il periodo del piano. Aver previsto il completo riassorbimento degli esuberi permette di guardare al futuro, nonostante la crisi in atto, con una tranquillità maggiore per l’insieme dei lavoratori del gruppo.
Le difficoltà incontrate nella ricerca di soluzioni hanno confermato l’errore commesso dal governo nell’approvare la riforma degli ammortizzatori sociali e delle pensioni che impatta pesantemente nella gestione delle crisi aziendali poiché impedisce l’uscita di personale proprio durante la peggiore crisi economica che ha investito il nostro paese dal dopoguerra.
Aver dovuto spostare la crisi da dentro Telecom alle aziende che lavorano in appalto per Telecom non rappresenta una soddisfazione per le OO.SS. ma una necessità che si è resa tale a causa degli errori commessi dal Governo.
Si tratta ora di monitorare e controllare l’applicazione dell’Accordo per avere la certezza che nel biennio futuro le linee aziendali di Telecom non tentino di aggirarne l’applicazione scaricando le difficoltà della crisi direttamente sui dipendenti di Telecom Italia.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

SCARICA GLI ACCORDI: 

27 marzo 2013

Telecom Accordi Piano industriale Telecom 2013-2014



26 marzo 2013

Assemblea organizzativa sezione attori SLC CGIL Catania

Il 28 marzo con inizio alle ore 10 si terrà nei locali della CGIL di Catania in Via Crociferi 40 la prima assemblea organizzativa della Sezione Attori – SLC CGIL Catania nel corso della quale verranno discusse le questioni relative alla valorizzazione del Teatro pubblico e privato e ai relativi effetti positivi sul territorio sia per quanto riguarda la salvaguardia e la tutela del ricchissimo patrimonio culturale sia per gli effetti sugli indicatori economici con particolare riferimento al turismo culturale. Le attività teatrali, nonostante i benefici però, sono poste a rischio a causa del drastico taglio degli stanziamenti pubblici regionali che nel corso della passata legislatura politica hanno messo in ginocchio l’intero settore nel territorio catanese.

Il titolo che si è scelto per la manifestazione è infatti : “Intrattenimento o sviluppo della conoscenza nel territorio . Esperienze e progetti per la tutela e la riorganizzazione del settore”.

I lavori saranno introdotti dal segretario generale Slc Cgil di Catania Davide Foti; nel corso del dibattito sono previsti gli interventi dei segr provinciali Cgil Catania Giovanni Pistorio e Giacomo Rota, concluderà il segretario generale nazionale del sindacato attori Maurizio Feriaud.

Quest’ultimo, nel corso delle conclusioni, si soffermerà sui temi posti nel corso del dibattito soffermandosi particolarmente sulla necessità di maggiori sostegni finanziari al Teatro di prosa catanese, sui diritti e sul sistema di tutele sindacali, sulle linee guida per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro e sul sistema previdenziale.

25 marzo 2013

Rai: Comunicato congiunto Rinnovo Contratto Lavoro

COMUNICATO
I giorni 21 e 22 marzo, i lavoratori della Rai, hanno votato per il rinnovo di contratto di lavoro sottoscritto il 7 febbraio da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal dopo 37 mesi dalla scadenza.
Il dato è nettissimo, ha partecipato al voto il 74% dei lavoratori, hanno votato si 7309 (93%), hanno votato no 543 (6,9%).
La partecipazione è un segnale importante di vitalità e di interesse rispetto ai temi affrontati nel rinnovo, infatti, al centro del testo non vi è solo l'incremento salariale, ma l'accompagnamento all'evoluzione tecnologica, investimenti ed efficientamento legato alla valorizzazione delle risorse interne attraverso un processo che vuole ridurre appalti e consulenze, infine, una nuova impostazione del mercato del lavoro, con elementi di trasparenza e certezza di percorso, per l'inserimento di nuovo personale.
Va inoltre ricordato quanto i tre anni trascorsi siano stati complessi dal punto di vista sindacale, con la ferma opposizione nei confronti delle scelte dei precedenti vertici che intendevano ridurre i costi attraverso la cessioni di asset strategici, esternalizzazioni di servizi e personale, riduzione del personale, taglio degli investimenti. Tutti elementi nettamente superati dall'impostazione di questo rinnovo e che, secondo quanto previsto tra gli impegni dell’azienda, dovranno trovare forma nel prossimo Piano Industriale per garantire al servizio pubblico l'uscita dalla crisi ed il rilancio.
Alla luce del dato referendario, ovviamente, le organizzazioni sindacali, nella giornata odierna, scioglieranno la riserva con la Rai per l'applicazione del testo contrattuale.
Roma,25 marzo 2013
Le Segreterie Nazionali
SLC- CGIL, FISTEL- CISL, UILCOM-UIL, UGL- TELECOMUNICAZIONI, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL





Camusso: prima di tutto il lavoro...

