Il confronto tra le OO.SS. e Telecomitalia sul Piano di Impresa 2013-2014, avviato con gli incontri dell’11 12 e 13 marzo è certamente, uno dei confronti più delicati degli ultimi anni. Da un lato la crisi economica generale, e dall’altro la riduzione del fatturato di telecomitalia, ha spinto il CDA a formulare un Piano di Impresa che prevede una forte riduzione dei costi, una severa riorganizzazione dell’azienda, e la societarizzazione del Caring.
Un elemento di forte condizionamento della trattativa, è quello costituito dalla riforma previdenziale, che a sostanzialmente azzerato la base sodabile della nostra Azienda, imponendo una strategia volta al riassorbimento degli esuberi attraverso una seria e rigorosa politica d’internalizzazioni di attività in ambito Rete e Caring, e al miglioramento della produttività e dell’efficienza. Dopo 10 anni di accordi sindacali che hanno scaricato il costo economico degli esuberi attraverso l’utilizzo della mobilità volontaria e lo spostamento parallelamente di alcune lavorazioni all’esterno con un costo del lavoro più basso ed un livello di produttività più alto, a fronte della riforma Fornero per almeno 3 anni in Telecomitalia non avremo più lavoratori da affidare alla mobilità, quindi saremo costretti ad invertire l’impostazione degli ultimi 10 anni che ci ha consentito di gestire migliaia di esuberi, senza perdere un solo, posto di lavoro cercando invece soluzioni interne, in grado di garantire la tenuta occupazionale internalizzando, questa volta, il lavoro e favorendo un abbassamento del costo ed un incremento di produttività attraverso un processo di efficientamento.Questa “risulta” essere la chiave di lettura della trattativa che, potrà affidare solo in via temporanea il recupero di marginalità economica ai Contratti di Solidarietà, che sono regolati da un disciplinare di legge ben preciso e da una copertura economica legata al bilancio di previsione dello stato italiano.
Le proposte a oggi formulate dall’azienda, non ci convincono e non ci soddisfano, alcune di esse vanno rispedite al mittente senza mezzi termini, altre vanno certamente negoziate, e dobbiamo riconoscere che il lavoro fin qui svolto ha prodotto dei punti di avanzamento, primo fra tutti la sospensione della societerizzazione del Caring Services.
A tal proposito ribadiamo la nostra contrarietà alla Societarizzazione in quanto riteniamo che Il futuro societario di Telecomitalia è legato soprattutto ad un’evoluzione regolatoria dell’intero settore che, spetta all’esecutivo del paese dettare e delineare. L’architettura del nuovo modello non può prescindere dalla consapevolezza di quello che sarà il nuovo assetto di Telecomitalia nel suo insieme. Per questo appare fondamentale mantenere l’attuale perimetro industriale di Telecomitalia e l’attuale core business del gruppo; < a che serve costituire una società se poi la stessa non è competitiva? Quali sono le iniziative aziendali a sostegno dell’azione commerciale di Telecomitalia? Dove sono gli investimenti annunciati qualche mese fa alla comunità finanziaria ed alle OO.SS.?> per quanto ci riguarda le nostre priorità, restano lo sviluppo dell’azienda ed il mantenimento dei livelli occupazionali.
Questo documento vuole rappresentare un contributo del sindacato e dei lavoratori siciliani alla trattativa in corso rilanciando i contenuti emersi dai comunicati territoriali.
Nel merito riteniamo inaccettabile la richiesta aziendale di aumentare a 40 ore l’orario settimanale, altrettanto strumentale risulta essere la possibilità di prevedere istituti contrattuali diversificati tra i lavoratori all’interno della stessa azienda, una provocazione palese è la proposta di rivedere il PDR su una base di discussione di 650 Euro annue e la mancata erogazione del pdr del II semestre 2012. È vergognoso ed inaccettabile assistere alla distribuzione di MBO, premi, assegni ad personam, al management di Telecomitalia e tenere i lavoratori in uno stato di sofferenza salariale a fronte di risultati aziendali raggiunti grazie al contributo dei lavoratori di questa azienda. Il Presidente Bernabè ha dichiarato che taglierà del 70% tutti gli MBO, premesso che sarebbe interessante e corretto sapere a quanto ammonta questo 70%, ma è bastato solo l’annuncio e le assemblee si sono riempite di figure che dietro le quinte stanno fomentando una logica di tutti contro tutti che sicuramente non è utile alla già difficile situazione in cui ci troviamo.
CARING SERVICES : la proposta della chiusura delle sedi e le eventuali ricadute, così come formulata dall’azienda, non ci convince. Occorre, a nostro parere, definire un criterio che tiene conto, non solo del numero degli addetti, eccessivamente ridondante nella proposta aziendale di fermare l’asticella ad un minimo di 45 addetti, ma anche delle peculiarità del territorio e delle distanze chilometriche dalla sede eccipiente. Va fatta una disamina più attenta sui costi di affitto degli immobili in rapporto alla continuità industriale di telecomitalia nello stesso territorio.
