08 marzo 2013

Pensioni impoverite dal blocco della perequazione automatica

Nel 2012 le pensioni di importo mensile superiore ad euro 1.441,58 e nel 2013 quelle di importo mensile superiore ad euro  1.486,29 non sono state rivalutate.  A disporre in tal senso  è l’art. 24,comma 25, del D.L. n° 201/2010, convertito nella legge n° 214 del 2010.
Conseguentemente le pensioni sottoposte al “blocco” anzidetto, malgrado il consistente aumento del costo della vita accertato dall’ISTAT (+ 2,7 per cento per l’anno 2012 e + 3,0 per cento per il 2013), nel biennio considerato continuano ad essere corrisposte agli aventi titolo (oltre sei milioni di pensionati) nella misura già in godimento nel 2011.
Tenuto conto, inoltre, della crescita, oltre ogni ragionevole misura, del prelievo fiscale per IMU, IVA, addizionali IRPEF regionali e comunali e tasse varie (accise, bolli, ecc..) si ha che il “valore” dei trattamenti pensionistici, contro ogni logica e in dispregio di diritti costituzionalmente tutelati, si è, conseguentemente,  impoverito.
Se a ciò si aggiunge, poi,  l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi destinati al consumo delle famiglie il “quadro” che si ricava è, a dir poco, preoccupante prospettandosi, non di rado, situazioni di estremo disagio, in taluni casi addirittura di indigenza, soprattutto per quelle famiglie la cui unica fonte di reddito è costituita da una pensione di appena 1.500/2.000 euro mensili (al lordo delle ritenute fiscali), pensione che, certamente, dato il suo modesto ammontare, non può assolutamente considerarsi “d’oro”.
Il mancato adeguamento del trattamento pensionistico alle variazioni del costo della vita comporta un danno economico estremamente rilevante.
Danno che non si limita al solo anno in cui opera il blocco della perequazione automatica, ma che si protrae nel tempo, in misura crescente, fino ad interessare l’ammontare della pensione di reversibilità, ove spettante ai superstiti.
L’esempio che segue  è estremamente significativo….