Il recente voto elettorale del Paese ha determinato una situazione tripolare che conferma un Paese diviso, che ha rappresentato il rancore e l'insofferenza sociale di tanti elettori esprimendo così, accanto alla sfiducia, la bocciatura delle politiche fatte, a partire dall’austerità.
Il voto si è svolto, nel sesto anno della crisi, in un Paese profondamente diviso e in una condizione di emergenza sociale. Le condizioni delle persone sono peggiorate per reddito, servizi, previdenza, precarietà; la disoccupazione cresce e gli effetti della legge 92 e le scelte conseguenti del Governo hanno determinato una progressiva riduzione delle coperture degli ammortizzatori, a partire dalla deroga.
Il voto parla innanzitutto all’Europa ed alle sue politiche rigoriste, che hanno approfondito la recessione ed hanno contribuito a determinare processi di vera e propria deindustrializzazione. Il voto, pur nella sua complessità, conferma la necessità di un governo di cambiamento, iniziando dalla rimessa in discussione della politica economica e di quadro dell'Europa.
L'esito del voto ha bocciato con chiarezza l'esperienza del governo tecnico. Emergenza sociale, crescita della disoccupazione e delle precarietà, divisione del Paese, impongono una stagione attenta ai temi istituzionali ed alle forme della democrazia, la necessità di ridefinire regole certe che deve avere nella Costituzione il suo principale referente. A questo proposito la CGIL, nelle prossime settimane, avanzerà una sua proposta di ridisegno istituzionale.
La CGIL proporrà alle parti sociali di definire le priorità sul lavoro che devono trovare risposte immediate ed urgenti dall'attuale governo, a partire dagli adempimenti di leggi già in vigore quali il finanziamento degli ammortizzatori in deroga e l'estensione dei contratti di solidarietà espansivi e difensivi, la soluzione per gli “esodati”, la stabilizzazione dei lavoratori precari dei settori pubblici, il pagamento dei crediti alle imprese ma anche una politica industriale che rilanci investimenti e che provi a risolvere le tante vertenze aperte.
Investimenti pubblici da rilanciare che potrebbero anche derivare da una revisione del Patto di Stabilità dei Comuni. Per questa ragione la CGIL sarà a fianco dell'ANCI il prossimo 21 marzo. Le tre scadenze in arrivo -TARES – IMU – aumento dell'IVA- rappresentano un carico economico insopportabile per i redditi da lavoro e da pensioni e, per questo, chiediamo la cancellazione dell'IMU sulla prima casa fino ad un valore di mille euro.
Nella fase di definizione del prossimo Governo, che dovrà affrontare e tenere insieme il tema dei costi della politica, della semplificazione istituzionale, della riforma della Pubblica Amministrazione e di nuove regole della finanza e delle banche utili al Paese, con l'emergenza del lavoro e della crescita, debbono essere indicate, nell'agenda delle priorità, i temi della condizione del lavoro e delle pensioni a partire dal rinnovo dei contratti pubblici, la revisione del sistema previdenziale e il ripristino della rivalutazione delle pensioni, il rifinanziamento di welfare - sanità e istruzione, la cancellazione dell'art.8, i diritti dei migranti, la ripresa di una politica nazionale di investimenti per il mezzogiorno che utilizzi al meglio le risorse dei fondi strutturali.
Tutto ciò va affrontato in una logica di forte cambiamento di prospettiva, mettendo in atto misure per la creazione di lavoro e per sostenere un rinnovato patto sociale. Per noi questo si traduce, da oggi, nel rilanciare la proposta di “Piano del Lavoro”, costituendo Comitati per il Lavoro nei territori, aperti alle più ampie alleanze sociali e quale strumento di vertenzialità, anche territoriale, per far ripartire scelte di qualità, di investimenti e di welfare.
Così come le politiche nazionali dovranno affrontare due emergenze drammatiche su “diritto allo studio” per le giovani generazioni e l'aumento della povertà, in particolare della popolazione anziana, dei nuclei familiari con minori e con fragilità sociali. Il voto del mese scorso parla a tutti, anche alle organizzazioni sindacali, ed indica la necessità per l'insieme della CGIL, nei territori e nelle categorie, di rilanciare la partecipazione, l'ascolto, la trasparenza, ponendosi l'obiettivo di intercettare e rappresentare l'insieme del mondo del lavoro.
Così come non è più rinviabile la certificazione degli iscritti e del voto per l'elezione delle RSU e per la validazione dei contratti collettivi, accompagnato da regole condivise e democratiche sulla contrattazione, che ridiano valore e ruolo al lavoro e alle condizioni materiali di lavoratori e lavoratrici.
Da ultimo va aperta una riflessione su come ridare protagonismo a delegati e delegate nella definizione delle scelte strategiche della CGIL e su come rinnovare le esperienze della bilateralità.

24 marzo 2013

Delocalizzare significa mancata tutela della privacy e del lavoro

Le ragioni per le quali una società Italiana decide di delocalizzare la propria struttura all'estero sono molteplici anche se ricadono quasi tutte ad un unico scopo ossia "Risparmiare"... Un call-center dove il costo principale sia derivante dal personale può essere tecnicamente realizzato dove sia possibile trovare personale a basso costo. Portare i  call center all' estero,  significa portare tutti i dati sensibili dei clienti in mani straniere.
EFFETTI DELLA DELOCALIZZAZIONE:
Il territorio che perde produzioni subisce una contrazione dei lavoratori impiegati in quel settore e perde competitività strutturale,anche il tessuto produttivo si modifica,dato che una singola produzione necessita anche di subforniture prodotte dallo stesso paese, esse tenderanno via via a diminuire e causare perdita di competitività e la conseguente perdita del lavoro e il fermo strutturale ed economico del nostro paese.

Quei call center che ci schedano a nostra insaputa

Ecco spiegato il motivo per il quale si chiede in una prima fase di potere registrare massivamente il cliente italiano per poi poterne definire e schedare il profilo psicologico in paesi extracomunitari, laddove la legislazione è carente a danno dell'utente (è per tale ragione che dopo il mass recording in Italia è necessario delocalizzare) . Vodafone lo ha già sperimentato in Inghilterra ed Almawave ne ammette l'utilizzo massiccio in Brasile
Giovanni Pistorio


CHICAGO. A chi perde facilmente la calma al telefono con l’ennesima, frustrantissima assistenza clienti, un consiglio spassionato: risparmiatevi i «Lei non sa chi sono io». Non fate bella figura, ma soprattutto è inutile. Se vi trattano come vi trattano è proprio perché lo sanno sin troppo bene. Conoscono quanto valete, commercialmente parlando, e ciò incide sui vostri tempi di attesa. E che tipi siete, dal punto di vista psicologico, gliel’ha rivelato il software che ha registrato e analizzato le vostre chiamate precedenti. In teoria l’operatore con cui state discutendo è quello meglio in grado di gestirvi. In meno di mezzo secondo da quando avete maturato il diritto di parlare con un interlocutore umano, l’algoritmo ha riconosciuto il vostro numero, gli ha associato una personalità, e vi ha dirottato verso l’agente con il temperamento più compatibile. Forse non sapevate di essere un carattere dogmatico, che presume di poter insegnare a tutti come si fanno le cose e non si arrende nemmeno davanti all’evidenza. Al call center, alla sua memoria informatica, era invece chiarissimo ed è per questo che vi hanno riservato uno specialista di casi difficili. Quindi niente escandescenze: senza l’accoppiamento elettronico vi sarebbe andata peggio.

Questo almeno è ciò che sostengono alla Mattersight (ex eLoyalty), l’azienda di Chicago che ha investito 75 milioni di dollari per creare questo programma e convinto quattro delle sei principali assicurazioni sanitarie, oltre a una quantità di banche e compagnie telefoniche a usarli. Il motivo per cui questi grossi nomi preferiscono restare anonimi, pur entusiasti dei risultati (telefonate più brevi e soluzioni più frequenti significa risparmi nell’ordine del 20 per cento), è che temono di spaventare i clienti. I quali, come succede da noi, sanno che «la chiamata può essere registrata al fine di migliorare la qualità del servizio». Ma ignorano che possa anche essere passata al setaccio da due milioni di diversi tipi di codice che desume, dalla scelta delle parole e dalla costruzione delle frasi, a che tipo umano appartengano. «È ancora considerata un’ammissione rischiosa per l’immagine aziendale» concede il vicepresidente della compagnia David Gustafson, «Ma lei, tra una chiamata che dura la metà del tempo e arriva a una soluzione e una che lo raddoppia e spesso non porta da nessuna parte, quale preferirebbe?». Non è un esempio a caso, quanto il risultato di un test di qualche anno fa su 1500 clienti Vodafone in Gran Bretagna. Applicando il programma nel 92 per cento dei casi si arrivava a una soluzione in 5 minuti. Invece senza ce ne volevano una decina, con un tasso di successo del 47 per cento. Calcolando che At&t da sola spende ogni anno 4 miliardi di dollari per i suoi 100 mila operatori, si tratterebbe di un risparmio colossale. Eppure il fattore Grande fratello esiste. Evidentemente, anche se Gmail “legge” da anni la corrispondenza dei suoi 425 milioni di utenti, fa più impressione quando l’algoritmo “ascolta” le nostre telefonate.