Il telelavoro per quelle sedi che chiuderanno, deve garantire ai lavoratori i requisiti delle normative oggi in vigore in Telecomitalia e prevedere la piena occupazione per i lavoratori non idonei. Sull’ipotesi delle chiusure preventivate deve essere perseguita fino in fondo la possibile riqualificazione professionale verso le attività di Rete, abbandonando le procedure che hanno caratterizzato i bandi di selezione previsti dagli ultimi accordi sindacali. Migliorare la produttività e l’efficienza, deve comportare un serio adeguamento dei software aziendali, turnazioni più flessibili per i lavoratori, e un clima lavorativo più sereno dalle condizioni di ambiente e sicurezza.
DIRECTORY ASSISTANCE: è positivo il fatto che la trattativa abbia scongiurato la chiusura del 1254 e ha prodotto il pieno recupero dei lavoratori del settore impegnati nei bacini del centro Nord, risulta altrettanto pesante la possibilità di prevedere per i lavoratori del sud un’ulteriore anno di CDS con una percentuale del 60%. Anche in questa seconda ipotesi va avviato da subito un percorso di riconversione professionale parallelo e direttamente proporzionale ai reali volumi di traffico del 1254, lasciando invariata la percentuale di solidarietà.
OPEN ACCESS: la richiesta di ulteriore flessibilità che l’azienda introduce nella proposta di estensione del progetto panda a tutti i lavoratori on field non può ricadere solo sui lavoratori; i tempi di franchigia proposti sono inaccettabili, vanno salvaguardate le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro con un organizzazione del lavoro che, a regime produrrebbe un incremento consistente della percorrenza chilometrica dei lavoratori di rete. Restiamo perplessi sull’introduzione della geolocalizzazione che oltre rappresentare un ulteriore problema legato al controllo a distanza ed al rispetto della normativa sulla privacy, rischia di anticipare un possibile superamento del presidio AOL e la chiusura dei FOM territoriali.
CONTRATTI DI SOLIDARIETA’: Fermo restando le previsioni di legge in merito al “rapporto di congruità”,la proposta aziendale risulta essere troppo pesante per alcuni Reparti pertanto va ricercato un migliore equilibrio nel ripartire le ricadute sull’applicazione dei CDS, escludendo dall’istituto i lavoratori PT 50%.
INTERNALIZZAZIONI: come già detto in premessa siamo pienamente consapevoli che la vera sfida è rappresentata del dovere internalizzare nuovamente alcune lavorazioni in grado di riassorbire gli esuberi dichiarati. In tal senso ci preme sottolineare che l’approccio dovrà essere quello di guardare prioritariamente alla qualità delle attività da internalizzare rispetto alla quantità, che resta un parametro importante ma non decisivo. Questo, in rapporto alla età anagrafica dei lavoratori interessati che dovrà prevedere un remix delle lavorazioni affidate a Teleconctat, azienda già societarizzata all’interno del gruppo Telecomitalia. Occorre definire e monitorare il rapporto tra volumi di attività internalizzata ed esuberi saturati. Nella Rete occorre bonificare il confine tra appalto e subappalto che in questi anni spesso ha visto interessi non sempre trasparenti di quadri e dirigenti di Telecom Italia che hanno sapientemente spremuto parecchie risorse economiche nell’aggiudicarsi attività di appalto, non sempre con una logica di risparmio per l’azienda telecomitalia. Altresì va reso trasparente il sistema della quantificazione dei guasti perseguendo chi giornalmente falsifica i dati di produzione nei sistemi aziendali e va reintrodotto un modello filtro organizzativo che, eviti il passaggio ad impresa di attività che se gestite correttamente andrebbero realizzate con personale sociale, la filosofia aziendale non deve essere più centrata sulla quantità dei numeri prodotti, ma sulla reale elevazione a valore di ogni intervento tecnico sia di Assurance che di Delivey.
In queste ore stiamo assistendo in alcuni reparti ad una serie di iniziative spontanee dei lavoratori, con un proliferare di petizioni, mail, richieste di varia natura, ci preme sottolineare che per quanto ci riguarda ci sentiamo pienamente coinvolti e consapevoli delle preoccupazioni manifestate, siamo altrettanto disponibili a qualsiasi valido contributo a supporto della vertenza e facciamo appello a tutti i lavoratori all’unità della categoria attraverso il sostegno e la partecipazione all’azione delle OO.SS. confederali.
In un momento di grande incertezza politica per l’intero Paese e in assenza di riferimenti istituzionali su cui fare leva per garantire il futuro di questa grande azienda e di migliaia di lavoratori, confidiamo nella forza del confronto sindacale affinché sia garantito il perimetro aziendale e i livelli occupazionali, se così non fosse siamo pronti ad attivare una stagione di grande conflittualità
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