Un’attitudine che cambierà presto, assicura il vichingo Gustafson. A settimane, per il lancio del loro nuovo sito, varie compagnie hanno promesso un coming out. Il manager, una laurea tra informatica, matematica e finanza, addebita alla crisi generale la diffusione ancora limitata (40 mila operatori sui 4 milioni totali negli Stati Uniti) del loro prodotto: «È un momento di tagli più che di investimenti. Ma nell’interazione telefonica risiede la più preziosa fonte di dati cui un’azienda potrebbe aspirare. Per sapere chi è il proprio cliente, cosa vuole e come reagirà se non lo ottiene. Chi lo ascolta attentamente non lo perde, fa più vendite e risparmia anche sui focus group». Non potrebbe farlo (meglio) lo stesso operatore che ha preso la chiamata? «Potenzialmente sì. Ma un questionario, anche minimo, prende decine di secondi. Aggiungete che la conversazione può andare male per colpa dell’operatore, che tenderà a non ammetterlo. E se fosse un uomo a redigere un rapporto dettagliato come quello dell’algoritmo, il costo sarebbe proibitivo». Il software invece è rapido, anziché scoraggiarsi dà il meglio nei compiti ripetitivi e procede ad libitum senza straordinari. In media la Mattersight chiede un canone di 175 dollari al mese per postazione, poca cosa rispetto alla media di 50 mila dollari all’anno dell’operatore. Il prezzo comprende l’installazione della macchina che catturerà la conversazione e la spedirà al datacenter. Nella “nuvola” informatica i programmi la analizzeranno e ne ricaveranno l’intelligence alla quale l’azienda potrà accedere come fosse una normale casella di posta elettronica. L’interfaccia mostrerà la durata totale della chiamata. I punti critici in cui i vocaboli hanno denunciato un picco di stress o una minaccia (parole chiave: avvocato, causa, fuck e così via). I tempi morti in cerca di una soluzione, monitorando orwellianamente anche la produttività del dipendente.

Soprattutto effettuerà, in quei pochi minuti, una perizia psichiatrica stupefacentemente accurata. Il cui metodo risale all’esigenza della Nasa, dopo il pericolo scampato dall’Apollo 13, di valutare nel modo più scientifico possibile la compatibilità tra gli astronauti per il buon esito delle missioni. Fu lo psicologo Taibi Kahler a concepire il Process communication model che, attraverso 10-15 minuti di ascolto dei candidati esploratori, era in grado di decifrare la prevalenza in loro di sei tipi di personalità: emotiva, razionale, reattiva, dogmatica, riflessiva e proattiva. E assortire gli equipaggi tenendo conto di queste compatibilità (nel ‘92 Kahler allenò anche il candidato Bill Clinton a “leggere” ed entrare in empatia con gli interlocutori nei dibattiti). Hedges Capers era il suo allievo prediletto e per un periodo lavorò come consulente nell’azienda telefonica guidata da Kelly Conway, futuro fondatore di Mattersight. Così, quando nel 2000 la compagnia di consulenza per call center che dirigeva cominciò a perdere clienti per la concorrenza selvaggia di chi delocalizzava all’estero, Conway si ricordò dello scienziato. Avevano davanti un’industria enorme, la terza per numero di addetti, con un tasso di innovazione bassissimo. Invece di cercare la redditività nei risparmi, facendo rispondere a indiani o filippini, Conway decise di tirarla fuori dal tesoro di informazioni nascoste nelle telefonate («categorizzeremo la lingua umana»). Era il 2005 quando la eLoyalty riuscì ad automatizzare il Pcm, la tecnica di Kahler e Capers. Un miliardo di chiamate dopo, immagazzinate sui propri server per oltre un petabyte di informazioni (1000 terabyte, ovvero quasi centomila volte tutti i testi di Wikipedia), la tassonomia delle sei personalità è ancora alla base dell’abbinamento ottimale chiamante-operatore. Di recente applicata anche per analizzare le email clienti-aziende e per abbinare le potenziali matricole universitarie al tutor caratterialmente più indicato.

Spiega Gustafson: «Il tipo emotivo, in cui si riconosce il 30 per cento della popolazione e i due terzi delle donne, vuole “legare” prima di chiedere. Dice “mi spiace disturbarvi, ma sono veramente in difficoltà e forse lei può aiutarmi”. Se lo si fa interagire con un soggetto analogo questi risponderà qualcosa come “Sono felice che ci abbia chiamato, deve essere stato davvero un enorme fastidio per lei”». A quel punto la conversazione è incardinata sul binario giusto. «I razionali, un quarto delle persone, pretendono fatti e risposte concrete. Se li accoppi con un emotivo che si dilunga in preliminari, perdono la pazienza. I reattivi sono manichei: o amano o odiano. I dogmatici non li convincerai mai che hanno torto. Si dovrà dire “ha ragione ma…”». Non ci sono tipi giusti o sbagliati. Alcuni si incastrano bene, altri no. Vale quel che Vinicius de Moraes diceva della vita: l’arte dell’incontro. Il software dà un’aiutino. Come ha capito anche l’italiana Almawave. «Il nostro Iride» spiega l’amministratrice delegata Valeria Sandei «ha algoritmi semantici che analizzano la frequenza vocale e il testo della conversazione per capire, in tempo reale, le vere esigenze di chi chiama e suggerire all’operatore la migliore risposta». Una specie di macchina della verità a servizio di call center avanzati che però la Almawave vende essenzialmente all’estero: «In Brasile, dove siamo gli italiani che danno più lavoro dopo la Fiat, la legislazione obbliga alla registrazione integrale delle chiamate a tutela del consumatore». Da noi invece, spiega il Garante per la privacy, ci vorrebbe un suo chiaro e documentabile assenso preventivo. «Nel 2009» ricorda il portavoce «ci siamo accorti che le compagnie telefoniche, senza alcun permesso, raccoglievano informazioni sui propri clienti suddividendoli in fasce (argento, oro, etc) per poi calibrare la qualità del servizio. Non dovrebbe succedere, ma succede». In America li usano da anni senza che nessun cliente sia stato avvisato. Se capitasse in Italia, chi lo scoprirebbe? La prossima volta che chiamate un numero verde, dite una cosa gentile: se non per l’operatore, fatelo per evitare la condanna digitale al girone degli iracondi.

23 marzo 2013

Comunicato Regionale unitario piano industriale Telecom 2013-2014 - Palermo 21 Marzo 2013 -

Il confronto tra le OO.SS. e Telecomitalia sul Piano di Impresa 2013-2014, avviato con gli incontri dell’11 12 e 13 marzo è certamente, uno dei confronti più delicati degli ultimi anni. Da un lato la crisi economica generale, e dall’altro la riduzione del fatturato di telecomitalia, ha spinto il CDA a formulare un Piano di Impresa che prevede una forte riduzione dei costi,  una severa riorganizzazione dell’azienda, e la societarizzazione del Caring.

Un elemento di forte condizionamento della trattativa, è quello costituito dalla riforma previdenziale, che a sostanzialmente azzerato la base sodabile della nostra Azienda, imponendo una strategia volta al riassorbimento degli esuberi attraverso una seria e rigorosa politica d’internalizzazioni di attività in ambito Rete e Caring, e al miglioramento della produttività e dell’efficienza. Dopo 10 anni di accordi   sindacali che hanno scaricato il costo economico degli esuberi attraverso l’utilizzo della mobilità volontaria e lo spostamento parallelamente di alcune lavorazioni  all’esterno con un costo del lavoro più basso ed un livello di produttività più alto, a fronte della riforma Fornero per almeno 3 anni in Telecomitalia non avremo più lavoratori da affidare alla mobilità, quindi saremo costretti ad invertire l’impostazione degli ultimi 10 anni che ci ha consentito di gestire migliaia di esuberi, senza perdere un solo, posto di lavoro cercando invece  soluzioni interne, in grado di garantire la tenuta occupazionale internalizzando, questa volta, il lavoro e favorendo un abbassamento del costo ed un incremento di produttività attraverso un processo di efficientamento.Questa “risulta” essere la chiave di lettura della trattativa che, potrà affidare solo in via temporanea il recupero di marginalità economica ai Contratti di Solidarietà, che sono regolati da un disciplinare di legge ben preciso e da una copertura economica legata al bilancio di previsione dello stato italiano.

Le proposte a oggi formulate dall’azienda, non ci convincono e non ci soddisfano, alcune di esse vanno rispedite al mittente senza mezzi termini, altre vanno certamente negoziate, e dobbiamo riconoscere che il lavoro fin qui svolto ha prodotto dei punti di avanzamento, primo fra tutti la sospensione della societerizzazione del Caring Services.

A tal proposito ribadiamo la nostra contrarietà alla Societarizzazione in quanto riteniamo che Il futuro societario di Telecomitalia è legato soprattutto ad un’evoluzione regolatoria dell’intero settore che, spetta all’esecutivo del paese dettare e delineare. L’architettura del nuovo modello non può prescindere dalla consapevolezza di quello che sarà il nuovo assetto di Telecomitalia nel suo insieme. Per questo appare fondamentale mantenere l’attuale perimetro industriale di Telecomitalia e l’attuale core business del gruppo; < a che serve costituire una società se poi la stessa non è competitiva? Quali sono le iniziative aziendali a sostegno dell’azione commerciale di Telecomitalia? Dove sono gli investimenti annunciati qualche mese fa alla comunità finanziaria ed alle OO.SS.?> per quanto ci riguarda le nostre priorità, restano lo sviluppo dell’azienda ed il mantenimento dei livelli occupazionali. 

Questo documento vuole rappresentare un contributo del sindacato e dei lavoratori siciliani alla trattativa in corso rilanciando i contenuti emersi dai comunicati  territoriali. 

Nel merito riteniamo inaccettabile la richiesta aziendale di aumentare a 40 ore l’orario settimanale, altrettanto strumentale risulta essere la possibilità di prevedere istituti contrattuali diversificati tra i lavoratori all’interno della stessa azienda, una provocazione palese è la proposta di rivedere il PDR su una base di discussione di 650 Euro annue e la mancata erogazione del pdr del II semestre 2012. È vergognoso ed inaccettabile assistere alla distribuzione di MBO, premi, assegni ad personam, al management di Telecomitalia e tenere i lavoratori in uno stato di sofferenza salariale a fronte di risultati aziendali raggiunti grazie al contributo dei lavoratori di questa azienda. Il Presidente Bernabè ha dichiarato che taglierà del 70% tutti gli MBO, premesso che sarebbe interessante e corretto sapere a quanto ammonta questo 70%, ma è bastato solo l’annuncio e le assemblee si sono riempite di figure che dietro le quinte stanno fomentando una logica di tutti contro tutti che sicuramente non è utile alla già difficile situazione in cui ci troviamo.

CARING SERVICES : la proposta della chiusura delle sedi e le eventuali ricadute, così come formulata dall’azienda, non ci convince. Occorre, a nostro parere, definire un criterio che tiene conto, non solo del numero degli addetti, eccessivamente ridondante nella proposta aziendale di fermare l’asticella ad un minimo di 45 addetti, ma anche delle peculiarità del territorio e delle distanze chilometriche dalla sede eccipiente. Va fatta una disamina più attenta sui costi di affitto degli immobili in rapporto alla continuità industriale di telecomitalia nello stesso territorio.

Il telelavoro per quelle sedi che chiuderanno, deve garantire ai lavoratori i requisiti delle normative oggi in vigore in Telecomitalia e prevedere la piena occupazione per i lavoratori non idonei. Sull’ipotesi delle chiusure preventivate deve essere perseguita fino in fondo la possibile riqualificazione professionale verso le attività di Rete, abbandonando le procedure che hanno caratterizzato i bandi di selezione previsti dagli ultimi accordi sindacali. Migliorare la produttività e l’efficienza, deve comportare un serio adeguamento dei software aziendali, turnazioni più flessibili per i lavoratori, e un clima lavorativo più sereno dalle condizioni di ambiente e sicurezza.

DIRECTORY ASSISTANCE: è positivo il fatto che la trattativa abbia scongiurato la chiusura del 1254 e ha prodotto il pieno recupero dei lavoratori del settore impegnati nei bacini del centro Nord, risulta altrettanto pesante la possibilità di prevedere per i lavoratori del sud un’ulteriore anno di CDS con una percentuale del 60%. Anche in questa seconda ipotesi va avviato da subito un percorso di riconversione professionale parallelo e direttamente proporzionale ai reali volumi di traffico del 1254, lasciando invariata la percentuale di solidarietà.

OPEN ACCESS: la richiesta di ulteriore flessibilità che l’azienda introduce nella proposta di estensione del progetto panda a tutti i lavoratori on field non può ricadere solo sui lavoratori; i tempi di franchigia proposti sono inaccettabili, vanno salvaguardate le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro con un organizzazione del lavoro che, a regime produrrebbe un incremento consistente della percorrenza chilometrica dei lavoratori di rete.  Restiamo perplessi sull’introduzione della geolocalizzazione che oltre rappresentare un ulteriore problema legato al  controllo a distanza ed al rispetto della normativa sulla privacy, rischia di anticipare un possibile superamento del presidio AOL e la chiusura dei FOM territoriali. 

CONTRATTI DI SOLIDARIETA’:  Fermo restando le previsioni di legge in merito al “rapporto di congruità”,la proposta aziendale risulta essere troppo pesante per alcuni Reparti pertanto va ricercato un migliore equilibrio nel ripartire le ricadute sull’applicazione dei CDS, escludendo dall’istituto i lavoratori PT 50%.

INTERNALIZZAZIONI: come già detto in premessa siamo pienamente consapevoli che la vera sfida è rappresentata del dovere internalizzare nuovamente alcune lavorazioni in grado di riassorbire gli esuberi dichiarati. In tal senso ci preme sottolineare che l’approccio dovrà essere quello di guardare prioritariamente alla qualità delle attività da internalizzare rispetto alla quantità, che resta un parametro importante ma non decisivo. Questo, in rapporto alla età anagrafica dei lavoratori interessati che dovrà prevedere un remix delle lavorazioni affidate a Teleconctat, azienda già societarizzata all’interno del gruppo Telecomitalia.  Occorre definire e monitorare il rapporto tra volumi di attività internalizzata  ed esuberi saturati. Nella Rete occorre bonificare il confine tra appalto e subappalto che in questi anni spesso ha visto interessi non sempre trasparenti di quadri e dirigenti di Telecom Italia che hanno sapientemente spremuto parecchie risorse economiche nell’aggiudicarsi attività di appalto, non sempre con una logica di risparmio per l’azienda telecomitalia. Altresì va reso trasparente il sistema della quantificazione dei guasti perseguendo chi giornalmente falsifica i dati di produzione nei sistemi aziendali e va reintrodotto un modello filtro organizzativo che, eviti il passaggio ad impresa di attività che se gestite correttamente andrebbero realizzate con personale sociale, la filosofia aziendale non deve essere più centrata sulla quantità dei numeri prodotti, ma sulla reale elevazione a valore di ogni intervento tecnico sia di Assurance che di Delivey.

In queste ore stiamo assistendo in alcuni reparti ad una serie di iniziative spontanee dei lavoratori, con un proliferare di petizioni,  mail, richieste di varia natura, ci preme sottolineare che per quanto ci riguarda ci sentiamo pienamente coinvolti e consapevoli delle preoccupazioni manifestate, siamo altrettanto disponibili a qualsiasi valido contributo a supporto della vertenza  e facciamo appello a tutti i lavoratori all’unità della categoria attraverso il sostegno e la partecipazione all’azione delle OO.SS. confederali.  

In un momento di grande incertezza politica per l’intero Paese e in assenza di riferimenti istituzionali su cui fare leva per garantire il futuro di questa grande azienda e di migliaia di lavoratori, confidiamo nella forza del confronto sindacale affinché sia garantito il perimetro aziendale e i livelli occupazionali, se così non fosse siamo pronti ad attivare una stagione di grande conflittualità
Le Segreterie Regionali
SLC/CGIL  FISTEL/CISL  UILCOM/UIL

22 marzo 2013

NO MUOS, LA CGIL DI CATANIA ADERISCE: NISCEMI 30 MARZO 2013

La CGIL di Catania ha dato la propria  adesione alla manifestazione nazionale, organizzata dal coordinamento regionale dei comitati NO MUOS, che si terrà il 30 marzo a Niscemi per chiedere  la revoca dell’istallazione del sistema di telecomunicazione satellitare MUOSdella Marina Americana e lo smantellamento delle 46 antenne NRTF.
La CGIL di Catania condanna ogni azione di forza nei riguardi di chi manifesta pacificamente a difesa del territorio, della salvaguardia della salute e perché la Sicilia sia per la sua posizione centrale nel Mediterraneo isola di Pace.
Per questo motivo sabato 30 marzo sarà presente a Niscemi con una folta delegazione.
NOTA A MARGINE:
Mobile User Objective System è un progetto della marina militare statunitense che prevede l'installazione di diverse antenne satellitari in quattro specifiche parti del globo (le stazioni già presenti e attive sono ubicate in Virginia, in Australia, nelle Hawaii e in fase di costruzione in Sicilia) collegate ciascuna con quattro satelliti militari al fine di ricreare un sistema di comunicazione che andrà a sostituire il precedente progetto UHF Follow-On.
L'esigenza di tale progetto nasce dalla volontà di modernizzare le comunicazioni tra gli utenti mobili (ad esempio piattaforme aeree e marittime, veicoli di terra e soldati appiedati) che dovranno operare nei futuri scenari di guerra. L'ultima postazione MOUS rimasta da costruire è quella di Niscemi, comune siciliano di 26mila anime situato nella provincia di Caltanissetta.

Vodafone: Comunicato del 21 marzo 2013

COMUNICATO
Si è svolto, nella giornata del 21 marzo u.s., l’incontro con i vertici di Vodafone in merito alla riorganizzazione aziendale che prevede 700 esuberi e una riduzione del costo del lavoro di 80 milioni. Riorganizzazione resasi necessaria a causa della crisi economica e dalla selvaggia concorrenza presente nel settore, che hanno determinato una forte contrazione del fatturato con la previsione di altre riduzioni per l’anno in corso.
Il confronto è ripreso dal verbale di rinvio, sottoscritto in data 14 marzo 2013, che ha impegnato l’azienda a trovare soluzioni condivise che evitino i licenziamenti.
Vodafone ha formalizzato una serie di proposte che prevedono il ricorso alla mobilità volontaria, il trasferimento territoriale del personale e la cessione di 2 rami aziendali, inerenti alle attività delle frodi e quelle del facility management, per un totale di circa 60 unità. Soluzioni che negano la volontà di cercare soluzioni non traumatiche.
Inoltre, sono stati proposti una serie d’interventi sul costo del lavoro che contemplano il dimezzamento della base inerente al premio di risultato, un piano di gestione per lo smaltimento delle ferie e dei Rol, la smonetizzazione delle festività coincidenti con i giorni festivi, il ripristino delle maggiorazioni contrattuali per gli istituti come straordinario ecc, l’applicazione del ccnl per quanto riguarda gli scatti di anzianità, la riduzione del 30% della reperibilità, l’assorbimento dei superminimi per quota parte degli aumenti contrattuali, l’utilizzo delle pause per videoterminali per scopi formativi e la riduzione volontaria, all’interno dei customer, dell’orario di lavoro da 8 a 4 ore.
Le Segreterie Nazionali, unitamente al Coordinamento delle RSU, hanno manifestato una decisa contrarietà alle proposte avanzate dall’azienda. In particolare hanno sottolineato che trasferimenti e cessioni di ramo rappresentano soluzioni traumatiche inaccettabili e che il sindacato non potrà mai condividere.
Inoltre, è stato evidenziato come l’insieme delle proposte non consegua l’obiettivo, condiviso, di progettare un rilancio dell’impresa in cui il personale possa riconoscersi, ma rappresentano solo tagli lineari che produrrebbero l’effetto di demotivare fortemente il personale. Condizione che condannerebbe l’azienda ad avvitarsi su se stessa in un lungo declino, come, peraltro, evidenziato dallo stesso Amministratore Delegato durante l’illustrazione del progetto aziendale.
Il Coordinamento unitario, riunitosi in data 22 marzo, ha analizzato l’insieme delle proposte aziendali e ha fatto una valutazione complessiva sullo stato della vertenza.
L’analisi ha fatto emergere con forza come l’insieme delle proposte aziendali vada rigettato perché non adeguato all’obbiettivo e fortemente sbilanciato su tagli nei confronti del personale più debole. In particolare il Coordinamento respinge la possibilità di praticare trasferimenti territoriali e cessioni di ramo d’azienda. Inoltre, sulle richieste di riduzione del costo del lavoro, ha evidenziato come ci sia uno squilibrio inaccettabile.
Oltre a ciò, il Coordinamento ha sottolineato la mancanza, nella proposta aziendale, di una garanzia sul perimetro aziendale e sulla tutela dell’occupazione per un periodo adeguato a traguardare la crisi economica in corso.

Il Coordinamento ha proposto di riprendere la trattativa sulla base di proposte alternative che consentano di perseguire i risultati attesi in un’ottica di equità e solidarietà, per un rilancio vero dell’azienda che guardi alla qualità e all’efficienza. In particolare il Coordinamento ha deciso che l’accordo dovrà definirsi sulla base delle seguenti
linee:
· Analisi puntuale degli esuberi denunciati dall’azienda e verifica sul futuro delle attività impattate dalle procedure (vedi formazione);
· Utilizzo della mobilità volontaria accompagnata da un sistema d’incentivazioni aziendali, definito tra le parti, da estendere a tutto il perimetro aziendale;
· Accoglimento delle domande di riduzione dell’orario da Tempo Pieno a Tempo Parziale avanzato da parte di tutto il personale;
· Riconversione professionale di tutto il personale che dovesse essere in esubero garantendo le attuali sedi di lavoro. Tale processo dovrà essere accompagnato da internalizzazioni diattività oggi gestite all’esterno che dovranno essere dettagliate nella quantità e nella tipologia (appalti e consulenti)
· Individuazione dei volumi di attività delle attività di customer gestiti internamente, esternamente e delocalizzati con la previsione, al fine di garantire una miglior qualità del servizio e una riduzione dei costi determinato dalle recall di reclamo di clienti gestiti
dall’estero, di riportare le attività in Italia;
· Definizione di un periodo temporale adeguato in cui l’azienda s’impegna a garantire l’attuale perimetro di attività e gli attuali livelli occupazionali;
· Superamento dei sistemi retributivi individuali Grand Prix e del Performance Dialoque;
· Condivisione di una razionalizzazione e del contenimento della spesa per gli Stip;
· Informativa aziendale sugli interventi di contenimento dei costi posti a carico dei manager;
· Interventi di contenimento sui costi che garantiscano equità evitando eccessivi sacrifici nei confronti del personale a più basso reddito.
Oltre a questo è evidente che sarà necessario garantire una partecipazione continua del sindacato alla fase di riorganizzazione attraverso il monitoraggio e la verifica sulla completa applicazione dell’intesa raggiunta.
Le Segreterie Nazionali, congiuntamente al Coordinamento, ritengono indispensabile, alla ripresa del confronto, avviare una discussione che ricerchi un’intesa a partire da questi temi preannunciando che, laddove non vi fosse disponibilità aziendale, al termine del prossimo incontro diventerà ineluttabile aprire le procedure di raffreddamento e alzare il livello di scontro con l’azienda per modificare un’impostazione sbagliata e dannosa per il futuro aziendale.
I lavoratori e le loro rappresentanze ritengono indispensabile procedere a un riposizionamento dell’azienda che consenta di rilanciarla, superando anche gli errori commessi dagli attuali vertici, permettendole di attraversare il difficile momento economico attraversato dal settore e dal Paese garantendo gli attuali livelli occupazionali e l’attuale perimetro di attività gestito.
Nel frattempo vanno garantite assemblee dei lavoratori per tenerli costantemente informati sullo stato della vertenza e predisporli a eventuali iniziative di lotta.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


La7: Sindacati, richiesta urgente incontro su piano di rilancio e modello organizzativo

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil Nazionali Territoriali e le RSU de La7 rinnovano con forza la richiesta di un incontro sul futuro occupazionale, industriale ed editoriale di LA7  a La Cairo Communication, LA7 s.r.l., Telecom Italia.
Al processo di riduzione dei livelli occupazionali in LA7, attraverso proposte di cessioni individuali di contratto (per 60 lavoratori a tempo indeterminato verso il “Mondo Telecom Italia”) e l’espulsione di parte della forza lavoro a termine si contrappone quanto pubblicato sui giornali in merito a compensi enormi a titolo di retribuzione e liquidazione ( c.a. 2,25 milioni di euro) nei confronti dei vertici aziendali.
Tale quadro, che si delinea come contraddittorio in un ottica di equa distribuzione del risanamento, rischia di incrementare le difficoltà economiche dell’azienda ed innescare un pessimo clima per il futuro dell’emittente.
La possibile scelta di ricorrere ad appalti da utilizzare all’interno della struttura produttiva, figlia della compressione dell’organico, inciderebbe inevitabilmente sull’organizzazione del lavoro (in LA7 vigeva già un modello tirato all’osso ed estremamente funzionale) con la certezza di produrre effetti pesanti sulla qualità del prodotto televisivo penalizzando, di conseguenza, la preziosa identità di rete.
Già oggi i mancati rinnovi contrattuali della forza lavoro a tempo determinato, stanno comportando una eccessiva richiesta quotidiana di straordinari.
Ci si chiede con quali professionalità, con quale modello organizzativo e, non ultimo, con quale piano Cairo voglia affrontare questa nuova avventura de LA7.
Al di là delle possibili scelte individuali dei lavoratori, che si vedranno contenute le tutele individuali e sindacali, rimangono fondamentali per il sindacato la tutela delle professionalità, elemento determinante per la salvaguardia del prodotto televisivo, il mantenimento dell’attuale produttività, dei siti, della identità editoriale, dei livelli e della qualità occupazionale di LA7 .
Infine, anche per meglio comprendere le ricadute dell’accordo commerciale tra Telecom Italia Media e Cairo Comunication, le OO.SS. richiedono, come previsto dal CCNL FRT e dall’Accordo del 21 dicembre 2011, le informazioni relative alle risorse occupate a tempo determinato, in somministrazione a termine, a partita iva e collaborazione a progetto nel corso del 2012 e nel primo trimestre del 2013.


Cassazione: incidente andando al lavoro? Niente indennizzo

L’ASAPS segnala una recente sentenza della Corte di Cassazione che stabilisce un principio di sicuro interesse per i pendolari delle due (ma anche delle quattro) ruote. In pratica, rigettando il ricorso di un lavoratore di Castellammare di Stabia, il supremo organo giurisdizionale italiano ha stabilito che se un dipendente ha la possibilità di recarsi sul posto di lavoro a piedi o tramite mezzi pubblici, in caso di incidente stradale sul tragitto con il proprio veicolo non ha diritto a nessun tipo di risarcimento o indennizzo.
I fatti risalgono al Settembre 1997 (quindi più di 15 anni fa….), quando il lavoratore in questione si stava recando sul luogo di lavoro a bordo della propria motocicletta ed era stato investito da un’automobile che aveva cambiato bruscamente senso di marcia, riportando tra l’altro gravi lesioni alle gambe. L’uomo aveva quindi chiamato in giudizio l’Inail per una ‘rendita da infortunio in itinere‘, dato che l’incidente era avvenuto nei 2 km di tragitto che separano la sua abitazione dal suo posto di lavoro.
Nella causa successiva al sinistro, il lavoratore aveva affermato la propria necessità di utilizzare un mezzo privato per raggiungere il posto di lavoro entro le 7:00 - orario di inizio del turno - perché la prima corsa dell’autobus di linea era prevista per le 7:20. Tuttavia, dopo che nel 2005 il Tribunale di Torre Annunziata aveva rigettato l’impugnazione nei confronti dell’Inail e la Corte d’Appello di Napoli aveva confermato il verdetto nel 2009, la Cassazione due giorni fa ha dato definitivamente torto al lavoratore.
Nel 2009 la Corte d’Appello aveva ritenuto che la scelta dell’uomo di utilizzare un veicolo privato per recarsi al lavoro non fosse necessaria, mentre il ricorrente sosteneva che il ‘rischio elettivo’ (cioè il rischio causato dalla scelta di usare la propria moto e non altre soluzioni) avrebbe dovuto essere valutato secondo il ‘criterio della ragionevolezza’: percorrere 2 km a piedi infatti avrebbe costretto l’uomo ad alzarsi molto prima, causando un ulteriore affaticamento che avrebbe inevitabilmente avuto delle conseguenze negative sulla sua attività lavorativa.
Con la sentenza n.6725 del 18 Marzo, la Cassazione ha rigettato l’ulteriore ricorso dell’uomo - che aveva impugnato il verdetto della Corte d’Appello per un ‘vizio di motivazione’ - sostenendo che, nel caso specifico, ‘il tragitto era percorribile a piedi ovvero utilizzando un mezzo di trasporto pubblico’, e ritenendo questo elemento sufficiente per configurare il già citato ‘rischio elettivo’ e quindi rigettare il ricorso del lavoratore.








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Esuberi, Vodafone apre agli esodi volontari

Entra nel vivo la vertenza sui 700 esuberi Vodafone. Ieri, durante l’incontro con i sindacati, l’operatore ha presentato le sue tre soluzioni per affrontare la situazione. Come spiega al Corriere delle Comunicazioni Michele Azzola, segretario della Slc-Cgil, la società punta “alla mobilità volontaria, ai trasferimenti territoriali e a cessioni di ramo d’azione per sciogliere il nodo esuberi”.

“A parte la prima proposta – puntualizza però Azzola – non possiamo considerare soluzioni le altre due proposte. Come sindacati continueremo a chiedere a Vodafone di ritirare il piano esuberi. Da parte nostra siamo disponibili all’utilizzo di tutte le forme di ammortizzatori sociali necessari, dalla solidarietà alla cassa integrazione, e strutturare corsi di formazione per la riqualificazione del personale”.

Dello stesso avviso Giorgio Serao della Fistel-Cisl che sottolinea: “Siamo disponibili a tenere aperto il confronto a coatto che l’azienda non intraprenda azioni unilaterali sugli esuberi”.

Oggi i sindacati terranno un coordinamento con la Rsu per stabilire la strategia da mettere in campo in vista del prossimo incontro con i vertici di Vodafone, previsto per mercoledì 27 marzo.

Durante l’incontro di ieri l’azienda ha anche presentato un piano aggiuntivo di di risparmio sul lavoro. Si tratta di assorbire gli aumenti contrattuali, di rivedere il premio di risultato, di smaltire le ferie arretrate, di rivedere alcuni strumenti della contrattazione di secondo livello e le indennità di reperibilità.

Vodafone ha annunciato il piano da 700 esuberi  con l’obiettivo di risparmiare 80 milioni di euro nei prossimo 18-24 mesi. “Il piano evidenzia che gli effetti negativi della crisi macroeconomica - evidenziava la compagnia in una nota - la forte pressione competitiva e il drastico calo dei prezzi, nonché gli interventi regolatori, stanno progressivamente influenzando in modo molto critico l'andamento del settore delle telecomunicazioni". Anche Vodafone Italia, "che in questi anni ha mantenuto costante la sua strategia di investimenti in Italia per offrire ai propri clienti il miglior servizio e la migliore qualità e copertura di rete, ha risentito degli effetti combinati di questi fenomeni registrando negli ultimi due anni una rilevante erosione del fatturato e dei margini".

L'operatore spiegava  che “risulta necessaria un'azione di trasformazione ed efficienza che passa attraverso la ridefinizione complessiva del costo del lavoro e una riduzione del perimetro aziendale pari a 700 esuberi, nelle funzioni di staff e supporto, e non a diretto contatto con il cliente”. L'azienda sottolineava che "la difficile congiuntura rende urgente una maggiore focalizzazione organizzativa e di business per garantire la continuità degli investimenti sul servizio al cliente e sulla qualità e lo sviluppo delle reti di nuova generazione, e per assicurare il rilancio sostenibile dell'impresa e della sua competitività sul mercato nei prossimi anni". Da qui, secondo l'azienda, discende la necessità della "riduzione del perimetro aziendale".

Cipro: cosa rischiano i risparmiatori italiani coi soldi in banca

Il prelievo forzoso sui depositi bancari dei risparmiatori, a Cipro, ha creato il panico, con lunghe file agli sportelli bancomat e il tentativo di massa di sottrarre i propri risparmi al drastico provvedimento del governo, che tenta di salvare il Paese dalla bancarotta. Per i risparmiatori italiani, non ci sono rischi, secondo l’Abi, l’associazione delle banche italiane, perché l’esposizione delle nostre banche verso Cipro è inferiore ad un miliardo di euro, su un totale di 4.200 miliardi, e quindi irrilevante.
Attualmente, in Italia, viene applicata un’imposta di bolo di 34,20 euro, ma solo nei casi in cui il deposito nel conto corrente superi i 5 mila euro. È per questo che, darsi come regola quella di mantenere l’ammontare al di sotto di quella cifra consente di contenere le spese di gestione del conto corrente. Un altro modo, è quello di affidardi all’internet banking, le cui operazioni sono ormai di gran lunga meno care, rispetto allo sportello. Per i pensionati con un reddito mensile inferiore a 1.500 euro o per chi ha un Isee inferiore ai 7.500 euro l'anno, le banche sono invece obbligate a mettere a disposizione un conto base, esentato sia dal canone, sia dal bollo.
Il comunicato dell’Abi sul rischio Cipro è breve e chiaro: "Le banche italiane hanno una posizione di grande solidità. Dai dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) risultano esposte verso Cipro in misura minima, complessivamente fra tutte sotto un miliardo di euro. Di qui la massima serenità nell’escludere il rischio contagio".

21 marzo 2013

Telecom perde clienti da tutte le parti e Fastweb gode

Telecom Italia è l'ex-monopolista europeo ad aver perso maggior terreno nel mercato della banda larga. Secondo l'Osservatorio Trimestrale sulle Telecomunicazioni dell'AGCOM, aggiornato al 31 dicembre 2012, tra il 2006 e il primo semestre 2012 ha perso il 14,5% delle utenze. In confronto le cugine europee sembrano aver contenuto maggiormente le perdite: Telefonica ha registrato un -8,1% e France Telecom -4,8%. In controtendenza British Telecom, che è riuscita ha incrementare del 7,7%.
Telecom Italia ha perso clienti anche nel traffico voce (linea residenziale), registrando -16%. "Con il 48%, la quota di mercato di Telecom Italia è allineata con quella di DT (in crescita dell’1%) mentre risulta inferiore a quella di France Telecom (52%) e di Telefonica (55%)", sottolinea il documento del Garante TLC.
Per quanto riguarda l'intero mercato italiano si rileva un'ulteriore flessione degli accessi diretti alla rete fissa (-450mila rispetto al 2011) e un arretramento di Telecom Italia dell'1,8%. Le quote perse dall'incumbent sono state per lo più assorbite da Wind (+0,3%) e Fastweb (+1%). E così abbiamo un settore che vede Telecom al comando con il 64,6%, Wind con il 13,5%, Fastweb con l'8,3%, Vodafone con il 9,7%, Tiscali con l'1,8% e BT Italia con lo 0,3%.
Sul fronte broadband gli accessi sono cresciuti di circa 160mila unità. Telecom è sempre al primo posto (51,4%) nel segmento ma in arretramento dell'1,5%. A trarne vantaggio sono stati Fastweb (+1,1%) e gli operatori minori rappresentati in larga parte da quelli Wi-Max (+0,7) - Linkem su tutti. Vodafone, rispetto a dicembre 2011, vede ridursi sia i propri abbonati (-65 mila), che la quota di mercato (-0,6%).
"Aumenta la velocità media delle connessioni a Internet. Negli ultimi dodici mesi, gli accessi con velocità nominale superiore a 2 Mbit/s sono passati dall'86,5 all'88,5%", prosegue il documento.
Rispetto al 2011, la crescita della base clienti mobili sfiora le 400mila SIM. "Nel corso del 2012, si osserva una flessione (-307 mila) delle SIM residenziali, controbilanciata dalla crescita della clientela affari (circa +700 mila)", sottolinea il rapporto. "Su base annua, la quota di mercato di Telecom e Vodafone flettono (rispettivamente dello 0,2 e dello 0,7%) a favore di H3G (+0,3%) ed, in misura più consistente, di Wind (+0,7%)".
Il traffico dati mobile continua a crescere (+30,7%); le SIM correlate hanno raggiunto quota 31,5 milioni (+17%), mentre le chiavette sono 8,6 milioni (+28,5%).
Infine sulla portabilità mobile prosegue la perdita di clienti per TIM (-490 mila sim) e Vodafone (-420 mila). Festeggiano invece Wind (+185 mila), gli operatori mobili virtuali (+278 mila) e 3 Italia (+446 mila).
L'ultimo dettaglio riguarda l'ultra-broadband. Ieri il Corriere delle Comunicazioni ha pubblicato in anteprima il documento sulla "Copertura NGA degli operatori di telecomunicazioni". In pratica a seguito della consultazione pubblica svolta nei mesi scorsi è stato possibile delineare lo scenario che ci attende. Ebbene, i dati lasciano presupporre che entro il 2015 il 28% degli italiani, per lo più residente al Nord e nel Lazio, sarà raggiunto da servizi 30-100 Megabit.
"Al 2015 i Piani degli operatori lasciano prevedere che verranno coperte in banda ultralarga circa 8,6 milioni di unità immobiliari concentrate nelle zone a più alta redditività. Si stima che grazie ai piani autonomi degli operatori privati possano essere abilitati a connessioni a banda ultralarga circa 17 milioni di cittadini italiani", scrive il Ministero.
di Dario d'Elia

Congedi parentali ad ore

A partire dal 1 gennaio 2013 sarà infatti possibile da parte dei lavoratori e delle lavoratrici frazionare i giorni di congedo parentale in ore. Tuttavia le indicazioni sulle modalità di fruizione di tali permessi vengono demandate alla contrattazione collettiva che dovrà dettarne specifica regolamentazione.

Infatti, il comma 1-bis. aggiunto dalla Legge di Stabilità al richiamato art. 32 del D.Lgs. 151/2001, prevede che:“La contrattazione collettiva di settore stabilisce le modalità di fruizione del congedo di cui al comma 1 su base oraria, nonché i criteri di calcolo della base oraria e l’equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa…”.

Questa novità è stata introdotta dalla Legge di stabilità che ha recepito le modifiche disposte dal Dl 216/2012 attuativo della direttiva 2010/18/Ue.

La possibilità di fruire del congedo ad ore rappresenta un vantaggio notevole perché consente di armonizzare le esigenze lavorative dei genitori con quelle familiari senza incidere troppo sul livello di reddito. Bisogna infatti ricordare che la retribuzione riconosciuta nel periodo di congedo parentale è pari al 30% dello stipendio, motivo che giustifica la scarsa fruizione di questi permessi, che comportano una decurtazione notevole dello stipendio nel caso in cui si utilizzino molti giorni nell’arco del mese. Inoltre in questo modo è anche possibile distribuire in maniera più equilibrata negli anni il periodo di congedo spettante.


Tra gli interventi che hanno coinvolto i congedi parentali, vanno evidenziate anche le novità introdotte dalla riforma del mercato del lavoro, la legge 92/2012. In particolare i commi 24, 25 e 26 dell’articolo 4 prevedono due misure volte a sostenere la genitorialità, che avranno carattere sperimentale per gli anni 2013-2015.
La prima prevede l’obbligo per il padre lavoratore dipendente di astenersi dal lavoro per un giorno, entro i cinque mesi dalla nascita del figlio, con riconoscimento del 100% della retribuzione.

A questa giornata di permesso, nel medesimo arco temporale, lo stesso lavoratore potrà aggiungere un ulteriore periodo di due giorni, anche continuativi, previo accordo con la madre e in sua sostituzione, in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima. La seconda novità (articolo 4, comma 24, lettera b) ha previsto la possibilità di concedere alla madre lavoratrice, al termine del periodo di congedo di maternità, per gli undici mesi successivi e in alternativa al congedo parentale, la corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting o per fare fronte ai costi della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. Da tener presente che queste ultime due misure per diventare operative necessitano di un decreto attuativo, che però non è ancora arrivato, che fornisca indicazioni.